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FOCALIZZATA SUL TRANSFERT)
La TRANSFERENCE-FOCUSED PSYCHOTHERAPY è una psicoterapia dinamica centrata sul transfert e
rivolta a soggetti con patologia borderline (organizzazione di personalità borderline – O. Kernberg)
Secondo l’impostazione di Kernberg, sviluppo infantile capacità di sperimentare se stessi e
gli altri in modo integrato, all’interno di aspetti emotivi sfumati, con correlati comportamentali
coerenti e stabili processo fondamentale per una valutazione realistica di sé stessi e gli altri+
sistema di valori interiorizzati individualizzati e indipendenti.
Inizialmente le esperienze emotive, che influenzano questo percorso, sono scisse - capacità di
percepire se stessi come completamente buoni/cattivi.
La costruzione del mondo interno si muove tra esperienze più continuative e altre più puntuali +
aspetti temperamentali che accentuano o mitigano l’integrazione di esperienze completamente
positive/negative.
L’organizzazione borderline di personalità
Patologia permanenza di un funzionamento scisso e assenza di integrazione tra strutture
psichiche la polarizzazione iniziale tende mantenersi nel tempo e la scissione salva gli
oggetti ideali da rabbie distruttive e il soggetto dal provare gli stessi sentimenti.
Patologia quindi come uso difensivo di dinamiche scissionali e come permanenza di oggetto e Sé
scissi. Vengono utilizzate ulteriori difese che proteggono il soggetto da affetti aggressivi e intensi e
impediscono una visione realistica di sé e degli oggetti. Questo funzionamento scissionale conduce
a una patologia dell’identità e della capacità di esaminare la realtà. tale polarizzazione si
impone anche sul mondo, sulla modalità di fare esperienza, ecc.
Cristallizzazione delle antiche relazioni internalizzate che diventano organizzatori – basi del
funzionamento psichico che la TFP definisce DIADI Nella patologia adulta una diade di base
permane attiva e tende a sovrapporsi alla possibilità di sperimentare relazioni nuove e sfumate.
La TFP: strategie, tecniche e tattiche
Scopo della TFP è permettere la riattivazione di relazioni oggettuali interne in rapporto al
terapeuta (transfert), dandone un’interpretazione in un ambiente sicuro e contenitivo (setting),
dove l’empatia è un elemento di fondo.
Nei B sono frequenti, oltre alle modalità verbali di espressione delle relazioni, agiti, silenzi e la
distruzione del pensiero proprio e altrui – compito del terapeuta è trasformare ciò nelle relazioni
oggettuali e negli affetti che ne costituiscono la base, per poi comprenderli.
Tecniche specifiche: interpretazione, confrontazione e chiarificazione.
Nencessità di una cornice terapeutica altamente stabile – strategie:
Definire le relazioni dominanti
Osservare gli eventuali rovesciamenti di ruolo
Verificare la presenza di diade intrecciate tra loro
Aumentare la capacità osservativa
A volte le diadi si presentano in configurazioni opposte: assetti interni polarizzati sé-oggetto che si
rovesciano tra paziente e terapeuta + coppie altrettanto scisse idealizzate
Il focus della TFP si pone sui movimenti affettivi che si dipanano in ogni momento della relazione.
Temi principali delle tecniche terapeutiche:
Neutralità tecnica;
Integrazione dei dati controtransferali nel processo interpretativo
Mantenimento della cornice terapeutica
Analisi del transfert
Processi interpretativo
Importanza del setting - fondamentale è il contratto terapeutico che stabilisce vincoli e condizioni
(il manuale di riferimento della TFP contiene indicazioni su tale contratto).
Tali regole diventano punti di riferimento essenziali sia per gestire eventuali rotture sia per aiutare
il paziente a focalizzarsi su cosa e dove il suo comportamento tende ad essere problematico.
Questi elementi vengono letti all’interno della trattamento e non come inevitabili conseguenze
della patologia (visione più +)
Possiamo individuare delle fasi della TFP:
Fase iniziale: identificazione delle diadi dominanti e definizione del contratto
Fase intermedia: il funzionamento è più stabile – approfondimento dei cicli ripetitivi e
modifiche che i momenti di integrazione consentono di fare
Fase avanzata/finale: fronteggiare i possibili momenti di regressione a transfert più
patologici
Ipotesi di una durata di 2-4 anni con frequenza settimanale.
Indicata per pazienti con organizzazione borderline di personalità, sia quelli appartenenti al livello
più grave, sia quelli tendenti ad un funzionamento nevrotico (diadi più sfumate e difese scissionali
+ rimozione e altre difese di alto livello)
Miglioramenti
La TPF produce, dopo un anno, cambiamenti significativi nei pazienti borderline nell’area dell’ansia
e della depressione – riduzione dei comportamenti sintomatici (suicidari e autodistruttivi) e uso
dei servizi sanitari – miglioramento del funzionamento globale.
Confronto con DBT – MBT, la TFP si mostra superiore al Treatment As Usual (interventi standard
disponibili nella gestione comune dei pazienti) almeno tanto efficace quanto la DBT (in alcune aree
anche di +), e aumenta la funzione riflessiva più di quanto mostra di fare la tecnica di Fonagy.
IL MENTALIZATION BASED TREATMENT (MBT) (TRATTAMENTO BASATO
SULLA MENTALIZZAZIONE)
Ha origine dalla teoria evolutiva di Fonagy – il senso di sé e della propria identità ha origine dalla
constatazione di essere percepito dall’altro (soprattutto genitore) come essere dotato di pensieri e
di sentimenti, all’interno di una relazione di attaccamento sicura.
Un trauma psichico, inteso come trascuratezza per il punto di vista del bambino, connotato da
rifiuto, incoerenza tra emozioni e comportamenti o confusione, può compromettere la possibilità
di riflettere sui propri stati mentali.
In risposta a tale condizioni, il bambino può:
Disattivare difensivamente la propria mente
Identificarsi con l’aggressore (creazione di un sé alieno)
Attivare il sistema di attaccamento, intensificando la ricerca di una fonte di sicurezza e
inibendo la capacità riflessiva.
E’ questa l’origine del disturbo borderline di personalità.
Il programma terapeutico del MBT
Ha lo scopo di ricercare un equilibrio tra elaborazione del trauma (mentalizzazione) e
contenimento.
Terapia individuale + terapia di gruppo (6-8 pazienti) in regime di day hospital (5 incontri a
settimana per 18-24 mesi) o in un programma ambulatoriale intensivo (1 seduta individuale e 1 di
gruppo a settimana per 18 mesi) – sono impiegati due terapeuti
Fase iniziale di assessment diagnostico, restituzione della diagnosi e definizione del progetto e del
focus della terapia (+ regole fondamentali per tracciare una cornice di lavoro strutturata e definita)
Quattro strategie che devono essere impiegate in successione:
- Incrementare la mentalizzazione
- Colmare il gap tra gli affetti e le loro rappresentazioni
- Lavorare con gli stati mentali attuali
- Rispettare i limiti del paziente
Il focus affettivo dell’MBT insiste sul sentimento prevalente attuale, nel qui ed ora della relazione
tra paziente e terapeuta. Lo scopo è fornire una base sicura così da consentire al paziente di
esplorare la propria mente e ridurre la discrepanza tra affetti e rappresentazioni.
Esistono tecniche specifiche che devono essere attuate in ordine di complessità crescente:
nelle prime fasi, quando la tensione emotiva è elevata rassicurazione; supporto ed empatia;
elaborazione e chiarificazione – poi vi sono le tecniche di mentalizzazione di base per ripristinare la
mentalizzazione e permettere l’attuazione della mentalizzazione interpretativa – quando
l’intensità emotiva è decresciuta e i livelli di mentalizzazione si sono incrementati, il terapeuta può
mentalizzare il transfert.
Gli interventi terapeutici MBT dovrebbero essere semplici e brevi, focalizzati sull’affettività e non
sul comportamento, riferiti a eventi e situazioni attuali, focalizzati sui contenuti consci e preconsci,
concentrati sul processo di mentalizzazione piuttosto che sul contenuto.
Ricerche sull’efficacia
L’APA ha definito il MBT “probabilmente efficace” in quanto soddisfa tutti i criteri di efficacia,
tranne uno: la sua efficacia non è stata dimostrata da due o più ricercatori o gruppi di ricerca
diversi dagli ideatori stessi del trattamento.
Ricerca 1: confronto con assistenza psichiatrica di routine (treatments as usual – TAU) per pazienti
BPD – i pazienti trattati con MBT hanno mantenuto i progressi compiuti per un tempo
statisticamente più lungo;
Ricerca 2: confronto MBT – TAU e 5 anni dopo la fine del MBT – andamento nettamente migliore
con MBT sia durante il trattamento che nei 5 anni successivi alla fine di quest’ultimo.
COGNITIVISMO CLINICO E PRATICA PSICOTERAPEUTICA COGNITIVISTA
La terapia cognitiva nasce dalla confluenza di tre radici teoriche:
Comportamentismo – Watson e Skinner
Cognitivismo clinico:
Contributo di Ellis
Formazione da psicoterapeuta psicoanalitico – poi formula una nuova teoria della mente intesa
come elaboratore di informazioni e l’attività mentale come insieme di conoscenze.
Secondo Ellis il più potente strumento terapeutico è l’elaborazione cosciente, esplicita e razionale;
egli quindi valorizza gli stati coscienti e consapevole della mente e cerca nella coscienza l’origine
della sofferenza umana.
La sofferenza non dipende da stati mentali inconsci, ma da elaborazioni verbali esplicite, che il
soggetto si auto infligge consapevolmente.
Contributo di Beck
E’ il primo ad utilizzare il termine COGNITIVO, con il quale si limita a connotare l’attività mentale
come elaborazione di informazioni, senza enfatizzare l’aspetto razionale. Definisce il benessere
psicologico come cognizione funzionale e non necessariamente razionale.
Dopo questi due autori, la tecnica cognitiva viene ulteriormente elaborata e vengono sviluppati
protocolli di terapia, cioè procedure dettagliate per disturbi specifici, quali la fobia sociale, la
depressione e l’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo di panico, il PSTD
Costruttivismo – psicologia dei costrutti personali di Kelly: maggior attenzione
all’elaborazione soggettiva e personali che costruisce la realtà, invece di conoscerla. La
metafora di base dalla quale parte Kelly è “l’uomo sta alla propria mente come lo
scienziato sta alla propria teoria”. Kelly si distingue da Beck perché definisce il pensiero
negativo non tanto in termini di pericoli o minacce percepite o temute, ma in termini di
significato