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Inquadramento del diritto del lavoro nel sistema delle fonti

Oggi cominciamo con la prima lezione e con il primo modulo che vi dovrebbe inquadrare il diritto del lavoro nell'ambito del sistema delle fonti, sia delle fonti di carattere internazionale che nell'ambito delle fonti di diritto interno. Iniziamo inquadrando il diritto del lavoro italiano nel sistema delle fonti del diritto internazionale: il tema, in realtà deve essere affrontato in una prospettiva storica ed evolutiva, perché la materia dei diritti sociali ha avuto una evoluzione diversa nel tempo, e ha ricoperto nell'ambito delle fonti internazionali, ruoli diversi in diversi momenti storici. Infatti l'emersione dei diritti sociali è stata lenta nell'ambito delle fonti internazionali, sia per quanto riguarda le politiche del lavoro nell'ambito delle fonti del diritto internazionale in senso proprio, e qui mi riferisco in particolare alle fonti dell'organizzazione internazionale del lavoro, che come sapete è quell'organismo.

che opera a Ginevra e che attraverso una serie di convenzioni che vengono ratificate dagli stati membri aderenti all'organizzazione, ha stabilito una fonte comune di diritti sociali e di obblighi per gli stati membri, rispetto alla loro attuazione. Questa lentezza si è manifestata non solo nell'ambito del diritto internazionale in senso proprio, ma anche nell'ambito del diritto dell'unione europea, perché come vedremo con maggiore dettaglio, l'evoluzione del diritto del lavoro nell'ambito dell'Unione Europea, è stata un'evoluzione lenta, che ha modificato nel corso del tempo, il peso e l'importanza delle politiche sociali nell'ambito delle più complessive politiche dell'Unione Europea. Per quel che riguarda le fonti di diritto internazionale in senso proprio, e mi riferisco in particolare all'attività dell'ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO (OIL o ILO secondo la sigla inglese), questo movimento.diritti sociali. Per comprendere le ragioni di questa lenta acquisizione dei diritti sociali, è necessario considerare il contesto storico in cui si è sviluppata la Convenzione dell'OIL. All'interno dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro convivevano paesi con diverse contraddizioni giuridico-culturali. In particolare, i paesi anglosassoni come gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna attribuivano ai diritti sociali un ruolo diverso rispetto ai paesi dell'Europa continentale. Questa differenza di approccio era dovuta anche alla situazione politica dell'epoca, con il blocco occidentale contrapposto a quello dell'Europa orientale. Gli ordinamenti dei paesi occidentali, influenzati dalla Guerra Fredda, avevano un atteggiamento più freddo nei confronti del riconoscimento dei diritti sociali. Tuttavia, nel corso del tempo, l'importanza dei diritti sociali è stata sempre più riconosciuta e valorizzata anche nei paesi occidentali. La necessità di contemperare le diverse esigenze di riconoscimento dei diritti sociali espressa dai vari stati aderenti alla Convenzione ha portato a una progressiva acquisizione di tali diritti. È importante tenere presente che il processo di acquisizione dei diritti sociali è stato graduale e ha richiesto tempo per superare le differenze culturali e politiche tra i paesi. Tuttavia, grazie all'impegno dell'OIL e degli stati aderenti, oggi i diritti sociali sono riconosciuti come fondamentali per garantire il benessere e la dignità delle persone.

diritti sociali.Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, gli equilibri sono cambiati, perché la necessità di questo atteggiamento timido e freddo, nei confronti dell'emergere dei diritti sociali non è sembrata più così pressante, e di conseguenza anche nell'ambito delle politiche dell'organizzazione internazionale del lavoro, si sono visti negli ultimi decenni, dei passi più decisi, nei confronti del riconoscimento dei diritti sociali.Tra l'altro questa evoluzione corrisponde anche una serie di nuove esigenze, che si sono manifestate con l'avvento della globalizzazione dei mercati, e che vede il contrapporsi di una serie di ordinamenti nell'ambito del mercato globale, ciascuno dei quali caratterizzato da una diversa protezione dei diritti sociali, con conseguenti differenze di costi e fenomeni, quali il dumpling sociale, oppure quello che viene chiamato lo shopping, da parte delle grandi imprese transnazionali,

nell'ambito di diversi ordinamenti. Proprio per far fronte a questa situazione di competizione, che ha condotto alcuni ordinamenti a offrire sul mercato del lavoro globale, forza lavoro assai meno onerosa, anche per una limitata protezione dei diritti sociali, ecco che si è sentita l'esigenza a livello internazionale, di individuare un plafond comune di diritti sociali, che vedono riconosciuto una protezione a livello internazionale, e questo ha spinto l'organizzazione internazionale del lavoro a svolgere un ruolo nuovo, che fino alla fine degli anni 90 in realtà non era stato sentito come necessario, cioè quello di tentare se non una armonizzazione tra i diritti sociali degli stati aderenti alla convenzione, quanto meno la fissazione di una serie di principi fondamentali, intesi come necessari all'individuazione di quello che viene ritenuto il concetto di lavoro decente, cioè il concetto di una prestazione lavorativa che contenga nella sua disciplina.

Le condizioni minime per il rispetto di quelli che sono i diritti fondamentali della persona e della sua dignità. Diverso invece è il discorso dell'evoluzione dei diritti sociali nell'ambito dell'Unione Europea, anche in questo ambito l'evoluzione dei diritti sociali è stata lenta per motivi diversi, non tanto perché c'erano differenze così marcate all'interno dei paesi, inizialmente fondatori dell'Unione Europea, (dovete sapere che l'UE è stata fondata dai paesi dell'Europa continentale e la Gran Bretagna ha aderito solo successivamente nel '70), quanto perché l'Unione Europea (che ora oggi noi chiamiamo Unione Europea), nasceva come la Comunità Economica Europea, e quindi nasceva già con obiettivi diversi, che erano essenzialmente volti alla creazione di un mercato unico. L'Unione Europea nasce quindi, non tanto con la finalità di armonizzare le legislazioni sociali degli

Stati membri, quanto piuttosto con la finalità di creare le condizioni affinché le imprese potessero muoversi nell'ambito di un mercato concorrenziale e unico, unificato tra tutti i vari stati dell'Unione. Quali sono le conseguenze di questa finalità, che ha caratterizzato l'unione europea nei suoi primi decenni di vita, quali sono le conseguenze sul diritto del lavoro e sull'evoluzione dei diritti sociali? Le conseguenze sono essenzialmente date dal fatto, che le uniche legislazioni prodotte dall'Unione Europea in quei primi decenni, sono state legislazioni volte ad armonizzare gli ordinamenti interni dei paesi membri, con riferimento a quegli aspetti della legislazione del lavoro, che maggiormente possono incidere sui profili concorrenziali dell'impresa. Vi faccio alcuni esempi che vi aiutano a capire meglio il discorso: anzitutto l'unione europea si è preoccupata già a metà degli anni 70, di regolare, tramite una

a garantire una maggiore parità di trattamento tra uomini e donne sul luogo di lavoro. Le direttive del 1975 e del 1976 hanno svolto un ruolo fondamentale nel promuovere l'uguaglianza di genere e nel contrastare le discriminazioni basate sul sesso. Attraverso queste direttive, l'Unione Europea ha stabilito che uomini e donne devono ricevere la stessa retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Inoltre, le direttive vietano qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta basata sul sesso, sia nell'accesso all'occupazione che nelle condizioni di lavoro. L'obiettivo principale di queste direttive era quello di armonizzare le legislazioni degli Stati membri per garantire una maggiore coerenza e parità di trattamento tra uomini e donne. In questo modo, si è cercato di evitare che gli Stati membri si facessero concorrenza tra loro attraverso politiche di discriminazione salariale. Grazie a queste direttive, l'Unione Europea ha contribuito a ridurre le disparità retributive tra uomini e donne e a promuovere una maggiore uguaglianza di opportunità sul mercato del lavoro. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, ancora oggi persistono delle differenze salariali tra i due sessi, e l'Unione Europea continua a lavorare per combattere questa forma di discriminazione e promuovere una reale parità di genere.

a uniformare le condizioni di ricorso alla prestazione lavorativa maschile e femminile, all'interno degli stati membri. Altri esempi che si possono fare, relativi a questo periodo, sono dati da due importanti direttive anch'esse collocate storicamente intorno alla metà degli anni 70' relative la prima, alla materia di licenziamenti collettivi e la seconda alla materia del trasferimento di impresa e delle sue conseguenze su un rapporto di lavoro. Queste direttive, una del 1975 e una del 1977, sono anch'esse espressione di questo desiderio da parte dell'unione europea di uniformare legislazioni degli Stati membri, con riferimento a quelle condizioni di regolazione, che sono in grado di condizionare, e quindi di incidere sulle condizioni di competitività delle imprese, all'interno dei diversi Stati membri. L'Unione Europea quindi, in questo primo periodo, dal trattato di Roma del 1957 fino alla metà degli anni 80, in realtà adotta una

politica fondamentalmente astensionistica, nei confronti della materia del lavoro, che viene trattata solamente con riferimento a questi ambiti circoscritti, relativi alla condizione di concorrenza delle imprese sul mercato europeo, e lascia peraltro agli Stati membri, quindi ai diritti interni degli Stati membri, ampia discrezionalità e ampia facoltà di disciplinare liberamente le materie relative al diritto del lavoro, e comunque a quegli aspetti del rapporto di lavoro, che non sembravano fossero particolarmente incisivi, sulle condizioni concorrenziali. In realtà questa scelta astensionistica, va vista con un'attenzione che si rivolge anche ai diritti interni degli stati membri, in particolare in quella fase storica, i diritti interni dei paesi dell'Europa continentale (dei primi paesi fondatori dell'UE), si stanno sviluppando attraverso delle legislazioni fortemente protettive nei confronti della disciplina laboristica, per cui in realtà questo cheappare un disinteresse dell'unione europea per quel che riguarda il diritto del lavoro e le condizioni di lavoro all'interno degli stati membri, poteva dirsi ampiamente compensata da un'evoluzione nella direzione di una maggiore protezione della prestazione di lavoro, che si stava producendo in quel periodo, all'interno degli ordinamenti degli stati membri, attraverso strumenti di diritto interno e non attraverso gli strumenti del diritto dell'UE. In realtà questa situazione verso gli anni 80, si modifica, entra in crisi e cambia. Ciò avviene per vari motivi: innanzitutto l'UE si rende conto che una politica di vera e propria integrazione comunitaria, non può svolgersi senza un processo di armonizzazione più profondo dei vari ordinamenti degli Stati membri, e in questo processo di armonizzazione più profondo, non possono non rientrare anche le materie dei diritti sociali e del diritto del lavoro, e le condizioni di prestazione.dell' attività lavorativa, cominciano ad essere considerate come condizioni fondamentali, affinché si possa parlare di una vera e propria integrazione europea. Tra l'altro, l'armonizzazione delle normative e dei diritti dei lavoratori è un elemento chiave per garantire pari opportunità e tutela dei diritti in tutti i Paesi membri. Inoltre, la libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione Europea favorisce lo scambio di competenze e conoscenze, contribuendo così alla crescita economica e sociale dell'intera Europa.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Paoly84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Cermelli Claudia.