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Tipologie di contratto di apprendistato:

1) Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore (Alternanza Scuola Lavoro); rivolto ai soggetti che frequentano un percorso di studio di secondo grado e contemporaneamente una attività lavorativa in un'impresa (che permette all'apprendista di ottenere dei crediti per conseguire il diploma).

2) Apprendistato di alta formazione e di ricerca rivolto a studenti universitari o post-universitari con cui acquisiscono crediti formativi, spendibili nel percorso universitario o post-universitario, svolgendo un'attività lavorativa (molto diffuso nei dottorati di ricerca).

3) APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE è quello più diffuso fra questi ed è un contratto che ha come obiettivo il conseguimento di una qualifica professionale a fini contrattuali per i soggetti di età

Compresa tra i 18 anni e i 29 anni (a partire da 17 anni per i soggetti in possesso di una qualifica professionale). Questo tipo di apprendistato è rivolto anche ai titolari di un trattamento di disoccupazione, a prescindere dalla loro età anagrafica, allo scopo di favorirne la qualificazione o riqualificazione professionale attraverso l'acquisizione di competenze nuove e aggiuntive rispetto a quelle già possedute.

Per i datori che occupano almeno 50 dipendenti, la possibilità di stipularlo è subordinata al fatto che, nei 36 mesi precedenti la nuova assunzione, sia stato confermato almeno il 20% degli apprendisti dipendenti dallo stesso datore di lavoro.

La durata di questo contratto è stabilita dagli accordi interconfederali e dai CCNL, ma non può essere comunque superiore a 3 anni (è infatti l'unica tipologia di contratto di apprendistato che ha una durata massima), o 5 per i profili professionali.

dell'artigianato. Gli Accordi interconfederali e i CCNL stabiliscono anche le modalità di erogazione della formazione (che può essere svolta sia all'interno che all'esterno dell'azienda) finalizzata all'acquisizione delle competenze tecnico-professionali e specialistiche: la formazione contrattuale in questo tipo di apprendistato (che in 1) e 3) è gestita dalle scuole e dalle università) è gestita dall'impresa ed è integrata da una offerta formativa pubblica gestita e pagata dalle regioni per l'acquisizione delle competenze di base e trasversali per un monte complessivo non superiore a 120 ore per la durata del triennio. [Esiste poi un'altra formula che riguarda la formazione del giovane: il tirocinio formativo e di orientamento, che riguarda esperienze finalizzate alla formazione ma che, tuttavia, non consiste in una forma di lavoro subordinato (mentre l'apprendistato si) e per cui il giovane ha

Il lavoro tramite piattaforma è una delle risposte più avanzate della tecnologia alla domanda di flessibilità delle imprese (non c'è niente di più flessibile che il chiedere prestazioni lavorative solo quando è effettuato un ordine da parte dei clienti), consentendo una acquisizione della prestazione lavorativa on demand. Il fenomeno del lavoro tramite piattaforma non è nuovo ma negli ultimi anni ha visto un'espansione considerevole (per esempio, a causa della pandemia da COVID-19, in Italia siamo passati da circa 700.000 lavoratori in questo settore fino a circa 1.500.000, cioè quasi il 3% della popolazione attiva).

Quello dell'On demand economy è un modello di lavoro eterogeneo ed estremamente

dinamico tra cui spicca il fenomeno del food delivery e dei riders (ciclofattorini). Secondo una distinzione abbastanza diffusa abbiamo da una parte il crowdworking e dall'altra il work-on-demand via app:
  • Crowdworking: attività lavorative che implicano una serie di mansioni, in genere semplici ed estremamente ripetitive, che per la loro natura non possono essere realizzate da un computer, venendo, perciò, assegnate tramite una piattaforma virtuale ad una folla non identificata di operatori e potenzialmente globale (un esempio è Amazon mechanical turk, una piattaforma digitale in cui i lavoratori si iscrivono a livello globale e, su richiesta dei clienti che si rivolgono alla piattaforma, gli operatori disponibili svolgeranno le attività che questa gli affida e verranno poi pagati in base al lavoro realizzato).
  • LAVORO TRAMITE PIATTAFORMA (work on demand via app): forme di lavoro più tradizionali e prevalentemente manuali, come nei settori
dei trasporti, della logistica e delle pulizie, seppur mediate da una piattaforma che fissastandard qualitativi per tali servizi e gestisce la forza lavoro ad essa iscritta. Qui il mercato del lavoro è locale e le attività sono svolte in un ambito territoriale ben preciso. Alcuni esempi tipici sono Uber, Just it o Glovo (per esempio, il modello Uber si basa sull'utente che, attraverso la propria applicazione, chiede un passaggio e la piattaforma, cioè Uber, smista il messaggio all'autista, il quale riceve sul proprio cellulare la richiesta e va a prelevare il cliente, portandolo poi a destinazione. Il cliente, tramite la piattaforma gestisce il pagamento e quest'ultima tratterrà la sua percentuale, che solitamente è del 20%-30%, mentre il restante 70% sarà dell'autista). I modelli sono tanti, anche per lavori più qualificati, ma alla base c'è lo stesso concetto: la piattaforma media tra domanda e offerta dilavoro e gestisce alcuni aspetti amministrativi della prestazione, come appunto i pagamenti.

IL CONTENZIOSO NEL LAVORO TRAMITE PIATTAFORMA

Le conseguenze dovute alla pandemia di Covid-19, come già detto, hanno accelerato la penetrazione del servizio nella popolazione e lo hanno reso uno strumento essenziale per la sopravvivenza di alcune attività in difficoltà come quelle della ristorazione.

In origine, i lavoratori in questo settore concedevano queste prestazioni solo come "lavoretti", non facendolo quindi come lavoro principale. Con il passare degli anni, tuttavia, questa tipologia di prestazioni lavorative è diventata per molti la propria fonte principale di reddito. Infatti, questo settore in diversi casi può anche portare ad una buona remunerazione mensile, a fronte però di un ritmo di lavoro veramente eccessivo.

Le piattaforme stanno sempre più prendendo piede perché si tratta di un modello di business potenzialmente di

grande successo dal momento che riesce a combinare i vantaggi del lavoro autonomo e quelli del lavoro subordinato: nel lavoro subordinato il datore di lavoro è costretto a garantire una certa sicurezza al lavoratore e, inoltre, il lavoratore è tutelato dalla legge; nel lavoro autonomo, invece, accade il contrario dal momento che, in quanto il cliente, il suo "datore di lavoro" non ha controllo sul lavoratore, il quale però non ha sicurezza siccome non esistono limiti al licenziamento. Le piattaforme riescono quasi miracolosamente a mettere insieme i due vantaggi: esse, infatti, non sono datori di lavoro e, perciò, non devono farsi carico dei costi e delle responsabilità collegate ai lavoratori, verso cui non hanno obbligo di sicurezza di nessun tipo; i gig workers dall'altro lato riescono a conservare un certo controllo su di essi (un esempio è quello appunto dei rating). Un altro vantaggio è quello di riuscire a ottenere il

beneficio di un costo del lavoro ridotto: infatti, i lavoratori autonomi o quelli che appartengono a categorie intermedie costano meno e, in questo modo, le piattaforme possono offrire servizi competitivi, facendo pagare ai consumatori meno di quello che pagherebbero per altri servizi sostitutivi.

Negli ultimi anni, tuttavia, è nato un vivace dibattito sul ruolo delle piattaforme e sulla natura della collaborazione tra loro e i riders: c'è stato, infatti, parecchio contenzioso davanti ai tribunali nazionali che ha portato alla ribalta dei media e all'intervento del legislatore (nonostante i riders rappresentino comunque una fetta veramente piccola del lavoro, corrispondente più o meno allo 0,5% della forza lavoro italiana). Questo è successo perché, dal punto di vista del diritto, le piattaforme non sono datori di lavoro o agenzie di lavoro interinale, ma sono soltanto servizi digitali, cioè società tech che forniscono solo una

piattaforma tecnologica. Oltretutto, il servizio è fornito da lavoratori autonomi che non sono dipendenti, collaboratori, agenti, joint venturers o franchisees della piattaforma, la quale suggerisce qualche volta solo certi standard di qualità (e in Italia vengono classificati di solito come co.co.co).

I lavoratori, essendo autonomi, sono quindi indipendenti e la piattaforma non dice loro come devono lavorare e non effettua una diretta supervisione sulla loro prestazione. Tuttavia, gli utenti finali del servizio attribuiscono un rating (cioè un voto) ai lavoratori dopo ogni gig ("lavoretto") che la piattaforma prende in considerazione, decidendo di disattivare l'account del lavoratore se tale rating scende sotto una certa soglia o comunque in caso di comportamenti non appropriati.

I lavoratori, inoltre, non sono obbligati a garantire un minimo di disponibilità, così come le piattaforme non devono garantire un minimo di lavoro.

Lavoro nella gig economy

I lavoratori hanno così l'opportunità di scegliere tra diverse opportunità, quella che preferiscono e, una volta accettato un ingaggio, non possono normalmente disdire. Per i lavoratori, però, il lavoro nella gig economy ha più svantaggi che vantaggi ed ecco perché ci sono numerose controversie in merito.

I problemi nascono principalmente per quei lavoratori che lavorano tramite piattaforma come side-business, cioè per arrotondare o mentre studiano, e che vengono considerati lavoratori deboli. In questo settore esiste la forte incertezza causata dal fatto che non si ha un lavoro garantito, non si hanno diritti sindacali (perché spesso il sindacato fatica a raggiungerli non essendo loro presenti fisicamente in un luogo ecco perché nasce un sindacalismo spontaneo, dove sono i lavoratori stessi che si organizzano tra loro, portando avanti proteste collettive), ci sono basse retribuzioni (perché le piattaforme...

notoriamente pagano poco e male), si tratta di lavoratori autonomi (che sono caratterizzati quindi da una poca protezione sociale, senza trattamenti economici previdenziali per disoccupazione, pensione e con poche tutele contro ilicenziamenti) non esistono ferie o un orario massimo e, infine, è possibile essere discriminati

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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jedistefy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Montanari Anna.