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DIRITTO DELLA SICUREZZA SOCIALE
1 lezione. 03/05/12
PREVIDENZA SOCIALE: Assicura tutela al lavoratore che si trova in una condizione di difficoltà
in un determinato momento.
SICUREZZA SOCIALE: Tutela qualsiasi cittadino indipendentemente che lavori o meno.
ASSEGNO SOCIALE: E' di natura assistenziale. I destinatari sono coloro che hanno più di 65
anni , con reddito minimo e che non possiedono i requisiti per beneficiare della pensione di
vecchiaia.
Gli istituti del diritto del lavoro (disciplina i rapporti del lavoro dipendente/subordinato) e della
sicurezza sociale sono figli dell'industrializzazione (nasce a fine '700-'800 in Inghilterra e si
sviluppa in seguito in Occidente) in seguito all'esigenza di tutelare i lavoratori, sopratutto delle
fabbriche. Questi diritti infatti nascono su misura di una tipologia ben specifica di lavoratore:
l'operaio della fabbrica. Da qui risale la causa della crisi attuale del diritto del lavoro: il lavoratore,
oggi, non si sente più tutelato in modo adeguato perché non è il modello a cui fa riferimento il
diritto del lavoro.
La previdenza sociale nasce prima del diritto del lavoro e segna, con le prime leggi di previdenza
sociale, la rottura del liberalismo assoluto.
La prima legge di previdenza sociale del 1883 risale alla Germania di Bismarck e dà l'avvio
all'assicurazione sociale obbligatoria. L'idea era, visto il crescente numero di infortuni, rendere
obbligatoria la stipula di un'assicurazione finanziata dalle imprese e dai lavoratori mediante i propri
redditi, che tutelasse da una parte il lavoratore e dall'altra il sistema produttivo e l'impresa che viene
svincolata da ogni rischio di responsabilità.
L'assicurazione sociale si svilupperà in seguito in tutti i paesi europei.
In Italia la prima legge che segna l'inizio della previdenza sociale con l'assicurazione obbligatoria
per gli infortuni è la n°80 del 17 marzo del 1898.
L'istituto del diritto del lavoro nasce invece dopo la messa in discussione dei principi dello stato
liberale e il superamento del principio di eguaglianza formale delle parti nei rapporti lavorativi.
Il principio secondo cui lo stato non può intervenire nella tutela del cittadino crolla invece prima,
con la nascita della previdenza.
Il diritto del lavoro nasce quindi con lo stato sociale.
La prima legislazione in diritto del lavoro nasce durante la Repubblica di Weimar (il periodo della
Germania che va dal 1919 al 1933, in cui si tenne un'assemblea nazionale per redigere una nuova
costituzione in seguito alla sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale). E' il periodo
del crollo dei sistemi totalitari e della nascita del regime repubblicano. In Italia vengono riprese le
impronte del sistema previdenziale risalente al periodo corporativo.
La costituzione italiana del 1 gennaio del 1948 si differenzia da quelle ottocentesche per la sua
dimensione sociale e per l'importanza attribuita al principio secondo cui lo stato deve intervenire nei
rapporti economici.
Contiene due tipi di norme:
norme di principio (per la cui attuazione è necessario l'intervento del legislatore. Un
• esempio è il diritto al lavoro (art. 4 cost.): un disoccupato non può recarsi dal giudice e
reclamare questo suo diritto).
norme di diritto (sono precettive, ovvero hanno diretta applicazione ai cittadini).
•
I primi articoli della costituzione sono fondamentali per il diritto del lavoro.
Art 1: La repubblica è fondata sul lavoro.
• Art.3: principio di eguaglianza sostanziale che fa crollare il principio secondo cui le parti del
• rapporto lavorativo siano uguali.
Art. dal 35 in poi: comprende i diritti sociali relativi all'ambito del lavoro e ai rapporti
• economici.
Art. 36: norma di diritto (norma precetto).
• Art 38: è il fondamento della previdenza.
• Art. 39-40: riguardano il diritto sindacale.
•
2 lezione. 08/05/12
Le leggi in materia di lavoro dunque devono essere coerenti con i principi costituzionali e la corte
costituzionale interviene nel verificarne la coerenza. La loro derivazione risale al fascismo e il loro
fondamento è costituito dalla legislazione speciale in materia del lavoro, risalente al dopoguerra, e
dal codice civile del 1942.
La legge più importante in materia di lavoro è lo statuto del lavoratori (legge n° 300 del 1970).E'
una legge ordinaria che regola i rapporti all'interno delle aziende e tutela le libertà sindacali.
Contiene una disposizione importante (art. 18) che tutela i lavoratori in caso di licenziamento
illegittimo.
Dal 1970 ad oggi ci sono state diverse riforme tra cui la più importante è il D.Lgs n°276 del 2003
(legge Biagi) che ha introdotto elementi di flessibilità in ambito lavorativo.
Un'altra importante innovazione è la normativa dell'Unione Europea, infatti molte leggi statali sono
di recepimento delle direttive europee (ad es. sul contratto a termine o contro la discriminazione).
Le leggi sul diritto di lavoro hanno natura inderogabile, ovvero attribuiscono al lavoratore un
diritto al quale lo stesso non può rinunciare e non possono essere modificate in peggio attraverso il
contratto lavorativo (ad es. la legge prevede che ai lavoratori spettano tot. di ferie all'anno, non è
ammesso che il contratto ne preveda di meno). Risponde all'esigenza di tutela della parte che si
trova in una posizione di debolezza contrattuale, in questo caso il lavoratore.
Il contratto di lavoro è regolato dalla legge ma anche dal contratto collettivo (anch'esso
inderogabile). Questo integra la legge, può essere considerato una fonte. E' l'accordo tra le
organizzazioni di rappresentanza. I lavoratori sono rappresentati dal sindacato. Art. 39 Cost.,
comma 1: principio di libertà di organizzazione sindacale, intesa sia come libertà di poter formare
associazioni sindacali sia di coalizzarsi autonomamente (ad es. uno sciopero organizzato da
lavoratori non iscritti a un sindacato). Art. 39 Cost., comma 2-3-4: indicano disposizioni finalizzate
a permettere ai sindacati di diventare persone giuridiche.
Tuttavia non c'è mai stata una legge che attuasse questi tre commi. Le ragioni sono prevalentemente
storiche: gli stessi sindacati, provenienti dal periodo fascista, non accettarono l'intervento dello
stato. Dunque tutto si è costruito senza una legge sindacale che facesse da cornice ma si fa
riferimento al codice civile.
Federazione sindacale: sindacato che tutela i lavoratori di un determinato settore, ad esempio la
FIOM è la federazione dei metalmeccanici aderente alla CGIL. Si possono riunire in
confederazioni sindacali:
CGIL: riunisce i sindacati di origine marxista;
• CISL: riunisce i sindacati di origine cattolica;
• UIL: riunisce i sindacati di origine laica/socialista.
•
Oggi le differenze si sono attenuate ma la CGIL rimane la confederazione più forte e complicata in
termini di accordi con le altre.
Lo strumento principale del sindacato è la contrattazione collettiva.
Il contratto collettivo determina il contenuto del contratto di lavoro integrando ciò che dice la legge.
Si parla di contratti collettivi a diversi livelli. Al livello più alto si trova il contratto collettivo
nazionale (per tutti i lavoratori di un determinato settore).
Principali accordi in materia:
accordo 23 luglio 1993 (patto di luglio o protocollo Ciampi): ha regolato la contrattazione;
• accordo 22 gennaio 2009: nuovo per la regolazione della contrattazione, non firmato dalla
• CGIL;
accordo 28 giugno 2011: unitario perché firmato anche dalla CGIL. Importante sopratutto
• per la contrattazione aziendale.
Per ogni settore il contratto collettivo ha una struttura bipolare: contratto nazionale (a livello di
categoria) + contratto decentrato (a livello di aziende per le imprese medio-grandi o a livello
territoriale/provinciale per le piccole imprese).
Il rapporto tra i livelli è sempre regolato dalle parti. Il principio seguito è quello gerarchico: il
contratto nazionale definisce le regole minime retributive e il contratto decentrato specifica con
condizioni di maggior favore.
Nel 1993 è stata introdotta una novità: il contratto nazionale stabilisce anche la retribuzione
incentivante, ovvero gli aumenti retributivi nel contratto decentrato sono previsti solo in caso di
maggiore produttività delle aziende.
Con gli accordi del 2009 e del 2011, per la prima volta, si prevede che a livello aziendale si possano
stipulare accordi che peggiorino le condizioni rispetto al contratto nazionale. In riferimento a
questo, l'art. 8 della legge n°148. Lo scopo è di garantire maggiore flessibilità alle aziende per
motivi competitivi.
I destinatari del contratto collettivo
Se fosse stato attuato l'art. 39 mediante una legge si sarebbe potuta attribuire efficacia generale al
contratto collettivo, cioè sarebbe stato equiparato alla legge.
E' dunque un contratto di diritto comune e come tutti gli altri contratti vincola solo le parti che lo
firmano (sindacato + rappresentanza del datore di lavoro/aziende e coloro che vengono
rappresentati quindi iscritti.
Questa situazione origina una serie di problemi.
Per tentare di colmare questa mancanza la giurisprudenza ricorre a interpretazioni per estendere
l'applicazione dei contratti collettivi per quanto riguarda la parte economica/retributiva. Ad esempio
l'art. 36, comma 1, riconosce il diritto alla equa retribuzione per tutti i lavoratori. L'interpretazione
che ne segue è che questo articolo abbia efficacia diretta anche se non esiste una legge sul salario
minimo. Si riconosce quindi il contratto collettivo come parametro. Questo significa che anche se
né l'impresa né il lavoratore sono iscritti a un'organizzazione di rappresentanza, il lavoratore ha
diritto alla retribuzione minima.
E' dunque solo per la parte economica che il contratto collettivo ha efficacia generale.
Nel caso in cui l'impresa sia iscritta a un'organizzazione di rappresentanza, applica il contratto
collettivo a tutti i lavoratori suoi dipendenti indipendentemente dalla loro iscrizione a un sindacato.
3 lezione. 09/05/2012
Per il lavoro pubblico la situazione è diversa, essendo regolato dalla legge. La contrattazione,
anch'essa regolata dalla legge, ha efficacia generale.
Il contratto collettivo nazionale è chiamato, nel settore pubblico, contratto di comparto.
Il contratto di lavoro, indipendentemente che sia un impiego nel settore pubblico o nel settore
privato, ha natura privata.
Esiste un testo unico in materia di pubblico impiego che indica i criteri di selezione dei sindacati e
i criteri per stabilire chi deve firmare e chi no.
Difatti nell'ambito pubblico i contr