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Capitolo I - Lo Statuto di Baiona. Storia di una costituzione estemporanea
Da Baiona una costituzione improvvisa, di incerta paternità
Nel 1808 l'imperatore Napoleone Bonaparte decide di destinare il fratello Giuseppe, già re di Napoli dal 1806, al trono di Spagna. Giuseppe parte per la Spagna il 23 maggio 1808 e arriva a Baiona, piccola cittadina a ridosso dei Pirenei, il 7 giugno. Il 20 giugno Giuseppe concede ai suoi vecchi sudditi, ossia al Regno di Napoli, uno statuto che prende il nome di "costituzione di Baiona".
Su tale statuto, però, non possediamo informazioni certe, specie in riferimento alla paternità dell'opera. Sulla questione, infatti, ci sono opinioni discordanti: un opuscolo pubblicato nel 1820 da un anonimo carbonaro vede in Giuseppe Zurlo, consigliere di Stato di Giuseppe Bonaparte, l'autore della costituzione (il carbonaro è preoccupato del fatto che Zurlo sia stato nominato Ministro dell'interno).
da Ferdinando IV) ed una risposta dello stesso Zurlo sull'argomento sembra confermare tale teoria; un'altra tesi, invece, sostiene che autore dell'opera, quanto meno all'inizio, sia stato lo stesso Giuseppe Bonaparte, nel suo viaggio da Napoli a Baiona. Interessante, sotto un diverso profilo, è la teoria secondo cui lo statuto concesso ai napoletani fosse inizialmente destinato al solo regno di Spagna e pertanto progettato dallo stesso Bonaparte: lo possiamo evincere da una fonte dell'archivio privato di Giuseppe, dove la parola Napoli, inerentemente alla discendenza al trono, risulta sovrapposta alla parola "Spagna", proprio come se il testo fosse dedicato inizialmente a quest'ultima. Una convergenza di interessiIn un proclama di Giuseppe Bonaparte destinato al Regno di Napoli ritroviamo gli obiettivi della concessione dello Statuto di Baiona:La conservazione della santa Religione; La creazione di un tesoro pubblico distinto daquello della Corona;- La creazione di un parlamento come mezzo d'ausilio al Principe ed utile alla nazione;
- L'assicurazione di un'uguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini grazie all'indipendenza dei tribunali dalla volontà del Principe;
- La creazione di un'amministrazione municipale, locale;
- La sicurezza del pagamento dei debiti dello Stato.
iberico la bontà del nuovo sovrano liberale (Giuseppe appunto). Il y a bien longtemps que je n'avais vu un pareil chef d'oeuvre de bêtise (Era da moltissimo tempo che non vedevo un simile capolavoro di idiozia). La Costituzione di Baiona, tuttavia, non incontra alcun consenso nel Regno di Napoli: contro di essa si scagliano i membri del Consiglio di Stato, in alcun modo interpellati per la stesura dello stesso, il partito liberale napoletano, i francesi del regno ed il ceto borghese, in quanto lo Statuto non contiene alcuna innovazione ed alcuna riforma liberale. La delusione dei vecchi giacobini dinanzi allo Statuto di Baiona è enorme: ben ce lo manifesta una lettera del 6 luglio 1808 inviata dall'intendente (funzionario a capo di una provincia, una sorta di prefetto odierno) della Calabria Pierre Joseph Briot a Giuseppe Ravizza, suo segretario d'intendenza, in cui il primo definisce la Costituzione di Baiona come un "capolavoro di idiozia".
Partito costituzionalista? Giuseppe Bonaparte sin dal suo arrivo a Napoli nel 1806 attua la cosiddetta politica dell'amalgama, già adoperata in Francia dal fratello Napoleone a partire dal 18 brumaio (9 novembre 1799, finisce la Rivoluzione con un colpo di stato di Napoleone, si passa dal Direttorio al Consolato), mirata alla fusione fra individui di diversa estrazione sociale e appartenenza politica, anche negli alti gradi dell'amministrazione del Regno. I giacobini, dunque, si ritrovano a ricoprire incarichi di notevole importanza a Napoli, grazie anche all'aiuto di Cristoforo Saliceti, ministro della polizia con una rilevante influenza nella scelta dei funzionari di alto livello e punto di riferimento di uomini come Briot, vecchio giacobino chiamato da Giuseppe a svolgere importanti funzioni nel Regno. Saliceti, quindi, ricopre il ruolo di referente del partito giacobino a Napoli e viene tenuto sotto strettissima sorveglianza per volere di Napoleone in persona.
Igiacobini sono tutti costituzionalisti e quando nel 1808 Giuseppe concede lo Statuto di Baiona l'insoddisfazione dilaga: il sovrano non solo ha deluso le aspettative, ma non ha neanche mantenuto le promesse fatte, data l'assenza di qualsivoglia riforma liberale all'interno della Carta.
Il modello napoleonico
Abbiamo già visto quali sono gli obiettivi della Costituzione di Baiona, elencati in un Proclama di presentazione della stessa destinato da Giuseppe Bonaparte al Regno di Napoli.
Non ci siamo ancora occupati, invece, della struttura di tale Carta: essa si presenta divisa in XI titoli e 75 articoli, in pratica la più breve costituzione tra tutte quelle emanate nel precedente triennio giacobino sul territorio italiano. Lo Statuto di Baiona, però, somiglia in molti aspetti alla Carta della Repubblica Italiana, emanata il 26 gennaio 1802 (la Repubblica Italiana, ex Repubblica Cisalpina, nasce nel settentrione d'Italia nel 1802 e vede Napoleone come)
Presidente e Milano come capitale…l’esperienza repubblicana si conclude 3 anni dopo quando Napoleone proclama il Regno d’Italia e si incorona imperatore): è quindi necessario comparare le due Carte e rilevarne analogie e differenze.
In entrambe le Carte, anzitutto, viene messo in piedi un sistema istituzionale consistente tanto quanto vuoto di significato e di poteri; entrambe si aprono con il riconoscimento della religione cattolica apostolica romana come religione di Stato e si chiudono con disposizioni generali; in entrambe viene creato un sistema rappresentativo fondato sui ceti sociali destinati a formare il nuovo corpo intermedio tra il governo ed i sudditi.
Tuttavia notevoli sono anche le differenze: anzitutto la Carta della Repubblica Italiana appare innovativa, mentre lo Statuto di Baiona è solo una ripetizione di quanto stabilito nel biennio 1806-1808 dallo stesso Giuseppe Bonaparte; per ciò che concerne l’ambito religioso, poi, mentre la
Carta della Repubblica Italiana riconosce anche la libertà di culto in ambito privato, permettendo di fatto la professione di una fede diversa da quella cattolica, una tale previsione manca nella Carta di Baiona; mentre, infine, in quest'ultimo il sistema rappresentativo viene trattato in un solo titolo inerente il Parlamento Nazionale e si presenta complicato e farraginoso, in quanto Giuseppe pone così tanti limiti ai collegi elettorali (che eleggono i propri rappresentanti in Parlamento insieme al Re) da rendere inutile la loro attività, nella Carta Italiana l'organizzazione è perfetta e funziona realmente. Nello Statuto di Baiona viene attribuita troppa importanza ai Nobili ed al Clero, ponendo in secondo piano la borghesia e di fatto sembrando quasi un ritorno all'ancien régime tanto combattuto dalla Rivoluzione francese. Il Parlamento Nazionale È interessante come nello Statuto di Baiona il compito legislativo affidato al ParlamentoIl Parlamento Nazionale ha il compito di "illuminare il Principe" e "rendergli preziosi servizi", il che si estrinseca semplicemente nel deliberare su progetti di legge provenienti dal Consiglio di Stato e sui conti pubblici annuali del ministro delle finanze. Il presidente del Parlamento è nominato dal re e composto da cento membri ripartiti nei "sedili" del Clero, della Nobiltà, dei Possidenti, dei Dotti e dei Commercianti. Il Parlamento è convocato dal re a porte chiuse (nessuna seduta pubblica), almeno una volta ogni tre anni (troppo poco) e nomina tre commissioni (della giustizia, dell'interno e delle finanze), ognuna composta da 5 membri. Praticamente il Parlamento non ha alcun peso sulle scelte di governo ed appare di minor importanza rispetto al Consiglio di Stato, trattato nel titolo VII, il quale prepara e discute i progetti di leggi civili e criminali, oltre ai regolamenti.
generali di pubblica amministrazione. I collegi dei commercianti e dei possidenti hanno il compito di eleggere i componenti dei rispettivi sedili al Parlamento Nazionale, ma il tutto è sottoposto ad un controllo da parte del re: il collegio dei possidenti è composto da 100 membri nominati a vita dal sovrano a vita e scelti tra coloro che pagano di più di imposizione territoriale; il collegio dei commercianti, invece, per ciò che riguarda Napoli stila una lista di 30 eleggibili da cui il re trae 10 soggetti per i rispettivi sedili, mentre gli altri 10 membri vengono eletti direttamente dagli altri 10 collegi dei commercianti dislocati nel resto del Regno. È sempre il Re a scegliere, infine, Nobili, Clero e Dotti per i rispettivi sedili. Ecco perché la Costituzione di Baiona non incontra il favore di nessuno: anche la borghesia, alla quale è riconosciuta una funzione politica, vede la stessa svuotarsi d'importanza e di significato tramite iRigidisistemi imposti dalla Carta. 3L'obbligo di naturalizzazione per gli impiegati stranieri
Il titolo XI delle disposizioni generali contiene una norma, destinata a far discutere, all'interno della quale è previsto che gli impieghi civili possano essere ricoperti solo e solamente da coloro che posseggono la cittadinanza napoletana o che l'abbiano acquisita.
La situazione del 1808, però, è del tutto diversa: nel biennio 1806-1808, durante il regno di Giuseppe Bonaparte, sono giunti a Napoli moltissimi francesi, adibiti a ricoprire cariche di rilievo. La norma della Costituzione di Baiona li obbliga, dunque, o ad abbandonare l'incarico oppure a divenire cittadini napoletani, di fatto assoggettati al Re di Napoli e non più solo all'Imperatore Napoleone. La norma, in realtà, viene estesa allo Statuto di Baiona in quanto prevista nella costituzione spagnola preparata da Napoleone, senza contare le conseguenze di una tale estensione.
al Regno di Napoli.
Murat e la costituzione di Baiona
Il 15 luglio 1808, con decreto imperiale, Gioacchino Murat (cognao di Napoleone) viene nominato re di Napoli e di Sicilia.