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3. LA MENTE TRA VINCOLI BIOLOGICI E RISORSE CULTURALI.
1. Quando il bambino costruisce teorie della mente.
Da una parte agisce la “disponibilità genetica all’apprendimento” , dall’altra agisce la funzione svolta
(patrimonio genetico)
dai contesti di vita e dalle sollecitazioni fatte dal mondo culturale nel sostenere la mente che
(l’apporto dell’ambiente)
apprende, modulandone e orientandone la crescita, lo sviluppo e la formazione.
2. La conquista del concetto dell’altro.
Quindi la conquista di una “teoria della mente”, da parte del bambino, corrisponde ad un lungo e impegnativo
processo che ha inizio dai primi scambi interattivi nei primi mesi di vita e prosegue x diversi anni, sino alla
costruzione di uno specifico concetto dell’altro in quanto persona.
Fra i 4-5 anni sembra che i bambini siano ormai in possesso di un concetto di altro -
persona in quanto soggetto dotato
di determinate prerogative che lo differenziano da oggetti, eventi inanimati, altri esseri viventi non umani.
L’acquisizione della nozione dell’altro come persona implica che il bambino abbia acquisito una teoria della mente
dell’altro e ciò è possibile solo all’apprendimento di alcune fondamentali abilità:
- La capacità di distinguere le “persone” dalle “non persone”., sulla base della prerogativa “di essere o meno
entità che pensano”
- Capacità di riconoscere se stessi e gli altri esseri umani come entità che pensano
- Capacità di riconoscere in se stesi e negli altri degli stati mentali: desideri, intenzioni e credenze
Il graduale emergere nel bambino di una “teoria della mente” comporta il graduale emergere in lui della capacità di
leggere la mente propria e altrui.
2.1. La funzione dell’imitazione x elaborare teorie della mente.
La capacità di comprendere gli stati mentali degli altri si sviluppa nel bambino attraverso i processi dell’imitazione.
È una capacità innata, attiva sin dalla nascita, necessaria x
instaurare e mantenere le prime fondamentali relazioni con gli
altri.
l’imitazione costituisce una delle abilità percettive e socio-cognitive che sovrintendono all’emergere della nozione di
altro-persona come soggetto in possesso di stati mentali.
3. Comunicazione intenzionale e comprensione della mente.
È possibile individuare le tracce della genesi della teoria della mente nelle tappe che conducono all’emergere della
comunicazione intenzionale, nei periodi successivi a quelli considerati a proposito delle imitazioni primitive.
Sono 3 le tappe del primo sviluppo comunicativo intenzionale del bambino:
1) il bambino usa l’adulto come strumento x ottenere un determinato scopo.(ha intenzioni)
2) il bambino usa l’adulto come agente autonomo capace di consentirgli il raggiungimento di uno scopo
desiderato: il bambino ha la capacità di ipotizzare l’efficacia degli altri come strumenti x raggiungere
determinati fini. (ha aspettative).
3) Il bambino usa un oggetto come mezzo x ottenere l’attenzione dell’adulto.
in qsta fase il bimbo ha la capacità di rappresentare l’adulto come soggetto che può avere e comprendere
intenzioni ed è consapevole di volere e poter influenzare lo stato interno dell’adulto.(ha intenzioni comunicative)
4. Conoscenza della mente tra imitazione e giochi di finzione.
I giochi di imitazione possono essere intesi come vero e proprio campo si esercizio e di sviluppo dei precursori
della teoria della mente,
i giochi di finzione costituiscono il campo d’esercizio di abilità + complesse quali quella della comunicazione
intenzionale e della meta-rappresentazione. Staccare una rappresentazione della realtà
(rappresentazione primaria)dal suo normale referente,
creando una rappresentazione secondaria.
5. Il ruolo dell’insegnante.
- L’insegnante deve svolgere il ruolo di “facilitatore”= cioè di supporto alle strategie cognitive e comunicative messe
in atto dal bambino orientandole secondo percorsi culturalmente condivisi, ma anche sostenendone l’apertura alla
trasformazione creativa.
- apprendere dagli adulti ad attribuire significato agli eventi interni ed esterni che attivano le emozioni non solo
fornisce al bambino una serie di altre conoscenze-competenze irrinunciabili x la regolazione e la modulazione delle
condotte emozionali, ma fornisce anche le condizioni imprescindibili x la costruzione dei processi di
mentalizzazione= processi che costituiscono la base sicura x ogni + evoluta forma di apprendimento, di ricerca e di
conoscenza.
- la relazione condivisa tra mente dell’insegnante e mente del bambino(la reciproca lettura dell’altrui mente) è così
impo.da poter essere considerata alla base della capacità grazie alla quale il bambino giunge a costruire, assieme al
senso del proprio sé, originali e creative teorie cognitive.
È evidente come i processi di imitazione e comunicazione sono strettamente intrecciati alle esperienze emotive di
“attaccamento”, ossia a quelle esperienze che il bambino compie sin dalla prima infanzia, guidato dalla tensione a
stabilire e mantenere un legame affettivo con gli adulti che rappresentano per lui accudimento e cura.
4. EMOZIONI E AFFETTIVITA’.
1. Legami e conoscenza.
Ogni forma di conoscenza percettiva e cognitiva trova supporto nella sfera emozionale cioè la conoscenza è mossa
dai continui scambi interattivi che coinvolgono logos ed eros.
La vita della mente è intessuta di scambi relazioni con le altre menti con cui condivide l’esistenza.
Ciò a cominciare dalla nascita e dal rapporto con quella prima “altra mente”(la mente della madre), attraverso cui il
bambino si apre x la prima volta al mondo.
2. Attaccamento, conquista dell’autonomia e costruzione dell’identità.
Le relazioni interpersonali sono fattori determinanti nei processi di organizzazione della personalità infantile, nello
sviluppo emotivo e nelle fasi evolutive della stessa funzione riflessiva.
Secondo la teoria dell’attaccamento il bambino è predisposto geneticamente a reagire agli stimoli sociali e attiva,
sin dalla nascita, comportamenti specifici volti a ricercare e mantenere la vicinanza del principale adulto che si prede
cura di lui. A tali abilità comportamentali il bambino accompagna una serie di comportamenti
emozionali(l’espressione di emozioni costituisce x lui il modo x scandire la richiesta di cura da parte dell’adulto).
Sulla base di tale sistema di regolazione del comportamento interpersonale il bambino va progressivamente
organizzando i comportamenti di attaccamento al’interno d relazioni in cui si trova immerso nella 1ªe2ªinfanzia, in
famiglia e a scuola.
Accade così che il bambino costruisce strutture di memoria, schemi cognitivi interpersonali generalizzai che
organizzano pensieri e ricordi e guidano i comportamenti futuri di attaccamento.
In qsta prospettiva il primo legame di attaccamento si struttura come un vero e proprio legame sociale
=un legame, che pur essendo biologicamente preordinato, si differenzia
in funzione della diverse esperienze di relazione attivate da ciascuna
coppia bambino-figura di attaccamento.
Una relazione regolata in modo appropriato evidenzia la presenza di sincronia, reciprocità, coinvolgimento reciproco
tra adulto e bambino
Invece gli effetti problematici della prima relazione di attaccamento sullo sviluppo di capacità di autoregolazione degli
affetti, nonché sulla costruzione di capacità cognitive di tipo riflessivo, permangono nel corso dellintera esistenza
dell’individuo.
2.1. Attaccamento tra sicurezza e insicurezza.
Il significato dei ricordi che accompagnano l’attaccamento sicuro trasmette al bambino la sensazione di poter essere
accudito e sostenuto in caso di problemi, di essere accettato nell’espressione dei propri sentimenti e delle prorpie
emozioni.
Invece nell’attaccamento disturbato da una madre rifiutante trasmettono al bambino l’aspettativa di essere
disapprovato se esprime il bisogno di cure e di ricevere una valutazione negati va dei propri sentimenti di
attaccamento.
L’attaccamento ambivalente, influenzato da una madre imprevedibile nella sua capacità di contenimento nei
confronti delle richieste di cura del bambino, si riflette in lui nel sorgere di dubbi e incertezze relativi al se e a quando
l’aiuto sarà disponibile.
Man mano che il bambino cresce esprime in modo differente il suo attaccamento verso la figura genitoriale,
acquisendo una maggiore consapevolezza di distacco nei suoi confronti.
Il bambino stabilisce nuove relazioni con altre figure di attaccamento: fra queste, l’insegnante della scuola
dell’infanzia riveste una particolare importanza, in quanto propone stili di relazione interpersonale in grado di fornire
a ciascun bambino i supporti necessari a rinsaldare gli assetti cognitivi afferenti a stili di attaccamento sicuro e a
correggere gli affetti di modelli di attaccamento che hanno mortificato l’autonoma costruttività individuale del
bambino.
Concludendo, possiamo dire che l’attaccamento sicuro, dato dal sentirsi riconosciuti e accettati, è fondamentale x
potersi allontanare dalla figura di cura e raggiungere gli spazi del’autonomia.
3. Un’emozione da non sottovalutare: la paura.
La separazione che il bambino vive dai protetti e noti ambienti familiari con l’ingresso nel nuovo mondo che è la
scuola dell’infanzia è a volte accompagnato dalla paura. profondo senso i angoscia è legato all’allontanamento
qsto
dalla madre, un senso di abbandono che speso trova espressione in un pianto inconsolabile.
L paura della separazione e del distacco si sovrappone spesso alla paura del bio, di dormire da solo, di particolari
rumori, o di personaggi reali o immaginari che, rinforzati inconsapevolmente dall’adulto, inquietano i suoi sogni e i
suoi giochi, sempre in bilico tra realtà e fantasia.
Quello delle paure infantili è un mondo di emozioni complesse, segnale di un problema e di un richiesta di aiuto da
riconoscere e da non sottovalutare.
Affrontare la paura x il bambino significa percorrere il difficile cammino della sua maturazione identitaria, consolidare
la fiducia in se stesso e nelle proprie possibilità di fa fronte alle inevitabili difficoltà che l’esperienza gli pone.
Nella scuola dell’infanzia l’insegnante deve aiutare il bambino ad affrontare la paura x evitare che essa vada ad
affollare le zone della rimozione.
Occorre notare che la paura, in quanto segnale di allarme a fronte di situazioni di rischio reale o immaginariao, è un
dispositivo vitale x evitare situazioni di pericolo.
Come ogni altra emozione essa è parte integrante della complessa mente del