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La politica religiosa di Assad
Assad avrebbe voluto separare più nettamente lo stato dalla religione, togliendo la clausola che il presidente doveva essere di fede musulmana e l'aderenza dello stato all'Islam, ma vi dovette rinunciare, riuscì ad ottenere che la sharìa non fosse fonte esclusiva della legislazione ma una delle principali. Assad percepiva il rischio per gli alawiti di essere tacciati come eretici e apostati, da parte di chi - Arabia Saudita da un lato e Iran da quello opposto - si professava il vero custode delle parole del Profeta. Con un calcolo più politico che spirituale, quindi, riuscì, e ancora oggi il figlio vi riesce, a mantenere il proprio status scismatico sotto silenzio, senza che diventi oggetto di polemica e minaccia per la rete di relazioni diplomatiche. Non si professava né sunnita, né sciita, ma accettava di farsi classificare un po' come entrambi in una visione volutamente confusa del panorama islamico. Al tempo stesso,territorio siriano e cercò di mediare tra i vari attori del conflitto israelo-palestinese. Il presidente siriano Bashar al-Assad ha il potere di nominare il Granmuftì sunnita di Siria. Durante il suo mandato, ha dato grande impulso ai servizi segreti e alla polizia politica, tanto che le spese per la sicurezza assorbivano un terzo delle spese militari. Ha ricevuto un forte contributo dall'Unione Sovietica, che si avvicinava alla dottrina Ba'th e desiderava contrastare gli Stati Uniti nella politica mediorientale. In politica economica, Assad ha abbandonato l'intransigenza socialista dei primi governi bathisti, adottando alcune misure di liberalizzazione pur mantenendo il controllo pubblico sull'economia. Ha avviato nuovi orientamenti anche in politica estera, mantenendo buoni rapporti con il blocco socialista, ma aprendosi anche all'Occidente, ai Paesi arabi conservatori e soprattutto all'Egitto. Ha rafforzato i controlli sulle organizzazioni palestinesi presenti sul territorio siriano e ha cercato di mediare tra i vari attori del conflitto israelo-palestinese.territorio.Nella guerra del 1973, Egitto e Siria sferrarono un attacco militare coordinato contro Israele per la liberazione dei territori occupati nella guerra del 1967, il conflitto non diede una vittoria militare ma fu considerato una vittoria politica degli stati arabi, come riscatto delle capacità militari arabe e per l'abilità a coordinare azione militare e pressioni economiche, con l'imposizione dell'embargo petrolifero contro gli alleati di Israele. Nel 1974 la Siria riottenne Quneitra e parte delle alture del Golan.
Nel 1980, i Fratelli musulmani cercarono di assassinare il Presidente, in seguito all'abrogazione dalla Costituzione dell'articolo per cui l'Islam era la religione di Stato in Siria e per cui il Presidente della Repubblica doveva essere musulmano. Nel 1982, Assad rispose inviando le sue truppe contro la roccaforte sunnita di Hama, provocando la morte di oltre ventimila persone ed eliminando quasi totalmente i simpatizzanti.
Dei Fratelli Musulmani. Ed è pur vero che, dopo il "massacro di Hama", la Siria non ha più manifestato forme violente di opposizione al regime. L'operato di Assad in questo frangente fu sostanzialmente condiviso dalla popolazione, anche tra molti sunniti che lapidariamente sentenziarono: 'Meglio un mese di Hama che quattordici anni di guerra civile come in Libano'.
Negli anni ottanta una profonda crisi economica, aggravata dalle forti spese militari aveva messo in discussione il sistema bathista e la sua legittimità. La scarsità di divise straniere causò la scarsità di materie prime per l'industria, la corruzione e la pessima gestione dei settori dell'industria pubblica e dell'agricoltura aggravarono la situazione, il Trattato di amicizia con l'URSS (1980) provocò effetti negativi sugli aiuti da parte degli Stati Uniti e dell'Comunità Economica Europea, ciò nonostante.
La Siria ha potuto contare sul supporto anche economico di numerose organizzazioni arabe. La situazione economica migliorò nella seconda metà degli anni novanta, sia grazie alle riforme liberalizzatrici, che all'aumento della produzione di greggio. Il settore della difesa continuava ad assorbire oltre il 40% del bilancio dello stato.
Nel contesto del mondo arabo, la Siria aveva rotto le relazioni con l'Egitto dopo la pace separata con Israele (Camp David 1978), ma già alla fine del 1987 cominciò a cambiare atteggiamento, al vertice di Casablanca del 1989 non pose il veto per la reintegrazione dell'Egitto in seno alla Lega Araba e poco dopo ristabilì le relazioni diplomatiche con Il Cairo. La piena normalizzazione fu raggiunta nel 1991 quando la Siria partecipò al processo di pace arabo-israeliano. Con la dissoluzione dell'URSS Damasco fu indotta a migliorare le relazioni con l'Europa Occidentale e con gli Stati Uniti.
Partecipazione alla guerra del Golfo del 1990-1991 aumentò l'accesso siriano agli aiuti statunitensi, europei e dei 'Paesi arabi moderati'. L'egemonia siriana in Libano fu tacitamente accettata a livello internazionale, riconoscendo alla Siria il rango di stato chiave per una soluzione pacifica della questione mediorientale. Nei primi anni novanta l'alleanza della Siria con i movimenti radicali islamici nel mondo arabo, i libanesi Hizbullah, i palestinesi di Hamas, e i Fratelli Musulmani giordani, indebolì l'influenza dei Fratelli Musulmani siriani all'interno e nei paesi limitrofi.
Nel 10 giugno 2000 Hafiz al-Assad fu stroncato da un attacco al cuore, era la fine di un'epoca. I funerali si svolsero il 13 giugno e mostrarono che il passaggio di poteri avveniva nella stabilità e che il figlio Bashar, dopo la morte accidentale del fratello Basil, erede designato, aveva il controllo del Paese.
Le cronache del giugno 2000
descrivono il nuovo presidente come una figura incolore, dal carattere mite e lontano dalla politica. Laureato in oftalmologia a Damasco, ma specializzato a Londra, l'allora 35enne Bashar venne catapultato nell'agone politico per volontà degli eventi. Furono in molti a sminuirlo e a giudicarlo inadatto al comando. All'interno della famiglia al-Assad, lo zio Rifaat - autoproclamandosi invano nuovo Presidente della Siria - meditò di usurpargli il potere, mentre la madre e la sorella ambirono a farsi "donne ombra". Ma proprio il rischio di regolamenti di conti costrinse gli apparati di potere a legittimarne l'ascesa, onde evitare che la Siria tornasse a vivere il turbinio di colpi di Stato del passato. Il Parlamento, quindi, fu costretto a modificare la Costituzione e ad abbassare l'età presidenziale da 40 a 35 anni. Il passaggio di consegne tra padre e figlio non fu tanto dissimile da quanto era avvenuto in Giordania nel 1999,
Al momento della morte di re Husayn e dell'ascesa al trono di Abdallah II. In entrambi i casi, l'erede designato rischiò l'esclusione per mano di un fratello del leader defunto: Hanas per la monarchia hashemita, Rifaat in Siria.
Di segno totalmente opposto, furono le speranze delle opposizioni. Quello che si auspicava era l'avvento della democrazia e delle riforme economiche, sulla scia di quanto promesso dallo stesso Bashar nel suo discorso di insediamento.
Ciononostante, anche in questo caso, le circostanze confutarono scenari e progetti. Ciascuno con il suo peso, gli eventi che si susseguirono dalla seconda metà del 2000 influenzarono il Medio Oriente, nella maggior parte dei casi contribuendo alla sua destabilizzazione. Basti pensare all'insorgenza della seconda Intifada, all'attentato dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, all'offensiva ideologica degli USA contro gli "Stati canaglia" e alla guerra in Iraq.
Nell'arco di questi ultimi anni, la Siria ha dovuto fronteggiare un quasi totale isolamento sul fronte internazionale. La sequenza incalzante degli accadimenti recise la transizione lunga e "dolce" di Bashar e costrinse quest'ultimo a diventare il leader di un Paese coinvolto in prima linea in tutte le crisi dell'area. Questa posizione fu confermata dalle presidenziali di maggio 2007. In occasione della cerimonia di insediamento - il 6 luglio - Bashar pronunciò un discorso ricco di buone intenzioni e progettualità. "Il tasso di sviluppo della Siria è cresciuto del 6%, rispetto al 2006", disse. "Sulla base del fatto che il nostro Paese vanta il minor debito al mondo, il sistema dell'economia di mercato sarà adottato come base del sistema politico del nostro Paese nel futuro". Nello specifico del processo democratico, rese nota l'intenzione di "allargare la partecipazione politica.grazie a unanuova legge per i partiti e all'istituzione di un Consiglio Consultivo". Ma queste promesse egaranzie ottennero più perplessità che approvazione. Da una parte, l'opposizione al regime nonriteneva possibile la realizzazione di un simile progetto, se al potere resterà il partito Baath.Dall'altra, le frange più oltranziste di quest'ultimo agitavano lo stendardo del nazionalismo e dellasicurezza, opponendosi a qualsiasi forma di apertura. Se il sistema di potere degli Assad si presentaevidentemente complesso, altrettanto si può dire delle opposizioni al regime. Le correnti interne allastruttura di potere e contrastanti con la politica di apertura intrapresa dal presidente sono più chemai forti. In questo senso, bisogna sottolineare una differenza tra contrapposizione e opposizione.Della prima farebbero parte alti esponenti del governo in carica, quindi vicini al presidente, i qualinon sono d'accordo.Con gli atteggiamenti riformatori di quest'ultimo. Si tratta di un gruppo che farebbe capo al vicepresidente al-Shara, noto per il suo conservatorismo. La cosiddetta "Vecchia guardia", invece, reduce del regime di Hafiz el-Assad, può essere classificata come una vera forma di opposizione al regime. Gli esponenti più importanti di questa fazione sono ormai esclusi dalla dirigenza: alcuni per ragioni di età, altri perché estromessi dal presidente Bashar el-Assad. Questo non significa però che siano stati messi effettivamente a tacere. Anzi, alcuni ex-bathisti, proprio perché allontanati dal potere, hanno scelto di fare una vera e propria opposizione. Sono andati a cercare il contatto con i Fratelli Musulmani, oppure con altri partiti politici, schierandosi contro un regime - a loro dire - autoritario e oppressivo. Di pari passo, non possono essere sottovalutati i partiti politici che non fanno capo alla coalizione governativa.
del Fronte Nazionale Progressista (FNP). Per quanto quello siriano sia classificato come un regime autoritario, le voci contrarie al governo di Damasco sono più che mai accese – all'estero come in patria – e so