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TAC.
Sternali, che possono essere associate a contusioni cardiache. La diagnosi si
effettua con radiografia e TAC. Addome
I traumi dell’addome sono: traumi della milza, la cui rottura è la causa più comune
di morte per lesioni addominali, traumi del fegato e del pancreas, traumi renali,
traumi retro perineali, traumi dell’addome inferiore, che possono portare alla
sterilità, traumi della parete addominale.
I sintomi della maggior parte dei traumi dell’addome sono dolore per tensione o
estensione addominale, vomito, difficoltà respiratorie e segni di shock. La diagnosi si
effettua con TAC. Osteoporosi
L’osteoporosi è una rarefazione del tessuto osseo che insorge quando la sostanza
fondamentale viene elaborata insufficientemente dagli osteoblasti. Esistono diverse
procedure diagnostiche:
Metodiche radioisotopiche, tra cui la densitometria a singolo raggio
fotonico (SPA) e a doppio raggio fotonico (DPA)
Metodiche ultrasonografiche, tra cui l’ultrasonografia ossea quantitativa
(QUS)
Metodiche radiologiche, tra cui la densitometria digitale a raggi X
(DEXA), la tomografia computerizzata quantitativa (QCT) e la radiologia
tradizionale.
La SPA studia la massa ossea di segmenti scheletrici periferici. È un esame semplice e
breve con costo contenuto.
La (DPA) misura la densità ossea dello scheletro assile e del collo del femore.
La QUS analizza la velocità e l’attenuazione del suono ed è una metodica di grande
precisione.
La DEXA valuta la densità ossea a livello lombare, femorale, avambraccio e in tutto il
corpo. I tempi di scansione e di esposizioni sono ridotti, i costi sono bassi e la
risoluzione spaziale è elevata.
Il T-Score valuta un dato indipendente dall'età, ma non è applicabile a soggetti
giovani.
Lo Z-Score separa il fenomeno fisiologico del decadimento scheletrico legato
all'invecchiamento da quello patologico.
La QTC misura la quantità di minerale in singole porzioni di osso ed è l'ideale per la
diagnosi ed il follow-up dell'osteoporosi, poiché evita l’interferenza dei processi
artrosici, che possono causare una sovrastima della densità ossea vertebrale. Tra gli
svantaggi c’è l’alta dose di radiazioni, la minore precisione e i costi elevati.
All’osteoporosi sono associate fratture vertebrali, del polso, del collo del femore e
dell’omero.
Patologie dell’articolazione coxo-femorale e protesi di anca
Le patologie dell’anca sono:
Periartriti, che coinvolgono i tessuti molli e si distingue tra borsite ischiatica,
del grande trocantere e ileo-pettinea.
Artrosi, che è una degenerazione progressiva e irreversibile della cartilagine
articolare che provoca dolore aggravato dal carico, da abduzione e rotazione
esterna, rigidità, limitazione funzionale e senso di instabilità. L’organizzazione
del passo è alterata: infatti l’arto inferiore è flesso, addotto ed extra ruotato,
con conseguente zoppia. Gli obiettivi del trattamento riguardano la riduzione del
dolore attraverso massoterapia e terapia farmacologica; miglioramento della
funzionalità attraverso massoterapia, chinesiterapia e idrochinesiterapia;
educazione del paziente con riduzione dei carichi e attività fisica.
I pazienti che si sottopongono a intervento protesico all’anca lo fanno per migliorare la
funzionalità articolare e riprendere l’attività motoria e uno sport. Le aspettative del
paziente sono: recupero precoce, non problematiche post operatorie, scomparsa del
dolore articolare, miglioramento della funzionalità. Le cause che portano a intervento
protesico sono: coxartrosi primaria e secondaria, fratture, necrosi vascolare
della testa del femore e patologie artritiche.
Le controindicazioni alla protesi possono essere: assolute, con infezioni, articolazione
neuropatica e neoplasie ossee, o relative, con infezione, deficit neurologico
progressivo, processi degenerativi ossei. Ci sono diverti tipi di protesi: endoprotesi,
protesi di rivestimento, artroprotesi non cementate e cementate.
Il trattamento riabilitativo si prefigge diversi obiettivi a seconda della fase:
Nella fase pre-operatoria bisogna migliorare le funzioni residue e mantenere o
recuperare il tono e il trofismo muscolare.
Nella fase post-operatoria bisogna prevenire le complicanze, recuperare la
motilità, potenziare i muscoli, educare i movimenti che proteggono
l’articolazione e la deambulazione.
Dopo l’intervento si ha un miglioramento dei parametri del passo tra cui lunghezza,
velocità, tempo e cinetica articolare. La fase di carico va a lungo esercitata. I
movimenti a rischio di lussazione sono:
Decombere sul lato sano con adduzione del lato operato. Per evitare ciò
bisogna posizionare un cuscino tra gli arti inferiori e mantenere il tronco in asse.
Alzarsi o sedersi su sedie troppo basse. Per evitare ciò bisogna tenere una
leggera abduzione dell’anca e usare sanitari a seduta modificata.
Nei passaggi dalla postura supina alla seduta bisogna spostare prima le
gambe giù dal letto e poi appoggiarle su uno sgabello.
Non accavallare le gambe.
Pubalgia
La pubalgia è una distrazione muscolo-tendinea dell’inserzione dell’adduttore al pube
o della giunzione miotendinea degli adduttori in particolare quello lungo. La pubalgia
può essere causata da:
Patologie muscolari e tendinee, come tendinopatie inserzionali, ernie,
distrazioni o rotture dell’ileopsoas, lesioni del quadrato del femore.
Patologie ossee e articolari, come fratture, fratture da stress della sinfisi
pubica, delle ossia iliache e della testa del femore, osteocondrosi, osteonecrosi
e osteocondriti dissecanti.
Patologie infettive, tumorali e borsiti
I sintomi della pubalgia sono dolore e impotenza funzionale. Il dolore ha intensità
variabile: dal fastidio dato da sollecitazioni delle zone anatomiche interessate, fino al
dolore acuto che compromette la deambulazione, il vestirsi, la salita e discesa delle
scale. Esso può comparire dopo una gara o allenamento, essere presente prima della
prestazione e scomparire durante il riscaldamento, per ricomparire nel prosieguo
dell'attività. L'impotenza funzionale dipende dall'intensità del dolore.
La radiografia del bacino evidenzia la situazione della sinfisi pubica e verifica la
presenza di erosioni, artrosi o patologie dell’anca. L'ecografia è indicata nel sospetto
di ernia inguinale e patologie muscolo tendinee. La RM dà informazioni sulla
situazione ossea e sulle strutture inserzionali.
Scoliosi
La scoliosi è una deviazione laterale permanente della colonna vertebrale, che è
incurvata su se stessa ed è torta nelle tre direzioni dello spazio. Una scoliosi
strutturata è una deformazione permanente, fissa, che coinvolge anche le
articolazioni, i legamenti, la muscolatura paravertebrale e, in casi gravi, gli organi
interni.
Le scoliosi possono essere distinte in scoliosi ad eziologia nota e scoliosi idiopatiche.
Nelle scoliosi a eziologia nota, le malformazioni ossee della colonna vertebrale
hanno variabilità strutturale e diversa gravità. I difetti di formazione possono essere
parziali, come le vertebre a cuneo, o completi, come l’emivertebra. I difetti di
segmentazione possono essere unilaterali, come la barra congenita, o bilaterali,
come il blocco vertebrale. Le anomalie vertebrali possono essere multiple o fusioni
costali. La scoliosi ad eziologia nota è associata a sindromi neuromuscolari, sindrome
di Down, displasie ossee e nanismo. Se non si trova alcuna causa per il processo
diagnostico si parla di scoliosi idiopatica.
Le scoliosi si distinguono in: scoliosi con una curva primaria, doppia curva
primaria, curva toracica e lombare, doppia curva toracica e toraco-lombare,
scoliosi toraciche, lombari, toraco-lombari e cervico-lombari. L'entità della
deviazione scoliotica viene espressa in gradi, attraverso il sistema di misurazione di
Cobb. Si tracciano due linee passanti per il piatto superiore e inferiore delle vertebre
limitanti la curva e a queste le rispettive perpendicolari. L'angolo che viene a formarsi
è detto angolo di curvatura o di Cobb.
Traumatologia Ossea
L’osso è un tessuto composto da una matrice organica di fibre collagene disperse in
una massa inorganica di minerali. Esistono due tipi di tessuti osseo:
Compatto, che rappresenta l’80% dello scheletro, è una componente delle
ossa lunghe e piatte ed è più resistente alle forze applicate al suo asse
verticale.
Spugnoso, che è organizzato in trabecole orientate in senso perpendicolare tra
loro: quelle verticali sono più grosse e sopportano il carico, quelle orizzontali
stabilizzano le verticali. Fratture
rima di frattura
Si definisce il punto esatto di interruzione del segmento scheletrico.
focolaio di frattura
Si definisce la zona circostante la rima di fattura. Le fatture
trauma diretto indiretto
possono essere causate da o e possono essere classificate
su base:
Etiopatogenica, con fratture traumatiche, patologiche e da stress.
Esistono due teorie sulle cause delle fratture da stress: teoria della fatica,
secondo cui la stimolazione eccessiva dei muscoli trasferisce il carico allo
scheletro che, superato il limite di tolleranza, si spezza; teoria del
sovraccarico, secondo cui l’eccessiva contrazione di certi gruppi muscolari
flette l’osso causandone la lesione.
Meccanismo lesivo, con fratture per flessione, torsione, compressione e
strappamento.
Numero di interruzioni, con frattura unifocale, bifocale e
pluriframmentata.
Sede scheletrica, con frattura diafisaria, metafisaria ed epifisaria.
Entità del danno che è di diversi tipi. In base alla posizione dei monconi
distinguiamo tra fratture composte, in cui non vi è migrazione dei monconi, e
scomposte, in cui i monconi migrano. Queste ultime possono essere: laterali,
angolari, rotatorie assiali ed esposte. In base all’estensione distinguiamo
tra frattura completa e incompleta. In base all’aspetto dei margini della
frattura distinguiamo tra frattura regolare e irregolare. In base alla
direzione o decorso della rima distinguiamo tra frattura trasversale,
obliqua, spiroide o longitudinale. In base al numero di frammenti ossei
distinguiamo tra frattura a due monconi, multipla e pluriframmentaria.
I sintomi di una frattura sono edema, dolore, alterazione del profilo cutaneo e
mobilità abnorme.
La radiografia individua il tipo di frattura, valuta i tessuti molli perilesionali, controlla
l’efficacia della terapia e dei processi riparativi. L’ecografia studia i tessuti mo