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La teoria delle associazioni differenziali e i delitti dei colletti bianchi
Nel 1939 Edwin H. Sutherland presentò una nuova teoria sociologica chiamata "teoria delle associazioni differenziali". Questa teoria si concentrava sul processo di apprendimento e condivisione della condotta criminosa. Durante un'assemblea dell'Associazione Americana di Sociologia a Philadelphia, Sutherland introdusse per la prima volta il concetto di delinquenza nel mondo economico, della finanza e delle imprese, creando una nuova categoria criminale chiamata "white collar crime" (i delitti dei colletti bianchi). Con questa espressione, Sutherland introdusse quattro elementi innovativi nella criminologia dell'epoca: 1) Lo status socioeconomico superiore dei responsabili; 2) La tipologia dei reati, che erano normalmente più sommersi e meno puniti; 3) Il costo sociale superiore rispetto alla "criminalità comune"; 4) L'assunto secondo cui il delitto è espressione della marginalità.della miseria edella privazione sociale. Il modello di Sutherland per la 1 volta ridefinisce i fatticriminosi dell'elites ed individua alcuni processi che occultano il caratteredelinquenziale sottraendoli alla persecuzione penale. È importante che quella deicolletti bianchi non venga qualificata come criminalità: ecco perché gli autori diquesti delitti non sono gravati dello stereotipo del delinquente. Quando Sutherlandparlava dei delitti dei colletti bianchi considerava una serie di autori che si rendonoresponsabili di reati economici che minacciano l'integrità del libero mercato. La lorodannositá sociale deriva dall'introduzione di aspetti ossidanti le relazioni sociali:alterazione della fiducia accordata, perdita della stima, disgregazione morale. Essisono consapevoli del carattere illecito delle loro azioni, ma si comportano come sequeste fossero delle irregolarità formali. Quindi, si possono identificare alcunicriminidei colletti bianchi con quei manager, alti funzionari di banche, imprenditori: cioè esponenti di quelle classi superiori che occupano posizioni vantaggiose, e sono capaci di esercitare una grande influenza sulla vita di altre persone. La delittuosità delle classi superiori sembra, però, circoscritta ad un gruppo limitato, ad un'élite economica che agisce sui mercati economici internazionali, su circuiti bancari e reti finanziarie transnazionali. Tuttavia, questa delittuosità delle classi superiori s'intreccia e costruisce la sua architettura criminale anche tramite relazioni di scambio con esponenti di organizzazioni criminali. Questo è un processo bidirezionale che, dal dopoguerra, in Italia si è rafforzato a causa dell'attivismo delle organizzazioni mafiose e criminali, che si sono trasformate in soggetti economici dotati di propri caratteri di imprenditorialità, usando il proprio radicamento, per realizzare.borghesia locale, politiche ed amministrative. La dimensione violenta della camorra e il modello integrato di gruppi di famiglie che esercitano il monopolio locale della violenza sono descritti in Gomorra. Questo sistema coinvolge operatori ed intermediari, le cui attività illecite sono alla base della loro ascesa e che offrono servizi alle organizzazioni malavitose. Ma non sono solo loro ad essere coinvolti, anche membri delle forze dell'ordine e della magistratura partecipano a questo sistema. Tutto ciò provoca indifferenza e mancanza di indignazione morale nell'opinione pubblica. Nel contesto napoletano, la miriade di attività economiche illegali che permettono di produrre, commercializzare e consumare beni su vari mercati (legale, illegale e criminale) favorisce l'intreccio delle collusioni, delle cooperazioni e degli scambi con esponenti delle borghesia locale, politiche ed amministrative.classi borghesi locali, al punto di poter parlare di "borghesia camorristica". Il radicamento dei gruppi e delle organizzazioni camorristiche non deriva solo dai rapporti sociali che esse hanno sviluppato all'interno della plebe, delle classi marginali; ma dipende anche dalla capacità nel tempo di evolvere le relazioni fiduciarie e di scambio verso una configurazione sociale trasversale alle classi ed ai ceti economici in modo da formare un blocco sociale che ha avuto un ruolo decisivo nei processi di accumulazione delle diverse risorse e nei rapporti sociali. L'esistenza di un'economia camorristica, cioè di un'economia basata sulla vasta gamma delle attività produttive illegali, ha avuto un'evoluzione imprenditoriale tale da giovarsi di investimenti e transazioni fatte anche sui mercati legali, perché usufruisce dell'apporto della borghesia camorristica, e con questa intreccia relazioni che sono il risultato di una stabile.rete di scambi. Possiamo dire che questo è il "lato oscuro" del capitale sociale in mano alle organizzazioni criminali formato da un lato, dalla vasta rete di relazioni strutturate per produrre scambi e transazioni, produzione di beni e servizi. Gli attori si collegano e sono collegati da legami e reti di relazioni che strutturano il corso dell'azione economica, creando condizioni di "opportunità illegittime" con specifiche proprietà, danno vita a quella dimensione economica dell'agire illegale. Dall'altro lato, dell'uso di un insieme di risorse immateriali e simboliche (fiducia, fedeltà, rispetto, potere) prodotte e consumate per raggiungere in modo più efficace gli scopi prefissi: ricchezza, potere e riconoscimento sociale.
Forza e debolezze analitiche cumulatesi sul tema
In un saggio di 20 anni fa di Francesco Barbagallo, egli si lamentava della debolezza della ricerca scientifica e della riflessione culturale
sul fenomeno della camorra. Anche se gli ultimi 2 secoli di storia partenopea sono stati interessati dall'evoluzione della camorra, dal superamento dei suoi originari confini plebei, dalla modificazione di una criminalità che da individuale si è affermata sempre di più come attività organizzata di protezione, scambio, produzione ed investimento di risorse. Lo scarso interesse scientifico e l'assenza di una vera e propria scuola, rappresentano un grave limite per la storia dell'intelligenza prima di tutto napoletana e poi nazionale. Ciò è dovuto al combinarsi di vari fattori: 1) il continuo vizio di considerare la camorra un fenomeno legato al tessuto economico marginale; 2) la distorta idea che da sempre considera il fenomeno mafioso più importante sul piano economico e sociale rispetto agli altri fenomeni criminali; 3) la concezione cronologica che vede nella varie funzioni sociali svolte dalla camorra una continuità.storico-antropologica fissata nel tempo da alcuni specifici caratteri;
4) l'ingenua visione che dà allo sviluppo economico ed all'industrializzazione la capacità di originare anticorpi verso un fenomeno di origine plebea e destinato, come tale, al tramonto in coincidenza delle trasformazioni modernizzanti;
5) la sottovalutazione da parte della magistratura e degli investigatori napoletani del ruolo dell'informazione e della comunicazione. Questa debolezza interpretativa è stata incapace anche di dare un orientamento ed un indirizzo alle strategie investigative. Il pensiero liberale è stato assente perché è proprio da esso che si sarebbero dovuti arrivare i contributi più illuminanti, gli schemi concettuali più adatti per capire l'evoluzione dell'economia e dei modelli organizzativi della camorra. Proprio dalla visione liberale si aspettavano studi specifici sugli effetti distorsivi rispetto alle regole di mercato,
alla distribuzione del reddito. L'impegno analitico su questo punto è stato scarso. È ancora debole l'analisi economica sugli effetti di contenimento del mercato legale in aree ad alti tassi di criminalità organizzata. Si sa poco sui processi decisionali che caratterizzano il mercato del lavoro illegale e, ancora di meno, sulle imperfezioni del mercato del lavoro ed il loro grado di facilitazione dell'espansione dei profitti illegali. Infine, è quasi oscura l'attività di transizione finanziaria legata con l'attività criminale dei clan camorristici: cioè, l'accumulazione che deriva dalle attività illegali dal momento che rientra solo in parte nel circuito illegale sotto forma di capitale circolante e di beni strumentali. Dobbiamo aggiungere che le connessioni tra esponenti della borghesia e gruppi criminali della camorra sono state spesso negate e sottovalutate. Saredo diceva che la camorra si èIngrandita perché era capace di trarre alimento nei commerci e negli appalti, e nelle pubbliche amministrazioni. È venuta meno una più approfondita analisi dei modi tramite cui la coscienza morale cristiana non può rinnegare in tutte le sue forme lo stile di vita e la cultura camorrista. Quindi, l'atteggiamento della Chiesa napoletana rispetto al fenomeno della camorra è stato sempre di odio totale. Il movimento antiracket ha dato vita ad una rete associativa a sostegno di quanti denunciano azioni estorsive. Proprio il fenomeno del racket forma tra le varie attività illegali quella che assume un'importanza maggiore perché racchiude un duplicesignificato: da un lato, evoca la necessità/capacità di offrire un bene prezioso che è la protezione; dall'altro, rende evidente la forza di intimidazione. Poi, non si può non notare l'avvio dell'attività del nuovo "Osservatorio sulla camorra".
e sull'illegalità", che cerca di proporsi come punto di riferimento per la società civile, politica e culturale tramite la produzione di iniziative, riflessioni, studi e dibattiti sui fenomeni della devianza e della criminalità per migliorare le strategie di contrasto. Un altro elemento che va evidenziato è l'azione incisiva della magistratura e dell'apparato giudiziario che da qualche anno fa registrare un aumento delle operazioni di contrasto, prevenzione ed informazione. Infine, un ultimo aspetto centrale nell'economia della nostra riflessione riguarda la ripresa analitica ed interpretativa del fenomeno camorra e del tema della sicurezza. Tuttavia, l'aver iniziato anche lo studio della camorra in prospettiva sociologica moderna, può essere utile per fondare una "cassetta degli attrezzi" adatta a chi fa ricerca ed analisi sulla camorra e contribuire a lanciare quella controffensiva culturale capace difenomeni criminali hanno da tempo cercato di definire la camorra e le sue caratteristiche. Alcuni la considerano come un insieme di gruppi criminali organizzati, con una struttura gerarchica e una divisione del lavoro ben definita. Altri la vedono come una rete mafiosa, con connessioni e alleanze tra vari gruppi criminali. C'è anche chi la definisce come una forma di gangsterismo urbano, con una forte presenza nel territorio e un controllo su diverse attività illegali. Indipendentemente dalla definizione esatta, è indubbio che la camorra rappresenti una grave minaccia per la società. Le sue attività criminali includono il traffico di droga, l'estorsione, il racket, l'usura e molte altre forme di illegalità. Queste attività danneggiano non solo l'economia locale, ma anche la vita di molte persone, che vivono in costante paura e insicurezza. È quindi fondamentale sostenere e incoraggiare un vivace e multiforme movimento anticamorra. Questo movimento può assumere diverse forme, come l'informazione e la sensibilizzazione sulla realtà della camorra, la promozione di iniziative culturali e sociali volte a contrastare la criminalità organizzata, la collaborazione con le forze dell'ordine e le istituzioni per contrastare le attività illecite. Solo attraverso un impegno collettivo e una presa di coscienza diffusa sarà possibile contrastare efficacemente la camorra e costruire una società più sicura e giusta.