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bilanci d’esercizio. La disciplina contabile sovranazionale è stata attuata attraverso la
comitatologia, cioè l’ente privato formula un principio contabile e la commissione
europea, valutatolo, lo recepisce con regolamento comunitario che è direttamente
applicabile in tutti gli stati comunitari. Dunque si applica, ovviamente, il regolamento
comunitario. Quindi abbiamo due corpi normativi. Chi deve applicare i principi contabili
internazionali? Vedi slide n. 4.
Quando sono stati redatti questi principi c’era molto entusiasmo per l’apertura al
contesto internazionali. Dunque questi principi si estesero con una certa leggerezza
puntando a far si che i principi nazionali restassero solo per le piccole imprese che non
guardavano al mercato internazionale. Durante la crisi ci siamo resi conto che questi
principi hanno i suoi limiti. Perché mentre i principi nazionali sono molto prudenti, si
basano su un criterio che è il costo storico, quelli IAS si basano sul valore di mercato di
un bene, con la conseguenza di essere pro-ciclici cioè quando le cose vanno bene
fanno sembrare che vanno ancora meglio e quando le cose vanno male fanno
sembrare che vadano ancora peggio (seguono l’andamento del mercato). Questo è un
problema quando c’è recessione. Dunque pro-ciclici, va nel senso del ciclo economico.
Un grosso problema lo hanno avuto le banche i quali erano pieni di titoli di stato.
Secondo i principi contabili internazionali quei titoli di stato vanno valutati al valore di
mercato, dunque se scende il loro valore e questo va rappresentato nel patrimonio
immediatamente con una riduzione dello stesso è un problema anche se siamo sicuri
che i titoli di stato di questo paese o quel paese saranno onorati. Questo è un effetto
pro-ciclico. Se invece potessi valutare il credito sulla base di quello che
ragionevolmente penso che potrò ottenere penso che il titolo di stato sarà onorato.
Dunque ecco la differenza: posso metterlo o al valore nominale pieno, perché penso
che lo stato mi pagherà, oppure lo devo mettere al valore valutato al mercato in quel
momento. Dunque il problema fondamentale nel redigere un bilancio è per chi lo sto
scrivendo, chi è il mio lettore. Tutti ovviamente, ma non tutti hanno bisogno delle
stesse informazioni. In questa è la differenza tra principi contabili nazionali e
internazionali. I principi contabili codicistici fanno una fotografia patrimoniale per i
creditori, che tende a rappresentare ai creditori un valore prudenziale del patrimonio
sociale sulla base del quale i creditori possono fare affidamento. Questa è la ragione
per cui, lo vedremo, spesso seguono regole molto più prudenti degli IAS, il che non è
una cosa sempre positiva (non valorizza le potenzialità di ogni bene, l’intero valore).
Gli IAS, invece, tendono ad avere come referente l’investitore, per queste sono
applicate soprattutto in borsa, e per questo ha bisogno di informazioni per dare un
prezzo giusto alle azioni che ha o vorrebbe avere. Un bilancio fatto per l’imprenditore
non deve fare emergere un valore prudenziale del patrimonio della società ma
dovrebbe far emergere il valore reale del patrimonio della società e la differenza può
essere molto elevata (se iscrivo al valore del costo e lo continuo a mantenere è un
conto, se nel tempo il valore cambia con IAS si fa emergere, con i principi nazionali
no). Dunque avrei delle ricchezze che non emergono dal mio bilancio, delle ricchezze
occulte. Questo per il creditore è ottimo, per l’investitore no, perché questi vuole
sapere qual è la ricchezza di quella società e se il valore che risulta dal bilancio non è
quello corretto, corre il rischio di acquistare o vendere azioni a un prezzo sbagliato.
Quindi l’altra soluzione è sempre quella stessa casa si mette al valore di mercato. Il
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