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Le operazioni di peacekeeping e peacebuilding

Le operazioni di peacekeeping (operazioni di I generazione) si sono affermate nel 1956 e sono simili alle missioni dei caschi blu. Queste operazioni sono decise dal Consiglio di Sicurezza e condotte da organi sussidiari militari e civili, come operatori sanitari, economici, e diplomatici. Sebbene la componente militare sia maggiore di quella civile, queste operazioni avvengono con il consenso dello Stato in cui devono essere effettuate e devono osservare una stretta condizione di neutralità. Inoltre, non sono autorizzate ad utilizzare la forza.

Le operazioni di post-conflict peacebuilding (operazioni di II generazione) svolgono sia funzioni di carattere tradizionale sia di carattere umanitario. Queste operazioni mirano alla ricostruzione della pace. In queste operazioni, la componente civile è maggiore rispetto a quella militare. Queste forze si interessano anche della punizione dei colpevoli attraverso l'attuazione del diritto penale internazionale.

Le operazioni di peacekeeping e peace enforcement

Le operazioni di peacekeeping (operazioni di I generazione) hanno il compito di mantenere la pace e la stabilità in una determinata area, senza l'uso della forza. Queste operazioni sono solitamente condotte da forze internazionali, come le Nazioni Unite, e hanno lo scopo di monitorare il rispetto degli accordi di pace e facilitare il dialogo tra le parti in conflitto.

Le operazioni di peace enforcement (operazioni di III generazione) sono invece operazioni in cui viene utilizzata la forza per garantire l'attuazione degli accordi di pace. Queste operazioni sono volte a punire coloro che hanno commesso crimini di guerra, crimini contro la pace e crimini contro l'umanità.

Entrambi questi modelli di intervento sono confluenti in un unico modello: quello delle operazioni multifunzionali. A seconda dei casi, viene attuato il primo, il secondo o il terzo modello, anche se il terzo modello è quasi completamente scomparso perché ha funzionato male.

È importante sottolineare che queste forze non vengono ricondotte all'articolo 42, come erroneamente si crede, ma al contenuto dello stesso articolo. L'articolo 42 attribuisce infatti al Consiglio di Sicurezza il potere di condurre operazioni militari coercitive, elemento che manca nelle tre operazioni analizzate.

quindi, nate sulla base di una consuetudine internazionale. Le operazioni di peace keeping non hanno nulla a che vedere con le autorizzazioni all'uso della forza (1991: primavera del Golfo tra Iraq e USA; 2003: seconda guerra del Golfo).

DIRITTO INTERNAZIONALE – venerdì 21 aprile 2005 – prof. Picone

Il nostro ordinamento conosce dei procedimenti di adattamento delle norme internazionali all'interno del nostro Stato, quell'ordinario e quello speciale il più importante è proprio volospeciale, che prevede un meccanismo di rinvio ed è disciplinato dall'articolo 10 della nostra Costituzione. Fu anche accadere, però, che il legislatore crei una nuova norma con il contenuto della norma internazionale (procedimento ordinario). Quando la legge internazionale non è dettagliata ci si riferisce al procedimento ordinario e non alla legge del rinvio. Per le lame convenzionali non opera nessun meccanismo ex articolo 10 della

Costituzione. Anche per l'adattamento dei trattati in nostro ordinamento riconosciuto procedimento ordinario ed uno speciale. La seconda parte della legge è quella che concede l'autorizzazione alla ratifica; la seconda parte, ordini ricevuti chiusi, è sospesa all'attuazione della mia parte: non ha effetto immediato ma è sostanzialmente condizionata. Vengono un team due atti diversi all'interno della stessa norma per evitare che il Parlamento si pronunci le volte (esigenza di carattere pratico). Quello più consono è il procedimento speciale: se le norme internazionali vengono meno, con il procedimento speciale, queste non operano più neppure nell'ordinamento interno. Malgrado i vantaggi del procedimento speciale, mi sono dei casi le quali è necessario il meccanismo ordinario per completare l'accordo in quella parte in quello Stato a un potere discrezionale o per colmare alcune lacune.

DIRITTO INTERNAZIONALE –

giovedì 28 aprile 2005 – prof. Picone

L'organizzazione mondiale del commercio (O.M.C.) è un'organizzazione molto particolare, in cui gli organi sono tutti costituiti dalla generalità degli Stati e sono votati con metodo democratico.

Questa organizzazione non ha un potere normativo proprio molto sviluppato, contrariamente a tutte le altre organizzazioni internazionali; uno dei principali accordi di questa organizzazione è il GAT del 1994, che riguarda lo scambio di merci (e su questo aspetto è molto simile al GAT del 1946.

Il GAT è il cuore del sistema degli scambi internazionali di merci, sia merci portate sia importate.

Ci sono innanzitutto dei limiti alla circolazione internazionale di merci: esistono alcune misure fisiologiche che sono date dai dazi. I dazi sono delle imposizioni fiscali che vengono recepite all'esportazione e all'importazione (anche se le misure più forti sono costituite dai dazi all'importazione).

I paesi in via di sviluppo, invece, godono - come vedremo - di un regime privilegiato, la franchigia (non pagano le merci importate, su di esse non ci sono i dazi). I dazi, quindi, sono tasse e vengono calcolate in base alla misura decisa dagli Stati; ci sono vari modelli di percezione dei dazi: i dazi ad valorem (dove la cassa sull'importazione riguarda il valore e la qualità del bene straniero), i dazi specifici (che sono fissi), i dazi misti (costituiti da una parte dalla tassa fissa e dall'altra ad valorem).

Attraverso il dazio si pone l'imposizione fiscale all'introduzione di merci straniere; il valore del dazio all'introduzione a un valore economico e politico molto importante che salvaguarda il mercato nazionale: attraverso i dazi, infatti, si impedisce allo stato straniero per accaparrarsi il mercato nazionale. A partire dalla seconda guerra mondiale le merci circolano liberamente e i dazi sono stati diminuiti se non definitivamente abbattuti.

I dazi sono, appunto,

misure fisiologiche, misure protettive che, a certe condizioni, possono diventare protezionistiche.

Rispetto a queste misure fisiologiche che sono permesse ma che devono essere regolate, di cosa si preoccupa il GAT?

La mia fondamentale su cui si muove il GAT è basata sul cosiddetto principio di non discriminazione: questo principio vuole evitare che le merci straniere che entrano nella nostra dogana siano passate in maniera differente rispetto a quelle di altri Paesi (evita, cioè, la discriminazione). Questo principio è realizzato da due clausole:

ART 1: parità esterna (principio di non discriminazione): clausola della nazione più favorita (C.N.P.F.)

ART 3: parità interna (principio del trattamento nazionale): clausola del trattamento nazionale (C.T.N.).

La clausola della nazione più favorita può avere una forma incondizionata e una forma condizionata.

clausola che può essere usata anche per attribuire ad uno Stato dei vantaggi rispetto ad altri Stati. Ma come opera questa clausola? Analizziamo il modello economico a due o a più Stati. A e B hanno concluso un accordo commerciale, promettendosi reciproci vantaggi (decidendo, presente, l'abbassamento delle tariffe). A, ad esempio, può bastare una tariffa dal 30% al 20%, ottenendo in cambio l'abbassamento di B dell'aliquota dalla 45% al 30%. Nell'accordo, poi, è inserita una clausola: si tratta della clausola della nazione più favorita: si tratta di una clausola convenzionale inserita nell'accordo e che completa l'accordo stesso. Supponiamo, ora, che dopo un certo periodo A chistipuli un'ulteriore accordo commerciale con C. Viene attribuita a C (grazie all'accordo concluso con A) la possibilità di importare gli stessi prodotti che B ha importato da A al 10%. Come opera, in questo caso, la clausola della nazione più favorita? Sia,

qui, l'applicazione incondizionata della stessa clausola: ma questo cosa comporta? La nazione più favorevole è C. Attraverso questo meccanismo il miglior trattamento è concesso al terzo Stato (C) e la nazione più favorita è proprio C. Questo significa che il 10 per 100 concesso a C si estende a B e B si trova a beneficiare del miglior trattamento che A ha concesso a C. La nazione più favorita resta comunque C, e il trattamento migliore si estende anche a B per effetto della clausola. Poniamo, inoltre, che A stipuli un'ulteriore contratto commerciale con D, abbassando la tariffa 5%: il miglior trattamento, in questo caso, non è più del 10% ma del 5% e di questo miglior trattamento ne beneficia anche B; C però ne resta escluso. La clausola della nazione più favorita, quindi, concede automaticamente allo Stato con cui si è concluso originariamente l'accordo (B) il miglior trattamento dato al terzo, quarto, il quinto...

Stato. La finalità economica di questa clausola è quella di favorire lo Stato (B) che, man mano, si avvantaggia dei trattamenti migliori concessi dal primo Stato (A) al terzo, quarto, il quinto... Stato. In questo modello la clausola della nazione più favorita finisce per essere una forte arma economica e politica, e gli altri stati sono discriminati, perché la clausola attribuisce un miglior trattamento solo a un determinato Stato. Se nel modello originario inseriamo un altro Stato, E, a cui A concede una tariffa del 3%, il 3% si estende automaticamente anche a B, ma C e D ne restano esclusi. Accanto a questo modello, c'è il modello in cui opera la clausola della Nazione più favorita nella sua forma condizionata, in cui il vantaggio non si estende automaticamente allo Stato B. I vantaggi di D si estendono a B solo se B concede ad A dei vantaggi più o meno simili, in maniera proporzionale, a quelli che D ha ottenuto da A. Dunque, l'estensione dei

vantaggi di D a B è sottoposta alla condizione che B conceda ad A delle migliori tariffe, diversa rispetto a quelle stabilite dall'originario accordo commerciale. La clausola della Nazione più favorita nella sua forma condizionata si presta ad ulteriori manovre politiche economiche: A ha in mano l'intera politica economica perché sa che B (Stato beneficiario) dovrà abbassare le tariffe doganali per poter godere dei benefici che A concede a C. Oggi, del sistema del Gatt del 1947 e del 1994, vige la clausola della Nazione più favorita nella sua forma incondizionata; oggi, inoltre, da non discriminazione si estende a più di due Stati, secondo un meccanismo multilaterale (art. 1 del Gatt: "Tutti i vantaggi, benefici, privilegi o immunità accordate da una parte contraente ad un prodotto saranno immediatamente senza condizioni estrinse a tutti i prodotti simili... di tutte le altre parti contraenti"). Con questo articolo, quindi,

Il Gatt applica il principio di non discriminazione. La clausola della Nazione più favorita costi

Dettagli
A.A. 2012-2013
39 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/13 Diritto internazionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeriadeltreste di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Picone Paolo.