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CAUSALITÀ.
La scienza spesso deve distinguere nell'ambito delle malattie professionali tra le
patologie:
Monocausali
• Pleuricausali.
•
Classico esempio il tumore che secondo il medico può derivare sia dal fumo che
dall'esposizione a sostanze tossiche.
Noi dobbiamo fare riferimento alla teoria della conditio sine qua non. Quindi il criterio
condizionali stinco postula il principio di equivalenza causale, sulla basa dell'art. 41 c.p.
Tutte le cause sono tali e quindi non è necessario accertare se una delle cause ha avuto
una forza causale superiore alle altre. Le cause si equivalgono e quindi valgono tutte allo
stesso modo, nonostante una abbia influito al 99% e un'altra all'1%.
c.p. art. 41. Concorso di cause.
Il concorso di cause preesistenti o simultanee o sopravvenute, anche se indipendenti
dall'azione od omissione del colpevole, non esclude il rapporto di causalita fra l'azione od
̀
omissione e l'evento.
Le cause sopravvenute escludono il rapporto di causalita quando sono state da sole
̀
sufficienti a determinare l'evento. In tal caso, se l'azione od omissione precedentemente
commessa costituisce per se un reato, si applica la pena per questo stabilita.
́
Le disposizioni precedenti si applicano anche quando la causa preesistente o simultanea
o sopravvenuta consiste nel fatto illecito altrui.
L'evento può essere cagionato da un'azione o da un'omissione secondo quanto previsto
dall'art. 40 Comma 1 il quale prevede che non impedire un evento che si ha l'obbligo
giuridico di impedire equivale a cagionarlo. Nella causalità omissiva abbiamo una doppia
fictio iuris( ovvero 2 ragionamenti ipotetici):
Bisogna immaginare che se si fosse realizzata quell'azione che costituisce adempimento
dell'obbligo giuridico l'evento non si sarebbe verificato.
E quindi realizzando quell'azione sarei riuscito ad impedire l'evento.
Bisogna poi valutare la colpevolezza.
Esempio:
Nelle malattie professionali occorre la prova nella legge scientifica che non adottando
quella misura di prevenzione si sarebbe verificato quel determinato evento lesivo. Occorre
anche che la legge scientifica mi dica anche le conoscenze storiche. Non basta che un
determinato tumore derivi dall'amianto, serve invece capire se quanto ha iniziato a
verificarsi l'evento il datore di lavoro doveva esserne a conoscenza e quindi evitare
l'evento.
Occorre inoltre accertare che sul piano concreto vi sia stata quella esposizione es ad
amianto. Occorre quindi accertare quello che era il luogo di lavoro, e si tratta di un punto
molto difficile per il giudice perché bisogna ricostruire com'era il luogo di lavoro anni fa e
quindi si tratta di un'indagine di carattere storico, attraverso le fatture di
acquisto,fotografie, testimonianze di vecchi operai e verbali di accertamento di valutazioni
dei commissari di lavoro.
Bisogna valutare se si facevano delle visite e se vi erano misure di prevenzione e
protezione. Inoltre occorre provare la posizione di garanzia, ovvero individuare il garante
di quel rapporto di lavoro.
Esempio del disastro di stava: successione negli anni di posizioni di garanzia che sono
state ritenute nella storica sentenza tutte responsabili.
AMIANTO
L'amianto provoca sia malattie tumorali che altra malattie come l'asbestrosi che consiste
nel deposito delle polveri di amianto dei polmoni e provoca dei problemi gravi di
respirazione.
Il più grave e il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare.
Questi tumori vengono causati dall'esposizione ad amianto e quindi dall'inalazione di fibre
di amianto che producono negli anni il tumore.
Nel l'asbestrosi serve un'esposizione continuativa nel tempo, mentre per il mesotelioma
pleurico vi sono anche poche fibre che hanno provocato il tumore. La responsabilità nel
l'asbestrosi non sarà solo di colui che è stato il datore di lavoro per 2 mesi, ma lo saranno
anche quelli precedenti.
Per il mesotelioma bisogna valutare quando è iniziata l'esposizione, perché da quel
periodo di latenza la scienza mi dice che questo tumore è iniziato. Il tumore c'era ma era
latente, c'era ma non si vedeva ancora. Il periodo di latenza e una convenzione e non un
elemento scientifico, la scienza ipotizza che il tumore possa essere stato avviato dalla
prima esposizione perché non si può sapere quale fibra e in quale momento ha provocato
effettivamente il tumore.
Il secondo problema causale riguarda la quantità dell'esposizione.
Questo innesca il tema della dose risposta . Un'esposizione molto alta in un organismo
che è molto debole anche per un periodo molto breve può causare il mesotelioma
pleurico.
Es. moglie che lava la tuta del marito sporca di amianto muore di mesotelioma pleurico. In
questo caso vi è una malattie professionale indiretta perché chi avrebbe dovuto prevenire
le malattie professionali tramite una serie di misure come il lavaggio delle tute che se
adottate avrebbero evitato l'evento. Altro esempio e quello del parrucchiere di Reggio
Emilia.
Non bisogna valutare solo la quantità delle fibre, ma anche la loro qualità perché solo le
più piccole provocano il mesotelioma. Negli anni 60 non c'erano le mascherine per filtrare
le fibre piccole, ma solo per le fibre grandi. Ergo non vi è responsabilità del datore di
lavoro perché negli anni 60 scientificamente si pensava che fossero solo le fibre grandi a
provocare il mesotelioma pleurico. Mentre invece è il contrario.
Fino a 20 anni fa la scienza non sapeva che L'amianto era cancerogeno e su questo
giurisprudenza e poco elegante dottrina ha dibattuto sul fatto che occorre la prevedibilità
dell'evento in concreto realizzatesi, non sarebbe bastato poter prevedere la mera nocività
dell'amianto. Quindi non possiamo imputare la prevedibilità delL'incidenza del tumore. La
giurisprudenza ha superato questa impostazione prevedendo che ciò che occorre
prevedere e l'evento astratto e non l'evento concreto e quindi solo il danno alla salute e
non nello specifico il mesotelioma pleurico. Poi hanno dimostrato che la mortalità
dell'amianto per asbestosi era tabellata da decenni e già prima degli anni 50 un.
Professore di medicina del lavoro aveva pubblicato la prova scientifica della cancerogenita
dell'amianto.
Azione di rivalsa.
Articolo 38 della costituzione: tutela del lavoratore e in particolare della salute e della sua
integrità. Già a livello costituzionale vi è una disciplina di garanzia del lavoratore.
cost. art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al
mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi, adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidita e vecchiaia, disoccupazione
̀
involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati
dallo Stato.
L'assistenza privata e libera.
̀
TU in materia di previdenza ha disciplinato l'azione di rivalsa, ovvero la possibilità di
recuperare delle somme pagate da parte di un soggetto che ha adempiuto a queste
obbligazione. Azione con cui un soggetto che non è obbligato adempie in sostituisco e del
soggetto obbligato rivalendosi su questo soggetto.
Nella materia della sicurezza sul lavoro il datore di lavoro deve risarcire il lavoratore per il
danno che gli ha cagionato. Proprio perché questa e un'ipotesi di rilevanza sociale,
l'ordinamento giuridico si occupa di rendere sicura la risarcibilità di questo danno.
Perché l'ordinamento giuridico si occupa si prevede un sistema assicurativo proprio in
questo ambito?
Ci sono dei caso come la circolazione stradale in cui lo stato prevede un obbligo di
assicurazione ma ci rivolgiamo ad assicurazioni private, invece in questo caso per la
grande rilevanza sociale l'associazione obbligatoria e a livello pubblico: l'INAIL.
Il costituente prima e il legislatore dopo vogliono che il lavoratore non sia posto in
condizioni di difficoltà di attuazione della tutela. Il legislatore vuole quindi rendere effettiva
la tutela proteggendo il soggetto debole che altrimenti dovrebbe agire in via civile con le
sue sole forze contro il datore di lavoro rispetto al quale si trova in una situazione di
debolezza economica ma anche etico sociale perché deve fare causa a colui che gli paga
lo stipendio. Per questi motivi interviene un istituto che prevede l'obbligo di assicurarsi in
capo a tutti i datori di lavoro, l'INAIL gestisce con tutti i premi assicurativi l'indennizzo
immediato del lavoratore in caso di danno da infortunio. Quindi quando si verifica il danno
da infortunio l'istituto indennizza subito per poi rivalersi sul danneggiante.
Questa e la particolarità dell'assicurazione pubblica rispetto al privato.
Perché è quando l'assicurazione pubblica dopo aver pagato al posto del datore di lavoro
agisce con azione di rivalsa?
Esistono 2 tipi di azioni di rivalsa:
Azione di regresso
• Azione di surroga
•
Azione di regresso(più importante)
L'INAIL innanzi tutto ha il monopolio e quindi il datore di lavoro e obbligato ad assicurarsi
con l'assicurazione pubblica a cui poi può volendo aggiungere altre assicurazioni private.
Questo è stato oggetto di diverse questioni di legittimità costituzionale.
Presupposti:
L'azione di regresso si esercita nei confronti del datore di lavoro e di altri soggetti
A. responsabili di infortunio come dirigenti e preposti e di altri soggetti che potrebbero
aver con causato l'infortunio. Quindi si rivolge innanzi tutto a chi è responsabile
penalmente dell'infortunio. Mentre il premio è pagato dal datore di lavoro, quando il
lavoratore è stato danneggiato da 3 soggetti l'INAIL si rivale su tutti e tre i soggetti
responsabili. La Ratio di questo e che il legislatore sa bene che l'istituto deve potersi
rivalere su tutti i soggetti responsabili in quanto il reato crea anche un'obbligazione
civile secondo l'articolo 185 del c.p.p già prevista dal diritto romano(obbligatio ex
delicta).
Il secondo presupposto e che si sia verificato un evento che consiste in un reato
B. procedibile di ufficio: omicidio colposo, lesioni colpose o disastro colposo ecc. Viene
escluso il reato procedibile a querela, l'istituto ha azione di regresso solo quando lo
stato esercita l'azione penale obbligatoria. Nella definizione reato entrano anche tut