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Commissione Europea per garantire l’insegnamento dell’inglese (considerata lingua
franca) e di un’altra lingua a tutti i cittadini europei.
• La glottodidattica è la scienza che studia l’educazione linguistica (cioè l’azione che
mira a far emergere le facoltà di linguaggio di un individuo, la capacità di acquisire in
modo spontaneo una lingua, parzialmente o pienamente); è una scienza teorico-
pratica (si compone cioè di una parte teorica - l’approccio, la filosofia di fondo, l’idea
che si ha di lingua, cultura, antropologia, una serie di assiomi dedotti dalle varie
scienze da cui la glottodidattica attinge, che vengono poi tradotti in metodi
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glottodidattici, ossia le tecniche pratiche che si applicano al mondo reale e
all’educazione linguistica e che sono compatibili con l’approccio, e per tradurre il
metodo in azione l’insegnante di lingua si avvale di tecniche didattiche relative al
metodo prescelto e che siano in relazione con l’approccio); è una scienza molle, cioè
una scienza che ha un rapporto osmotico con le scienze ad essa affini (ad esempio la
neurolinguistica, la neurologia, le scienze della comunicazione e le scienze culturali).
Per analizzare i movimenti glottodidattici sviluppatisi tra XX e XXI secolo bisogna
sempre ricordarsi delle variabili in gioco: il ruolo dello studente e dell’insegnante, il
percorso induttivo/deduttivo, le teorie di riferimento (scienze della comunicazione,
neuro-psicologia, scienze dell’educazione/della cultura e della società), la cultura
utilizzata, le tecniche didattiche, gli strumenti operativi, gli strumenti tecnologici e i
materiali. Le tecniche sono procedure operative, che rinviano ad uno o più processi
cognitivi, e permettono alle indicazioni di metodo di tradursi in atti didattici. La
glottodidattica è inoltre una scienza non formale ma prescrittiva: vuole infatti andare a
modificare l’oggetto di studio. Molti dei suoi principi si basano sull’idea di assunzione
(decisione di prendere elementi da altre discipline e farli propri) e implicazione per
attingere alle altre scienze (se…allora). Lo studio della glottodidattica: utile sapere
come si insegna per saper imparare meglio e scegliere i corsi e i metodi più adatti a
me studente di lingue.
La storia delle tecniche glottodidattiche dello scorso secolo: tutti gli approcci teorici di
maggior successo fino ad oggi
• APPROCCIO FORMALISTICO: domina l’insegnamento delle lingue in Italia dal
‘700 agli anni ’60. Si basa sull’attenzione alla grammatica, la fonologia diventa un
insieme di regole di pronuncia, il lessico si apprende con le liste. Lo studente è una
tabula rasa da compilare, il docente è un magister incontestabile. L’insegnamento
delle lingue è fortemente basato su dimensione orale (dettati) e scritta (lettura e
traduzione di classici letterari stranieri, traduzione di frasette dalla lingua madre
nella lingua di destinazione) e il lavoro sulla lingua si limita ai testi del passato
considerati il modello massimo. Sono negate le varietà linguistiche e si insegna una
lingua formale lontana dalla quotidianità. La grammatica è base di tutto e
rappresenta la massima correttezza auspicabile nell’apprendimento della lingua.
• APPROCCI E METODI NATURALI: nascono negli Stati Uniti nell’800 dalla
necessità di fare fronte ad una società sempre più multiculturale. Harvard: dal
professor Ticknor arriva l’idea che le lingue sono vive e parlate, e per insegnarle
bisogna tenerne conto. Vietor: fonda la prima rivista di glottodidattica. Concezione
del metodo naturale è che per sapere una lingua viva bisogna saper pensare in
essa. Molto importante la dimensione comunicativa e la comprensione orale;
tuttavia rimane un metodo di élite perché non si allarga all’istruzione nelle scuole
pubbliche. Lo studente non è una tabula rasa, e si considerano le sue motivazioni e
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le sue caratteristiche, e il docente non è un magister infallibile, ma è un
madrelingua a disposizione dello studente, che non usa quasi mai la lingua degli
allievi. Per la prima volta si esclude la traduzione come tecnica didattica.
• READING METHOD: 1914, primi anni del ‘900. Il mondo è frammentato
dall’isolazionismo, le lingue smettono di essere vive e comunicative, e lo strumento
per imparare le lingue diventa la lettura delle opere straniere. E’ il primo esempio di
“reduced competence course”: il docente è una figura di riferimento come
facilitatore, un “dizionario umano”, a disposizione dello studente qualora avesse
domande durante la lettura, e può cogliere spunti culturali dalle opere lette.
• ANNI ’60: l’inglese prende il posto del francese come lingua franca, a caduta del
muro diviene la lingua della globalizzazione; dopo il 1989 si crea il blocco
dell’insegnamento dell’inglese e quello delle lingue “altre”. Negli Stati Uniti si hanno
a disposizione risorse per far fronte al fatto che negli Stati Uniti non si sono mai
insegnate le lingue come lingue vive, grazie a isolazionismo e Reading Method;
behaviorismo (Skinner, psicologia dell’apprendimento che avviene secondo una
serie di stimoli e risposte con un individuo tabula rasa, fa parte dell’Army
Specialized Training Program, programma specializzato per l’esercito), teoria
linguistica tassonomica (analisi delle componenti minime della lingua,
macrostrutture nella sequenza stimolo/risposta), grande presenza di immigrati (utili
ad un contatto con la lingua viva per sviluppare i cosiddetti “pattern drills”, si unisce
inoltre una dimensione culturale all’insegnamento della lingua, area studies),
l’avvento del giradischi, del registratore a nastro e della nascita dei primi laboratori
linguistici, utili alla creazione di esercizi volti a migliorare la pronuncia e ad avere un
contatto diretto con la lingua parlata. Importante in questi anni è la figura di Robert
Lado, fonda una Faculty of languages and linguistics a Georgetown, e diventa uno
dei maggiori esponenti della linguistica contrastiva (analizza sulla base di simmetrie
e dissimmetrie tra lingua madre e lingua studiata, cerca di predire difficoltà per lo
studente e di elaborare tecniche volte ad aggirarle).
• APPROCCIO STRUTTURALISTICO: in esso intervengono più metodi, nasce
dall’interazione tra linguistica tassonomica, psicodidattica comportamentistica (che
tramonta con l’attacco di Chomsky a Skinner) e le nuove tecnologie legate ai nuovi mezzi
tecnologici. Abbiamo il metodo audio visuale: sostituzione, espansione, trasformazione, no
approccio culturale; si usano filmati (diapofilm) e registrazioni, la lingua è vista come una
serie di microstrutture, lo studente apprende per automazione attraverso gli esercizi
strutturali proposti dal docente, si ripetono e si automatizzano alcuni processi. Esercizi
strutturali: trasformazione di una frase da presente in passato e viceversa, creazione di una
frase a partire da parole diverse, riordinare le parole e coniugare il verbo etc).
• APPROCCIO COMUNICATIVO: caratterizzato dalla nozione di competenza
comunicativa, che afferma che “lo scopo dell’insegnamento della lingua è il
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raggiungimento del livello x nella lingua straniera”. La competenza comunicativa è
una realtà mentale che si realizza nel mondo quando chi la utilizza compie
un’azione; insieme ad essa nella mente vi sono altre competenze che costituiscono
il sapere una lingua: competenza linguistica (comprendere, produrre enunciati),
competenza extralinguistica (cinestetica, prossemica etc), le competenze
contestuali della lingua in uso (sociolinguistica, pragmalinguistica e interculturale).
Le competenze mentali si traducono in azione comunicativa nel saper fare lingua
quando vengono tutte utilizzate per comprendere e produrre. Negli anni ’70 è
innovativa, si utilizzano varie forme di interazione simulata, come il roleplay, i nuovi
mezzi tecnologici, e il docente sceglie l’input e guida come facilitatore. Si utilizza la
concezione di livelli soglia.
• METODO SITUAZIONALE (approccio comunicativo): stabilisce una modalità
operativa dell’insegnamento principalmente legata alla comunicazione ed oggi è
molto usata nell’insegnamento della lingua. Importanza alla situazione comunicativa
in cui la lingua è inserita; esercizi di pattern drill, traduzione di frasi, letture relative
alle civiltà e alla cultura, tuttavia con molti stereotipi. Importante la logica delle 3 P’s:
presentation, practice, production, model of instructional sequence, teorizzazione
del metodo a cura di Freddi (es. esercizio di comprensione di un testo con risposta
ad alcune domande e eventuale richiesta di riassunto).
• METODI FUNZIONALI A BASE PRAGMALINGUISTICA: si dedicano agli adulti
principalmente negli anni ’70, la lingua è a scopi comunicativi ed ha forte valenza
strumentale, importanti i livelli soglia. In Italia Progetto Speciale Lingue Straniere
(forma 300 “super insegnanti” di lingua). Rimangono gli esercizi legati alle 3 P’s (ma
cambiano i metodi), si aggiunge una conoscenza della cultura quotidiana e ai
vecchi esercizi strutturali si affiancano progetti da completare e attività di problem
solving (importanza al role making e role playing).
• METODI DELLA GLOTTODIDATTICA UMANISTICA: per la prima volta nella
glottodidattica con i metodi umanistico-affettivi si da importanza alla sfera della
emozionalità nell’apprendimento: il cervello è diviso in due emisferi dalle
caratteristiche differenti, la dimensione emozionale è spesso prevalente, ha grande
importanza la motivazione e l’oggetto da apprendere deve essere significativo per
chi impara.
• LE 5 IPOTESI DI KRASHEN: Stephen Krashen (si occupa dell’acquisizione della
lingua seconda, come essa avviene, attraverso la formulazione dei suoi concetti e
delle sue ipotesi), tra gli studiosi di teoria linguistica più influenti degli ultimi decenni,
elabora le sue 5 ipotesi a partire da quella di Chomsky che teorizza l’esistenza di un
Language Acquisition Device (LAD) che utilizza gli stessi schemi sia
nell’apprendimento delle lingue straniere che nella madrelingua (e da quale parte
per la sua Second Language Acquisition Theory). Krashen porta una distinzione tra
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Learning (processo rivolto alla forma linguistica, il consapevole studio della forma
grammaticale, processo razionale, e vi si fa riferimento come monitor) e Acquisition
(apprendimento spontaneo, processo inconscio, sfrutta le strategie globali
dell’emisfero destro e quelle analitiche dell’emisfero sinis