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Eisenman in occasione dell'esibizione del 1988 al Museum of Modern

Art intitolata Deconstructivist Architecture.

Lo studio Himmelblau pone le sue tendenze decostruttiviste già nel

1983 con la ristrutturazione di un attico nella centrale Falkenstrasse di

Vienna (1983-88) in cui nota come l’architettura decostruttivista di Himmelblau si ponga nel contesto senza un vero dialogo e che

sia esteticamente molto d’impatto, ma poco funzionale. Tutti gli edifici targati Himmeblau trasmettono un senso, tipico del

decostruttivismo, di incertezza e atettonicità, così come l’Ufa Cinema Center di Dresda (1993-98) o il BMW Welt di Monaco. Coop

Himmelb(l)au vince anche il concorso internazionale per il riuso dei 4 gasdotti di Vienna (1999-2001) da convertire in spazi abitativi

prevedendo un corridoio pedonale che li collegi tutti e quattro. Himmelblau decide di accostare un corpo esterno all’edificio

preesistente come se si appoggiasse sul vecchio; ovviamente l’appoggio è creato grazie a una struttura solida in cemento armato

ma che trasmette comunque la sensazione che l’edificio stia cadendo.

Peter Eisenman

Peter Eisenman (Newark, 11 agosto 1932) è un architetto statunitense. Le

frammentarie forme di Eisenman gli sono valse l'inserimento nell'eclettico

gruppo di architetti che sono stati, talora controvoglia, etichettati come

decostruttivisti. Sebbene Eisenman eviti questa definizione, ha avuto una

storia ricca di controversie che lo hanno mantenuto sempre sotto

l'attenzione del pubblico (accademico). Le sue teorie sull'architettura

inseguono l'emancipazione e l'autonomia della disciplina, e il suo lavoro

rappresenta il tentativo costante di liberare la forma da tutti i significati.

Ha sempre avuto una forte relazione culturale con gli intellettuali europei,

come l'inglese Colin Rowe e lo storico italiano Manfredo Tafuri. Gli studi

del filosofo Jacques Derrida sono un'influenza basilare nell'architettura di

Eisenman.

Eisenman ha conseguito un bachelor in Architettura alla Cornell University, un master in Architettura alla Columbia University, un

Master of Arts e un Ph.D. all'Università di Cambridge.

Eisenman dapprima divenne noto come membro dei New York Five, cinque architetti (Eisenman, Charles Gwathmey, John Hejduk,

Richard Meier, e Michael Graves) i cui lavori apparirono a un'esposizione del MoMA nel 1967. Eisenman ricevette un certo numero

di borse di studio dalla Graham Foundation per il lavoro svolto in quel periodo. Le opere dei cinque, al tempo, furono considerate

una reinterpretazione delle idee di Le Corbusier. In seguito le strade si divisero, ed Eisenman iniziò ad avvicinarsi al movimento

decostruttivista. L'idea di un'autonomia della forma dalle contingenze storiche è la ragione per cui Eisenman è stato a lungo legato

ad Aldo Rossi, nonostante esiti progettuali del tutto diversi. L'idea di architettura di Eisenman è imprescindibile dalla conoscenza e

dallo studio di Giuseppe Terragni di cui è l'erede morale. Eisenman attualmente insegna architettura all'Università Yale e ha

intrapreso una serie di grandi progetti, tra cui il recentemente completato Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa (n tedesco:

Denkmal für die ermordeten Juden Europas) a Berlino in cui monoliti neri provocano nel fruitore un effetto straniante e di profonda

angoscia, e l’edificio IBA al Checkpoint Charlie di Berlino (1981-85) in cui parte da una griglia regolare per poi sportarla e sfalsarla

quasi completamente.

Grande opera di Eisenman è la Città della cultura di Santiago de Compostela (1999-2011) caratterizzata dalle strutture imponenti e

dalle forme curve rivestite in pietra.

Zaha Hadid

Zaha Hadid (1950), unica donna riuscita ad imporsi in un universo

prettamente maschile e a vincere il Pritzker Price nel 2004, è una dei

protagonisti del Decostruttivismo. Nasce a Baghdad (Iraq) ma si forma a

Londra e già nel 1988 è scelta come curatrice della sezione sul Costruttivismo

russo durante la mostra al MoMA di New York sul Decostruttivismo. Durante

gli anni ’90 si impone come figura internazionale con la stazione dei vigili del

fuoco nel museo Vitra (Weil am Rhein, Svizzera, 1989-93) e in poco tempo

diviene icona del Decostruttivismo. Questo edificio è basato sulla cinetica

espressa dalle linee discordanti dei muri che si proiettano nello spazio in più

direzioni, che impediscono una comprensione statica dell’opera. L’edificio è in cemento armato a vista e caratterizzato da tagli

vetrati e dalle linee storte, che lo rendono inutilizzabile per la sua originaria destinazione (ora è parte del “museo di architetture

contemporanee” della Vitra ed utilizzato come spazio espositivo). Hadid poi progetterà anche il Museo di Arte Contemporanea di

Cincinnati (1998-2003), il trampolino per il salto con gli sci per le Olimpiadi del 2002 di Innsbruck, e il MAXXI di Roma, in cui

partendo da un edificio industriale preesistente inserisce degli elementi a sbalzo che attraggono il visitatore. In Italia è ancora in

fase di realizzazione la stazione della TAV di Napoli-Afragola, i cui lavori avrebbero dovuto terminare nel 2010, e il suo edificio per

l’Expo 2015 di Milano ancora in fase di realizzazione. Le opere di Hadid esprimono una forte incisività, soprattutto nelle planimetrie

libere e dinamiche, ma che poi si concretizzano come opere d’arte contemporanea e sculture atemporali impermeabili ai messaggi

dei luoghi e delle esigenze.

Daniel Libeskind

Libeskind nasce nel 1946 a Lodz, Polonia, da una famiglia di origine ebraica e si trasferisce

negli USA in cui ottiene la cittadinanza nel 1965. Dapprima influenzato dalla musica,

l’incontro con l’architettura avviene con l’ingresso alla Cooper Union for the Advancement of

Sciences and Art, in cui frequenta anche lezioni di Hejduk e Eisenman. Libesking applica

direttamente i principi decostruttivisti di dubitabilità, di rifiuto delle forme pure, della

possibilità di mutazione, della pluralità delle linee, anche senza un diretto riferimento a

Derrida (≠Tschumi). Nelle sue prime opere l’intreccio di linee fa scoprire spazi o forme

normalmente invisibili e apre a nuove possibilità di creazione architettonica . Questo si

mostra già in alcune installazioni come Line of Fire (Ginevra, 1987) in cui Libeskind realizza un

modello tridimensionale che rappresenta una linea di andamento a zig-zag che attraversa un

colonnato preesistente. Sulla superficie del volume, rosso vivace, sono praticati dei tagli che

segnano traiettorie rettilinee. La trasposizione in architettura delle sue teorie e

sperimentazioni si realizza con la vittoria dell’ultimo concorso IBA a Berlino del 1987, con il progetto City Edge: edificio di 450 metri

di lunghezza sostenuto da esili pilastri, che galleggia sul tessuto urbano preesistente quasi andando a sporgere oltre il muro che

divide la città verso Berlino est. Il progetto non verrà realizzato per il veloce mutare degli eventi e la caduta del muro nel 1989.

Nello stesso anno però vince il concorso per l’ampliamento del Museo ebraico di Berlino con un progetto che comunica in modo

efficace l’olocausto, infatti l’analisi profonda della tragedia porta l’architetto a identificare nel vuoto l’elemento centrale della sua

riflessione, che diventa la base concettuale su cui concentrare tutto il progetto. La planimetria è quella di una linea a zig-zag

percorribile attraversata da una linea dritta che crea 5 vuoti nell’attraversamento per tutta l’altezza dell’edificio. Il visitatore

all’interno avverte questi 5 vuoti, nonostante non siano visibili e non dimentica quell’assenza simbolica. I messaggi simbolici sono

intensificati dalla scelta, poi non attuata, di inclinare le paresti esterne e dal taglio delle finestre, vere e proprie lacerazioni sulla

pelle di zinco usata come rivestimento (materiale tipico di Berlino per l’uso che ne faceva Schinkel sui tetti di Berlino). Significativo

è anche il Giardino dedica a E.T.A. Hoffmann (o giardino dell’esilio) : un labirinto racchiuso in 49 pilastri di cemento (48 come la

data di nascita dello stato di Israele, 1948, e quello centrale dedicato a Berlino, che è riempito di terra proveniente da

Gerusalemme) con sfalsamento del piano di calpestio che induce al visitatore un senso di squilibrio, di destabilizzazione e

straniamento come gli ebrei che si son dovuti esiliare. Anche la torre dell’olocausto, uno spazio a tutta altezza dotato di un’unica

feritoia in alto quasi invisibile che mantiene lo spazio in penombra, porta il visitatore ad uno senso di abbandono, solitudine e paura

di coloro che erano stati strappati dalla propria casa e famiglia. Dal successo dello Jüdisches Museum, Libeskind ottiene anche la

costruzione del Museo Felix Nussbaum (Osnabrück, 1998), il Museo imperiale della guerra (Manchester, 2002), che sottolinea i

temi della frammentazione e del riassemblaggio, che assumono una doppia valenza sia architettonica che simbolica. In quest’ultima

opera il valore comunicativo sta anche nel rapporto che c’è tra terra, lo spazio museale coperto, aria (l’ingresso è aperto al fluire del

vento) e acqua, con l’ambiente e la piattaforma sul canale. Questi sono anche i tre scenari in cui si è svolta la guerra.

Altre opere:

 Royal Ontario Museum di Toronto (2002-07): è inserito, come il Guggenheim di Bilbao, in

un progetto di riqualificazione di una città.

 Ricostruzione del World Trade Center (di Minoru Yamasaki, New York, 1969): dopo l’11

Settembre si richiede a Libeskind, vista la sua capacità di progettare edifici simbolici

senza cadere in celebrazioni retoriche, di progettare un grattacielo alto 1776 piedi (come

l’anno della dichiarazione d’indipendenza) che svetta su un complesso di edifici diversi

con un’attenzione costante per la testimonianza del drammatico evento (un’area verde

con giardino della memoria, un museo e un congegno tecnico che ogni 11 Settembre

emetterà un fascio di luce dall’edificio al suolo). Il progetto, per la crisi economica, è

stato riprogettato aumentando gli spazi commerciali e discapito di quelli per i musei e i

verdi.

 Citylife (Milano, previsto per il 2015): intervento di riqualificazione dell’ex fiera di Milano

per l’Expo 2015 in cui Libeskind propone un edificio a torre dalla curiosa forma ripiegata,

in stretto contatto con le opere di Hadid e Isozaki, che nasce dall’osservazione della pietà

rondanini di Michelangelo (custodita nel Castello Sforzesco).

“Molti dei miei edifici sono difficili da descrivere, ma questo avviene perché per coglierne la qualità bisogna entrarci, sentirne l’atmosfera,

l’acustica, la temperatura. L’esperienza personale conta quanto il loro aspetto estetico. Un edificio ben progettato trasmette energi

Dettagli
A.A. 2015-2016
5 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gian.luca.mazza di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Montanari Guido.