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DERMATITE ATOPICA
• Definizione: è una dermatosi di natura infiammatoria cronica,
indotta da modifiche della tollerabilità immunitaria, e pertanto è
caratterizzata da uno squilibrio tra le funzioni pro-infiammatorie dei
linfociti T effettori e le funzioni soppressive dei linfociti T regolatori.
L’infiammazione cutanea della dermatite atopica è dovuta alla
produzione di citochine infiammatorie da parte dei linfociti T
attivati.
Gli allergeni scatenanti della dermatite atopica sono grosse proteine
portatrici di attività enzimatica, grazie alla quale possono, tra l’altro,
penetrare l’epidermide.
La dermatite atopica si sviluppa per fasi successive, associando al
momento della crisi eritema, prurito e lesioni più o meno estese,
prevalentemente sul viso, sulle mani e nelle pieghe (collo, cavo dei
gomiti, parte posteriore delle ginocchia)
negli studi condotti in Europa, la
• Epidemiologia:
prevalenza della dermatite atopica varia dal
7% al 28% con una prevalenza importante nel
Regno Unito, in Finlandia e in Svezia. Questa
malattia presenta una maggiore prevalenza nei
bambini e nei neonati, con circa il 70% dei casi
nella fascia di età sotto i 5 anni. La prevalenza è
incrementata di due-tre volte nel corso degli
ultimi 30 anni e la DA è attualmente
considerata un problema primario di salute
pubblica la dermatite atopica si presenta in
• Aspetti clinici:
genere nei primi mesi di vita e colpisce in
particolare il viso e gli arti.
Dopo l’età di due anni, le lesioni si fanno più
localizzate e prevalentemente alle estremità
(viso, mani, polsi e caviglie) e nelle pieghe
(collo, gomiti, ginocchia). Le lesioni in questi
casi sono spesso lichenificate e la xerosi è spesso
più marcata.
Criteri diagnostici per adulti e
bambini con DA
Criteri maggiori (almeno tre):
- Prurito
- Tipica morfologia e distribuzione:
Lichenificazione delle flessure negli adulti
Volto e interessamento delle superfici estensorie nei bambini
- Andamento cronico ricorrente
- Storia personale o familiare di malattia atopica
Adattata da Hanifin e Rajka, 1980, e Archer CB. The pathophysiology and clinical
features of atopic dermatitis; Cambridge University Press, 2000.
(almeno tre)
Criteri minori:
- Secchezza della pelle (xerosi)/ ittiosi volgare/ iperlinearità palmare
- Reattività cutanea immediata (tipo I), RASTs elevati
- Elevati livelli sierici di IgE
- Insorgenza nei primi anni di vita
- Tendenza ad infezioni cutanee (specialmente da Staphilococcus
aureus e da herpes simplex)
- Tendenza a dermatiti non specifiche alle mani ed ai piedi
- Eczema dei capezzoli
- Cheiliti
- Congiuntiviti ricorrenti
- Segno di Dennie-Morgan (piega infraorbitaria)
- Cheratocono
- Cataratta anteriore subcapsulare
- Imbrunimento orbitale
- Pallore facciale
- Pitiriasi Alba
- Pieghe sulla faccia anteriore del collo
- Prurito con la sudorazione
- Allergie alimentari (ad esempio reazioni orticarioidi)
- Andamento della malattia influenzato da fattori
ambientali/emozionali
- Intolleranza ad agenti irritanti
- Accentuazione perifollicolare (Keratosis pilaris)
- Dermografismo bianco
- Segno di Hertoghe
- Eczema Palpebrale
• Principali fattori di rischio:
sono implicati fattori genetici.
1. Il terreno atopico:
Infatti nel 50-70% dei casi, i pazienti colpiti da
dermatite atopica hanno un parente di primo
grado atopico, mentre il 72% dei gemelli
omozigoti, contro il 23% di quelli eterozigoti,
sono concordanti per il fenotipo atopico.
Tuttavia, fino ad oggi, la modalità di
trasmissione dell’atopia è ancora incerta.
le interazioni tra dermatite atopica,
2. Lo stress:
emozione e psiche sono indubbie. Benchè il meccanismo
d’azione sia ancora poco chiaro, lo stress può essere un
elemento scatenante, in quanto provoca alterazioni della
permeabilità cutanea. In topi sottoposti a stress
psicologico si è constatato un’alterazione della capacità
di cicatrizzazione. All’osservazione al microscopio delle
biopsie cutanee è emersa una riduzione del numero di
cheratinociti rispetto ai topi del campione di riferimento,
il che suggerisce un’inibizione della proliferazione
cellulare. Inoltre, nei topi stressati, si riduceva
fortemente la sintesi di colesterolo, acidi grassi e
ceramidi, gli elementi costitutivi del cemento
intercellulare, con una perdita d’acqua transepidermica.
3. L’ipotesi infettiva: negli ultimi 40 anni si è riscontrata una
correlazione negativa tra la diminuzione delle malattie infettive
e l’aumento molto significativo delle malattie allergiche. Si può
postulare una correlazione causa-effetto? Si è notato, nei
bambini di età inferiore ai due anni, una prevalenza della
dermatite atopica più elevata nei bambini che vivono in città
rispetto a quelli che vivono in campagna. Si è inoltre rilevata
una maggiore frequenza di questa patologia presso gli
immigrati che venivano ad abitare in occidente.
La correlazione con il livello igienico in una popolazione è
difficile da evidenziare. Si riscontra tuttavia una correlazione
inversa tra il tasso di endotossine presenti nei materassi e la
frequenza della dermatite atopica. Questi elementi concorrono
all’ipotesi che le infezioni precoci, che si presentano
verosimilmente nei primi mesi di vita, proteggerebbero dalla
dermatite atopica
4. ruolo degli allergeni: uno studio multicentrico europeo su
3237 bambini ha consentito, tra l’altro, di valutare le
ripercussioni della dermatite atopica sulla qualità di vita del
bambino e della sua famiglia. I principali allergeni evidenziati
sono:
- acari
- allergeni alimentari (latte, uova, arachidi …)
- pollini
- peli di animali
La stragrande maggioranza delle madri (86%) che avevano
allattato il bambino atopico dichiara di non aver seguito alcuna
dieta di esclusione alimentare.
IL PUNTO DI VISTA DEI MEDICI EUROPEI (IN %)
• Le conseguenze sulla qualità della vita del bambino e
della famiglia: la dermatite atopica può influire sia a
livello psicologico, ad esempio a livello dell’umore, che dei
fattori sociali e funzionali, come le relazioni con gli altri e
le attività quotidiane.
Il prurito , sintomo più importante dell’eczema atopico,
provoca insonnia, irritabilità e dolori al bambino. Molto
spesso per facilitare il sonno del bambino e impedirgli di
grattarsi, i genitori non esitano a dormire con il bimbo,
alterandone la qualità del sonno.
La pelle è un organo importante nella relazione con
l’altro, e più in particolare il viso, prima e principale
parte del corpo esposta agli sguardi altrui. Le lesioni,
spesso visibili, a volte purulente, possono così comportare
reazioni di rifiuto da parte degli altri, che temono un
contagio.
• La fisiopatologia: la funzione di
1. Il ruolo fisiologico dello strato corneo:
barriera cutanea è legata alla presenza dello strato
corneo, lo strato più superficiale dell’epidermide,
costituito da cellule appiattite e senza nucleo, i
corneociti. L’impermeabilità di questo “muro di
mattoni” è garantita da un cemento intercellulare,
costituito da lipidi specifici (colesterolo, acidi grassi
liberi, cerebrosidi e ceramidi). I ceramidi (40-50%
dei lipidi) svolgono un ruolo essenziale nella
regolazione della funzione di barriera della pelle
(impermeabilità). Dall’altro canto, il rapporto
colesterolo/colesterolo solfato regola la coesione tra i
corneociti, e quindi il fenomeno di desquamazione e
la fluidità del film idrolipidico (comfort cutaneo).
nello strato corneo dei pazienti colpiti da
dermatite atopica il cemento intercellulare è
alterato per carenza di lipidi. La sintesi e la
liberazione dei lipidi epidermici nello spazio
intercellulare sono alterate. Ne deriva una perdita
di coesione del tessuto cutaneo, con aumento di
xerosi e desquamazione. Queste anomalie sono
responsabili di un aumento della permeabilità
cutanea, che favorisce così la penetrazione degli
allergeni (all’origine dello scatenarsi della
dermatite atopica).
2. L’immunità cutanea: nella fisiopatologia della dermatite
atopica sono implicati tre fattori: l’antigene, le cellule presentanti
l’antigene (cellule di Langerhans) e i linfociti T specifici. Quando
un allergene penetra negli strati superficiali dell’epidermide viene
aggredito dalle cellule di Langerhans. Queste si attivano ed
emettono citochine pro-infiammatorie, migrando verso i gangli
linfatici che drenano il punto di penetrazione. I peptidi degli
allergeni a questo punto si presentano ai linfociti T specifici
(CD4+). I T CD4+ si distinguono in cellule Th2 e cellule Th1. Le
cellule Th2 partecipano all’immunità umorale, fornendo un aiuto
ai linfociti B affinchè si sviluppino cellule produttrici di anticorpi.
Le cellule Th1 inducono le risposte immunitarie cellulari,
mettendo in gioco in particolare i linfociti T citotossici.
Nel soggetto atopico, per ragioni ancora poco note, l’equilibrio
Th1/Th2 è squilibrato a favore dei linfociti Th2. Ne consegue una
secrezione abnorme di citochine pro-infiammatorie (IL-4, IL-5 e
IL-13) da parte dei linfociti Th2, che porta a una consistente
infiltrazione di leucociti nel derma.
• Terapia:
1. Controllo dell’ infiammazione
- I trattamenti locali: utilizzati da circa 50 anni, i
dermocorticoidi hanno costituito fino a poco tempo
fa restano il trattamento di riferimento nella
dermatite atopica. Il loro meccanismo d’azione è
multiplo: anti-infiammatorio, immunosoppressore
e antimitotico. Esistono diverse forme galeniche e
classi, distinte in base al grado di vasocostrizione
indotto. La scelta delle potenza e della forma
galenica sarà fatta in base all’età del paziente,
all’estensione e alla topografia delle lesioni.
L’attività dei dermocorticoidi si misura in base
al grado di vasocostrizione, secondo la
classificazione internazionale:
* classe IV ad attività molto elevata:
controindicati nel neonato e nel bambino in
giovane età, sul viso, sulle pieghe e sul sedere.
* classe III forti: vanno riservati a cure brevi per
le forme molto infiammatorie o molto
lichenificate delle estremità.
* classe II moderati: si utilizzano sul viso, sulle
pieghe e nelle aree genitali, anche nel neonato.
* classe I deboli: hanno pochi utilizzi terapeutici.
- Schema terapeutico: non &egra