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ANALISI DEL TESTO- IL FANCIULLINO CAP. I-VI, VIII-IX E XIII
La figura del fanciullino e la poetica pascoliana: Nei primi tredici capitoli del Fanciullino, Pascoli
presenta una poetica incentrata sulla figura simbolica del fanciullino, inteso non come una fase dell’infanzia,
ma come una dimensione permanente dell’essere umano. Ogni individuo, indipendentemente dal rango
sociale o dal livello di istruzione, possiede un fanciullino interiore che si manifesta nelle emozioni profonde:
gioia, dolore, sogni, e meraviglia. Questa componente irrazionale è la fonte dell’intuizione poetica, che
permette di cogliere grandi verità nascoste dietro la realtà quotidiana.
Pascoli identifica il poeta con un fanciullino “allo stato puro”, capace di scoprire la bellezza e il mistero del
mondo attraverso una sensibilità non mediata dalla ragione. La poesia diventa così uno strumento di
conoscenza superiore, che svela la verità universale nascosta dietro le cose, elevandole a simboli. Un
esempio suggestivo di questa visione è l’immagine di Omero, vecchio e cieco, guidato per il mondo da un
fanciullino che gli descrive ciò che vede.
Il simbolismo pascoliano: La poetica pascoliana si fonda sul simbolismo: gli oggetti perdono il loro valore
pratico e assumono significati universali, rivelando somiglianze e relazioni nascoste, in linea con le
“corrispondenze” di Baudelaire. Questa visione dona alle cose un’inedita carica di stupore, come se fossero
viste per la prima volta, e trasforma la percezione comune in una scoperta meravigliosa.
La centralità delle piccole cose: Il fanciullino trova grandi verità non in eventi straordinari, ma nelle piccole
cose quotidiane. Attraverso queste, si rivela l’infinito e il mistero dell’esistenza. Pascoli invita a contentarsi
del “piccolo e del poco”, opponendosi all’avidità e all’insaziabile desiderio umano. Questo ideale riflette una
morale basata sulla semplicità che promuove giustizia e libertà in una visione utopica di socialismo
moderato: un mondo in cui ogni uomo può vivere serenamente del proprio lavoro.
La poesia autentica e innocente: Pascoli critica l’artificiosità della poesia tradizionale italiana, spesso
appesantita da imitazioni e formalismi. Egli propone un ritorno a una poesia autentica, spontanea e
innocente, che segua l’ispirazione genuina del fanciullino. Questo non implica il rifiuto della tradizione, ma
una sua rilettura in chiave moderna, in cui l’intuizione fanciullesca diventa il fondamento comune della
grande poesia, da Omero a Dante e Orazio.
Lo stile e la retorica pascoliana: La prosa del Fanciullino riflette la sua poetica: procede per enunciati
incontestabili e si esprime spesso attraverso immagini ed esempi concreti. La tendenza a utilizzare perifrasi,
similitudini e metonimie rende evidente l’influenza della poesia simbolista e conferisce alla sua scrittura una
qualità evocativa.
ANALISI DEL TESTO-IL TUONO
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì, di madre, e il moto di una culla.
Myricae, sezione Tristezze. Ballata piccola di endecasillabi.
Il predominio dell’udito: Il Tuono è una poesia interamente basata sulle sensazioni acustiche. Il buio della
notte (v. 1: "E nella notte nera come il nulla") disattiva la vista, lasciando spazio all’udito, che percepisce il
fragore del tuono e il canto di una madre accompagnato dal cigolio di una culla (vv. 6-7). Il contesto si
collega al Lampo, componimento precedente, dove la casa appare illuminata dal fulmine per un istante, per
poi essere inghiottita dall’oscurità.
Figure di suono: Pascoli utilizza allitterazioni e onomatopee per imitare il tuono e trasmettere l’angoscia che
genera:
1. Vocali gravi come "u" e "o" (es. "tuono" v. 3, "cupo" v. 4) evocano un timbro oscuro.
2. Consonanti occlusive ("c", "p", "t") riproducono lo scoppio improvviso del tuono.
3. L’allitterazione della "r" suggerisce vibrazioni e tremiti di paura.
4. Nasali come "n" e "m" amplificano l’eco del tuono, aumentando l’effetto di risonanza (es. "nella
notte nera come il nulla" v. 1).
Impressionismo e fonosimbolismo: Pur richiamandosi all’impressionismo, la poesia va oltre la semplice
imitazione del fenomeno naturale. Il tuono diventa un simbolo del male che incombe sull’esistenza, associato
a immagini naturali violente come frane e mareggiate. Pascoli è definito "fonosimbolico" poiché i suoni
verbali acquisiscono significati simbolici, rivelando verità interiori ed esistenziali.
La scena domestica: La chiusura della poesia presenta un’immagine essenziale e allusiva: il canto di una
madre e il dondolio di una culla (vv. 6-7). Questa scena, pur indeterminata, si eleva a simbolo universale di
protezione materna, racchiudendo l’idea di amore premuroso e pacificante.
Il nido e l’amore materno: La culla rappresenta il "nido" pascoliano, luogo di difesa dagli attacchi del male
esterno (simbolizzato da tuono, frana e onda). La forza dell’amore materno, che rassicura il figlio spaventato,
neutralizza la minaccia e protegge l’equilibrio affettivo del nucleo familiare. Il nido, così, emerge come
baluardo di sicurezza e di legami affettivi profondi.
ANALISI - X AGOSTO
San Lorenzo, Io lo so perché tanto Anche un uomo tornava al suo nido:
di stelle per l’aria tranquilla l’uccisero: disse: Perdono;
arde e cade, perché sì gran pianto e restò negli aperti occhi un grido
nel concavo cielo sfavilla. portava due bambole in dono…
Ritornava una rondine al tetto: Ora là, nella casa romita,
l’uccisero: cadde tra spini: lo aspettano, aspettano in vano:
ella aveva nel becco un insetto: egli immobile, attonito, addita
la cena dei suoi rondinini. le bambole al cielo lontano.
Ora è là come in croce, che tende E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
quel verme a quel cielo lontano; sereni, infinito, immortale,
e il suo nido è nell’ombra, che attende, oh! d’un pianto di stelle lo inondi
che pigola sempre più piano. quest’atomo opaco del Male!
Myricae, sezione Elegie. Quartine di decasillabi e novenari alternati.
Due morti, un unico male: La lirica descrive due tragedie parallele: la morte di una rondine e quella del
padre del poeta, entrambe vittime innocenti di un odio irrazionale. Le morti seguono una struttura
simmetrica: la rondine è raccontata nella seconda e terza strofa, il padre nella quarta e quinta, con una
cornice cosmica (prima e sesta strofa) legata alla pioggia di stelle di San Lorenzo, anniversario dell’uccisione
del padre. I parallelismi verbali e tematici (es. "Ritornava" v. 5 = "tornava" v. 13; "il suo nido" v. 11 = "al suo
nido" v. 13) sottolineano la sovrapposizione tra le due vicende. I tempi verbali separano vita e morte: passato
per la vita troncata, presente per la persistenza della morte.
Il perdono come risposta al male: Nonostante il dolore personale, il poeta sceglie il perdono, una lezione
appresa da Manzoni ne I Promessi Sposi. Il padre agonizzante pronuncia parole di perdono, interrompendo la
spirale di odio e vendetta. Questa visione, presente anche in altri testi di Pascoli (Il Giorno dei Morti), si
fonda su una "religione della pietà", in cui la giustizia si realizza attraverso la compassione e la bontà, non la
rappresaglia.
Il tema del nido: Il "nido" è un simbolo centrale della poesia, ricorrendo ai vv. 11 e 13. Per la rondine,
rappresenta i piccoli che attendono il nutrimento; per il padre, la casa familiare. In entrambi i casi, il nido è
un luogo unico e insostituibile di protezione e affetti. Tuttavia, mentre in altre poesie (es. Il Tuono) il nido
resiste alle minacce esterne, in X Agosto viene infranto dalla morte del genitore, causando la dissoluzione
della famiglia.
Un pianto universale: La tragedia familiare diventa emblema di un male universale che colpisce
ingiustamente gli innocenti. Le stelle cadenti, descritte come "un pianto di stelle" (v. 23), evocano un dolore
cosmico che si unisce al lutto umano, rafforzando il messaggio di compassione e pietà per le sofferenze
universali.
ANALISI- IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Myricae, sezione Tristezza. Ballata composta da sei endecasillabi e un verso iniziale detto “ripresa”.
"Il lampo" è parte del dittico temporalesco, insieme a "Il tuono". Entrambe le poesie descrivono un evento
atmosferico in modo suggestivo e simbolico, riflettendo la poetica pascoliana. Qui, il lampo illumina per un
istante la scena, rivelando una realtà drammatica e carica di tensione.
Struttura e metrica: La poesia è composta da un’unica strofa di 7 versi, in endecasillabi. Lo schema
metrico non segue regole fisse di rima, rispecchiando il caos e la discontinuità evocati dal fenomeno
atmosferico.
La fragilità della vita umana: Il lampo rivela per un istante una realtà precaria e minacciosa, simbolo
dell’instabilità della condizione umana.
L’epifania improvvisa: Come spesso accade nella poetica pascoliana, un evento naturale rivela una verità
profonda, in questo caso legata all’angoscia esistenziale.
La forza della natura: Il temporale è rappresentato come una manifestazione incontrollabile, che sovrasta e
domina la scena.
Immagini visive e simbolismo: La poesia si basa su una forte componente visiva. La casa bianca diventa
simbolo di una presenza umana fragile e fugace, che il lampo illumina brevemente prima di sprofondare di
nuovo nel buio. L’immagine dell’occhio esterrefatto rafforza l’idea di una percezione fugace e attonita.
Contrasti e ossimori: La tensione tra opposti è centrale nella poesia. La "terra ansante" si contrappone al
"tacito tumulto", mentre il lampo porta alla luce una realtà che altrimenti resterebbe nascosta.
Allitterazioni e assonanze: La ripetizione di suoni crea un effetto ritmico e onomatopeico. Ad esempio:
"bianca bianca" sottolinea la fugacità della visione.
o La presenza di suoni aspri (es. "tragico", "disfatto") rafforza l’atmosfera drammatica.
o
Simbolismo dell’occhio: L&