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Accio, tragediografo romano del II secolo a.C.
ACCIONato a Pisaurum (Pesaro) nel 170 a.C., visse a lungo, perché Cicerone lo conobbe eparlò di lui di argomenti letterari. Considerando la data di nascita di Cicerone, quindi,dovette vivere fino all’85 a.C. circa.
Delle sue tragedie abbiamo 45 titoli e circa 750 versi, e abbiamo anche dueBrutus, Aeneadae sive Decius,praetextae: il che esaltava il primo console romano, e l’dedicata al console che nella terza guerra sannitica aveva votato agli dèi inferi lapropria vita per propiziare la vittoria romana.
I suoi frammenti sono caratterizzati da magniloquenza, patetismo e gusto dell’orrido,esattamente come quelli di Pacuvio. La solennità è ricercata con l’ampiezza deimembri del periodo, l’aggettivazione abbondante e le figure di suono (soprattuttol’allitterazione). Tipica delle tragedie di Accio è la figura del tiranno spietato esanguinario, tratta già dalla tragedia greca e da quella latina precedente.
che inAccio troviamo nella figura di Atreo e in quella di Tarquinio il Superbo. Atreo, nella "oderint, dum metuant" tragedia omonima, recita il famoso detto.LA SATIRA
La satura è l'unico genere letterario latino senza una corrispondenza nella letteratura greca: i Romani infatti andavano fieri di essa ("dissertatio" disse Quintiliano). Il suo percorso è diviso in due fasi: alla prima appartennero Ennio e Pacuvio, alla seconda Lucilio e i poeti successivi, caratterizzati, secondo Orazio, da un aggressivo moralismo e quindi da un forte messaggio etico spesso dissuasorio, contrariamente a quello della commedia.
Non è chiara l'etimologia di satira, ma queste sono le ipotesi tramandateci da Diomede, grammatico del IV secolo (e risalenti forse già a Varrone):
- Ha qualcosa a che fare con i satiri;
- La satura lanx è un piatto votivo ricco di primizie di ogni tipo;
- La satura è un ripieno costituito da uva.
passa e altri ingredienti;
La lex satura era una proposta di legge comprendente provvedimenti di variogenere.
La prima etimologia sottolinea l'aspetto derisorio e burlesco della satira, le altre treinvece quello eterogeneo.
Già Ennio scrisse satire, in metro e contenuto vario, ma l'iniziatore del genere èconsiderato Lucilio. Lui, con Orazio in età classica e Persio in età imperiale, fu il piùgrande autore di satire.
LUCILIO
Gaio Lucilio, nato a Suessa Aurunca da una famiglia di rango equestre forse nel 148a.C. (stando a quanto detto da San Gerolamo) fu contemporaneo di Scipione Emilianoe Lelio, e morì nel 102 a.C..
Fu amico di Scip. Aem. e di Lelio, ma non si interessò di politica.
Scrisse 30 satire di cui abbiamo meno di 1400 versi, in frammenti brevissimi. L'ordinedella sua raccolta non era cronologico, di pubblicazione: i libri I-XXI vennero scrittidopo i libri XXII-XXX, e infatti nei più recenti (I-XXI) notiamo
l’abbandono dei metri della commedia (senari e settenari) in favore dell’esametro, che con lui divenne il metro satirico per eccellenza. Altri tratti della satira che divennero specifici con Lucilio sono il carattere soggettivo e quello di invettiva personale. Le satire di Lucilio trattavano la concreta quotidianità in tutti i suoi numerosi aspetti, con una particolare predilezione per le tematiche erotiche. Il libro XVI era dedicato a una donna di nome Collyra: è un’anticipazione dell’uso dedicatario dei neoteroi. Vediamo anche un tema nuovo: quello della donna adultera (prima era solo l’uomo, specialmente nelle commedie, con cui la satira luciliana ha alcuni punti di contatto). Un altro tema tipico è la cena, poiché è un espediente per inserire ulteriori temi minori (cibo, amore, elogi…). In altri casi il convito serve a introdurre considerazioni moralistiche sugli eccessi della gastronomia romana. Caratteristiche dellaLa poesia di Lucilio è caratterizzata non solo dalla varietà tematica (la poikilia greca), ma anche dall'oscillazione tra moralismo e gusto dell'intrattenimento alla maniera plautina, dall'uso di favole (poi ripreso da Orazio), dall'aggressività ekomodein (ma attenzione: era scherno, non tanto denuncia: fu lui stesso a definire ludus i suoi componimenti), dalla descrizione della realtà sociopolitica e dalla sua parodia, dallo stile non elevato, dai tecnicismi e dai grecismi (faceva parte del circolo scipionico).
Gli attacchi personali erano rivolti a personaggi di alto rango come Quinto Mucio Scevola, Lucio Cornelio Lentulo Lupo (princeps senatus: Lucilio immagina un concilio degli dèi, in cui essi discutono la situazione di Roma, e poi attribuiscono buona parte della colpa di questa pessima situazione proprio a Lupo. Quando uno di loro chiede che aspetto abbia, un altro dio risponde "sembra la morte, l'itterizia, il veleno").
dèidecidono di ucciderlo con l'indigestione. Molto importante anche il carattere soggettivo. Nell'Iter Siculum Iter (cioè il libro III, il cui titolo venne poi ripreso da Orazio nel suo Brundisinum Sermones) dei Lucilio racconta il suo viaggio in Sicilia, ricco di aneddoti e episodi inseriti nell'asse portante generale del viaggio. Lucilio si rivolge a un pubblico medio, né troppo ignorante né troppo colto, per questo anche lo stile non è elevato ma ricco di termini tecnici e grecismi (il bilinguismo sarà poi ripreso nelle epistole ciceroniane), ma nonostante questo Lucilio era anche interessato ad argomenti grammaticali e letterari (dedica un'intera satira alla poema poesis).
Differenza tra fictum e verum: Prende le distanze della tragedia, come ogni poeta predicante il la tragedia è infatti pura finzione, e Lucilio più volte bersaglia la lingua e lo stile della tragedia, solenni e improbabili; inoltre rimprovera ai
Il secondo epigramma, tramandato da Cicerone, esalta la bellezza di Roscio, un attore comico. Fu il primo politico romano a scrivere poesie sentimentali, inserendosi nella storia della letteratura per puro piacere intellettuale.
Abbiamo due epigrammi di Valerio Edituo e uno di Porcio Lìcino, di tema amoroso.
Erotopaegnia ("Scherzi d'amore")
Di Levio abbiamo frammenti di un e di Mazio frammenti di una traduzione in esametri dell'Iliade e di mimiambi (mimi in giambi).
I preneoterici e i neoteroi condividono il riferimento a modelli alessandrini e il rifiuto della funzione civile e sociale della letteratura: la loro poesia è tenue nei contenuti e nella forma, ma dotta, tipica dei poeti-filologi.
Inoltre, anche se ovviamente
Non era un preneoterico, conserviamo frammenti di orazioni di Scipione Emiliano, in cui traspare una certa inattesa difesa del mos maiorum: ciò è dovuto al fatto che la difesa del mos maiorum era un prerogativa fondamentale per ogni politico romano, anche se effettivamente filellenico.
De prole augenda: L'orazione di Cecilio Metello conteneva un'esortazione al matrimonio inteso come dovere sociale; abbiamo poi numerosi frammenti di Gaio Gracco in cui rivendica la propria onestà. Nella generazione successiva troviamo Marco Antonio (143-87 a.C.) e Lucio Licinio Crasso (140-91 a.C.), che Cicerone farà De oratore. populares diventare protagonisti del Entrambi iniziarono come per poi cambiare schieramento.
LA STORIOGRAFIA: Del tempo tra le Origines di Catone e Sallustio (primo storico di cui possediamo opere intere) abbiamo molte testimonianze. Alcuni scrittori come Lucio Cassio Emina e Lucio Calpurnio Pisone continuarono a Annales scrivere secondo gli schemi arcaici.
ma ben presto si smise di scrivere “storie universali” per dedicarsi a monografie. Il primo ad abbandonare lo schema annalistico fu Lucio Celio Antipatro, attivo nell’età dei Gracchi, che compose un’opera in (almeno) 7 libri sulla seconda guerra punica, di cui abbiamo una 60ina di frammenti. Per Celio Antipatro l’opera storica è un’opera d’arte, quindi si preoccupa di curare l’aspetto formale e stilistico (contrariamente a Catone), come ci fa anche notare Cicerone. Celio inseriva excursus e discorsi liberamente inventati secondo il modello storiografico greco (usanza poi ripresa dagli storiografi romani da Sallustio in poi). Sempronio Asellione, che partecipò alla guerra numantina (134-133 a.C.) compose Historiae Res gestae un’opera intitolata forse o di argomento contemporaneo, trattando “le imprese a cui egli stesso partecipò” (Gellio). Per Asellione, l’indagine storiografica deve risalire alle
.C. da Aristide di Mileto, un'opera che aveva come tema principale l'amore e la seduzione. Questa traduzione o rielaborazione fu molto apprezzata e diffusa nell'ambiente culturale romano dell'epoca.