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Processo terapeutico
Rogers ritiene che il cliente abbia già in sé la potenzialità del cambiamento, come conseguenza
dell’attualizzazione. Il terapeuta ha il compito di liberare queste capacità guardando alla persona come
soggetto indipendente, attivo e con iniziativa. La riorganizzazione che avviene in terapia, infatti, può essere
messa in atto solo da colui che sperimenta quell’esperienza, mentre il terapeuta svolge il ruolo di facilitatore o
catalizzatore di alcuni processi.
Rogers individua le condizioni necessarie a provocare una modificazione costruttiva della personalità:
- Due persone in contatto
- La prima si trova in uno stato di disaccordo interno che provoca vulnerabilità e angoscia. Tale
disaccordo è dovuto all’incongruenza tra l’esperienza reale e la sua rappresentazione simbolica a
livello di coscienza
- L’altro si trova in uno stato di accordo interno, quanto meno nella relazione terapeutica e nei confronti
della relazione con il cliente. Affinché ciò sia possibile è necessario che egli abbia un’assoluta
consapevolezza di tutti i sentimenti che prova in relazione la cliente e che essi vengano vissuti in modo
talmente pieno e trasparente da poter essere comunicati
- Il terapeuta deve provare sentimenti di considerazione positiva incondizionata, ossia aspettare il cliente
per quello che è e con la sua intera gamma di sentimenti e affetti
- Il terapeuta deve provare comprensione empatica dello schema di riferimento interno del cliente
- Il cliente deve percepire la considerazione positiva e la comprensione empatica
Fasi del processo terapeutico
- Inizio: fase d’entrata: Il cliente deve:
Mostrare di condividere con il terapeuta la responsabilità di trovarsi nel contesto terapeutico
o Avere iniziativa, inclusa la comunicazione delle proprie difficoltà in relazione a sé e agli altri
o Esprimere i propri sentimenti
o Percepire un cambiamento nella consapevolezza che si ha della figura del terapeuta
o Mostrare indicatore relativi al sentirsi ascoltato dal terapeuta
o
Tutto questi implica che la relazione terapeuta-cliente comincia ad assumere significato per
entrambi
- Cercare l’alleanza di lavoro / passaggio dalla sofferenza alla speranza: possono avvenire due cose.
Può svilupparsi una buona relazione tanto da avere una relazione di aiuto più solida. Il terapeuta sarà
vissuto come alleato e risorsa. Oppure, nel caso in cui il cliente abbia ormai perso le speranze, esso
viene motivato ad assumere un ruolo attivo nel processo di eliminazione del disagio, viene spronato ad
essere reattivo trasformando la sofferenza e la passività in vigilanza. Questo non implica ancora
fiducia ma è un passo iniziale
- Sviluppo della fiducia e formulazione delle domande “chi sono e cosa voglia essere”: prima che il
paziente possa porsi queste domande e quindi cominciare un percorso di coscienza, deve sviluppare
una sufficiente fiducia nel terapeuta. Nelle fasi precedenti si è lavorato sull’espressione dei sentimenti
e questo permette di cominciare a differenziarsi dagli altri e percepirsi come individua distinto. Questo
crea fiducia positiva in sé e nel’’altro, quindi la sensazione di essere accettato e ascoltato
profondamente
- Impegno sincrono e inizio del sé in azione: inizialmente il cliente sente il terapeuta come colui che
lo aiuta a far emergere la sua esperienza interna, poi percepisce una coincidenza tra ciò che ciascun
partner sta percependo. Questa interazione sincrona aumenta la fiducia e aiuta il cliente a ragionare sui
propri cambiamenti 32
- Processo conclusivo: la fine della terapia non è intesa come una fase conclusiva ma come un nuovo
inizio, alla scoperta di un nuovo modo di essere e di percepire il mondo, con una nuova apertura ai
sentimenti vissuti in modo più fluido
Queste fasi sono puramente esplicativa ed esemplificative. Rogers spiega che poiché ci si basa sull’unicità
dell’individuo, anche le fasi e le loro caratteristiche saranno uniche in ogni terapia.
Concetto di diagnosi
Se il malfunzionamento psichico deriva da una percezione insensata e incongruente del cliente, è solo il
soggetto stesso che può riconoscerne l’effettiva natura. Non esiste la diagnosi, o meglio, essa coincide con il
processo terapeutico e le conclusione a cui il cliente arriva.
Traslazione
Rogers spiega che come in psicoanalisi, anche nella sua pratica clinica si osservano degli atteggiamento di
traslazione, ossia percepire atteggiamento affettivi esistenti in una relazione e inappropriatamente rivolti al
terapeuta, ma cambia il modo di trattarli. L’analista interpreta e il transfert conduce alla dipendenza che sarà il
fulcro della terapia. il terapeuta rogersiano semplicemente capisce e accetta, quindi riflette tali contenuti che
possono così essere riconosciuti dal soggetto.
Ricerca
La terapia centrata sul cliente è una tra le terapia più indagate in assoluto sia da ricercatori esterni che dallo
stesso Rogers. Egli spiegava che la facilità di studio nelle ricerche nasceva dal fatto che la sua teoria è
definibile in termini operativi. Rogers fu poi il primo ad utilizzare le registrazioni audio e video. Tra le più
importanti ricerche ricordiamo quella sulla relazione del funzionamento del sistema nervoso autonomo e gli
effetti della psicoterapia o della relazione terapeuta-cliente sui progressi terapeutici.
Successivamente, però, le ricerche sono state criticare per scarsa attendibilità e varietà legata a gruppi di
controllo inadeguati, numero limitato di casi presi in esame, ambiguità dei termini utilizzati nelle scale di
valutazione.
Applicazioni
In ambito terapeutico, la relazione è intesa come esempio delle relazioni interpersonali funzionali in generale,
così come il cambiamento e la crescita al suo interno. Per questo motivo, la teoria rogersiana si è sviluppata
come una filosofia di vita più che una teoria psicoterapeutica: essa può essere applicata a tutti gli ambiti
relazionali umani come modello di buona convivenza e sviluppo di sani rapporti.
Limiti
Viene esclusa la dimensione inconscia nel processo terapeutico. Il terapeuta non si “assume la cura” del
paziente, non permette la dipendenza e la creazione del transfert che implicherebbero un’analisi di quei che
sono i contenuti più profondi. In questo modo, però sebbene sia possibile ottenere dei risultati positivi, essi
saranno a breve termine poiché la causa della coazione a ripetere del copione non vengono indagati o risolti. O
meglio, il cliente è invitata prendere sempre maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e affetti, ma poi
non riceve aiuto per poter analizzare, comprendere ed accettare questi sentimenti, il terapeuta no è addestrato
a muoversi né nel proprio che nell’altrui inconscio, quindi tutti il lavoro rimane sulla superficie, nella sfera
dell’Io, il terapeuta può comprender ed accettare l’angoscia o la rabbia del cliente, ma non fornisce strumenti
per adeguati, e si cerca invece di indirizzare il cliente verso l’accettazione di sentimenti più positivi.
Tutti questi elementi, poi, si amplificano se parliamo di un setting di gruppo, dove ognuno deve confrontarsi
non solo con i propri sentimenti ma anche con i sentimenti e la qualità delle relazioni con gli altri.
Altro problema riguarda poi l’idea di promuover una filosofia di vita che alcuni può essere cambiata per una
sorta di ideologia a cui essere fedeli: se si lavoro in gruppo, il fatto di condividere un certo modo di
relazionarsi agli altri al mondo può portare alla creazione di sani legami e modi di pensare che però
funzionano solo all’interno del gruppo che condividere quest’ideologia. 33
Metodi di rilassamento
Il rilassamento mira ad una migliore integrazione tono-emozionale. Lo stato tonico può influenzare l’attività
psichica della vigilanza del soggetto per mezzo delle strutture reticolate o sottocorticali. Non esiste emozione
che non si esprima a livello somatico e tonico.
Nel momento in cui il soggetto si trova di fronte al terapeuta può provare tre “posizioni” psicologiche:
opposizione, acquiescenza o ambivalenza, e questo poiché infondo si è sotto lo sguardo del terapeuta. La
funzione tonica rispecchia il grado e la fluttuazione di armonia e disarmonia nelle relazioni. Essa è
profondamente legata alla storia evolutiva del soggetto in termini di sviluppo della motricità sensoriale,
dell’anticipazione e delle prime fasi di rappresentazione mentale.
La contrazione agisce come una difesa che, di per sé, è disfunzionale poiché non fa altro che portare
all’interno una minaccia esterna. La tensione viene intesa come stato psicofisico che, in ambito clinico, si
cerca di placare tramite tecniche che agiscono sul corpo e modificando l’attività muscolare generale e
viscerale. Il paziente è continuamente spinto a mettere a confronto l’immagine del suo corpo con la percezione
reale del corpo tramite una pratica terapeutica basata sula prossimità, la distanza, il contatto, la manipolazione.
Tutto questo porta il soggetto in una condizione di regressione fisica in cui il suo corpo riscopre una nuova
sensibilità ai rumori, al calore, alla qualità del tatto e della voce.
Note esperienze psicofisiologiche di rilassamento sono la pratica dello yoga, più legata ad una componente
fisiologica e religiosa, e il training autogeno, legame ad una matrice biopsichica.
Agli inizi del ‘900 si diffonde l’ipnosi e da qui nasce lo studio scientifico del rilassamento.
Il training autogeno diventa la tecnica madre dei metodi psicoterapeutici basati sul rilassamento. Mentre i
metodi a base neurofisiologica si basano sugli studi dell’attività muscolare relativa alle contrazione e
all’attività psicofisiologica.
I metodi di rilassamento
Tutti i metodi di rilassamento condividono la passività e la distensione muscolare. In base alla teoria di
riferimento e all’importanza attribuita alla relazione terapetua-paziente, essi vengono divisi in:
- Coprenti: basati su un modello comportamentale e basato sulla ripetizione di esercizi guidati dal
terapeuta. L’obiettivo è il produrre la sensazione di distensione muscolare e padronanza del corpo. la
relazione quindi è univoca e non basata sull’elaborazione delle sensazioni o degli aspetti inconsci della
relazione
- Scoprenti: indirizzati alla ricerca delle sensazioni. La base teorica nasce dalla psicoanalisi e dalle
teorizzazioni della psicosomatica di Marty e gli studi sull’alessitimia (difficoltà riconoscere e
identificare stati affettivi interni). Si dà importanza alla relazione e il terapeuta diventa un Sé ausil