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I DIRITTI SOCIALI O DIRITTI DI LIBERTA’ POSITIVA.

I diritti sociali o di libertà positiva sono nati nel 900 nel XX sec. Se i dritti di libertà negativa sono diritti

che danno al titolare una pretesa ad un atteggiamento astensionistico da parte dei pubblici appartati, i

diritti sociali attribuiscono al loro titolare una pretesa ad un atteggiamento interventista dei pubblici

apparati. Es diritti sociali: Diritto allo studio, diritto all’istruzione, diritto alla sanità.

ART. 3: principio di eguaglianza

Il fondamento di tali diritti sociali riposa nel secondo comma dell’art 3 della costituzione che disciplina il

principio di eguaglianza.

In realtà tale art disciplina due versioni del principio di eguaglianza:

1. Eguaglianza formale (primo comma)

2. Eguaglianza sostanziale: è il fondamento generale di tutti i diritti sociali (secondo comma).

Sono due principi enunciati da una stessa disposizione ma sono espressione di filosofie politiche

lontane se non addirittura antitetiche.

Es una legge che dice tutti possono frequentare le scuole sarebbe una legge che rispecchia il principio

di eguaglianza in senso formale.

Eguaglianza formale: Elimina le discriminazioni di carattere giuridico, elimina le classi sociali.

Art 3 primo comma non si interessa delle disuguaglianze di fatto (economico sociale) in quanto ha uno

stampo liberale (primo comma).

Es di eguaglianza formale: Diritto allo studio: non si può vietare la frequenza di una scuola sulla base

della condizione sociale. In questo caso il diritto allo studio come anche tutti i diritti liberali non fanno

riferimento all’uguaglianza di fatto. 41

Diritto costituzionale Pag.

Secondo comma art 3 è frutto di una filosofia differente rispetto a quella liberale. L’eguaglianza

sostanziale si occupa delle disuguaglianze di fatto.

È compito della rep rimuovere gli ostacoli non di tipo giuridico ma di ordine economico e sociale

(ostacoli di fatto) che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza e impediscono lo sviluppo della persona

umana.

Non è sufficiente che tutti abbiano il diritto se ci sono ostacoli di tipo economico e scoiale che

impediscono l’effettivo esercizio di quel diritto

Tale comma dell’art 3 rappresenta il fondamento giuridico di tutti i diritti sociali, che attribuiscono al

titolare una pretesa a un atteggiamento interventista dello stato. Mer. 06.05.2015

Esempio di dritto sociale:

Diritto all’istruzione: non significa solo che tutti se voglio possono studiare, ma il diritto che anche i

meno abbienti o che non dispongono di mezzi finanziari necessari se capaci e meritevoli hanno diritto

di raggiungere i più alti livelli di istruzione. Questo significa che i pubblici poteri debbono apprestare

(fornire) un apparato per garantire questo diritto ad es attraverso alloggi gratuiti o fuori mercato o gli

studentati. Il diritto allo studio è un classico diritto sociale.

Il diritto di tutti i cittadini di riunirsi è effettivo in quanto il suo esercizio non venga ostacolato dai pubblici

poteri. I pubblici poteri non possono impedire le riunioni salvo alcune eccezioni (incolumità e sicurezza

pubblica). Vi è quindi una netta distinzione tra diritti di libertà negativa (il sogg è titolare alla pretesa di

un atteggiamento astensionistico dello stato) e diritti di libertà positiva (cioè i diritti sociali come

l’istruzione, la previdenza e assistenza pubblica, il diritto alla sanità: incide maggiormente nel bilancio

dello stato). Sono tutti diritti che presuppongono un attivazione dello stato cioè una spendita di pubblico

denaro.

Infatti si dice che i diritti sociali sono diritti finanziariamente condizionati perché l’effettività del diritto

dipende dalla disponibilità finanziaria dello stato. L’effettività dei diritti sociali si è fatta sempre meno

garantita via vai che la crisi economica in Italia si è appesantita.

I diritti sociali hanno un loro referente generale nei principi di eguaglianza in senso sostanziale cioè nel

secondo comma dell’art 3, rappresenta un principio complementare, ma a volte in opposizione all’altro

principio di cui al primo comma dell’art 3 che prevede il principio di eguaglianza in senso formale. Il

principio di eguaglianza declinato nelle sue duplici specie del principio di eguaglianza formale e

sostanziale, richiama un'altra tematica che è quella delle forme di stato. Il principio di eguaglianza

formale è il principio tipico dello stato liberale, mentre il principio di eguaglianza in senso sostanziale è

tipico dello stato sociale. Stato liberale e sociale sono altrettante fattispecie storicamente definite forme

di stato. Per forma di stato si allude all’assetto dei rapporti tra pubblici poteri e cittadini.

Italia: era considerata fino a 15, 20 anni fa uno stato sociale dove vengono riconosciuti e garantiti una

serie di diritti sociali. In realtà le cose non stanno più così, perché nonostante non siano stati modificati

gli articoli dai quali si desumeva che la rep italiana è ascrivibile al genere degli stati sociali, le cose sono

cambiate e oggi la rep italiana è più correttamente ascrivile al genere dello stato regolatore.

Partendo dallo stato liberale, la genesi delle altre 2 fattispecie (stato sociale e regolatore) non può

essere pienamente capita se non si studiano prima le ragioni della fine della forma di stato che è

precedente cioè quella dello stato liberale.

Lo stato liberale (-borghese) si colloca cronologicamente nell’800. La filosofia di fondo dello stato

liberale è una filosofia politica di tipo individualista. Si può utilizzare una frase pronunciata da Reagan

per descrive la filosofia dello stato liberale. Reagan dice: “il problema dell’economia è lo stato”, lo stato

non è soluzione ma il problema dell’economia. Lo stato liberale attribuisce allo stato il compito di

guardiano cioè non deve limitare, influire sul libero esercizio dei diritti dei cittadini. Ad es Un classico

diritto liberale borghese è il diritto di libera iniziativa economica, lo stato non deve intervenire nella sfera

economica, perché il mercato si autoregola. Lo stato deve astenersi dall’intervenire dalla sfera

economica e da tutti quei diritti di libertà negativa (diritto di riunione, personale ecc..) dei consociati. I

diritti di libertà negativa sono stati inizialmente concepiti come diritti ad essere liberi dallo stato come

42

Diritto costituzionale Pag.

risulta ad es dalla lettura non attualizzata dell’art 41. Questa era la filosofia di fondo dello stato

borghese. Borghese perché lo stato liberale è uno stato in cui la classe dominante è la borghesia che

vede nello stato il nemico pubblico e quindi lo stato x garantire il diritto di svolgere la loro attività

economica li deve lasciare liberi di intraprendere la loro attività economica.

Il pensiero economico alla base di questa impostazione è quello di Adam Smith che parlava della

mano invisibile del mercato. Nel mercato ciascuno persegue il proprio interesse egoistico, ma in

ragione dei meccanismi tipici del mercato chi partecipa al mercato pur perseguendo il proprio interesse

egoistico, in realtà dalla somma degli interessi egoistici degli individui, ognuno contribuisce a

raggiungere il benessere generale. Es il venditore ha interesse a vendere il prodotto al prezzo più alto

mentre chi acquista ha interesse a un prezzo più basso, il punto di equilibrio costituito dal prezzo

consente alla più ampia cerchia di individui di comprare o vendere quel prodotto o servizio.

In riferimento alla filosofia di fondo dello stato liberale in ambito economico (è più evidente

l’atteggiamento astensionistico dello stato), se lo stato si deve astenere dall’intervenire in campo

economico questo significa che a un certo punto si viene a verificare quello che è una conseguenza

inevitabile perché a differenza di quello che pensavano gli economisti liberali il mercato non è una

creatura che esiste in natura e non è neanche un entità che è in grado di autoregolarsi, perché in realtà

il produttore che cerca di massimizzare il proprio interesse (profitto) cerca di diminuire i costi di

produzione ad es diminuendo i salari ecc. da qui si capisce l’atteggiamento ostile dello stato nei

confronti dell’associazionismo in generale e quello sindacale in particolare. Il contratto di lavoro era un

contratto secondo impostazione liberale due soggetti posti sullo stesso piano. In questo scambio tra chi

fornisce e tra chi presta lavoro non era ammessa alcuna interferenza ne da parte dello stato ne dalle

associazioni sindacali. Lo stato non deve solo astenersi ma deve anche evitare che una possibile

interferenza sia posta in essere da altre entità come ad le associazioni sindacali. La forza del lavoratore

aumenta se ha dietro alle spalle ha un sindacato (un conto se è un singolo lavoratore che si astiene dal

lavorare e un altro se tutti i lavoratori si astengono). Vi è quindi il divieto di sciopero e associazionismo

sindacale in quanto venivano indicate come fattispecie che incidevano sul libero scambio tra offerta tra

chi offriva lavoro e chi do offriva di prestare lavoro.

Il capitalista, lasciato libero di fare ciò che vuole, deve diminuire i costi di produzione (licenziamento,

aumento orario di lavoro a parità di salario) e questo determina disequilibri economici e differenze

economiche tra determinati ceti sociali e altri come tra borghesia da un lato e il proletariato dall’altro.

Questo comporta una concentrazione della ricchezza in capo a pochi individui (cerchia ristretta) e

questo ha ricadute economiche devastanti.

Una corrente di pensiero solida individua proprio nella crisi della domanda e dei consumi la causa

principale dello scoppio della grande crisi del 29.

Es: Ford può produrre con il suo sistema di produzione di auto un numero elevato di auto, ma a chi le

vende se ampi strati della società non sono sufficientemente abbienti da consumare i suoi prodotti? È

chiaro che il meccanismo di accumulazione capitalistica della ricchezza si inceppa, perché c’è un

duplice eccesso: un eccesso di produzione e un eccesso di manodopera o disoccupata o

sottoccupata o malpagata e da questo duplice eccesso scaturisce, secondo questa corrente di

pensiero, la crisi del 29 e quindi lo stato che non è altro che una sovrastruttura della struttura

sottostante economica entra in crisi. Lo stato liberale entra in crisi. Si esce dalla crisi grazie al new deal

di Roosevelt e con l’invenzione del welfare state (stato sociale) che si ispira a una filosofia antitetica

rispetto a quella dello stato liberale. Il principio ispiratore dello stato sociale è un principio interventista

perché lo sta

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze giuridiche IUS/08 Diritto costituzionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anuk90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto costituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Damiani Paolo.