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Effetti delle radiazioni sulla materia biologica

Tuttavia, gli effetti delle radiazioni sulla materia biologica dipendono non solo dalla qualità delle radiazioni, ma anche dai tessuti che le assorbono. La dose efficace corregge la dose assorbita per un fattore di ponderazione che tiene conto della radiosensibilità tissutale intrinseca. Mentre la dose assorbita è una grandezza fisica assoluta, la dose efficace e la dose equivalente sono misure relative radioprotezionistiche. La dose equivalente e la dose efficace vengono misurate in Sievert (Sv).

I lavoratori vengono classificati come lavoratori esposti se l'esposizione alle radiazioni ionizzanti è superiore a 1 mSv per anno solare. Nella categoria A, l'esposizione di dose efficace è superiore a 6 mSv per anno solare, mentre nella categoria B è compresa tra 1 e 6 mSv.

Le radiazioni ionizzanti hanno come target biologico la doppia elica del DNA, con cui possono agire direttamente o indirettamente tramite la formazione di specie reattive dell'ossigeno.

I vari tipi di radiazione differiscono per efficacia in quanto l'effetto radiobiologico non dipende soltanto dalla dose assorbita, ma anche dalla distribuzione spaziale dei processi di ionizzazione lungo il percorso che le radiazioni ionizzanti compiono all'interno della materia. LET → trasferimento lineare di energia, cioè l'energia trasferita per unità di lunghezza relativa al tragitto del fascio di radiazioni nel tessuto che lo assorbe. Le radiazioni a basso LET (fotoni, X, γ) tendono ad essere più penetranti, ma il danno è prodotto pressoché esclusivamente per azione indiretta ed è più facilmente riparabile. Nella maggior parte dei casi determina danno soltanto a uno dei segmenti del DNA. Le radiazioni a elevato LET (particelle α, frammenti di fissione, neutroni) sono meno penetranti, ma hanno maggiore probabilità di produrre danno per via diretta, più cospicuo e meno facilmente riparabile.In questo caso sono interessati entrambi i filamenti del DNA. Nel caso di rottura del DNA, per il ripristino, viene utilizzato come stampo il filamento complementare non modificato del DNA oppure il cromosoma fratello. Nella quasi totalità dei casi di danno al DNA indotto dalle radiazioni ionizzanti viene perfettamente riparato (riparazione senza errore), tuttavia, in mancanza di un accesso all'informazione dello stampo, la riparazione del DNA può essere soggetta ad errori → morte in interfase o apoptosi, morte riproduttiva (le cellule figlie potrebbero mancare di sistemi fondamentali per la riproduzione), trasformazione del genoma. Gli effetti delle radiazioni ionizzanti a livello tissutale possono distinguersi in effetti somatici ed effetti genetici. A loro volta gli effetti somatici si dividono in effetti deterministici ed effetti stocastici. Gli effetti genetici sono sempre effetti stocastici. Gli effetti deterministici (reazioni tissutali avverse) sono legati alsuperamento della soglia. Questi determinano l'apoptosi o la morte riproduttiva. Si ha quindi la morte di una quota significativa di cellule e, quando viene eliminata una frazione definita, si avranno reazioni clinicamente rilevabili. Gli effetti deterministici possono essere precoci o tardivi. Le reazioni tissutali precoci si manifestano dopo alcune ore o settimane. Possono essere reazioni infiammatorie o reazioni conseguenti alla perdita di cellule. Le reazioni tissutali tardive si manifestano dopo mesi o anni. Si definiscono generiche se avvengono a seguito di una lesione indotta direttamente nel tessuto bersaglio o consequenziali se avvengono come sequele di reazioni precoci. La relazione tra dose assorbita e incidenza dell'effetto viene descritta con un grafico ad andamento sigmoidale: al di sotto di una certa soglia di dose l'effetto non si manifesta, esiste poi un'altra soglia oltre cui l'incremento della dose non è in grado di determinare nessun superamento della soglia.

effetto aggiuntivo; nella fase ripida della curva sigmoidale anche piccoli incrementi di dose si traducono in un incremento relativamente elevato dell'effetto clinicamente rilevabile. Tra i tessuti più radiosensibili si trovano le gonadi, il midollo osseo e il cristallino, i quali presentano una dose soglia piuttosto bassa. Si ritiene che nessun tessuto possa andare incontro ad una compromissione funzionale rilevante per assorbimento di dosi fino a circa 100 mGy.

La soglia di dose in grado di indurre cataratta è stata recentemente abbassata fissandola a 0,5 Gy e il limite di esposizione è stato ridotto a 20 mSv/anno.

La sindrome acuta da radiazioni (SAR) è una reazione tissutale che si manifesta nel caso in cui parti estese del corpo sono esposte omogeneamente a dosi alte di radiazioni ionizzanti (> 1 Gy). Si manifesta in genere in seguito a eventi catastrofici (eventi bellici, incidenti nucleari). L'unico caso in cui viene indotta in modo iatrogeno.

è il trattamento mieloablativo, irradiazione totale corporea propedeutica al trapianto d’organo per indurre immunosoppressione.

La SAR può condurre anche alla morte, che è generalmente il risultato di una grave deplezione cellulare o di una grave disfunzione nei tessuti di uno o più organi vitali. L’LD50/60 è un indice di letalità che indica la dose in grado di uccidere il 60% della popolazione esposta entro 60 giorni. Per un individuo sano il valore mediano è di circa 4 Gy.

La sindrome ematologica si verifica per dosi nel range di 5 Gy. Il danno principale è l’arresto dell’emopoiesi. La mortalità è legata allo sviluppo di infezioni intercorrenti o emorragie causate da piastrinopenia. Sono interessati tutti quei tessuti e organi che hanno un’intensa attività replicativa: alcuni degli effetti tissutali sono epiteliolisi tissutale, danni al cristallino, alopecia e petecchie.

piastrinopenia. La sindrome gastrointestinale si manifesta per dosi superiori a 5 Gy: vengono colpite in particolare le cellule staminali delle cripte e cellule endoteliali dei capillari. La sindrome respiratoria e renale si manifesta per dosi acute superiori ai 10 Gy. La sindrome cerebrovascolare si manifesta per dosi superiori ai 15-20 Gy, si verifica danno acuto nei sistemi nervoso e cardiovascolare e la vittima muore per shock dopo pochi giorni. Il danno vascolare e l'aumentata permeabilità capillare provocano un edema cerebrale ingravescente con aumento della pressione intracranica ed ulteriore danno tissutale: il risultato finale è un danno irreversibile a carico del sistema nervoso centrale che porta a coma e morte nel giro di poche ore/pochi giorni. Un particolare tipo di effetto deterministico è quello teratogeno, ossia un effetto che si verifica sul prodotto del concepimento durante tutta la fase gestazionale. A livello embrionale si possono verificare diversi

effetti: morte embrionale/fetale/neonatale, ritardo della crescita intrauterina, malformazioni congenite. È possibile distinguere il periodo gestazionale in 3 fasi. Nella fase preimpianto (1-9° giorno) il danno da radiazioni esita o nella morte dell'embrione o nella sopravvivenza senza effetti apprezzabili (effetto del "tutto o nulla"). Durante la morfogenesi (9° giorno-3° mese) i danni possono causare la comparsa di malformazioni. Nella fase fetale (3° mese-termine della gestazione) la sensibilità degli organi all'azione delle radiazioni decresce mentre rimane alta la possibilità di effetto sul SNC con possibile grave ritardo mentale nel nascituro. Gli effetti stocastici, invece, possono essere provocati sia da dosi elevate che da basse dosi. Modificazioni genetiche o trasformazioni in cellule singole, conseguenza di danni al DNA non riparati o di riparazioni con errore, possono avere conseguenze anche gravi a medio-lungo termine.esiste una dosesoglia, ma via via che la dose aumenta, aumenta anche la frequenza degli eventi ma non la loro gravità. Attraverso diversi studi si è visto che gli effetti stocastici generano un rischio importante connesso con l'esposizione a radiazioni a livelli di dosi > 100 mSv. Tuttavia, è plausibile che l'incidenza delle neoplasie e degli effetti ereditari aumenti in modo proporzionale a partire da qualsiasi dose diversa da zero (ipotesi lineare senza soglia). Il processo multistadio della cancerogenesi comprende diverse fasi: iniziazione (la cellula normale entra in un percorso cellulare aberrante, stadio preneoplastico), promozione (potenziamento della crescita e sviluppo di un clone preneoplastico), conversione maligna (viraggio da uno stato preneoplastico ad uno in cui lo sviluppo del cancro è probabile), progressione (le cellule mutate acquisiscono caratteristiche di aggressività biologica e un comportamento invasivo). Il susseguirsi di

questi passaggi ha una latenza temporale molto lunga.

Gli effetti stocastici genetici sono espressi come aumento delle frequenze di malattie genetiche nella popolazione per unità di dose. Le malattie genetiche d'interesse sono quelle dovute a mutazione di singoli geni (malattie mendeliane) sia quelle dovute a fattori multipli genetici ed ambientali (malattie multifattoriali). Si prendono in considerazione anche le malattie cromosomiche, dovute ad evidenti alterazioni numeriche o strutturali dei cromosomi. Dai vari studi non emerge alcuna evidenza diretta che l'esposizione dei genitori alle radiazioni possa condurre ad un incremento del rischio di malattie ereditarie alla progenie, ma vi sono prove certe in animali dal laboratorio. Per questo è prudente continuare ad includere il rischio di effetti ereditari nel sistema di radioprotezione.

L'acqua, essendo la molecola più rappresentata nel nostro organismo, è la molecola principale con cui interagiscono.

Le radiazioni ionizzanti. In questa interazione le radiazioni determinano la liberazione di ROS. In assenza di ossigeno i radicali possono essere prodotti in varie forme, soprattutto perossidi di idrogeno; in presenza di ossigeno questo cattura per elettroaffinità radicali idrogeno formando il radicale idroperossido (a sua volta dotato di potere ossidante). Nei substrati biologici l'effetto indotto a parità di radiazione è circa 2-3 volte superiore in presenza di ossigeno. Per cui, per rendere efficace la radioterapia, è necessario correggere un'eventuale condizione di anemia basale. Nei tumori si trova spesso la presenza di cellule ipossiche (quindi più radioresistenti) a causa dell'angiogenesi insufficiente rispetto alla proliferazione.

In base alla capacità di riparazione enzimatica di riparazione del danno al DNA si distinguono danni riparabili/subletali (dovuti a radiazioni non ionizzanti) dai danni non riparabili/letali.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
83 pagine
SSD Scienze mediche MED/36 Diagnostica per immagini e radioterapia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ki.97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diagnostica per immagini e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Gilardi Maria Carla.