Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Dialoghi sulla religione naturale, Hume Pag. 1 Dialoghi sulla religione naturale, Hume Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Dialoghi sulla religione naturale, Hume Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Dialoghi sulla religione naturale, Hume Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Filone che propone una visione più moderata ritiene

che un'appropriata distinzione tra i giudizi del senso

comune e le speculazioni della teologia consenta di

superare le obiezioni di Cleante.

Liquidato il pregiudizio contro le conoscenze astratte

Cleante rileva che proprio lo sviluppo del sapere

scientifico ha dimostrato che la scienza è capace di

risolvere i problemi più difficili proporzionando

l'assenso al grado di evidenza. Sia il teista che lo

scettico misureranno il valore della religione sulla

base dei criteri comunemente accettati nella nuova

scienza di tipo sperimentale. Entrambi

respingeranno argomenti metafisici a priori.

Parte II.

Demea insiste sul carattere misterioso e

incomprensibile della divinità, Cleante dichiara di

basare il teismo sull'argomento del disegno da parte

di un'intelligenza ordinatrice.

Argomento per analogia:

1. il mondo somiglia ad una macchina ben

congeniata

2. tutte le macchine sono il prodotto di un disegno

intelligente

3. il mondo è opera di un'intelligenza

per Demea abbandonare le prove a priori significa

concedere un vantaggio agli atei che non avrebbero

potuto trarre dalla sola argomentazione.

Filone infatti interviene ad abbattere l'argomento del

disegno sostenendo che l'analogia è troppo debole

non tenendo conto di differenze e non essendoci una

regolarità di osservazioni che invece ci è necessaria

per inferire dagli effetti alle cause.

La relazione causa-effetto che fa da sfondo alle

critiche di Filone presuppone la dottrina della

causalità svolta da Hume nel Trattato.

Hume nel Trattato aveva sostenuto che non vi sono

cause necessarie a priori: ogni cosa può produrre

ogni cosa.

Cleante ribatte che non possiamo sostenere che la

materia da se trovi un ordine perché abbiamo visto

per esperienza che pezzi di materia (es. un orologio)

non si uniscono insieme a formare un qualcosa se

non interviene un'intelligenza.

Filone accetta il principio Newtoniano secondo cui a

cause simili corrispondono effetti simili ma mostra

anche i gravi inconvenienti di ordine teologico.

L'argomento del disegno si basa su un pregiudizio

antropocentrico e su un procedimento di

estrapolazione dalla parte al tutto.

Inoltre osserva Filone che anche i principi di

generazione e vegetazione svolgono una funzione di

ordine nell'universo. Infine anche l'argomento del

disegno richiede un'esperienza ripetuta per poter

istituire il nesso tra l'effetto e la causa.

La parte due si chiude quindi con una vittoria da

parte di Filone.

Parte III.

Cleannte sostiene che la somiglianza delle opere di

nature con quelle dell'arte sia una cosa innegabile

ed evidente, senza bisogno di esser dimostrata.

Filone fa notare a Cleante che questo però è un

argomento irregolare perché non tenendo conto di

tutte le cautele sperimentali si trova di fatto in

contrasto coi principi della logica.

I due esperimenti di pensiero a cui si dedica Cleante

(immagina una voce che parli dalle nuvole in tutte le

lingue e una biblioteca di libri viventi) dovrebbero

convincere dell'esistenza di un'intenzione

intelligente, non manca neppure un'allusione a

George Berkeley e alla sua concezione di natura

come espressione di un linguaggio divino che

sarebbe segno di un'organizzazione intelligente della

realtà,

Filone si mostra confuso, forse incapace di replicare,

quando interviene Demea che accusa Cleante di

antropomorfismo.

Demea dice che così facendo abbiamo la

presunzione di fare di noi stessi il modello

dell'universo e della stessa divinità, facendo appello

al modello di Plotino che sosteneva l'inesplicabile

sublimità degli attributi divini.

Parte IV.

Cleante considera la posizione di Demea come un

atto di misticismo e la riconduce alla posizione

scettica e atea pur ammettendo l'inconsapevolezza

di Demea.

Volendo elevare la natura divina al di sopra di ogni

comprensione il mistico finisce per svuotarne l'idea

stessa.

Filone approfitta della nuova situazione per

formulare l'obiezione che l'organizzazione del mondo

mentale in Dio richiederebbe un principio di ordine

superiore al modo stesso che lo richiede il mondo,

quindi la preferibilità di un ragionamento che si

arresta a quest'ultimo senza andare oltre,

Parte V.

Osserva ancora Filone che la nuova visione

scientifica accresce la distanza tra i prodotti artificiali

della mente umana e l'universo e se la causa deve

essere proporzionata all'effetto, l'universo finito e

imperfetto non consentirebbe di inferire l'esistenza

di un Dio infinito e perfetto.

Sarebbe meglio non guardare mai al di là del mondo

presente.

Vi sono anche argomenti derivati dall'esperienza

nella proposta di Filone: se le idee si dispongono da

sole in ordine, altrettanto può avvenire nella

materia.

Inoltre si appella alla buona norma del sapere

scientifico secondo cui effetti particolari dovrebbero

essere spiegati con una causa generale e non con un

altra causa particolare.

Coseguenze del teismo di Cleante:

1. gli effetti finiti del mondo non possono provare

l'infinità degli attributi divini

2. le imperfezioni del mondo non giustificano la

perfezione della divinità

3. neppure l'unicità di Dio è garantita dal processo

sperimentale giacché si potrebbe immaginare che

alla costruzione del mondo abbiano contribuito più

divinità, o data l'estrema imperfezione dello stesso

potremmo ipotizzare che sia stato costruito da una

divinità bambina o anziana.

L'intento di Filone qui è dialettico e scettico, non si

preoccupa di dimostrare le ipotesi che avanza ma

solo di mostrare che dalle premesse dell'avversario

discendono più ipotesi tutte ugualmente credibili.

Cleante si limita a registrare che tutte le ipotesi di

Filone presuppongono una provvidenza e che tanto

basta per stabilire fondamento alla religione.

Filone allora prova a spiegare l'ordinamento del

mondo ricorrendo al caso, alla necessità, alle

condizioni iniziali della materia e alle leggi del

movimento.

Il mondo diventa così il corpo di Dio.

Se pure l'universo è eterno, ciò non esclude la

presenza di continui cambiamenti durante i quali si è

mantenuto un principio di ordine intrinseco.

Il mondo poi somiglia più ad un animale o un

vegetale che ad una macchina pertanto la sua causa

va cercata nei principi di generazione e vegetazione

e non nella ragione. E in definitiva tutte queste

parole indicano solo certe forze nella natura, la cui

essenza è incomprensibile.

Non è possibile ne necessario risalire alle cause

ultime.

Filone immagina che il mondo sia prodotto da un

ragno infinito, questa ipotesi è perfettamente

plausibile in un mondo di ragni così come

l'antropomorfismo di Cleante in un mondo di uomini.

Parte VII.

Filone riprende la vecchia ipotesi epicurea secondo

cui l'universo è concepito come una realtà dinamica

mossa senza alcun agente volontario o primo

motore.

La conservazione dell'impulso iniziale basterebbe da

sola a spiegare gli stati successivi dell'universo per

giungere a quello attuale.

La vera condizione dell'universo è simile ad un caos,

a un perpetuo flusso di materia.

L'apparente stabilità delle forme è solo un passaggio

entro una vicenda di trasformazioni senza fine.

Ammette comunque che anche l'ipotesi epicurea è

incompleta e imperfetta.

Parte IX.

Demea qui combina la prova cosmologica causale

con l'argomento ontologico vero e proprio. La causa

prima è per se necessariamente esistente. Viene

aspramente criticato da Cleante il quale svolge una

serie di considerazioni ben intonate all'empirismo

humeiano. L'esistenza è una materia di fatto che non

può essere dimostrata a priori. Inoltre la conoscenza

perfetta dell'essenza si situa al di là della portata

delle nostre facoltà.

Anche l'argomento causale viene messo in dubbio da

Cleante, si potrebbe immaginare una serie eterna di

cause che non avrebbe bisogno di una causa prima.

Filone interviene presentando la regolarità

dell'universo come frutto della necessità. Sottolinea

che questo ricorso all'argomento della necessità è

pericoloso in quanto fornisce un'inferenza

direttamente opposta all'ipotesi religiosa.

Filone e Demea proseguono delineando un'immagine

pessimistica del mondo mentre Cleante è in aperto

contrasto con questa visione e dipinge un'immagine

armoniosa.

Il discorso che così ha preso avvio è volto a indagare

gli attributi morali dell'essere supremo. Filone qui

pretende che gli attributi siano non solo compatibili

ma anche dimostrabili.

E dato lo stato di cose attuali, essendoci il male, o

Dio è impotente ad eliminarlo o la sua volontà è

malvagia.

Cleante nega la miseria del mondo sostenendo che

piacere e felicità sono più frequenti del dolore, rifiuta

inoltre il rimedio di Demea (concepire la vita

presente solo come un prologo a un aldilà), e punta

a fondare il sistema religioso su un punto così

incerto da esporlo ad uno scetticismo totale. Infatti

per quanto Cleante si sforzi di mostrare che nel

mondo ci sono più piaceri che dispiaceri non è la

quantità del male a costituire un'obiezione ma la

stessa presenza del male.

Parte XI.

Cleante si trova dinnanzi ad un dilemma: o

abbandona l'analogia con le qualità umane o la

conserva senza riuscire a mettere d'accordo una

qualche mescolanza di male.

Ricorre allora ad una mossa audace: dichiara di

abbandonare l'idea che la divinità sia dotata di

attributi infiniti, ma che possegga soltanto perfezioni

infinite.

A questo modo a Dio verrebbero attribuiti potenza e

intelligenza finite.

Filone immagina che le creature siano state fatte

non idonee a provare dolore, o ipotizza che la

divinità sia intervenuta con volontà particolari a

impedire il male per dimostrare che il mondo è

imperfetto e l'idea di un Dio perfetto anche limitato

nei suoi attributi è incompatibile.

Filone si professa si scettico ma nei riguardi degli

argomenti di Cleante, sarebbe anche disposto ad

ammettere che le cattive apparenze siano

compatibili con argomenti come quelli dello stesso

Cleante ma non è disposto a ric

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giiuditta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Baldi Marialuisa.