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Traduzione della parte finale della battuta di Sereno:
termini importanti:
⁃ fluctuatio
⁃ tranquillitas
⁃ tumultuosus
⁃ tempestas
⁃ nausea
⁃ in cospecto terrarum
⁃ laborans
→ per il lessico marinaro.
“Ti chiedo pertanto, se hai qualche rimedio grazie al quale tu possa assestare questo mio
fluttuare, di ritenermi degno di dovere a te la mia tranquillità. Che queste affezioni dell'animo
non sono pericolose e non recano un qualcosa di sconvolgente (un qualche sconvolgimento)
lo so. Ma affinché io ti esprima attraverso una efficace similitudine ciò di cui mi lamento, non
sono sconvolto (in preda a) da una tempesta, ma dalla nausea. Dunque allontana questo
male e vieni in soccorso di chi arranca quando è in vista della terra”
→ laboranti in conspectu terrarum: è il naufrago che si arranca, vede la terra ma è ancora in
mare quindi ha della strada da fare.
In Lucrezio, nell'inizio del II libro (“suave...”) c'è un parallelismo, un traslato legato al lessico
marinaro:
⁃ fluttuare → ondeggiare di chi è sempre in bilico
⁃ motus → che da l'idea del movimento
⁃ tumultuosus → che da l'idea dell'agitarsi delle acuqe
⁃ tempestas → vox media, è la circostanza che può essere favorevole o meno; nel lessico
marinaro indica proprio la tempesta quindi a noi è passata come sfavorevole
⁃ figura del naufrago che arranca quando ormai la terra è in vista
→ c'è quindi tutto il lessico della mobilità del mare
Grammatica:
⁃ rogo → da il nome alla categoria dei verbi roganti; reggono l'accusativo (interrogo
qualcosa/qualcuno) oppure il significato doppio, interrogo qualcuno/qualcosa in merito a
qualcuno/qualcosa. Questo perchè i costrutti scomposti sono stati composti mantenendo i
due accusativi (il primo come oggetto, il secondo come relazione) → come per doceo che
regge il doppio accusativo.
⁃ Qui siamo di fronte a una completiva volitiva senza ut → costrutto tipico dei verbi che
indicano domanda o richiesta (rogo è retto da putes).
⁃ Anche putes ha il doppio accusativo (me e dignum), costrutto tipico dei verbi estimativi come
appunto puto, ma anche elettivi, appellativi, effettivi; sono tutte categorie verbali che
presentano due accusativi uno dell'oggetto e uno predicativo dell'ggetto, quando si trovano in
forma e diatesi attiva (→ perchè quando sono in forma e diatesi passiva presentano sempre
un doppio costrutto ma in caso nominativo)
⁃
⁃ dignum → ha qui uno dei suoi tipici costrutti: si trova con la relativa con il congiuntivo
caratterizzante (qui debeam tibi tranquillitatem). → qui la tranquillitas è, oltre che del mare
anche dell'animo, ovviamente
⁃
⁃ NB. fine paragrafo 17: “queror” è diverso da “quaero” → significa infatti lamentarsi
⁃
⁃ “quiquam tumultuosi” → genitivo partitivo legato al pronome indefinito quiquam che è qui
presente perchè siamo di fronte e nec, congiunzione negativa
⁃
⁃ “id” → is, ea, id. “id de quo”, qui è usato come “ciò riguardo al cuale mi lamento” →
antecedente di una relativa;
⁃ “vis tu non id agere me” → prolettico di una completiva volitiva
⁃ → questi sono due usi del pronome determinativo is, ea, id; il primo, e più ricorrente, è quello
della sostituzione del pronome personale di terza persona singolare/plurale non riflessivo
(che in latino non esiste) → non esiste un nominativo per questo pronome perchè dev'esserci
un oggetto esterno al pronome a cui il pronome stesso si possa riferire → è un determinativo
che però viene sfruttato per riferirsi ad un altro elemento usato nella frase per tradurlo in
italiano in pronome personale complemento. Qui di traduce con i pronomi complemento (sia
tonici che atoni).
⁃ In questo uso sostituivo, al genitivo (eorum, earum, ecc..) è un'alternativa d'uso a suus, sua,
suum (che è riferito al soggetto, mentre is, eourm, earum, no).
⁃ Inoltre c'è una funzione anaforica (di richiamo o di introduzione), in cui troviamo sia
normalemente id (neutro) utilizzato come pronome prolettico o epanalettico (che precede o
segue) un infinito sostantivato o una proposizione che diventa epesegetica (di spiegazione)
come qui → “vis tu non id agere”; oppure c'è la funzione di antecedente di una relativa (come
questo caso) o di una consecutiva con traduzioni ovviamente diverse. (→ NB. Attenzione alla
consecutiva: l'antecedente alla consecutiva si traduce ad esempio con “tale” → “un uomo
TALE che).
⁃ C'è anche un uso aggiuntivo di is, ea, id (come per idem → et idem) → “e inoltre, e anche”.
⁃ C'è anche un uso esplicativo → id est (I.E.) (=cioè, per spiegare un concetto).
Traduzione (Battuta di Seneca):
“Mi chiedo allora, già da un po', Sereno, fra me in silenzio (ipse tacitus), a che cosa potrei
assimilare (putem similem) tale affezione d'animo, e non potrei avvicinarla a nessun altro
esempio, se non quello (quam) di coloro che, scampati a una lunga e grave malattia
(valetudine) sono costretti (oppressi) da febbriciattole e lievi malesseri che si manifestano di
tanto in tanto (interim). E, quando hanno superato anche la convalescenza, tuttavia sono
inquietati dai sintomi (diventano malati immaginari), e mettono la mano davanti ai medici
anche se ormai sono sani, e mal interpretano ogni aumento di temperatura manifestato dal
loro corpo”
⁃ adfectus animi → prima l'uso di motus era traslato dall'allegoria marinara, qui seneca usa il
termine classico per indicare gli scossoni dell'animo umano
⁃
⁃ quaero → particolarità di costrutto:
⁃ come peto è un verbum rogandi quindi ci aspetteremmo un doppio accusativo. Qui come per
rogo prima non c'è (il doppio accusativo) ma c'è cui (da quis, quid), quindi un'interrogativa
indiretta.
⁃ Quaero ha l'oggetto diretto e non la persona perchè è espresso dal dativo. In particolare
quaero è accompagnato da e/ex e peto da a/ab. Perchè?
⁃ Attraverso l'utilizzo dell'una o l'altra proposizione possiamo capire da dove e la direzione dello
spostamento.
⁃ Peto significa cercare di ottenere qualcosa di palpabile, concreto; quaero indica chiedere per
sapere, cercare di ottenere un'informazione (non palpabile né concreta). → ecco perchè peto
ha a/ab, perchè si indica uno spostamento fisico: prendo un libro che tu allontani da te per
avvicinarlo a me; se ti chiedo un'informazione non è qualcosa che io tolgo a te e tu non hai
più: è una cosa che si condivide perchè non è concreta ma parte dall'interno della persona
(ecco perchè e/ex, dall'interno verso l'esterno)
⁃
⁃ putem → col doppio accusativo “talem adfectum silem”.
⁃ Questo putem, congiuntivo, è motivato dalla presenza dell'interrogativa indiretta che per sua
natura vuole il congiuntivo
⁃
⁃ admoverim → congiuntivo potenziale (che si esprime attraverso l'uso del congiuntivo
presente o imperfetto per indicare potenzialità nel presente, mentre il congiuntivo perfetto
indica potenzialità nel passato)
⁃
⁃ “motiunculis et levibus...” e “suspicionum” → cause efficienti (perchè senza a/ab
Siamo di fronte qui a una lunghissima similitudine medica; le due allegorie (marinara e
medica) si alternano molto in quest'opera, infatti la similitudine continua:
Traduzione:
“Di costoro non è poco sano il corpo, ma, semmai, è poco abituato ad essere sano. Così
come c'è un qualche tremolio anche nel mare quando è tranquillo. Soprattutto quando si è
rasserenato dopo una tempesta”
⁃ la similitudine marinara qui è utilizzata per rappresentare la similitudine medica
“Pertanto (itaque) c'è bisogno, non di quei provvedimenti più duri (intransigenti), ai quali
siamo già ricorsi (che abbiamo già usato prima), che ora tu sia di ostacolo a te stesso, ora ti
adiri con te stesso, ora incalzi te stesso con durezza (gravis). Ma di quel provvedimento che
viene ultimo, cioè che tu abbia fiducia in te stesso, e creda di procedere per la retta via, senza
essere distolto dalle orme messe di traverso di molti che camminano qua e là e di alcuni che
vagano proprio intorno al percorso.”
⁃ sta dicendo che non c'è bisogno di quei provvedimenti duri da mettere in atto quando
qualcuno HA questa malattia; Seneca dice “tu ormai sei in una situazione di uscita dalla
malattia, non bisogna sferzarti, bisogna che tu abbia fiducia in testesso perchè sei sulla
strada giusta: non devi farti deviare”.
⁃ → allegoria del pellegrino, del viaggiatore, tipica dello stoico proficiens, che conquista passo