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Damone di Atene.
17. Il Lidio appariva lamentoso, il Missolidio snervato. Ecco perché Platone li rigettava entrambi preferendo il
Dorico, perché adatto ai guerrieri e ai saggi e in grado di fortificare l’anima di un saggio.
18. Gli antichi sebbene conoscessero i diversi modi, ne utilizzarono solo alcuni così come Olimpo e Terpandro
evitavano di usare molte nete e di ricorrere alla varietà: il motivo dell’uso di sole tre corde e di poche note sta
nel fatto che la semplicità rende quello stile superiore a tutti gli altri.
19. Gli antichi per esempio si astenevano dalla trìte negli spondei, non perché non la conoscevano (in realtà la
usavano negli accompagnamenti) ma perché risultava un carattere di nobile bellezza. Oppure si astenevano
dall’impiegare il tetracordo grave nelle arie doriche per onorarne il carattere.
20. Il genere cromatico è più antico dell’enarmonico in rapporto sia alla sua scoperta che alla sua
utilizzazione. I poeti traci non hanno mai usato il genere cromatico, non per ignoranza ma per scelta. 5
21. Lo stesso si può dire per Tirteo di Mantinea, Andrea di Corinto, Trasillo di Fliunte (tutti legati allo stile
antico) che per scelta rinunciavano al genere cromatico. Telefane di Megara, IV sec. fu un auleta legato allo
stile antico, tanto da opporsi all’introduzione di un nuovo foro nell’aulòs. Non si può accusare di ignoranza chi
non si serve di determinate tecniche ma si dovrebbero accusare molti moderni. Sono motivazioni, quelle dei
moderni piuttosto banali. Gli antichi se rifiutavano un genere o uno stile lo facevano solo per scelta. Gli
antichi amavano il ritmo, mentre i moderni hanno a cura la melodia.
22. Platone, rigetta le altre forme musicali ma perché le giudicava sconvenienti alla sua concezione dello
stato. Lo dice nella “Repubblica” dove c’è una parte dedicata alla musica, parlando dell’educazione dei
giovani. Platone mostra anche le sue competenze in campo armonico, questo lo vediamo nel Timeo dove
parla della creazione dell’anima in termini matematici e musicali. Platone vuole dimostrare con principi
musicali l’armonia dei quattro elementi nell’anima del mondo e il perché della loro reciproca consonanza nella
diversità, è ricorso alla presenza di due medie dell’anima in ciascun intervallo, seguendo la proporzione
musicale.
23. L’armonia è qualcosa di meraviglioso e di grande: lo dice Aristotele, discepolo di Platone. L’armonia per
natura è una potenza quadripartita contenete due medie (aritmetica ed armonica) e le sue parti, le grandezze
e le differenze appaiono determinate secondo rapporti numerici e di equivalenza, dato che le melodie sono
disposte ritmicamente in due tetracordi. Insomma l’armonia e la melodia sono in consonanza secondo un
rapporto numerico. In base a questi numeri risultano formati i principali intervalli. Aristotele dimostra anche
le parti dell’armonia hanno dei valori proporzionali secondo i quali le 4 note superano e sono superate, in
base alle loro stesse frazioni.
24. L’armonia e tutte le sue parti comprendono in modo assai simile a quanto avviene in natura.
26. L’educazione musicale per i greci era fondamentale, soprattutto per i giovani e doveva essere applicata in
ogni occasione, specialmente nei periodi di guerra. Non c’era da meravigliarsi se le battaglie iniziavano
avanzando verso i nemici a suon di aulo e di trombe.
27. Nei tempi antichi, i Greci non conoscevano la musica per il teatro: questa era usata solo per il culto degli
dei e per l’educazione dei giovani. Il motivo è che nei tempi passati (anteriori al V sec.) non esisteva il teatro e
la musica risuonava nei templi per rendere omaggio agli dei e uomini di valore. Ai nostri tempi lo stile è
degenerato tanto che non c’è nemmeno il ricordo o l’idea della funzione educativa della musica e tutti quelli
che vi si dedicano si sono ormai volti a comporre per il teatro.
28. Questo discorso non vuole essere contro le innovazioni perché anche gli antichi erano innovatori, ma
senza perdere di vista nobiltà e decoro.
Terpandro è un antico e lui ha apportato innovazioni:
- Introduzione della nete dorica;
- Invenzione del missolidio;
- Il troeo semanto;
- I canti chiamati scoli
Archiloco è un antico e a lui si deve:
- Il sistema ritmico dei trimetri;
- La combinazione dei ritmi non omogenei e il recitativo con relativo accompagnamento
strumentale;
- Epodi, tetrametri, cretico, prosodiaco, il verso eroico allungato, il distico elegiaco;
- Combinazione del giambo con il peana ebipato e del verso eroico allungato con prosodiaco e il
cretico;
- Alternanza di recitativi accompagnati e di versi cantati;
- Accompagnamento all’acuto del canto 6
29. Polimnesto è un antico e a lui si deve:
- Tonalità ipolidia
Olimpo è un antico e a lui si deve:
- L’iniziazione della musica greca;
- Il genere enarmonico;
- Il ritmo prosodiaco, il coreo e il baccheo
Laso di Ermione è un antico e a lui si deve:
- Adottò i ritmi del ditirambo;
- Utilizzò un numero maggiore di note disseminate lungo la scala.
30. Menalippide: seconda metà del V sec. Fiorì ad Atene e divenne un famoso ditirambografo.
Successivamente si spostò alla corte di Perdicca, dove morì. Fu un antico e non rimase legato alla musica
tradizionale.
Filosseno è legato alla musica antica ma fu comunque un innovatore. Timoteo disarticolò le sette note che si
erano usate fino a Terpandro, accrescendone il numero. L’auletica, era inizialmente stata semplice, si
trasformò in musica ricca di variazioni. Anticamente, fino a Melanippide, gli auleti ricevevano i compensi dai
poeti, perché era la poesia a farla da protagonista e si ponevano quindi al servizio di chi scriveva.
Successivamente, questa tradizione venne meno.
C’è un cambiamento generale!
Questo cambiamento venne metto in scena dal poeta Ferecrate: mise in scena la musica sotto sembianze di
una donna che aveva sul suo corpo i segni delle violenze subite e le denunciava ad un giudice.
La musica dice che a violentarla è stato:
1. Melanippide che sciolse i versi e la rese molle con 12 corde;
2. Cinesia (ditirambografo V sec.) che inserì vocalizzi fuori armonia nelle sue strofe, eliminando i cori
ciclici nel ditirambo.
3. Frinide, con un piccolo strumento a corde, la piegò e la torse con dodici scale in 5 corde;
4. Timoteo, è stato il peggiore! Con il suo formicolio di note e con le sue dodici corde;
5. Filosseno introduce melodie nei cori ciclici;
6. Altri successori che con le loro modifiche contribuirono alle disgrazie.
31. Aristosseno afferma che la conservazione e la degenerazione della musica è legata all’educazione e
all’istruzione, riportando un esempio di un suo amico Telesia di Tebe, che fu un esperto auleta. Telesia, da
giovane, era stato educato alla musica più nobile, imparando da celebri maestri come Pindaro, Dioniso di
Tebe, Lampro e Pratina. In seguito però si lasciò sedurre dalla musica da teatro tanto che iniziò a disprezzare
le nobili melodie in cui era stato educato, iniziando a studiare Filosseno e Timoteo. Quando iniziò poi a
dedicarsi alla composizione e agli stili, proprio per la nobile educazione ricevuta, prevalse lo stile in cui era
stato educato.
32. La musica nobile e di buon gusto è frutto di:
- Imitazione dello stile antico
- Studio di altre discipline culturali
- Si devono apprendere tecniche musicali attraverso l’abitudine
- Si imparano gli stili e il criterio per insegnare è quello del maestro che decide quale stile fare prima e
quale dopo
33. Si deve conoscere l’armonia: che studia i generi di organizzazione di una melodia in una scala, gli intervalli,
i sistemi, le note, le tonalità, le modulazioni. Non si occupa delle proprietà stilistiche.
Carattere morale: è un compito che spetta all’artista tramite la scelta del ritmo.
Capacità critica: significa conoscere le modalità di impiego di un modo. 7
È così che nasce un esperto di musica!
34. Gli antichi, dei 3 generi, si occupavano solo dell’enarmonico perché non si interessavano né del cromatico
né del diatonico e si limitavano all’estensione di un solo sistema: l’ottava.
35. Colpiscono l’udito: la nota, la sua durata, il suono di una lettera.
1. La nota: si può capire da essa la struttura della scala.
2. La durata: si può capire da essa la durata del ritmo.
3. Suono di lettere: si può capire da essa il testo.
36. Per essere un esperto non basta solo saper suonare uno strumento, ma bisogna avere delle conoscenze
accompagnate dallo studio di materie compiute. Esistono materie compiute e non compiute:
- Compiute: la composizione, l’interpretazione, l’esecuzione.
- Non compiute: le varie parti dell’interpretazione.
37. La musica per gli antichi era rigore perché solennità e sobrietà prevalevano su qualsiasi cosa. Esistevano
leggi che punivano di suonare in più di 7 corde e di suonare in modalità missolidia. Pitagora diceva addirittura
che la composizione non si giudicava rispetto all’ascolto bensì dall’intelletto che può valutare su quella
composizione rispetto a leggi anche se non è bella all’ascolto.
38. I nostri contemporanei hanno rinunciato al più bello dei generi (quello antico) e non hanno più percezione
degli intervalli enarmonici. Pensano che i suoni che cadono sotto la percezione di un quarto di tono non si
possa nemmeno cogliere, escludendolo dai loro canti, considerando pazzo chi lo ha usato. Lo considerano
pazzo perché incapace di percepirlo (quindi credono che sia del tutto inutile) e perché non riescono a cogliere
la misura per mezzo delle consonanze. Credendo tali cose, tali contemporanei non si rendono conto che
vanno a sopprimere gli intervalli terzo, quinto e settimo perché essi contengono rispettivamente tre, cinque e
sette quarti di tono, considerati inutilizzabili perché intervalli dispari. Gli intervalli dispari, infatti, si ottengono
per mezzo elle consonanze. La conseguenza è che nessuna divisione del tetracordo sarebbe utile, eccetto
quella o cui gli intervalli sono tutti multipli pari del quarto di tono e gli unici tetracordi di questo tipo sono
quelli dei generi diatonico acuto e cromatico tonico.
39. In realtà questi contemporanei non fanno altro che scontrarsi con l’evidenza e contraddirsi perché
impiegano soprattutto un tipo di divisione del tetracordo, in cui la maggior parte degli intervalli sono multipli
dispari o irrazionali. Essi abbassano di un intervallo irrazionale alcuni suoni fissi (che non si dovrebbero
abbassare) credendo sia cosa più apprezzabile.