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La riforma della previdenza complementare
Il Consiglio dei ministri ha approvato il testo che a partire dal 1° gennaio del 2008 dà sei mesi di tempo ai lavoratori per decidere se trasferire il proprio trattamento di fine rapporto nei fondi pensione. Una scheda per capire quali sono i punti salienti della riforma.Per chi vale la riforma?
La riforma riguarda tutti i lavoratori delle aziende private (non quindi i dipendenti pubblici).Quale la ratio?
Il passaggio dal sistema di calcolo delle pensioni retributivo a quello contributivo farà sì che a partire dal 2008 l’assegno pubblico non sarà superiore al 50% dell’ultima retribuzione. Il rilancio della previdenza complementare mira a integrare questa percentuale portandola intorno al 70%.Quando partirà la riforma della previdenza complementare?
A partire dal 1° gennaio e fino al 30 giugno dello stesso anno i lavoratori avranno la possibilità di scegliere, attraverso il meccanismo del silenzio assenso, se trasferire o meno la propria somma nel fondo pensione.La tua liquidazione nei fondi pensione può essere gestita in due modi: dando il tuo esplicito consenso o negandolo. Nel caso in cui tu non dia una risposta, il trasferimento avverrà automaticamente.
Nel caso in cui tu non dia il tuo consenso, la liquidazione del TFR verrà destinata al fondo pensione stabilito dagli accordi o contratti collettivi, a meno che non ci sia un diverso accordo aziendale tra le parti. In alternativa, la liquidazione sarà conferita al fondo pensione a cui aderisce la maggior parte dei dipendenti dell'azienda e, in ultima istanza, al fondo dell'INPS.
Cosa succede alla liquidazione precedentemente maturata? Rimane in azienda. È importante ricordare che il TFR si rivaluta ogni anno dell'1,5% + il 75% del tasso di inflazione.
Se inizialmente neghi il tuo consenso, è possibile ripensarci in una fase successiva e decidere di effettuare il trasferimento.
Quanto ammonta il TFR che matura ogni anno? Circa 13 miliardi. Corrisponde al 7% della tua retribuzione.
Il contributo del datore di lavoro è pari all'1% della retribuzione lorda, circa 3 miliardi di euro l'anno, e viene garantito solo per il trasferimento dell'aliquidazione nei fondi chiusi. Non è previsto nel caso di adesione a fondi aperti o polizze assicurative. Il lavoratore, poi, perde il diritto al contributo anche se sceglie di passare da un fondo chiuso a un fondo aperto o a una polizza assicurativa.
Dopo quanto tempo il lavoratore può cambiare fondo? Dopo due anni il lavoratore ha diritto alla portabilità dell'intera posizione individuale e può, quindi, cambiare fondo. Ma come detto prima perde il contributo del datore di lavoro se passa da un fondo chiuso a un fondo aperto o a una polizza assicurativa.
Quali le imposte? Sulla parte imponibile delle prestazioni pensionistiche erogate dai fondi integrativi, l'imposta è del 15% con una riduzione di 0,30% per ogni anno di partecipazione al fondo oltre
Il quindicesimo anno (con un limite di sei punti di riduzione).
E cosa prevede il meccanismo di compensazione per le imprese?
Per compensare le imprese che sono penalizzate dallo smobilizzo della liquidazione, il testo prevede un meccanismo facilitato di accesso al credito delle banche per l'importo di Tfr versato ai fondi.
Il tasso previsto è quello dell'Euribor a 6 mesi più il 2%. Ma dovranno rispondere ad alcuni requisiti. Innanzitutto il patrimonio netto non dovrà essere inferiore al 5% del passivo e gli ultimi due bilanci approvati non dovranno prevedere oneri finanziari superiori al 5%.
Quindi le imprese dovranno garantire di aver raggiunto un utile o pareggio di bilancio negli ultimi due esercizi prima della richiesta del credito. Inoltre, Per le imprese che non possono ricorrere agli strumenti di accesso al credito, ci potrebbe essere una moratoria di 1 anno, e cioè per loro la riforma sarebbe efficace dal primo gennaio 2009. Una moratoria, quindi,
Per rientrare nei parametri sopra indicati. È possibile chiedere un anticipo delle somme accantonate per particolari spese?
Si può chiedere fino al 75% di anticipazioni sul Tfr in qualsiasi momento per le spese sanitarie. Dopo 8 anni, invece, e fino al 50% per l'acquisto della prima casa per sé o per i figli e fino al 30% per esigenze personali.