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Principi della magistratura
1. Indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello stato (legislativo ed esecutivo) e non è un organo di indirizzo politico, bensì la sua azione deve essere volta solo all'applicazione del diritto.
Si capisce l'indipendenza da 2 principi:
- I giudici sono soggetti solo alla legge: i giudici devono agire indipendentemente dalla politica.
- Obbligatorietà dell'azione penale: tutte le volte che il PM ha una notizia di un reato egli ha l'obbligo di iniziare il procedimento penale.
2. Solo magistratura giudicante: imparzialità o terzietà del giudice. Non è possibile l'istituzione di giudici straordinari: tale divieto si lega al principio del giudice naturale precostituito per legge. Non è possibile che venga istituito un giudice al fine di giudicare su un determinato fatto, il giudice deve sempre essere individuato prima del fatto, poiché l'istituzione successiva di un giudice porterebbe al
fenomeno dell'imparzialità. Come strumento per garantire l'indipendenza dei magistrati, dalla Costituzione è stato istituito il CSM (Consiglio superiore della magistratura), un organo di autogoverno della magistratura. I magistrati sono anche dei funzionari parte della PA. Da un punto di vista dell'organizzazione amministrativa, i magistrati sarebbero sottoposti al ministro della giustizia. Per evitare la sottoposizione gerarchica dei magistrati al ministro della giustizia e garantire l'indipendenza è stato creato il CSM.
Funzioni CSM: adotta tutti quei provvedimenti relativi allo status giuridico dei magistrati (licenziamenti, promozioni, trasferimenti, assunzioni ecc..) che in assenza del CSM sarebbero adottati dal ministro della giustizia. di garantire l'indipendenza per la sua organizzazione e composizione: esso infatti è composto da 24 membri elettivi di cui 16 sono magistrati eletti da
Altri magistrati (componenti togati) e i restanti 8 sono nominati dal Parlamento (componenti laici= professori ordinari e avvocati dopo 15 anni di svolgimento della professione). Oltre ai 24 componenti vi sono inoltre 3 membri di diritto: presidente della Repubblica, il primo Presidente della Cassazione ed il procuratore generale della Cassazione.
Il presidente del CSM è il Presidente della Repubblica, ma il CSM deve procedere anche alla nomina di un vicepresidente che deve essere nominato dal presidente in seduta comune tra i membri laici.
Il provvedimento adottato dal CSM è un atto amministrativo impugnabile davanti al TAR.
Chi può sollevare un'azione disciplinare nei confronti dei magistrati:
- Procuratore generale della Cassazione
- Ministro della giustizia (può solo sollecitare l'azione, mentre giudica sempre l'apposita sezione del CSM).
Funzioni ministro della giustizia: La costituzione disciplina le competenze residue del ministro: tutti i
Compiti relativi al funzionamento e all'organizzazione dei servizi attinenti alla giustizia (costruzione e conservazione di palazzi della giustizia). Il ministro della giustizia può inoltre promuovere l'azione disciplinare.
Al ministro della giustizia sono gerarchicamente sottoposti tutti i dipendenti che non sono magistrati, come i cancellieri che sono funzionari pubblici.
FORME DI STATO (come sistema giuridico).
- Forma di stato liberale
- Forma di stato sociale
- Forma di stato regolatore
L'attuale forma di stato presente in Italia, come nei paesi a capitalismo avanzato, è quello dello stato regolatore.
Per comprendere come si è arrivati alla forma di stato regolatore è necessario capire come sia nato lo stato sociale e di conseguenza lo stato liberale.
STATO LIBERALE (principio non interventista)
Forma di stato dell'800 → tutela gli interessi della borghesia
Lo stato liberale si astiene il più possibile dall'intervenire nel campo del libero
Svolgimento dell'attività umana, soprattutto in campo economico. Il Principio fondamentale che deriva dal principio non interventista è il principio dell'eguaglianza. Questo significa che tutti sono eguali davanti alla legge e che tutti hanno capacità giuridica e d'agire. Tale principio entra in contrapposizione al principio della differenziazione, presente nello stato assoluto, che prevede un diverso trattamento giuridico in base al ceto di appartenenza. Il principio di eguaglianza formale, tuttavia, non ha alcun interesse alle disuguaglianze di fatto. Es: il contratto di lavoro ha carattere ambiguo perché si svolge tra soggetti posti sullo stesso livello, ma la forza contrattuale è diversa. L'uguaglianza in senso formale riconosce i diritti di libertà negativa, cioè i diritti tipici dello stato liberale che danno al titolare la pretesa di astensione da parte dello stato.
Uscite
Principio di pareggio del bilancio: le spese non devono superare le entrate.
Sul piano del sistema tributario il principio fondamentale è il principio di proporzionalità: si viene tassati in proporzione alle proprie ricchezze. Nello stato liberale vige inoltre il sistema elettorale censitario: chi non contribuisce al mantenimento della macchina statale attraverso le tasse non può votare. Il parlamento è costituito, quindi, da rappresentanti della borghesia e le riserve di legge che rappresentano una garanzia sono tali perché la legge è fatta dal parlamento che è costituito dai rappresentanti della borghesia.
Lo stato liberale vede nel mercato una struttura in grado di autoregolarsi, tuttavia il produttore, lasciato libero di fare quello che vuole, persegue il suo interesse egoistico sfruttando il proletariato e questo determina un duplice eccesso di manodopera disoccupata ed un eccesso di produzione che porta a sua volta ad una crisi della domanda che sfocia.
nella crisi del 29. La struttura liberale si dimostra incapace di trovare una soluzione alla crisi, si sente pertanto la necessità di concepire i rapporti tra diritto ed economia in modo diverso e così nasce la nuova forma di stato: lo stato sociale.Lo stato sociale è interventista nella vita sociale e nell'attività economica. Per perseguire interessi generali, i pubblici poteri devono intervenire nell'interesse dei consociati. Dal principio interventista deriva il principio di eguaglianza sostanziale: le disuguaglianze di fatto non sono più giuridicamente irrilevanti. I diritti sociali (es. diritto all'istruzione, sanità pubblica, sciopero diventa un diritto, associazionismo sindacale) sono i diritti tipici dello stato sociale, che si basa sulla libertà positiva.
La vera ragione all'origine dello stato sociale non è di tipo etico o religioso o rivoluzionario, ma sorge per la necessità del sistema capitalistico di
salvarsi e diperpetuare la sua esistenza divenendo solidaristico, solo in questo modo è possibile risolvere la crisi delladomanda e rispristinare la capacità di consumo. Nello stato sociale vige un sistema elettorale universale: tutti hanno diritto di votare. Il sistema tributario si ispira invece al principio di progressività: più si è ricchi e più si è tassati, quindi la percentuale delle aliquote aumenta all'aumentare della ricchezza. Il peso fiscale aumenta con l'aumentare della ricchezza posseduta (IRPEF), tuttavia non tutte le tasse sono progressive (IVA). Lo stato sociale attraverso la macchina tributaria preleva ricchezza improduttiva e la distribuisce tra i ceti meno abbienti al fine di riattivare la capacità di consumo e ripristinare il ciclo economico che si è inceppato. Altro strumento utilizzato dallo stato per ripristinare il ciclo economico e la capacità di consumo, oltre aidiritti sull'orlo del fallimento. Tale strumento può essere sociale, è lo stato imprenditore: lo stato acquista le aziende positivo o negativo, tutto dipende dall'uso che se ne fa. Come fa lo stato a garantire il funzionamento di questa macchina? Ci vogliono soldi, una fonte è determinata dall'entrata tributaria.
La spesa pubblica aumenta sempre di più e le entrate non sono più sufficienti a coprire la spesa pubblica. La pressione tributaria aumenta, ma si deve arrestare a un determinato livello. Le entrate quindi non sono sufficienti o lo stato fa leva sulle entrate di natura debitoria emettendo titoli del debito pubblico, richiedono in questo modo capitali dai mercati finanziari che accettano dietro la promessa di una remunerazione dei capitali prestati e dietro la garanzia del pagamento degli interessi.
L'UE ha stabilito per quanto riguarda il debito pubblico il divieto di disavanzi pubblici eccessivi, cioè ha fissato dei limiti.
All'indebitamento statale. Si arriva ad un punto che i mercati finanziari non sono più disponibili ad acquistare i titoli di debito pubblico o se li acquistano solo ad un interesse molto alto (spread: differenziale di rendimento). L'indebitamento raggiunge un livello pari dove lo stato non può più far fronte alla spesa pubblica e vi è solo un'alternativa: lo stato sociale viene eliminato. Ci si deve liberare delle imprese pubbliche attraverso la privatizzazione: lo stato vende per fare cassa, perché non è più in grado di sostenere queste imprese pubbliche. Questo comporta la nascita dello stato regolatore.
Principio dell'economia sociale
STATO REGOLATORE - di mercato
Lo stato regolatore non è la "riedizione" dello stato liberale. Il compito dello stato non è equiparabile a quello dello stato liberale, ma ha imparato una lezione derivante dallo stato liberale. Il compito dello stato è di
regolare al fine di tutelare e promuovere il mercato, poiché è consapevole che il mercato, lasciato a se stesso, provoca danni in quanto non è un'entità esistente in natura. Il mercato, per essere concorrenziale, deve essere regolato tramite le leggi antitrust (il complesso delle norme giuridiche che sono poste a tutela della concorrenza sui mercati economici). Lo stato deve regolare il mercato al fine di garantire un adeguato livello concorrenziale, ma anche deve promuovere il mercato, creare il mercato laddove non esiste. Che cosa fa lo stato per far fronte all'incapacità di sostenere la spesa pubblica? Vende le aziende pubbliche ai privati, ma privatizzare una società è solo un primo passo perché solitamente si tratta di società che operano in regime di monopolio legale e, quindi, sono dei soggetti che coprono tutta la domanda. Il monopolio legale, quindi, si andrebbe a trasformare in un monopolio privato, se lo stato.to ciò potrebbe causare gravi conseguenze per l'economia e la società nel suo complesso. È necessario adottare una strategia olistica che tenga conto di diversi fattori, come la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e l'equità economica. Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale promuovere la trasparenza e la responsabilità nelle attività economiche. Ciò può essere fatto attraverso l'implementazione di regolamenti e leggi che disciplinano le pratiche commerciali e finanziarie. Inoltre, è importante incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini e delle organizzazioni della società civile nel processo decisionale. Un altro aspetto cruciale è promuovere l'innovazione e lo sviluppo tecnologico sostenibile. Questo può essere fatto attraverso l'investimento in ricerca e sviluppo di tecnologie pulite e sostenibili, nonché attraverso l'incoraggiamento di pratiche commerciali e produttive che riducano l'impatto ambientale. Infine, è essenziale promuovere l'equità economica e la ridistribuzione delle risorse. Ciò può essere fatto attraverso politiche fiscali progressive, che tassano in modo più pesante i redditi più alti e riducono le disuguaglianze di reddito. Inoltre, è importante garantire l'accesso equo alle risorse e ai servizi di base, come l'istruzione e la sanità, per tutti i cittadini. In conclusione, per affrontare le sfide economiche e sociali del nostro tempo, è necessario adottare una visione olistica e sostenibile dello sviluppo economico. Questo richiede l'implementazione di politiche e pratiche che promuovano la trasparenza, la responsabilità, l'innovazione e l'equità economica. Solo attraverso un approccio integrato possiamo costruire un futuro migliore per tutti.