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RAPPRESENTANZA DELLA SOCIETÀ - SRL
Rappresentanza nella SRL: anche nella SRL si ritiene necessaria una attribuzione ad hoc, cioè una investitura del rappresentante, perché ci sono una serie di indizi che giustificano questa conclusione, cioè che non è detto che ci sia una necessaria coincidenza tra amministratori e rappresentanti. Il 2383 comma 4 sulla pubblicità della rappresentanza del registro imprese è espressamente richiamata anche per la SRL, quindi è chiaro che sia necessaria una investitura. Nel caso remoto che non ci siano indicazioni nello statuto o nella delibera di nomina, il potere di rappresentanza spetterà a tutti i soci indistintamente, cioè troverà applicazione il 2475 bis primo comma per come è formulato (ipotesi di scuola visto che il più delle volte si individua il soggetto che ha il potere di rappresentanza).
Più problematica nella SRL la questione della rappresentanza.
congiunta e disgiunta, nelle SPA può essere liberamente configurata, mentre nella SRL c'è una dottrina che dice che è disgiunta visto che si fa riferimento ad una norma in tema di società di persone e si prevede di applicare l'articolo 2266 che dice che ogni amministratore ha rappresentanza. C'è anche una seconda teoria secondo cui è congiunta o disgiunta secondo il tipo di amministrazione, cioè guardando se l'amministrazione è congiuntiva o disgiuntiva, mentre nel caso ci sia il CdA questa tesi dice che sarà la maggioranza del consiglio a decidere, quindi una sorta di rappresentanza congiunta a maggioranza. 16/03/2021
Prima della riforma del 2003, anche il potere di rappresentanza era limitato all'oggetto sociale, oggi invece è un potere generale e risulta testualmente sia per le SPA, all'articolo 2384, sia nelle SRL, all'articolo 2475 bis c'è una norma praticamente
Atti ultra vires: è una terminologia latina e significano atti estranei all'oggetto sociale. Il problema che si pone è quando l'amministratore pone in essere questo atto. Lo può fare perché l'oggetto sociale non è un limite al potere di rappresentanza, quindi potrà violare il suo potere gestorio e potrà spendere il nome. Il problema dell'opponibilità ai terzi di questi atti ha diverse teorie, il problema è se questo atto è o meno opponibile ai terzi, cioè se impegna la società oppure no:
- Tesi prevalente: è la tesi dell'inopponibilità dell'oggetto sociale, diffusa in dottrina eseguita in giurisprudenza. Secondo questa tesi, se l'amministratore compie un atto ultravires, è vincolante per la società, quindi sarà tenuta ad assumere le obbligazioni derivanti dall'atto. Esempio: l'amministratore pone in essere un
Possibilità per la società nei rapporti esterni è quella di provare l'exceptio doli, cioè che il terzo sappia. Non è un sinonimo di malafede ma è un concetto più ristretto. La malafede è la semplice consapevolezza, cioè lo stato soggettivo di chi sa che l'atto reca un danno ai terzi, in questo caso alla società. L'exceptio doli è l'azione intenzionale a danno della società, quindi non basta provare che il terzo era a conoscenza che l'atto fosse ultra vires ma occorre dimostrare che il terzo abbia intenzionalmente agito ai danni della società, mettendosi d'accordo con l'amministratore per compiere questo atto pregiudizievole. Rispetto alla prova della malafede è una prova più complessa. 492. Tesi dell'opponibilità dell'oggetto sociale: è una tesi minoritaria (opposta alla prima) ma ogni tanto riceve riscontri nella
giurisprudenza di merito, anche se sporadici. È una tesi che sostiene che l'oggetto sociale è opponibile al terzo, per cui se l'amministratore fa un atto ultra vires, quell'atto non vincola la società. Questa dottrina svolge una interpretazione sistematica, cioè si dice che l'oggetto sociale non è un limite statutario ma è un limite legale vero e proprio rispetto al potere di rappresentanza, nonché principio di ordine pubblico economico. Quindi è vero che sono i soci che statutariamente lo decidono liberamente nel momento in cui fanno il contratto di società, però l'oggetto sociale è un limite che deriva direttamente dalla legge. Si va a richiamare l'articolo 41 della costituzione che parla dell'iniziativa economica, in cui si dice che l'iniziativa economica privata è libera. Un altro argomento che sviluppa è che nel momento in cui lo statuto che
Il testo contiene l'indicazione dell'oggetto sociale viene pubblicizzato, sorge una presunzione legale di conoscenza, perché i terzi che vengono a contatto con la società sono tenuti ad informarsi al registro con una visura camerale. È un argomento piuttosto debole anche perché secondo alcune direttive comunitarie, la sola pubblicizzazione dello statuto non può presumere la conoscenza dei terzi, quindi c'è una chiara tendenza nel diritto della UE ad escludere la presunzione di conoscenza.
In tema di SRL, l'articolo 2479 dice che se c'è una decisione di fare azioni che comportano una sostanziale modificazione dell'oggetto sociale che come tale è riservata alla competenza dei soci e non degli amministratori, questa decisione costituisce un limite legale del potere di rappresentanza. Seguendo la teoria minoritaria dell'opponibilità, l'atto secondo questa tesi sarà opponibile anche con terzi.
in buona fede e senza guardare l'exceptio doli.
3. Teoria intermedia: secondo questa teoria la società può qualificare l'oggetto sociale come limite legale o statutario. Quando sarà configurato come limite legale, sarà opponibile ai terzi, nell'altro caso non sarà opponibile, anche se i terzi hanno agito a danno della società. È una teoria molto debole visto che è molto difficile dire che la società stessa in sede di redazione dell'atto costitutivo possa determinare se l'oggetto sociale sia o meno un limite legale.
Da un punto di vista pratico, l'opponibilità o meno, può essere risolta dall'autorizzazione ex ante, cioè prima che l'atto sia compiuto o dalla ratifica ex post, dopo che l'atto sia compiuto, sono due strumenti che possono risolvere il problema sotto un piano pratico. Se si pensa che l'atto ultravires è un limite legale, si può
Risolvere introducendo una autorizzazione/ratifica per poter rendere efficace nei propri confronti un atto che sarebbe inefficace. Si risolverebbero molti problemi teorici con questi due strumenti.
Anche in questo caso è discusso se la società possa o meno autorizzare o ratificare gli atti ultravires.
Teoria positiva: secondo la giurisprudenza si ammette che la società autorizzi o ratifichi gli atti ultravires, il problema è che si concretizza una modifica una tantum dello statuto perché quando la società fa un investimento mobiliare (oggetto sociale: investimenti immobiliari), se si ratifica si sta modificando una tantum lo statuto, visto che non si sta aggiungendo l'investimento mobiliare nello statuto, ma si sta facendo una modifica diversa dalle normali variazioni con assemblea straordinaria.
La Cassazione dice che è ammissibile, cioè la modifica non per forza deve avvenire formalmente con un'assemblea straordinaria che
delibera una modifica formale. Tutto questo non è necessario e in via del tutto occasionale è possibile una modifica una tantum. La giurisprudenza aggiunge però che non è possibile una modifica tacita con comportamenti concludenti, come l'approvazione del bilancio sociale da cui risulti contabilizzata una autorizzazione ultra vires, ma ci vorrebbe una delibera dell'assemblea che ratifica l'atto. Invece è ammissibile la riserva di ratifica, è una ipotesi diversa, si ha quando l'amministratore compie l'atto ultra vires ma nel momento in cui lo compie riserva alla società la facoltà di ratificare quella operazione. L'atto è sicuramente inefficace visto che è subordinato alla ratifica quando viene stipulato, perché non avrebbe il potere di farlo. Accanto alla tesi dell'ammissibilità c'è una tesi opposta seguita dalla dottrina e da una parte della Cassazione.contro la prima tesi sostenuta dalla giurisprudenza (spaccatura tra dottrina e giurisprudenza). L'argomento di questa tesi della inammissibilità è: - L'articolo 2384 dice espressamente che non si