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LOCALE
4. . Governo della diocesi.
Can. 369 - «La diocesi è la porzione del popolo di Dio che viene affidata alla cura pastorale del Vescovo (…)».
Non si guarda al territorio quanto al popolo sul quale governa il vescovo. Alle diocesi sono assimilate altre
entità (Prelature territoriali o Abbazie territoriali, Vicariati o Prefetture apostoliche, Amministrazioni
apostoliche, Ordinariati militari ). ad esse si ricorre quando il pontefice ritiene che non vi siano i presupposti
per fondare una diocesi e decide di utilizzare queste come strutture di governo.
A capo della diocesi c'è il vescovo diocesano. Il vescovo diocesano è quello a capo di una diocesi, che può
essere aiutato dal vescovo ausiliario o dal vescovo coadiuatore (a differenza dell'ausiliario vanta un diritto di
successione). In forza della potestà d'ordine al vescovo compete una potestà di giurisdizione che si articola
nel potere legislativo, esecutivo e giudiziario. A differenza del pontefice che può delegare il potere legislativo,
il vescovo non può attribuirlo ad altri.
Can. 135 - «§2. La potestà legislativa è da esercitarsi nel modo stabilito dal diritto, e quella di cui gode nella Chiesa il
legislatore al di sotto dell'autorità suprema, non può essere validamente delegata, se non è disposto esplicitamente
altro dal diritto»
Per quanto riguarda il potere esecutivo, il vicario generale (stessa potestà esecutiva del delgante) ha una
delega che riguarda tutti i poteri del vescovo diocesano. La delega del vicario episcopale riguarda invece un
numero limitato di materie o una particolare porzione del popolo di Dio residente in quella diocesi.
Relativamente alla funzione giudiziaria il vescovo delega la sua potestà al vicario giudiziario che opera
attraverso il tribunale diocesano.
Can. 1419 - «§1. In ciascuna diocesi e per tutte le cause non escluse espressamente dal diritto, giudice di prima
istanza è il Vescovo diocesano, che può esercitare la potestà giudiziaria personalmente o tramite altri(…)»
Esistono organi che si affiancano al vescovo diocesa, che sono:
1. Curia diocesana (stesse funzioni curia romana). Ad essa può essere affiancato, facoltativamente:
Il moderatore di curia. Coordina l'attività die singoli uffici della curia diocesana.
• Il consiglio episcopale. Riunione vicari generali ed episcopali cui il vescovo diocesano abbia
• eventualmente deciso di delegare una quota della sua potestà esecutiva.
2. Consiglio presbiterale. Al suo interno sono rappresentati i sacerdoti della diocesi. È organismo con
funzione di consulenza cui il vescovo diocesano deve necessariamente rivolgersi qualora la legge lo
preveda. Vi sono casi in cui è previsto che la decisione che il vescovo deva adottare debba passare dal
parere del consiglio presbiterale.
3. Consiglio pastorale. Composto prevalentemente da laici. Può anche non essere istituito.
4. Consiglio per gli affari economici. Costituito da almento tre esperti laici in materie economiche o
giuridiche. Si affianca al vescovo diocesano per quanto concerne il governo economico e il bilancio della
diocesi stessa.
Gli obblighi del vescovo sono molteplici. Egli ha l'obbligo di risiedere nel territorio della diocesi, deve visitarla
periodicamente; nell'arco di 5 anni deve averla percorsa tutta, personalmente o tramite vicario episcopale o
generale. Può essere che all'interno di una diocesi siano nominati più vicari episcopali e generali. Perchè il
vescovo deve visitare entro 5 anni tutta la diocesi? Perchè ogni 5 anni deve recarsi a Roma e presentare al
Papa una relazione sulla sua amministrazione. Il vescovo può dimettersi e tali dimissioni devono essere
approvate dal Papa.
Analizziamo ora il governo della parrocchia. Il parroco è un sacerdote (2° livello del sacramento dell'ordine). Il
parroco ha un ufficio ecclesiastico, ha una sfera di potere costituita da una determinata parrocchia. Come nel caso
della diocesi, la parrocchia è definita nel seguente modo:
Can. 515 - «§1. La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell’ambito di una Chiesa
particolare, e la cui cura pastorale è affidata (…) ad un parroco».
Il parroco amministra la parrocchia e ne è il rappresentante legale (anche nei rapporti con la società
civile). Se la parrocchia per esigenze di servizio necessità di locali da affittare, sarà il parroco a
sottoscrivere il contratto di locazione. È assistito nel governo della parrocchia da due organi:
1. Consiglio pastorale. Con funzioni di consulenza, come il vescovo diocesano, senza che il parroco sia obbligato
ad aderire.
2. Consiglio per gli affari economici. Aiuta il parroco nella gestione economica della parrocchia.
Deve dimettersi al compimento del 75esimo anno di età. Il parroco ha un ruolo fondamentale nella
tenuta dei registri parrocchiali, tra cui quello dei battesimi, cresime, comunioni, matrimoni. La tenuta dei
registri è importante perchè consiste nell'anagrafica spirituale degli appartenenti alla chiesa.
Analizziamo ora la situazione di chi non dispone il potere nella chiesa. Chi non può ricevere il
sacramento dell'ordine in uno dei suoi gradi. Analizziamo la situazione delle donne per esempio, per
determinare se la loro esclusione sia frutto del diritto divino o umano. la ragione di questa previsione
viene ricondotta al fatto che Gesù, in occasione dell'ultima cena, avesse dato solo algi apostoli, quindi
maschi, il potere di celebrare l'eucarestia. Qualcuno si è domandato se tale scelta non sia stata
condizionata dalla visione antropologica culturale della donna che era propria del tempio in cui Gesù ha
operato. Il fatto che la donna non potesse svolgere mansioni legate al sacro è un fatto tipico delle
comunità primitive. Chi ha studiato il tema da un punto di vista antropologico ha potuto notare che tale
esclusione era legata alla ciclicità della donna. L'uomo primitivo capisce che la donna ha un potere
particolare, derivatole dalla sua ciclicità e dal fatto di poter dare la vita. La costatazione di tale potere
generativo della donna determina la paura che un'alleanda tra il femminile e il sacro potesse togliere
potere all'uomo in quanto tale. Questo è il motivo per il quale la donna non solo non poteva accostarsi
all'altare, ma neanche maneggiare i vasi sacri. Questa concezione si trova, seppure depurata, anche nella
cultura giuridico religiosa del tempo in cui vive Gesù. Si tratta quindi di provare a ricostruire tale
percorso passando per i punti evidenziati.
• Genesi antropologica e culturale del divieto . Condizione della donna al tempo di Gesù.
La donna al tempo di Gesù
–Sottomissione prima al padre e poi al marito
–Esclusione dalla vita religiosa e dall’insegnamento della Legge
–Esilio all’interno delle mura domestiche (la donna non ha un ruolo pubblico)
Le cause di “disprezzo” e di “inferiorità” della donna
–La mancata circoncisione
–La donna e il peccato originale
–L’impurità periodica della donna
La visione impura della donna nel Levitico
•Il sangue della donna mestruata (Lv. 15, 19-24)
19 Quando una donna avrà i suoi corsi e il sangue le fluirà dalla carne, la sua impurità durerà sette
giorni; e chiunque la toccherà sarà impuro fino alla sera.
20 Ogni letto sul quale si sarà messa a dormire durante la sua impurità, sarà impuro; e ogni mobile sul
quale si sarà messa a sedere, sarà impuro.
21 Chiunque toccherà il letto di colei si laverà le vesti, laverà se stesso nell’acqua, e sarà impuro fino
alla sera.
22 E chiunque toccherà qualsivoglia mobile sul quale ella si sarà seduta, si laverà le vesti, laverà se
stesso nell’acqua, e sarà impuro fino alla sera.
23 E se l’uomo si trovava sul letto o sul mobile dov’ella sedeva quand’è avvenuto il contatto, egli sarà
impuro fino alla sera.
24 E se un uomo giace con essa, e avviene che lo tocchi la impurità di lei, egli sarà impuro sette giorni;
e ogni letto sul quale si coricherà, sarà impuro.
• Il sangue della partoriente (Lv. 12, 2-8)
2 Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni;
sarà immonda come nel tempo delle sue regole.
3 L'ottavo giorno si circonciderà il bambino.
4 Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa
e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione.
5 Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole;
resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue.
6 Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al
sacerdote all'ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o
una tortora in sacrificio di espiazione.
7 Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; essa sarà purificata dal flusso
del suo sangue. Questa è la legge relativa alla donna, che partorisce un maschio o una femmina.
8 Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l'olocausto e
l'altro per il sacrificio espiatorio. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lei ed essa sarà monda.
L’anticonformismo di Gesù .
• – L’esempio: della guarigione della donna affetta da emorragia al di fuori del periodo mestruale; della
samaritana; della donna adultera
– Testimonianza della resurrezione
– L’insegnamento di Maria
– Maria: “la nuova Eva”
Le prime comunità cristiane
–Le donne protagoniste, con gli uomini, nella diffusione del messaggio di Gesù
–Il riemergere delle vecchie concezioni del passato:
•La donna e il suo stato di impurità
•L’inferiorità della donna e la sottomissione all’uomo
La posizione del Magistero in epoca moderna .
• Il problema dell’ordinazione femminile nasce nel XX secolo
– Contestazioni e rivendicazioni dei diritti alle donne da parte dei movimenti femministi
– Ordinazione delle prime donne-prete nella Chiesa Anglicana (1992)
Paolo VI, Inter insigniores ; GP II, Ordinatio sacerdotalis .
• Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI
– Paolo VI: Dichiarazione Inter Insigniores (1976)
– Giova