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GLI "ARTICOLI ORGANICI"

Poiché il Concordato è un atto internazionale vi è la necessità di una legge statale che lo renda efficace nell'ordinamento dello Stato.

Poiché gli accordi con le diverse Confessioni sono frutto di una trattativa informale c'è bisogno di una legge statale che recepisca tali accordi.

Nascono così gli "articoli organici" per i cattolici, i protestanti, gli ebrei. Prendono questo nome delle leggi che "articoli organici" introducono i contenuti dell'accordo nell'ordinamento dello Stato.

Oggi la procedura è sostanzialmente rimasta immutata e all'accordo segue sempre o una legge di ratifica (Concordato) o una legge di esecuzione per gli accordi con le altre confessioni.

Autorevole dottrina (Finocchiaro) sostiene che anche le intese sono atti di diritto esterno.

Effetti degli "articoli organici": Emanando unilateralmente un proprio testo lo Stato ha...

La facoltà di interpretare l'accordo dandone la propria interpretazione.

  • Per questo motivo, dopo la negativa esperienza napoleonica, la Chiesa ha preteso una legge di ratifica in modo che i contenuti dell'accordo non potessero essere mutati. È quanto avviene oggi in Italia con il Concordato.
  • Lo Stato francese invece, seguendo l'esempio napoleonico, emana nel 1905 la legge sulla laicità che è una legge unilaterale.
  • In Francia infatti il Potere del Parlamento è assoluto e perciò non negozia con alcuno.

La Legge sulla laicità del 9 dicembre 1905

Prima del 1905

Le Confessioni diverse dalla cattolica erano emarginate.

Lo Stato poteva intromettersi e decidere - unilateralmente - sull'organizzazione interna delle Chiese (Intervento statale sugli STATUTI)

La Legge del 1905:

  • Sancisce la separazione dello Stato dalle Chiese
  • Tenta di stabilizzare i rapporti tra lo Stato e i Culti

Definisce il quadro giuridico di esercizio del culto delle Confessioni diverse dalla quella Cattolica.

Principi fondamentali della L. del 1905

  • Introduzione del principio di separazione come principio generale dell'ordinamento
  • Riaffermazione dei principi della libertà di coscienza e del libero esercizio dei culti (riprendendo la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789)
  • Affermazione e riconoscimento dei valori della Rivoluzione del 1789

Regime di separazione dello Stato rispetto alle Chiese

La legge di separazione era una legge di libertà e non di oppressione. Il criterio interpretativo di tutta la legge e il punto di riferimento per la risoluzione di tutte le questioni in materia religiosa vanno ricercate nell'esigenza di tutela della libertà religiosa

L'art. 2, 1° comma della legge del 1905: regime di separazione e di neutralità dello Stato

rispetto alla religione La Repubblica ne riconosce, ne salarie, ni ne subventionne aucune culte » (la Repubblica non riconosce, non stipendia e non sovvenziona alcun culto) Da questo momento in poi veniva abrogato il regime instaurato con il Concordato napoleonico in tutti i territori allora facenti parte della Repubblica. Restavano esclusi dall'applicazione della legge i territori dell'Alsazia e della Mosella allora dominate dalla Germania. E' perciò che ancora oggi vige in tale territorio il Concordato napoleonico del 1801. Conseguenze del regime di separazione e neutralità dello Stato - Abrogazione del regime instaurato col sistema concordatario. Scomparsa dei culti ufficialmente riconosciuti e sovvenzionati da parte dello Stato. Tutte le Confessioni religiose sono poste sullo stesso piano di uguaglianza. - Le Confessioni non sono più Enti di Diritto pubblico, ma divengono Enti di Diritto privato e vengono assoggettate allo stesso.

regime di Diritto comune.

  • Il divieto di finanziamenti pubblici ai culti non significa che lo Stato ignori completamente le religioni: la Legge infatti consente di finanziare le attività esercitate dalle Chiese, al pari delle altre associazioni, purché tali attività non abbiano un fine diretto di culto.
  • Escluse dal divieto di finanziamento sono le (servizi di assistenza spirituale svolti nelle istituzioni "aumôneries" pubbliche dalle quali non è possibile uscire liberamente (Convitti, collegi, educantati...)
  • soppressione dei tradizionali Enti pubblici ecclesiastici (quelli cattolici rimangono riconosciuti esclusivamente dalle norme del Diritto canonico).

Garanzia della libertà di coscienza e del libero esercizio dei culti

Limiti: solo quelli dettati dalle esigenze dell'ordine pubblico (art. 1 L.1905)

Il principio della libertà di coscienza era un punto già conosciuto nell'ordinamento giuridico

francese (già affermato all'art. 10 della Dichiarazione dei Diritti dell'uomo) ma era caratterizzato da una formulazione diversa, in quanto assegnava allo Stato un ruolo attivo di garante del rispetto e dell'esercizio dei culti, anche se riconosceva contestualmente allo stesso un potere discrezionale di limitare il libero esercizio dei culti.

Libertà di culto

La legge assegna allo Stato un ruolo attivo, di garante del rispetto e dell'esercizio delle libertà di coscienza e di culto. In tema di libertà di culto è fondamentale l'art. 4 della L. 1905 che disciplina il trasferimento dei beni delle istituzioni pubbliche di culto alle associazioni (di culto) di diritto privato.

Le associazioni di culto dovevano sottostare all'identica disciplina generale stabilita per le associazioni di diritto privato. In questo modo l'ingerenza dello Stato nell'organizzazione interna delle varie confessioni era molto profonda.

venendomeno il principio di separazione tra lo Stato ed i culti, e veniva violata l'autonomia delle confessioni. La Legge 9 dicembre 1905 prevedeva il tipo di organizzazione giuridica che le Confessioni avrebbero dovuto darsi, consentendo un solo tipo di Ente: l'associazione di culto, fondata non più sul principio istituzionale e gerarchico, ma su quello associativo e democratico. (Art. 18) Disponeva il trasferimento dei beni appartenenti agli Enti pubblici ecclesiastici alle nuove associazioni di culto. (Art. 4) Il trasferimento non riguardava i beni estranei all'esercizio del culto. Tali beni dovevano essere attribuiti "aux services ou établissement publics ou d'utilè publique dont la destination est conforme à (art. 7) celle des biens" (Art. 2, 2° comma L. 1905) • "En conséquence, à partir du Ier Janvier qui suivra la promulgation de la présente loi, seront supprimées des budgets de l'État,

des départements et des communes, toutes dépenses relatives à l'exercice des culte »

  • Il divieto di finanziamenti pubblici affermato dal primo comma dell'art. 2 riguardava solo i culti veri e propri, ossia le confessioni religiose.
  • Anche le spese per la conservazione degli edifici di culto erano escluse dal divieto perché, in quanto di proprietà di enti pubblici, restavano a carico di questi ultimi. Questa esclusione riguardava soltanto gli edifici di culto costruiti prima del 1906 e sempre che a quella data fossero di proprietà pubblica. Tutto ciò creò una certa disparità tra culti, soprattutto tra le Chiese già saldamente presenti nella società francese ed i nuovi culti.

Art. 2, 2° comma L. 1905

Tali articoli vanno oltre il regime di separazione poiché realizzano:

  1. una forzata neutralizzazione politica della religione;
  2. una forzata neutralizzazione religiosa dello spazio.

pubblico.

  • In particolare l'art. 28 vieta di apporre qualunque simbolo religioso sui pubblici monumenti o in qualunque luogo pubblico.
  • Uniche eccezioni: edifici di culto, terreni di sepoltura nei cimiteri, monumenti funerari.
  • La norma tentò di conciliare il rispetto delle tradizioni religiose della popolazione, con una politica di forzata laicizzazione che avrebbe dovuto esplicare pienamente i suoi effetti solo nell'immediato futuro.

L'art.28 conferma solamente quanto già disposto da qualche anno circa la rimozione dei simboli religiosi dagli edifici pubblici.

La Costituzione del 1946. Lo "Stato laico".

Anche se presente prima del 1905, in Francia come in Europa, l'espressione "Stato laico", e con esso il Principio di Laicità, fece per la prima volta il suo ingresso formale nell'ordinamento francese solo con la Costituzione del 27 Ottobre 1946 che proclamava, nel primo articolo: "La France est une

République indivisible, laique, démocratique et sociale" Nel preambolo si aggiungeva: "L'organisation de l'enseignement public gratuit et laïque, à tout les degrés est un devoir del'État". Qualificando la Repubblica come si costituzionalizzava il principio di laicità e tutto questo segnava una nuova "laïque" fase nel difficile processo d’instaurazione della laicità nell'ordinamento francese. Contesto storico della Costituzione del 1946 Negli anni successivi alla legge di separazione del 1905 il contesto storico era cambiato e la questione religiosa si poneva in termini nuovi. Lo Stato consentiva la diversità ed il pluralismo culturale e religioso. La Chiesa d'altronde aveva compreso che in un'epoca contrassegnata da divergenze ideologiche, la neutralità dello Stato poteva favorire la libertà religiosa.

Notevole cambiamento fra le due guerre e ciò aveva contribuito a renderla accettabile dall'intera società francese. Questa evoluzione fu confermata e recepita nei dibattiti all'Assemblea Nazionale che precedettero la promulgazione della nuova Costituzione.

Due interpretazioni della laicità:

  1. La comparve nel progetto di Costituzione del 19 Aprile 1946 respinto poco dopo con un referendum. Questa formulazione si distingueva da quella della legge del 1905 perché attribuiva priorità alle libertà di coscienza e di culto, mentre la laicità, vista come neutralità dello Stato riguardo alle varie convinzioni filosofiche, appariva come un mezzo per garantire la libertà di coscienza.
  2. La interpretazione della laicità si riallacciava a quella della legge del 1905, ponendo in primo piano secondo l'affermazione del regime di separazione con le chiese.

In entrambe le interpretazioni componente della laicità.

è la NEUTRALITÀ dello Stato, ma a tale espressione veniva assegnata una portata minore, limitata all

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A.A. 2011-2012
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SSD Scienze giuridiche IUS/11 Diritto canonico e diritto ecclesiastico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto ecclesiastico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Cimbalo Giovanni.