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A FAR DA SE’.

IL MOVIMENTO, POICHE’ OGNI TIPOLOGIA DI GIOCO E’ GUIDATO E COINVOLGE

3. LA TOTALITA’ DEL CORPO. 24

LA FANTASIA,CHE CONSENTE DI MODIFICARE TRASFIGURARE E REINVENTARE

4. LA REALTA’.

LA COMUNICAZIONE ,POICHE’ IL GIOCO E IL CONTESTO IN CUI IL BAMBINO

5. IMPARA AD UTILIZZARE E PERFEZIONARE IL LINGUAGGIO,VERBALE E NON

VERBALE.

Il potenziale educativo del gioco ,in quanto strumento per imparare a esprimersi e a

comunicare ,presuppone da parte della scuola dell’ infanzia di articolare dialetticamente i

vissuti ludici dell’ infanzia e i saperi di cui la scuola stessa è sede di costruzione e di

elaborazione critica. Una scuola di tipo ludico in cui si offre al bambino molteplici possibilità di

sviluppo dell’ intelligenza e dei linguaggi attraverso l’ uso dialettico della logica,della

fantasia,e dell’ immaginazione. Riconoscere il valore del gioco significa riconoscere le preziose

occasioni che offre di alfabetizzazione della mente e del cuore, sostenendo il bambino nell’

acquisizione delle conoscenze. Nella scuola dell’ infanzia vanno distinti ,i giochi individuali da

quelli collettivi, i giochi spontanei da quelli strutturati ,i giochi liberi da quelli con regole,i

giochi motori da quelli di far finta. I l corpo ,si è già detto è il primo medium di conoscenza e

comunicazione attraverso il corpo il bambino sente e comprende di far parte di un mondo che

pin piano riuscirà a rappresentare mentalmente. Di grande valore formativo appaiono ,allora, i

giochi liberi o guidati che favoriscono l’ esplorazione del’ ambiente e consentono al bambino

di occupare lo spazio con il

movimento.toccando,manipolando,saltando,correndo,strisciando,rotolando,il bambino a modo

di sviluppare il proprio schema corporeo di acquisire la capacità di rappresentare il proprio

Due sono le tipologie di spazio utili ad apprendere lo spazio

corpo nello spazio.

personale,e lo spazio comune ,le due tipologie sono utili per apprendere la nozione di

confine e per distinguere i concetti di spazio chiuso e spazio aperto .Lo spazio

personale e quello che il bambino occupa da solo quando è in posizione stabile ed

equilibrata ,mentre lo spazio comune è quello che il bambino condivide con gli altri e

con gli oggetti presenti nell’ ambiente in cui si muove. La scuola del’ infanzia è

dunque il luogo ideale in cui il bambino trova le condizioni giuste per esprimersi

liberamente e nello stesso tempo per apprendere nei giochi di gruppo il rispetto delle

regole della socialità,la comunicazione,la reciprocità,la cooperazione. Il primo gioco

con cui il bambino fa esperienza è il gioco percettivo che compare nel primo anno di

vita e trova origine nelle attività senso motorie ,il passo successivo è il gioco simbolico

gioco attraverso cui il bambino non solo continua ad esplorare ma inizia a considerare

gli oggetti come simboli ovvero strumenti per evocare episodi passati o immaginari. Il

gioco simbolico o il gioco del far finta,si caratterizza proprio per la possibilità di

utilizzare elementi di realtà per esprimere elementi irreali ,l’ azioni che il bambino

compie quando gioca a far finta è quella che quotidianamente vede compiere agli

altri in particolare agli adulti. Nel gioco del far finta il bambino da un lato compie

azioni irreali fingendo che siano vere dall’ altro riproduce episodi di vita quotidiana

attribuendo loro delle finalità ,il gioco simbolico è in grado di sviluppare e favorire la

comunicazione intersoggettiva e relazionale,ricostruire la realtà, sperimentare ruoli

diversi,sperimentare nuove percezioni e rappresentazioni che gli consentono di fare

le prime fondamentali esperienze affettivi, relazionali,conoscitive.,in più il gioco del far

finte favorisce nel bambino l’ acquisizione del problem solving.Attraverso esperienze

di finzione e di simulazione il bambino costruisce la sua identità,assume ruoli sociali e

sviluppa competenze relazionali riproducendo le proprie esperienze emotive ,così

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impara pian piano a raccontarle. Quello ludico è il momento in cui il bambino ama

riprodurre ruoli della realtà di cui il più delle volte ha paura come il dottore,ciò lo porta

tante volte e rivestire ruoli paurosi e terrificanti proprio perché ciò lo aiuta a vincere le

paure . IL bambino deve essere incoraggiato a esplorare i suoi vissuti per questo nella

scuola ci devono essere spazi specifici riservati al gioco e il suo giocare deve essere

accolto e compreso. Gli spazi devono essere attraenti ,colorati,devono comunicare al

bambino fiducia e lo devono incoraggiare a promuovere motivazioni e serenità

psichica indispensabili per sviluppare le competenze ludiche della curiosità dell’

interesse del’ esplorazione. Per questo motivi i luoghi in cui il bambino deve giocare

sia che siano all’ aperto sia che siano al chiuso devono essere progettati e pensati

predisposti per favorire le esperienze individuali e di gruppo.

Parte terza ,il buio e la luce in un terzo

di secolo.

Cap I, Diamo la pagella alle politiche

per l’ infanzia.

Accendiamo ora i riflettori sulle cifre negative e positive delle politiche per l’

infanzia ,questo nostro approccio critico assegnerà valutazioni alla scuola formale e a

scuola reale. La pagella nei confronti delle politiche governative sulla scuola del’

infanzia non può essere che negativa voto cinque. Una pagello no che poi è stata

migliorata nel duemila con le nuove riforme Le politiche governative del Novecento

che si sono succedute nei decenni hanno goduto di buona salute ma non hanno mai

presentato gambe solide,la scuola dai 3 ai 6 anni è stata abbandonata

,incompiuta,denutrita:

 Incompiuta perché scarsamente distribuita nei territori,e non tutta l’ infanzia

può usufruire di questo servizio.

 Abbandonata perché lo stato ha cntinuato a rinunciare al suo ruolo di

programmazione e di sviluppo della scuola dell’ infanzia.

 Denutrita perché non ha goduto delle politiche di investimento capaci di farla

crescere.

A ciò vanno aggiunti ulteriori rimproveri :

 Rimprovero 1 ; l’ edilizia scolastica per quanto riguarda la suola 3/ 6 anni è

molto precaria soprattutto nel mezzogiorno .

 Rimprovero 2 ; lo stato si sta rendendo incapace di guidare la scuola 3/6 anni sia

per quanto riguarda i modelli organizzativi ,sia per i modelli curricolari, sia per la

valutazione degli esiti formativi, sia per la formazione iniziale degli insegnanti.

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Questo giudizio negativo vale per la scuola formale ,invece la scuola reale che si è

formata da sola mattone dopo mattone ed è diventata una casa educativa nella quale

convivono e si confrontano le pedagogie dell’ infanzia più accreditate in campo

educativo raggiunge un bell’ otto .Essa si ispira alle maggiori teorie educative quella

del cuore delle Agazzi ,quella della mente della Montessori ,quelle della fantasia di

Malaguzzi fino all’ infanzia degli scout di Ciari.Questi modelli meritano una foto ricordo

nell’ album del ventesimo secolo ,la scuola 3/6 anni segue due modelli fondamentali :

 Il modello organizzativo corredato di strategie idonee ad accendere tra le sue

parti un caldo clima sociale che ha come obbiettivo una scuola aperta a

tutti,popolata di angoli didattici.

 Il modello curricolare:corredato di strategie idonee a dare sia percorsi di

conoscenza linguistica, motoria,scientifica,artistica sia percorsi di relazione

dinamica, affettiva emotiva ed etico sociale.

Il 1968 sancisce la nascita della nostra scuola materna con la legge444 che traccia

uno sparti acque tra la scuola materna del passato ricca di fermenti pedagogici e di

ardite sperimentazioni didattiche ma priva di strumenti istituzionali necessari per

poter porre i bambini in posizione di reale centralità educativa e la scuola dell’ infanzia

gestita dallo stato e dalle istituzioni decentrate i comuni. Malgrado questa stagione di

svolta pedagogica degli anni sessanta la nostra scuola 3/6 anni accuserà nell’ ultimo

terzo secolo un identità schizofrenica che presenta due volti, il volto di una scuola

minorenne incompiuta ,debole, emarginata ,dall’ altro presenta il volto di una scuola

maggiorenne dotata di modelli educativi compiuti e organici, Il malessere della scuola

3/6 anni è dovuto a una duplice malformazione :

• Malformazione istituzionale che porta alla divisione tra le scuole 3/6 anni del sud

e quelle del nord ,la prima vive sempre uno stato di abbandono e di degrado

legislativo chiamando in causa l’ edilizia ,la mensa,i servizi socio sanitarie il

trasporto.

• La malformazione gestionale che va attribuita alla divisione tra lo stato, gli enti

locali, la scuola privata che non sono mai d’accordo sulle politiche per gestire la

scuola 3/ 6 anni e quindi sono mancate proprio le politiche socio/educative in

grado di guarire la scuola.

A quarant’anni dalla legge444 la nostra scuola dell’ infanzia non dimora ancora nell’

auspicato sistema pubblico nazionale i sentieri che portano a ciò sono ancora irti di

spine e trappole. Ma nelle politiche scolastiche dell’ ultimo terzo secolo del novecento

non c’è soltanto carbone ma anche un bellissimo regalo gli orientamenti educativi

1991 per la scuola materna che verranno siglati Oe/91 essi raccolgono a piene mani i

modelli pedagogici e didattici dei nostri angeli custodi le Agazzi

,Montessori,Malaguzzi,Ciari,quattro preziosi modelli pedagogico didattici che danno

alla scuola una botta di vitalità ,un giusto guardaroba da utilizzare. Gli Oe /91 tengono

conto di due spazi educativi uno che tiene conto dei bambini che apprendono ed è

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attento alle loro ragioni ,un altro che tiene conto degli oggetti dell’ apprendimento. All’

interno di questa interazione infanzia - cultura la pedagogia ha il compito teorico e

metodologico di formalizzazione e legittimazione quotidiana che si produce nella

scuola dell’ infanzia. Progettare la scuola dell’ infanzia significa proceder per scelte

educative strategie,procedure,pratiche. unire copie

Parte Quarta Un duemila nel nome

dell’ infanzia?

Cap,I L’infanzia in sella a due secoli.

La scomparsa dell’ infanzia.

Il novecento è finito con una pagella per quanto riguarda la scuola dell’ infanzia a dir

poco negativa colpevole di non aver mantenuto le promesse doveva essere il secolo

del bambino ma al contrario è stato colpevole della scomparsa del bambino .L’

infanzia del secolo passato ha dovuto subire una stagione di scomparsa

fisico/esistenziale .Il Novecento è stato il secolo delle guerre, delle paure dell’

infanzia ,dell’ olocausto ,dei conflit

Dettagli
A.A. 2013-2014
38 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabriellacarolinach di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Isidori Maria Vittoria.