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FONTI DEL DIRITTO REGIONALE
- Statuti ordinari: necessitano di approvazione del Consiglio Regionale che
avviene in due deliberazioni (con maggioranza assoluta) a distanza di due
mesi. Eventualmente è possibile referendum del corpo elettorale. Disciplina
l’organizzazione interna delle regioni e le regole per svolgere le proprie
funzioni. La Corte Costituzionale valuta la conformità delle leggi regionali allo
statuto.
- Le leggi regionali sono approvate in base a quanto previsto dallo statuto
della regione di riferimento. Possono normare tutte le materie non a
legislazione esclusiva dello stato come previsto dall’art. 117 Cost. La potestà
legislativa è del Consiglio Regionale dopo consulto con gli enti locali e sono
soggette a controllo della Corte Costituzionale.
- I regolamenti regionali sono emanati dal Presidente della giunta e il potere
regolamentare è attribuito alla giunta o al Consiglio Regionale secondo lo
statuto di ciascuna regione. Sono subordinati a leggi statali e regionali e sono
soggetti a controllo da parte di Tribunali amministrativi
Paragrafo 11
FONTI DEGLI ENTI LOCALI
- Statuti degli enti locali: contengono le norme dell’organizzazione dell’ente
locale. Lo statuto del Comune è deliberato e modificato dal Consiglio
comunale con maggioranza dei 2/3 dei componenti. Lo statuto della provincia
è adottato dall’assemblea dei sindaci su proposta del consiglio provinciale, lo
statuto della città metropolitana è adottato dalla conferenza metropolitana su
proposta del consiglio metropolitano. Sono necessari i voti di almeno 1/3 dei
comuni compresi nella provincia o città metropolitana.
- Regolamenti: gli enti locali hanno potestà regolamentare su disciplina e
svolgimento delle funzioni a loro attribuite come previsto dall’art. 117.6 Cost.
Potestà regolamentare al consiglio dell’ente locale. Deve rispettare sia leggi
statali che leggi della regione di riferimento.
Paragrafo 15
Le fonti di cognizione sono documenti senza forza normativa che sono usati
per rendere conoscibile e quindi noto il diritto. Tutti gli atti normativi devono
infatti essere necessariamente pubblicati nelle forme previste dalla legge
secondo l’art. 73.3 Cost. Gli atti normativi statali sono pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale dello stato italiano, quelli regionali sul Bollettino Ufficiale
della regione. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è disciplinata da un testo
unico che contiene tutte le formule per promulgazione e emanazione degli atti
normativi. Gli atti legislativi e regolamentari entrano in vigore 15 giorni dopo la
pubblicazione (art. 73.3 Cost.) tranne per specifiche eccezioni comunque
segnalate sul testo.
Capitolo 7: la tutela dei diritti
Paragrafo 1
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nel 1789 vengono
proclamati i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo. Venne inserita nella
Costituzione del 1791 e tutt’ora funge da preambolo nella Costituzione
francese. La dichiarazione è frutto della filosofia giusnaturalistica del XVI e
XVII secolo. I tipi di diritti affermati sono così divisi:
- diritti civili, di cui fanno parte libertà personale, di domicilio, di proprietà, di
manifestazione del pensiero e religiosa. Costituisce la prima generazione
dei diritti, intesi come libertà dallo stato
- diritti politici, ovvero i diritti a partecipare alla vita politica dello stato, di cui
fanno parte diritto di voto e di associazione in partiti e sindacati. Questi fanno
parte della seconda generazione di diritti e evolvono lo stato liberale
monoclasse in stato liberal-democratico pluriclasse
- diritti sociali, nascono come risposta alle crisi portate dalla Prima Guerra
mondiale e la Grande Depressione e servono per permettere di ristabilire
l’eguaglianza fra persone attraverso l’intervento attivo dello stato. Ne fanno
parte il diritto all’istruzione, alla salute, all’assistenza, al lavoro. Sono definiti
di terza generazione
Le nuove sfide date dal progresso tecnologico e dall’avanzare della società
contemporanea hanno portato al graduale riconoscimento di nuovi diritti
chiamati di quarta generazione. Questo insieme di diritti fa parte dei diritti
fondamentali dell’uomo, per diritti umani si intende invece i diritti riconosciuti
universalmente a tutte le persone dalle Nazioni Unite e gli altri organi
sovranazionali.
Paragrafo 2
Nei diritti soggettivi troviamo alcune definizioni tra cui: soggetti titolari del
diritto, beni oggetto del diritto, facoltà del titolare del diritto e contenuto del
diritto.
I soggetti di diritto sono coloro che hanno capacità giuridica, ovvero i
destinatari delle norme giuridiche, coloro che sono titolari di situazioni
giuridiche. La capacità giuridica si acquisisce alla nascita (art. 1 codice civile)
per tutte le persone fisiche (individui presi singolarmente). Le persone
giuridiche (associazioni, società ecc. ovvero pluralità di individui) e le persone
fisiche sono soggetti di diritto. La capacità di agire ovvero di esercitare i
diritti o di assumere obblighi si acquisisce invece con la maggior età (art. 2
codice civile) e può essere persa in determinate condizioni specificate nel
codice civile.
Le situazioni giuridiche possono essere favorevoli nel caso di poteri, diritti
soggettivi, interessi legittimi o non favorevoli nel caso di obblighi, doveri,
oneri e soggezioni.
Delle situazioni favorevoli il potere giuridico costituisce la possibilità di
produrre determinati effetti giuridicamente rilevanti come il potere di accedere
alle cariche elettive o di recedere da un’associazione. Il diritto soggettivo è
una situazione che spetta al soggetto quando l’interesse del soggetto è
tutelato dall’ordinamento giuridico. I diritti soggettivi si dividono in assoluti e
relativi. Per diritti assoluti si intendono i diritti che obbligano gli altri soggetti
di un ordinamento a non impedirne il godimento, ad esempio i diritti inviolabili
della persona. I diritti relativi invece dipendono da un comportamento di un
soggetto definito, come i diritti derivati da un contratto e risolti ottenendo una
specifica prestazione.
L’interesse legittimo a differenza del diritto soggettivo può essere fatto
valere solo quando ad esso corrisponde un interesse pubblico.
Delle situazioni sfavorevoli troviamo l’obbligo, ovvero un comportamento che
un soggetto deve tenere per soddisfare l’interesse di altri soggetti. L’obbligo
viene imposto da atti con forza di legge. Il dovere è un comportamento
dovuto in funzione di un interesse generale, come il dovere alla difesa della
Patria. L’onere è una condizione a carico di un soggetto che va soddisfatta.
La soggezione è per finire la situazione di chi è soggetto ad un potere
giuridico.
L’ordinamento riconosce infine la potestà da esercitare nell’interesse di
un’altra persona, come la responsabilità genitoriale nell’interesse di un figlio
minorenne.
Paragrafo 3
I titolari delle situazioni giuridiche possono essere cittadini e stranieri. Per
cittadino si intende in generale il titolare di diritti e doveri in una comunità
specifica. La cittadinanza di un individuo viene tradizionalmente assegnata
secondo due criteri:
- ius sanguinis ovvero viene data cittadinanza al discendente di un individuo a
sua volta cittadino
- ius soli ovvero viene data cittadinanza a chi nasce su un determinato
territorio
In Italia la cittadinanza si acquisisce alle seguenti condizioni:
- è cittadino italiano il figlio di un cittadino italiano (ius sanguinis) o chi nasce
sul territorio italiano da genitori ignoti, apolidi (ovvero senza patria) o che non
possono trasmettere comunque la cittadinanza di un altro paese. In questo
caso si parla di cittadinanza acquisita per nascita.
- è cittadino italiano un minore straniero adottato da un cittadino italiano o il
minore riconosciuto come figlio da un cittadino (ius communicatio). Si parla di
cittadinanza acquisita per estensione o trasmissione
- può diventare cittadino italiano il coniuge straniero dopo matrimonio o
unione civile con un cittadino se risiede legalmente in Italia dopo 2 anni
- può diventare cittadino italiano lo straniero che ne fa richiesta avendo
determinati requisiti fra cui residenza legale da almeno 10 anni, cittadinanza
dell’Unione Europea e risiede da almeno 4 anni, apolide o rifugiato e risiede
da almeno 5 anni, è nato in Italia e risiede da almeno 3 anni. La cittadinanza
è attribuita tramite decreto del presidente della repubblica dopo giuramento di
essere fedeli alla Repubblica e seguirne la Costituzione e comunque su
proposta del ministro dell’interno e sentito il consiglio di stato; si parla di
naturalizzazione quindi cittadinanza acquisita per concessione
- può essere concessa la cittadinanza per merito allo straniero che abbia
reso illustre servizio all’Italia
- lo straniero figlio o nipote di chi è stato cittadino italiano, se ha servito lo
Stato o se è diventato maggiorenne con residenza da almeno 2 anni ha
diritto all’acquisizione della cittadinanza. Anche lo straniero nato e vissuto
in Italia ha diritto alla cittadinanza se dichiara di volerla acquistare fra i 18 e i
19 anni
- è ammesso sempre avere più cittadinanze
La cittadinanza può essere persa in questi casi:
- per rinuncia se viene acquisita altra cittadinanza e si risiede all’estero
- viene persa di diritto se un cittadino ha un rapporto di lavoro con uno stato
estero e ignora l’intimazione del governo italiano di cessarlo
La cittadinanza può inoltre essere riacquistata per chi l’ha persa o revocata
da stranieri condannati in via definitiva per reati di terrorismo o eversione
Nessun cittadino può perdere la cittadinanza per motivi politici, art. 22 Cost.
Il cittadino italiano può essere estradato, ovvero consegnato ad uno stato
estero dove ha compiuto un reato, solo nelle ipotesi previste dagli accordi
internazionali, art. 26 Cost. e in ogni caso non può mai essere estradato per
reati politici (tranne per il genocidio). La Corte Costituzionale ha dichiarato
illegittima inoltre l’estradizione per reati puniti nel paese in cui sono stati
compiuti con la pena di morte. Nell’Unione Europea l’estradizione è sostituita
dal mandato di arresto europeo.
Il cittadino italiano è anche cittadino dell’Unione Europea. I cittadini
dell’Unione Europea possono entrare e soggiornare liberamente negli stati
membri con il possesso di un documento di identità e fino a 3 mesi di
permanenza.
Lo straniero è invece chi non è cittadino italiano e non è apolide. Viene
defini