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Associazioni professionali nel settore infermieristico

Tratto individuale: insieme delle competenze, fatte di sapere teorico e pratico che chi lavora possiede e porta sempre con sé;

Attributo del lavoro: insieme delle capacità, abilità e conoscenze richieste da un determinato posto di lavoro o mansione;

Fatto cooperativo: contributo che chi lavora dà, quando opera in un gruppo affiatato con doti complementari e integrate.

Origine delle associazioni professionali:

Nel 1919 nasceva l'Associazione Nazionale Italiana tra Infermiere (ANITI), che aveva anche una sua rivista, il Bollettino mensile. I suoi scopi principali erano l'incremento dell'assistenza alle infermiere, il mutuo soccorso in caso di malattia e la previdenza. ANITI entrò nel Comitato Internazionale delle Infermiere nella riunione tenutasi a Copenaghen nel 1922. Tuttavia, con l'avvento del regime fascista, l'Associazione fu estromessa dal Comitato Internazionale.

Nel 1933, Sindacato Fascista Infermiere diplomate.

1949, l'ANITI fu trasformata in Nel giugno del in occasione delriammessa.Congresso tenutosi a Stoccolma, l'associazione fu 6Appunti di Fitore Feka rivisitati da Sara Romiti

Parallelamente all'associazione internazionale laica, su indicazione della Santa Sede si sviluppa anchel'associazionismo cattolico con lo scopo di difendere i diritti delle infermiere e migliorarne la formazione morale e1925 Cattolica Italiana per l'Assistenza infermieristicareligiosa. Infatti, Nel viene fondata l'Associazione con loscopo di promuovere l'istituzione di scuole collegate agli ospedali pubblici e sostenere tali scuole, tutelarne e1930regolarne il funzionamento integrandone, ove necessario, il finanziamento. Nel viene formata l'UnioneCattolica Infermieri che si batterà, anche con toni aspri, per l'ammissione degli uomini alla professione.Associazione Cattolica Operatori

SanitariNel dopoguerra giungeranno ad organizzarsi nelle attuali (ACOS) eFederazione Italiana Religiosi Operatori Sanitari Internazionale Cattolico(FIROS). Nel 1972 nasce il ComitatoInfermieri ed Assistenti Medico-Sociali a cui aderiscono ACOS e FIROS.

CODICE DEONTOLOGICO 1960 Professionali, AssistentiNel 1954 il parlamento italiano aveva considerato l’importanza dell’IPASVI (InfermiereSanitarie Visitatrici e Vigilatrici d’Infanzia). Il collegio dell’IPASVI decise che per migliorare l’attività1960infermieristica, si dovesse emanare un codice deontologico. Esso viene emanato nel per la prima volta, ed èil primo segno che fece capire che l’attività infermieristica veniva sempre di più considerata una vera e propriaattività professionale. Inizialmente erano solo donne a svolgere questa professione. morale naturale:Il codice di quel momento rappresentava l’infermieristica dell’epoca, dunque era legato alla

I professionisti sanitari assistevano dunque il malato e tutelavano, attraverso il loro agire, sia l'individuo che il resto della società. La cura doveva essere uguale per tutti, a prescindere dall'etnia, la religione ecc. Il malato veniva ritenuto in difetto nella capacità di decidere e di agire, dunque aveva bisogno di cure anche sotto questo punto di vista.

Il primo codice è racchiuso in <em> e mira ad individuare l'immagine di infermiere con:

  1. Notevole connotazione dello spirito religioso, vocazionale e missionario (il 50% della popolazione era religiosa). Questo non è più attuale, poiché per essere un bravo infermiere non è necessario avere uno spirito religioso.
  2. Evidente riferimento ad un'etica religiosa, in modo specifico quella cattolica.
  3. Forte senso prescrittivo, quindi osservanza dell'etichetta.
  4. Deciso legame con il paternalismo medico.

Seguono gli 11 punti del codice:

  1. L'infermiera professionale,

L'assistente sanitaria visitatrice e la vigilatrice d'infanzia dedicano la loro opera all'assistenza dell'ammalato, al sollievo della sofferenza, alla difesa della vita, alla tutela della salute individuale e collettiva.

Esse curano i loro assistiti con uguale rispetto e dedizione, a qualunque razza, nazionalità, classe sociale, religione, ideologia politica essi appartengano.

Proteggono il malato, difendendone i diritti, in quanto uomo libero ed intelligente, che la malattia pone in stato di minorazione, e continuano ad assisterlo con uguale impegno e amore anche se esso sia inguaribile.

Non abbandonano il posto di lavoro senza che vi sia la certezza della sostituzione. Sono obbligate a prestare la loro opera nei casi di emergenza in assenza del medico, al quale riferiranno al più presto l'assistenza praticata. In caso di calamità pubblica sono tenute a mettersi a disposizione dell'autorità sanitaria.

Esse osservano il

segreto professionale in base ad intima convinzione al di sopra di ogni obbligo giuridico. Il segreto si estende a tutto ciò che i professionisti siano venuti a conoscere nell'esercizio della professione: non solo quindi a ciò che gli fu confidato, ma anche a ciò che essi hanno veduto, inteso o semplicemente intuito.

Pongono i rapporti con i medici su un piano di leale collaborazione eseguendo scrupolosamente le prescrizioni terapeutiche e sostenendo nel malato la fiducia verso il medico e ogni altro personale sanitario. (Il paziente malato veniva considerato in ogni caso incapace di decidere, era quindi il medico a decidere per lui; ciò passò nella storia come paternalismo medico. Ad oggi spetta al paziente di valutare cosa sia meglio per sé.)

Mantengono rapporti con l'Amministrazione da cui dipendono improntandoli all'esatto adempimento delle proprie mansioni, in armonia con le

finalità che l'Ente stesso persegue, e con dignitosa difesa dei propri diritti e doveri.

Curano che la vita di relazione con i colleghi sia ispirata al rispetto reciproco ed al principio etico della solidarietà collegiale.

L'infermiera professionale, l'assistente sanitaria visitatrice e la vigilatrice d'infanzia hanno il dovere di onorare la propria professione: sia loro cura aggiornarsi e perfezionarsi continuamente e avere un esemplare comportamento nella vita privata.

Esse debbono sempre tener presente che la divisa portata con dignità è distintivo ed espressione di personalità equilibrata che ispira rispetto e fiducia. (Questo tratto degli infermieri era talmente importante che perfino la vita privata era tenuta in considerazione.)

L'iscrizione all'Albo è segno di raggiunta maturità, e la partecipazione alla vita del gruppo professionale, sia in campo nazionale che internazionale, è

esprime attraverso una serie di principi e norme che regolano il comportamento professionale degli infermieri. Il codice deontologico del 1977 sottolinea l'importanza della relazione di aiuto e dell'etica come guida nel rapporto tra l'infermiere e il paziente. Inoltre, viene riconosciuto il ruolo dell'infermiere come professionista della persona, che fornisce assistenza e supporto. Nel 1974, gli uomini sono stati ammessi anche nel campo infermieristico.

Il testo compone di una premessa e di titoli, e comprende una dimensione umana, i rapporti sociali, e l'impegno tecnico-operativo. In questo codice l'immagine dell'infermiere che ne deriva è molto più vicina a quella del professionista della salute individuata nella legge 833/78.

Premessa: assicurare una "L'infermiere svolge una professione al servizio della salute e della vita. È chiamato non solo a dare risposte professionali nuove per favorire, con la collaborazione di tutto il personale sanitario, il progresso della salute nel paese.". In questa fase si vede l'ispirazione della nascita del Sistema Sanitario Nazionale, e la volontà del personale infermieristico a partecipare alla riforma sanitaria del paese.

Articoli fondamentali:

Art. 1- "L'infermiere è al servizio della vita dell'uomo: lo aiuta ad amare la vita, a superare la malattia, a sopportare"

la sofferenza e affrontare l'idea della morte", questo fa riferimento alla Anderson la quale, in una seduta all'ONU, annuncia che il compito dell'infermiere è assistere l'uomo e a sopportare l'idea della morte.

Art. 4 - "L'infermiere promuove la salute del singolo e della collettività operando contemporaneamente per la prevenzione, la cura e la riabilitazione".

Art. 6 - "L'infermiere, nella sua autonoma responsabilità e nel rispetto delle diverse competenze, collabora attivamente con i medici e con gli altri operatori socio-sanitari per la migliore tutela della salute dei Cittadini, sia nella programmazione e nel funzionamento delle strutture, sia nella gestione democratica dei servizi, tenendo sempre presenti i bisogni reali della popolazione nell'ambito del territorio".

Da questo articolo emerge che l'infermiere non è più considerato l'assistente del medico,

macollabora con esso. L'infermiere vuole essere accanto alla salute dei cittadini sia all'interno delle strutture, sia all'interno di ambiti territoriali (cioè fuori dalle strutture), ciò vuol dire che all'infermiere vengono dati degli spazi propri, rivalutando la sua figura come autonoma e responsabile.

Art. 11 – "L'infermiere afferma e difende il suo diritto all'obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di particolari interventi contrastanti i contenuti etici della professione" cioè il diritto di riflettere su un determinato atto.

Appunti di Fitore Feka rivisitati da Sara Romiti

Patto infermiere-cittadino decreto ministeriale 739/94 che individua la figura dell'infermiere di oggi.

Nel 1994 si assiste all'emanazione del Fino al 94 l'infermiere è una figura collaborante del medico, vicina al paziente, ma con questo decreto l'infermiere professionista autonomo e

responsabile,è un che è in g

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
17 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SaraRomiti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Deontologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Rametta Serafina.