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LA FUNZIONE DELL’ABITUDINE:
è la disposizione, prodotta dalla ripetizione di un atto, a rinnovare l’atto stesso, senza
l’intervento della ragione. Hume ritiene che sull’abitudine si fondi tutta la vita psichica
perché si ricorre ad essa per spiegare le idee astratte: possibilità da parte delle idee
particolari di richiamare altre idee particolari simili, sia il rapporto di causa-effetto.
Grazie all’immaginazione si possono creare relazioni tra idee. L’immaginazione è
libera, ma non casuale (perché anche nei sogni le idee mantengono una data
connessione). La connessione tra idee è data dal principio di associazione delle idee.
Il principio di associazione delle idee: costituisce la struttura della
conoscenza e della ragione ed è il principio su cui egli fonda il sapere scientifico. Esso
è descritto come una “dolce forza” tra le idee che opera attraverso i criteri di:
somiglianza, contiguità spazio-temporale e della casualità. Questi criteri sono
“i legami che tengono insieme i pensieri”
definiti . Infatti Hume sostiene che le idee
fossero slegate e sconnesse potrebbe congiungerle solo il caso ma è comunque
impossibile pensare che le idee semplici si uniscano senza un legame.
Questo principio di unione non è una connessione indissolubile, ma una dolce forza
che si impone e indica le idee semplici più adatte ad unirsi in idee complesse. In
particolare sta alla base delle idee di spazio, tempo, causa-effetto e di sostanza
(corporea o spirituale). Le proprietà che danno origine a quest’associazione e
trasportano la mente da un’idea all’altra sono: rassomiglianza, contiguità nel
tempo e nello spazio, causa ed effetto.
Hume distingue le preposizioni che riguardano:
- Le relazioni tra le idee: sono proposizioni che si basano sul principio di non
contraddizione. Esse hanno in sé stesse la loro validità, in quanto il loro contrario è
impensabile e impossibile. Su di esse si fondano la scienza della geometria,
dell’algebra e dell’aritmetica. Es proposizioni matematiche.
- Dati o materie di fatto: sono proposizioni basate sull’esperienza e che risultano
prive di necessità, in quanto il loro contrario è sempre possibile. Es proposizioni
delle scienze naturali.
NB: Hume stabilisce tra le conoscenze matematiche ed empiriche una distinzione di
struttura o qualità
Analisi critica del principio di causalità : (IMPORTANTISSIMA)
Principio di causalità: connessione tra due idee grazie alla quale data la prima
necessariamente compare la seconda.
Hume ipotizza il modo con cui le idee si connettono tra loro: (importante per capire
come funziona spirito, mente e anima nel produrre e conoscere i propri contenuti, le
idee per lui non stanno mai nella mente svincolate tra loro, si collegano tra loro. Il
giudizio e l’uso del linguaggio riespongono la connessione delle idee tra loro).
- Le idee stanno tra di loro in relazioni che presentano una certa regolarità.
- La connessione tra le idee avviene nella memoria e nell’immaginazione (facoltà
attive dello spirito di trattare le idee): la memoria è tende a riprodurre le idee
nell’ordine della loro prima comparsa, l’immaginazione tende a riprodurre le idee in
un ordine più libero (quando mette insieme le idee segue delle regole che
esprimono una forza di attrazione delle idee tra loro)
L’immaginazione le connette e associa tra loro in base a una “gentle force” (forza
gentile) che segue tre fondamentali regole psicologiche:
1. somiglianza (es. identità) l’associazione tra le idee nella mente non è operata
attraverso uno strumento di orientamento razionale della nostra volontà di
costruire qualcosa. Sfugge al nostro controllo, è automatica. La percezione in atto e
l’idea che si forma attraverso la percezione dell’immagine fa associare
automaticamente e fa richiamare alla mente un’altra idea. Viene da sé.
2. continuità spazio-temporale, si richiama alla mente l’idea di qualcosa quando si
vede, si percepisce e viene in mente un’altra cosa che però sta sempre insieme a
quella.
3. casualità, fa ritenere che dato un evento se ne verifichi sempre anche un altro.
- In base a questi tipi di connessione si ordina anche il mondo della nostra
conoscenza che va suddiviso in due categorie:
1. Associazioni che dipendono interamente dalla relazione tra le pure idee;
2. Associazioni tra le idee che rinviano a una corrispondente relazione empirica tra
fatti;
- Discendono tre specie di ragionamenti umani in quanto fondati su:
1. conoscenza: basati sul rapporto di identità che dà la matematica e geometria
(appartiene alla prima categoria)
2. prove: argomentazioni basate sui rapporti di causa/effetto (fisica) libere da
dubbi. (appartengono alla seconda categoria)
3. probabilità: argomentazioni basate su rapporti di causa/effetto (morale e storia)
con incertezze. (appartengono alla seconda categoria)
La causalità :
“al di fuori delle dimostrazioni matematiche tutta la nostra conoscenza si fonda
sull’applicazione della causalità, (conosciamo le cose quando ne conosciamo le
cause. Conosciamo il modo in cui regolarmente il mondo si sviluppa quando siamo
in grado di riportare la connessione delle nostre idee corrispondenti alle percezioni
nel giusto rapporto di causa-effetto) che pretende di essere una connessione
necessaria. Ma… (questa pretesa è revocabile in dubbio) come si può
giustificare razionalmente la relazione causale? È possibile fondare la pretesa
necessità della relazione tra causa e effetto? (siamo davvero sicuri che questo
tipo di associazione di idee sia espressione di una necessità e non di un elemento
in cui la necessità è più probabile casuale che non regolare, certo e necessario?).
Hume per indagare il principio di causalità cerca di osservare i suoi costituenti, i
quali sono:
- Osservando i componenti della relazione causale troviamo solo tre elementi:
contiguità s/t (una cosa per essere causa di un'altra deve essere compresente in
un certo momento) + successione (una cosa per essere causa di un’altra deve
essergli precedente) + congiungimento costante (una cosa deve essere sempre
così)
- Nulla di tutto ciò basta a fondare la pretesa di connessione necessaria perché le
cose possono sempre cambiare, lo insegna l’esperienza. Nulla garantisce del fatto
che le cose stiano così
Allora su che cosa si fonda questa nostra pretesa?
CRITICA ALLA CAUSALITÀ: LA CREDENZA
Si fonda su un’attitudine di tipo psicologica che Hume chiama la “credenza”.
L’esperienza struttura un’aspettativa ragionevole, la quale è ragionevole solo
finché io non mi aspetto che sia anche necessaria, se me lo aspetto essa diventa
irrazionale.
La pretesa necessità della connessione di causa-effetto non è davvero esperita
(perché non esperiremo mai la necessità) né è fondata sulla ragione (perché
nessun ragionamento garantisce della necessità che da una certa causa sgorghi un
effetto) …
È frutto di un procedimento psicologico con cui l’immaginazione,
appoggiandosi sull’abitudine dà vita alla convinzione che in circostanze simili
la connessione dei due fenomeni si ripeterà identica: questa convinzione è
credenza.
- Tutto il nostro sapere relativo all’esperienza di fatti ha un mero fondamento
psicologico, è frutto di una legge di associazione di idee presente nella nostra
coscienza: la credenza.
La quale è figlia dell’abitudine: la connessione creduta non esiste nelle cose fuori
di noi, ma solo nella nostra costruzione di una relazione tra idee.
Pretesa di certezza che da una data idea ne debba necessariamente conseguire
un’altra secondo il rapporto di causalità, Hume depotenzia questo rapporto togliendo
la caratteristica della necessità e riconducendola ad una nostra aspettativa basata
sull’abitudine che fonda una credenza e quindi gli dà un valore di tipo psicologico, cioè
legato al modo in cui noi organizziamo le idee, togliendogli il valore ontologico, cioè
questo modo di organizzare le idee non ha nessun corrispettivo nella realtà. Questo
legame necessario che si basa sull’esperienza che si fonda su un’abitudine non ha
niente di concretamente esistente al di fuori di sé. Non c’è questo legame nelle cose
come c’è nelle idee. L’esperienza è certa per il passato ma non sul futuro (è solo
probabile). La connessione causale che si ritiene sia sicura, in realtà è basata su
un’aspettativa e nulla degli eventi passati dice nulla sugli eventi futuri.
Il fondamento della credenza non è a sua volta investigabile sul piano della regola
empirica stessa: non abbiamo la credenza per effetto dell’abitudine. L’abitudine e la
ripetizione delle esperienze fondano una credenza relativa ad un evento, ma la
causalità come forma di credenza non è giustificabile sulla base dell’esperienza stessa.
Dimostrazione del carattere empirico del legame causale:
1. Tutti ragionamenti su
a priori
realtà o fatti si fondano sul rapporto causa ed effetto, mai conosciuto
(=con il ragionamento), ma solo per esperienza. (es quando ci troviamo davanti
a un nuovo oggetto, non sappiamo cause ed effetti ragionando, ma solo
sperimentando). Si conosce solo attraverso ragione e sensi insieme.
resta arbitraria
La connessione tra causa ed effetto, anche quando conosciuta, e
non oggettiva. La causa e l’effetto sono due fatti diversi e non sono
necessariamente connessi. L’esperienza illumina solo il passato, non il futuro
poiché esprime pareri certi solo su fatti che ha già sperimentato in passato, ma non
potrà fornire previsioni future.
Da cause simili ci attendiamo oggetti simili: l’empirismo è condotto allo scetticismo
dal momento che l’esperienza non può darci conferme sul futuro, ma solo sul
passato. Da cause che ci appaiono simili l’esperienza ci fa aspettare effetti simili.
Questo perché si possono avere conferme solo sul passato, il quale potrebbe non
fornire alcuna regola per il futuro e a quel punto ogni esperienza diverrebbe inutile.
Quindi l’uomo, per abitudine, non ne dubita e dà fiducia all’esperienza aspettandosi
da cause simili anche effetti simili. (presupposto ingiustificabile dell’esperienza).
Dimostrazione sulla presunta derivazione della necessità oggettiva del rapporto
2. causale da una soggettiva: Il legame tra causa ed effetto non &e