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Canale   doppio:   si   hanno   due   organismi,   uno   di   derivazione   sindacale   (ossia   controllato   dal   sindacato  

esterno)  e  uno  che  promana  dall’elezione  dei  lavoratori  di  quell’azienda.  Questo  sistema  è  presente  in  molti  

ordinamenti.   Hanno   funzioni   diverse:   il   primo   ha   un   animo   conflittuale,   dato   che   tratta   con   l’impresa   e   con  

essa  sigla  accordi  (nb  gli  accordi  sindacali  hanno  funzione  gestionale:  gestiscono  momenti  di  crisi;  è  difficili  

che  disciplino  tutto  e  in  generale),  il  secondo  ha  funzioni  più  di  informazione-­‐consultazione.  Canale  unico:  

unico   organismo   di   rappresentanza   sul   luogo   di   lavoro   (in   genere   di   promanazione   sindacale).   (Nb:  

cogestione:   il   sindacato   ha   un   “potere   di   veto”   nei   confronti   del   legislatore.   Unico   esempio   in   Italia:   per  

installare  le  telecamere  ci  vuole  il  consenso  del  sindacato).  Lo  statuto  dei  lavoratori  sceglie  una  via  ibrida:  

un  sistema  a  canale  unico,  ma  un  po’  annacquato,  un  po’  ibrido.  La  scelta  di  questo  modello  è  fortemente  

voluta   dalle   tre   confederazioni   (non   a   caso   l’art.   19   dello   statuto   fa   un   vistoso   riferimento   ad   esse).  

Inizialmente   questo   metodo   ha   successo,   poi   fu   bersagliato   da   sempre   più   critiche:   lo   si   ritiene   troppo  

sbilanciato   verso   i   sindacati   esterni,   non   garantisce   una   effettiva   rappresentanza   dei   lavoratori   di   quella  

azienda    difetto  di  democraticità.  Si  comincia  a  pensare  a  delle  soluzioni,  arrivando  ad  una  biforcazione:   -­‐

fino  al  1993  abbiamo   solo  rappresentanze  sindacali  (quindi  ex  art  19);   -­‐nel  ’93,  per  rispondere  alle  critiche  ,  

le   parti   sociali   (confederazioni)   sigillano   un   accordo   interconfederale   in   cui   ci   si   impegna   a   costituire   le  

rappresentanze   nell’azienda   in   modo   diverso   da   quello   legislativo,   seguendo   una   via   diversa.   Quindi   si  

arriva   al   punto   in   cui   RSA   (rappresentanze   sindacali   aziendali   ex   art   19)   e   RSU   (rappresentanze   sindacali  

unitarie  ex  accorto  interconfederale)  coesistono.  Tra  il  ’74  e  il  ’90  intanto  la  corte  costituzionale  conferma  

la   piena   legittimità   costituzionale   dell’art.19   (è   in   regola   con   l’art.   39   cost).   Nel   ’95   referendum   che   porterà  

ad   una   incisiva   riscrittura   dell’art.   19,   che   allarga   la   possibilità   anche   ai   sindacati   minori   di   costituire    

rappresentanza  in  azienda.  2013:  sentenza  manipolativa  della  corte:  impone  un’interpretazione  correttiva  

dell’art.19  (quindi  riconosce  che  l’art.  19  anche  se  riformato,  è  difettoso).  Art.  19  Statuto  dei  Lavoratori:  -­‐  

fino   al   ’95   prevedeva   la   possibilità,   su   iniziativa   dei   lavoratori,   di   costituire   proprie   rappresentanze   (RSA),  

ma   solo   nell’ambito   di   sindacati   aderenti   alle   confederazioni   maggiormente   rappresentative   sul   piano  

nazionale;   in   aggiunta   i   lavoratori   possono   costituire   proprie   rappresentanze   nell’ambito   di   associazioni  

sindacali  che  anche  se  non  affiliate  alle  confederazioni  maggiormente  rappresentative  sul  piano  nazionale,  

siano   comunque   firmatari   di   contratti   collettivi   di   livello   nazionale   o   provinciale   applicati   nell’unità  

produttiva.   Tutto   questo   vale   solo   per   imprese   con   più   di   15   dipendenti   nella   singola   unità   produttiva,   o  

comunque   aventi   più   unità   produttive   nello   stesso   comune   la   cui   somma   dei   dipendenti   supera   15,   o  

comunque   se   nel   complesso   superano   i   60   dipendenti   (art.   35   dello   statuto).   “Nell’ambito”   è  

un’espressione   molto   ampia:   i   lavoratori   non   è   necessario   che   siano   affiliati   al   sindacato   affiliato   alla  

confederazione,   basta   l’avallo   del   sindacato   esterno   all’iniziativa,   insomma,   che   non   la   rigettasse.   In   ogni  

caso   l’iniziativa   è   dei   lavoratori.   Per   quanto   concerne   la   seconda   via   proposta,   è   un   modo   di   sganciare   in  

apparenza  queste  rappresentanze  dal  monopolio  delle  confederazioni.  Qual  è  il  problema?  Che  la  seconda  

parte   dell’art.19   rifluisce   all’interno   della   prima   parte:   è   difficile   che   un   sindacato   non   aderente   a  

confederazioni   riesca   a   stipulare   un   contratto   collettivo   su   livello   nazionale-­‐provinciale.   Quindi   si   accusa  

insomma  una  stipulazione  a  favore  delle  confederazioni,  tagliando  fuori  tutti  gli  altri  sindacati.  Viola  l’art.39  

cost?   L’art.   19   intendeva   appoggiare   le   maggiori   confederazioni   sindacali   (nonostante   la   seconda   parte  

  9  

dell’articolo,   che   però   in   sostanza   finiva   per   confluire   nella   prima   parte).   Secondo   alcuni   questo   articolo  

lede  gli  artt.  3  e  39  cost  e  in  particolare  il  principio  di  libertà  sindacale  (del  pluralismo  sindacale).  Il  criterio  

della   maggiore   rappresentatività   per   forza   ce   l’hanno   le   tre   maggiori   confederazioni   e   per   irradiamento  

tutti   i   sindacati   che   vi   aderiscono,   escludendo   i   sindacati   non   affiliati.   La   corte   costituzionale   intervenne   nel  

1974   e   nel   1990   salvando   in   toto   la   legittimità   dell’art.19   dicendo   che   lì   il   legislatore   si   limita   a   esercitare   la  

propria  discrezionalità  attraverso  una  procedura  selettiva  connotata  da  ragionevolezza  (si  dice  che  sia  una  

norma  “concessiva”,  che  concede  un  qualcosa  in  più  a  questi  sindacati),  ciò  però  non  significa  che  tutti  gli  

altri  sindacati  non  possono  costituire  rappresentanza  sindacale  aziendale  (RSA).  Quindi:  ragionevolezza  del  

criterio  di  selezione  dice  la  corte.  Poi  dice:  a  sindac

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A.A. 2015-2016
46 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lauracama94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Nogler Luca.