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FONTI MATERIALI
Fonti atipiche non sono obbligatorie per conto loro ma possono contenere degli obblighi soft law. Atti di soft law atti quasi giuridici che pur non avendo forza giuridica autonoma, spesso assumono rilevanza giuridica costituendo tappe fondamentali nella formazione e consolidamento di regole giuridiche internazionali. Documento internazionale non obbligatorio normalmente adottato nell'ambito di una organizzazione internazionale o di una conferenza diplomatica. Non sempre insomma.
Denominazione di atti di soft law è ampia: Carta, Dichiarazione, Piano d'azione, Regole modello, Codice di condotta, Linee-guida. Non rileva tanto la dicitura ma se l'atto vuole essere obbligatorio. Solitamente riguardano diritti umani, economia e ambiente.
Esempio: le risoluzioni dell'Assemblea dell'ONU non sono obbligatorie, se lo Stato non le rispetta non succede nulla. Eventualmente possono codificare degli obblighi consuetudinari come i trattati.
Obbligo nonsoft lawderiva dallo strumento di (che si limita a metterlo per iscritto) ma dalla normaconsuetudinaria.CAUSA 1969 della CIG relativo alla delimitazione della piattaforma continentale del Mare delNord. Danimarca e Olanda vs GermaniaRiprende una consuetudine preesistente. Cristallizza una consuetudine (come unaopinio jurisconvenzione di codificazione) perché manifestazione dell’ degli Stati.Esempio: risoluzione all’unanimità rileva come dovrebbe andare la comunità internazionaleopinio jurisGenera una consuetudine rappresentando una diffusa.È compromesso tra chi vuole un trattato multilaterale e chi non vuole nessun testo: un testonon vincolante, ma si sente la necessità morale di rispettarlo in buona fede (testo comunquenegoziato con cautela). “obbligatori” di tipo precettizio non programmatico o esortativo, masenza le regole di estinzione etc. dei trattati.Soft law + prassi = nuove norme.→1992 Dichiarazione di
Rio sviluppo sostenibile non è norma o principio ma concetto. Indica obiettivo senza dire mezzi obbligatori. TANZI aggiunge soft law→ Contenuto consuetudinario di un atto di che non dà una consuetudine ma che può essere obbligatorio indirettamente passando per il principio di buona fede (principio soft law generale). Se uno Stato si impegna pubblicamente a dar attuazione a un atto di ingenera una legittima aspettativa negli altri Stati a cui deve rispondere in buona fede: se gli altri Stati vengono a dirgli di rispettare quello che ha detto, lui deve farlo. Altrimenti soft law violerebbe la buona fede, non l'atto di in sé. È più difficile modificare successivamente soft law soft→le posizioni prese in un atto di . molte convenzioni sono precedute da atti di law. 1966 Patti (Covenants) delle Nazioni Unite su diritti civili e politici e diritti sociali Esempio: economici e culturali. Negoziazione non cambia quasi niente da quella avvenuta
Prima nel 1948 con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (ideale comune da raggiungere, nessun contrario, solo 8 astenuti). Patti semplicemente aggiungono piccoli meccanismi di controllo dell'osservanza, che diventano obbligatori solo se diventano consuetudine.
1994 Convenzione di Parigi per la lotta alla desertificazione deriva pure lei da un Piano d'azione del 1977. Soft law - Vantaggi nel fare un atto di (non obbligatorio) piuttosto che un trattato:
- Le trattative per concludere un atto saranno più facili. Non ci sono diritti da azionare e portare contro un giudice (anche se sarà la base per altre norme e quindi c'è da pensare).
- L'interpretazione è più flessibile e meno rigidamente ancorata agli interessi degli Stati in questione (niente ratifica parlamentare).
- Può essere modificato più facilmente.
- Può occuparsi di argomenti su cui lo Stato non vuole prendere degli obblighi tipo.
I diritti dell'uomo o la tutela dell'ambiente
Dichiarazione di Stoccolma o di Rio non sono trattati ma dichiarazioni formali, atti di soft law. Sarebbe stato impossibile durante la guerra fredda fare trattati. La stessa CIG preferisce basarsi su questi perché hanno una base volontaristica.
Vantaggi di concludere un trattato (obbligatorio)
- Un trattato è un atto obbligatorio con un impegno politico più chiaro, quindi un governo potrà più facilmente chiedere fondi al proprio parlamento per dare esecuzione agli obblighi di quel trattato.
- I trattati vengono negoziati con più cura, quindi gli Stati possono stare più certi su cosa ci finisce dentro. È un processo faticoso ma porta la volontà delle parti, ogni parola sarà scelta bene specialmente i termini più assurdi. Non c'è negoziazione sul testo di una risoluzione dell'Assemblea Generale, se c'è di solito non si va da nessuna parte.
- Le conferenze di Stati
Atti unilaterali (non previsti dall'art. 38, la CIG non può usarle per concludere controversie)
Gamma di fenomeni giuridici diversissimi eterogenei. CDI non dà che linee guida.
Promessa di uno Stato nei confronti un altro. Non c'è incontro di volontà quindi non è fonte di diritto in senso stretto. Lo Stato B non è considerato, se si considera diventa un accordo che potrebbe diventare un trattato.
- Pubblicità dell'atto
- Manifestazione della volontà a vincolarsi al suo contenuto
Possono essere fonti di obblighi solo in base del principio di buona fede (restrittivo). Un atto unilaterale genera legittimi affidamenti nei confronti dello Stato verso cui è rivolto, si genera un obbligo.
Atto unilaterale diventa fonte di obblighi solo se consolidato da una serie di atteggiamenti verso quell'atto unilaterale, una serie di atti circostanziali e una consapevolezza dello Stato destinatario della promessa. Non
Ci si può tirare indietro arbitrariamente. Se è ambiguo va interpretato restrittivamente (principio Lotus). Esempio: se Mattarella cede il Sudtirol e poi nega subito non è il caso. Ma se l'Austria inizia ad aspettarselo e si formalizzano alcune procedure in Italia, diventa un obbligo.
Le riserve sono atti unilaterali, ma là il diritto internazionale generale le considera particolari perché anche stando zitti si può dare un parere. Non è più un atto unilaterale se le altre parti stanno zitte per un periodo considerevole di tempo e quindi danno un parere.
RAPPORTO TRA LE FONTI→Esigenza di stabilità, rigore prevedibilità, consolidamento della prassi→e mutamento, flessibilità ricambio formale, logiche interpretative di carattere evolutivo (es. evoluzione del diritto del mare). lexNon c'è gerarchia formale ma valgono dei principi sui rapporti (non vale il principio superiori abrogat lex).
inferiori ). Ricambio di regole convenzionali con regole convenzionali. Lex posterior abrogat priori1) : legge successiva abroga quella precedente. La legge precedente smette di essere parte dell'ordinamento. Lex specialis derogat generali2) : Norma più specifica deroga a quella generale (che non smette di essere parte dell'ordinamento). Nei rapporti tra le parti si applica la norma più specifica. Negli altri rapporti degli Stati non parte si applica la norma generale. Regole consuetudinarie restano anche dopo la loro codificazione convenzionale perché i trattati si possono estinguere, invalidare e comunque non riguardano tutti. → - Tra convenzioni clausole di conflitto aggiunte ai trattati art. 30 par. 2: clausole di prevalenza (es Carta ONU specifica che in caso di contrasto, lei prevale). clausole di compatibilità o subordinazione (es UE, Trattato di Lisbona se uno trattato confligge con il trattato di Lisbona, lo Stato si prenderà la briga
Tra consuetudine e convenzione, la consuetudine può essere derogata da un trattato solo se il trattato lo esplicita. Tra convenzione e consuetudine, in una convenzione che codifichi una consuetudine (funzione generatrice), i diritti e doveri del trattato si applicano anche agli Stati non membri. Se una consuetudine si forma dopo un trattato in maniera incompatibile, l'art. 71 del CVDT dice solo che prevale lo jus cogens (art. 53) e l'eventuale trattato è annullato (art. 64). Se invece è compatibile, deroga il trattato precedente. Ad esempio, nel diritto del mare, la Convenzione di Ginevra del 1958 stabilisce una zona di 12 miglia, ma ogni Stato può chiamare i suoi pezzi di mare aperto come preferisce. Quando si creano le prime controversie, si forma una prassi e poi un opinio juris che cambia le convenzioni. Tra consuetudini, l'evoluzione è più lenta, prima si arriva al vuoto giuridico e all'incertezza sullo Stato di diritto, per poi finire con l'accertamento del diritto che cambia di volta in volta.volta.Principi generali sono così generalissimi che prevale qualunque altra cosa, e poi sono Statidefiniti tipo 2000 anni fa quindi sbem. E inoltre non danno norme di condotta quindi balza.Trattati sono successivi alle norme consuetudinarie quindi di solito prevalgono. I trattatihanno una data certa e quindi è più facile stabilire che è successivo. Sicuramente sono piùspecifici.Principi si applicano anche nei rapporti orizzontali (tra consuetudine e consuetudine, tratrattato e trattato) Pacta tertiis nec nocent nec prosunt3) Art. 30 par. 4 CVDT . Trattati obbligano solo gliStati parte, non hanno effetti giuridici su Stati terzi. Si applicano solo sul territoriodegli Stati parte e nei luoghi sottoposti alla loro giurisdizione. Se si vuole coinvolgereun terzo serve il suo consenso.