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Problema: cosa si fa con la norma interna?
La Corte Costituzionale dice che la norma interna contrastante "si disapplica o non si applica". La norma non viene espunta dall'ordinamento (eliminata) perché per questo è necessaria una legge abrogante del Parlamento o l'intervento della Corte Costituzionale. Il diritto dell'Unione non ha questa forza.
Caso iniziale: il giudice disapplica la norma interna e in base all'articolo 45 TFUE che si applica direttamente comporta che il regolamento che richiedeva la cittadinanza non si applica quindi il direttore di museo tedesco poteva ricoprire quella carica.
Però la Corte Costituzionale dice che bisogna considerare ancora 2 casi in cui essa riserva un po' di competenza:
- la norma che deriva dall'ordinamento non è self executing (non è direttamente applicabile), è una norma programmatica (ex. gli stati membri si impegnano a..) che non contiene un comando rivolto ai
consociati o al giudice, in questi casi per decidere se si può applicare la norma interna è necessario sollevare la questione di legittimità costituzionale. In questo caso la norma Ue non è in grado di applicarsi a un caso di specie quindi tocca alla Corte Costituzionale;
una norma delle Comunità dell'Unione che entrasse in conflitto con un principio fondamentale o un diritto irrinunciabile protetto dalla Costituzione (sarebbe leso l'articolo 24 Costituzione per cui si può agire in giudizio in tutela delle proprie posizioni soggettive). È possibile che dall'Unione venga una regola che escluda la tutela di un diritto?
Sentenza n.232/89 della Corte Costituzionale si dice che: "quel che è sommamente improbabile è pur sempre non impossibile". Quindi se si dovesse arrivare al caso di non tutelare più un diritto fondamentale o che si limiti la tutela tocca ancora alla Corte Costituzionale decidere
(è la teoria dei controlimiti). Fino al 2015 era impensabile che l'Unione europea entrasse in contrasto con i principi fondamentali o diritti inalienabili della persona. Nella sentenza 232/89 invece già si era ipotizzata questa situazione: in questa sentenza la Corte di giustizia aveva annullato un regolamento (non con caducazione retroattiva) tenendolo in vita fino al giorno della sentenza per la tutela dell'affidamento di alcuni operatori dei mercati (si faceva vivere così un atto dichiarato illegittimo) allora la Corte Costituzionale dice che non è del tutto in contrasto frontale quindi va bene così. Unico caso in cui erano in gioco i c.d. controlimiti. Teoria dei controlimiti: domanda esame si chiama così perché l'ordinamento italiano ex articolo 11 della Costituzione accetta una limitazione della propria sovranità, ma non accetta più la cessione se da questa abdicazione a favore del diritto dell'Unione
dell'Unione prevale sul diritto nazionale. Questo principio è stato confermato dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che ha stabilito che il diritto dell'Unione ha effetto diretto e primato sul diritto nazionale. Il principio del primato del diritto dell'Unione implica che, in caso di conflitto tra una norma dell'Unione e una norma nazionale, la norma dell'Unione prevale e deve essere applicata. Questo assicura l'uniformità e l'efficacia del diritto dell'Unione in tutti gli Stati membri. Tuttavia, il principio del primato non significa che l'Unione possa imporre qualcosa di illegittimo o in contrasto con i principi fondamentali e i diritti inderogabili della Costituzione. In caso di lesione delle prerogative fondamentali, la Corte Costituzionale può dichiarare l'illegittimità della norma dell'Unione e garantire la tutela dei diritti costituzionali. In conclusione, il principio del primato del diritto dell'Unione è un principio fondamentale dell'ordinamento giuridico europeo, che assicura l'efficacia e l'uniformità del diritto dell'Unione. Tuttavia, questo principio non può essere utilizzato per imporre norme illegittime o in contrasto con i principi fondamentali e i diritti inderogabili della Costituzione.adottato dall'Unione si impone sul diritto degli stati membri alle condizioni stabilite da un "servizio giuridico del Consiglio"; ancora oggi la sentenza genitrice del principio del primato è la sentenza Costa contro ENEL causa 6/64; la sentenza 227/2010 del professor Tesauro dice che il "sicuro fondamento" è sempre nell'articolo 11. Nella Costituzione italiana non c'è scritto che l'Italia ha aderito all'Ue. c'è un accenno nell'articolo 117 della Costituzione quando nel 2001 c'è stata la riforma del titolo V e si dice che "la potestà legislativa è esercitata da stato e regioni nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario". Nella sentenza spiega Tesauro che l'articolo 117 non ha cambiato niente perché dice che i vincoli si rispettano solo nell'esercizio dell'attività legislativa, ma si devono rispettare sempre.non solo per quella attività. Non c'è stato nessun progetto di revisione costituzionale che abbia codificato il principio del primato, in Italia non è scritto, ma si applica costantemente. Vicenda Taricco (Cuneo-Lussemburgo-Roma x2): domanda esame ha tirato in gioco la teoria dei controlimiti; - Taricco faceva continue frodi tributarie; - la vicenda parte da Cuneo, va alla Corte di giustizia dell'Unione (Lussemburgo), ma poi il dialogo inizia a essere a Roma (palazzo della consulta) poi torna a Lussemburgo per poi tornare a Roma. Vicenda: tutto parte da un procedimento penale in cui era imputato Taricco di associazione per delinquere finalizzata a "frodi carosello" (= frodi IVA, ossia frodi verso lo stato emettendo fatture false); il procedimento arriva davanti al giudice per l'udienza preliminare (GUP) il quale dice che le vicende sono prescritte o quasi (a prescrizione era, forse oggi meno, uno deipiù grandi istituti discussi a livello penalistico perché gli avvocati chiedono continuamente rinvii dei processi e fanno prescrivere i processi); il legislatore italiano nel dicembre 2005 aveva adottato una legge, modificando il codice penale, prevedendo che la prescrizione si conta sulla base della pena edittale massima entro il quale se il processo non si finisce si estingue il reato. Ma l'articolo 161 del codice penale dice che non si può aspettare più di un tempo base + ¼; i reati per cui si procedeva contro Taricco erano tutti con una pena inferiore a 6 anni • elevabili fino a ¼ quindi 7 anni e 6 mesi; il giudice di Cuneo dice che i fatti hanno avuto origine nel primo decennio del 2000 quindi • in buona parte sono prescritti, in parte si prescrivono in 2 anni quindi decide di non avviare un processo; il giudice Boetti inventa allora un'ordinanza con cui chiede alla Corte di giustizia se ci sono • alcune disposizioni
dei trattati che permettono una disciplina del genere; la Corte di giustizia prende l'ordinanza e la riscrive considerando un altro parametro ex• articolo 325 TFUE "l'Unione e gli Stati membri combattono contro la frode e le attività illegali che ledono gli interessi finanziari dell'Unione stessa". La condotta di Taricco era lesiva degli interessi finanziari dell'Unione perché l'Unione trae parte dei soldi che poi redistribuisce dall'Iva e Taricco e i suoi compagni facevano frode in materia di IVA. La corte dice che c'è un meccanismo di impunità in Italia a cui si arriva con la prescrizione• quindi la Corte di giustizia inventa un dispositivo con cui togliere di mezzo queste norme. Dice: in un numero considerevole di casi di frode grave il giudice italiano disapplica l'articolo 161 ultimo comma che permetteva arrivati a 7 anni e 6 mesi di dichiarare estinto il reato e il reato diventa.imprescrittibile; sulla base di questa pronuncia ci sono stati problemi perché ogni giudice faceva valutazioni diverse; punto 53 della sentenza 8/9/2015 causa c/105/14: il meccanismo di disapplicazione si applica salvo che ciò contrasti con i diritti fondamentali dell'imputato (= se il giudice rileva un contrasto giudice può non disapplicare); in questo caso la disapplicazione contrastava, infatti disapplicare la prescrizione nel nostro ordinamento, che si fonda sull'articolo 25 comma 2 della Costituzione ("nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso"), non era possibile. La prescrizione è per noi un istituto di diritto penale sostanziale quindi le leggi penali e quelle che si applicano in ambito penale non possono avere applicazione retroattiva e devono essere legge scritta (articolo 25 comma 2); nella sentenza Taricco la Corte di giustizia doveva solo
interpretare la norma, non creare• diritto.
2 problemi:
- Taricco aveva evaso l'IVA pensando che il reato si prescrivesse e dopo dicono che è diventato imprescrittibile;
- il giudice non può accertare nulla di più che riguardi il suo processo quindi non può accertare quanto si intende per "numero considerevole" di casi di frodi gravi: la regola è indeterminata.
la Corte d'appello di Milano con un'ordinanza del 18 settembre 2015 si rivolge alla Corte• Costituzionale poiché dovrebbe disapplicare la legge (anche se il reato sarebbe già prescritto), ma ritiene che disapplicando violerebbe uno dei principi fondamentali dell'ordinamento (principio di legalità) quindi solleva questione di legittimità costituzionale perché c'è in gioco un controlimite;
la Corte di Cassazione a sua volta scrive un'ordinanza in cui il relatore della causa sostiene• che la regola Taricco
viola tutte le disposizioni dell'ordinamento italiano (follia); conseguenza di precetti penali indeterminati: i giudici decidono in modo diverso infatti altre• sezioni penali della Corte di cassazione condannarono anche se il reato era prescritto, disapplicando l'articolo 161. La Corte Costituzionale aveva 2 possibilità:•1. cambiare idea sulla prescrizione affermando che non fosse più coperta dall'articolo 25 comma 2; 2. opporre un controlimite e affermare che la regola che la Corte di giustizia impone di applicare è contraria a un principio fondamentale dell'ordinamento italiano e quindi non si dà corso alla disapplicazione. Trova una terza via: scrive l'ordinanza n.24 del 2017 con cui chiede alla Corte di giustizia una precisazione: “L'articolo 325 TFUE deve essere interpretato in quel modo anche se: a) la prescrizione costituisce istituto di diritto penale sostanziale? b) l'ordinamento si fonda sul principio dilegalità penale? "La Corte di giustizia aveva già stabilito che la legalità penale è un principio fondamentale del diritto dell'Unione Europea. Secondo la Corte, gli Stati membri devono rispettare il principio di legalità penale quando adottano misure che limitano i diritti fondamentali dei cittadini. Ciò significa che le leggi penali devono essere chiare, precise e prevedibili, in modo che i cittadini possano conoscere le conseguenze delle loro azioni e agire di conseguenza. Inoltre, le leggi penali devono essere proporzionate e non discriminatorie. Questo principio è stato ribadito in numerose sentenze della Corte di giustizia e rappresenta un pilastro fondamentale dello Stato di diritto nell'Unione Europea."