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NARA

Epoca Nara 710 - 794 d.C.

Nara

Il Giappone segue in tutti i campi il modello cinese:

• Governo centralizzato;

• Buddhismo come religione nazionale —> usato come strumento politico;

• Burocrazia:

• Dipartimento degli affari religiosi (scintoismo);

• Dipartimento di stato che garantisce il governo (8 ministeri: 4sx e 4 dx).

• Diviso in province con a capo il governatore, a loro volta divise in distretti con a capo un

amministratore e a loro volta in città;

• Città a struttura geometrica e simmetrica.

Fondata nel 710 su modello della capitale cinese Chang’an (attuale Xi’an), e durata fino al 794,

Nara fu la prima capitale imperiale fissa. Prima di allora in Giappone, alla morte di ogni imperatore,

la sede e il palazzo imperiale si spostavano, poiché, secondo le credenze shintoiste, il luogo era reso

impuro; di conseguenza le sedi erano di grandezza modesta.

Struttura:

• Conformazione rettangolare e rivolta a sud;

• Area protetta su 3 lati dalle montagne per proteggersi dal maligno;

• Rettangolo suddiviso in griglia di strade perpendicolari (10 verticali e 9 longitudinali);

• Misurava ca. 4 x 4,5 km;

• Non aveva mura di cinta;

• Palazzo imperiale nella parte settentrionale, a difesa del lato considerato più esposto agli influssi

negativi (nord);

• Da esso partiva la via principale (Hoji) che divideva la città in due parti: orientale e occidentale;

• Tutte le altre vie si diramavano ortogonalmente (da est a ovest e da sud a nord) dando vita a

isolati di un cho (misura utilizzata ancora oggi per indicare i quartieri) di lato;

• Popolazione di ca. 200.000 abitanti.

• La parte sx esterna si chiama Gekyo (kyo= capitale, città principale), pensata per inglobare i

templi Kofukuji e Gangoji e oggi corrisponde al centro di Nara.

Oltre che centro politico e amministrativo, divenne ben presto la sede principale del buddhismo,

introdotto dalla Cina e voluto come religione di stato dall’aristocrazia regnante. I più importanti

templi buddhisti esistenti si trasferirono nella sua area: il maggiore fu lo Yaskushiji (trasportato o

ricostruito identico) e il Kofukuji, ricostruito nel 710. Eretti al suo interno furono il Todaiji e

l’Horyuji.

Durante la prima parte del periodo Nara, continuarono le missioni in Cina di personalità di grado

superiore nei diversi settori: dall’arte alla scienza, alla religione, all’architettura. Andavano a

perfezionarsi, a raccogliere documenti originali per copiarli o adattarli una volta rientrati in patria. A

questo scopo nella capiotale furono istituiti uffici appositi, che accoglievano le novità e le

sviluppavano con l’impiego di migliaia di artigiani.

Nandaimon, Todaiji, completato nel 1195, legno, 257x297 cm

Tempio Todaiji

Il tempio Todaiji è stato uno dei centri principali del buddhismo all’interno della rete di templi

indicati dalla corte imperiale come detentori della dottrina ufficiale di stato di quell’epoca e

appartiene alla scuola buddhista Kegon.

Voluto dall’imperatore Shomu (regno 724-749) ed eretto nella parte orientale di Nara, in un’area

montuosa e selvaggia, il tempio rappresenta la massima espressione del mecenatismo imperiale

verso la nuova religione.

Le sue origini si legano ad un altro tempio già esistente in precedenza nella stessa area, il Kinshoji;

il vecchio Kinshoji corrisponde all’odierno Hokkedo (Padiglione del sutra del loto), chiamato anche

Sangatsudo (Sala del Terzo mese, la lettura del sutra avviene a Marzo). Il Kinshoji era il sito di

eremitaggio nel 733 di Roben (689-773), monaco della scuola Kegon, in seguito divenuto abate del

Todaiji. Questo tempio subì nel 741 un rinnovamento, diventando tempio provinciale di Yamato con

il nome di Konkomyoji e nominato Todaiji dal 747, quando cominciò la costruzione degli edifici

principali. Nel 752 fu inaugurato con la cerimonia dell’apertura dell’occhio che consisteva nel

dipingere gli occhi della statua del Buddha da parte di monaci asiatici che rappresentavano il clero.

Si estendeva su 4 isolati della capitale, era circondato da mura e arrivava fino alle colline di Kasuga.

Era costituito da tre portali che portavano in città e dal Nandaimon, il portale principale (Grande

portale del Sud).

Varcato il portale:

• Daibutsuden (Sala del Grande Bhudda);

• Due pagode a 7 piani (affiancano a est e a ovest il Daibutsuden);

• Kaidan’in (edificio per le ordinazioni monastiche aggiunto nel 755 da Ganjin).

Il Todaiji fu completato nel 798 e il dispendio di risorse umane e finanziarie da parte della corte fu

tale da portare lo stato sulla soglia della bancarotta.

Nè il Daibutsuden né molti altri edifici che vediamo oggi sono originali, ma risalgono al XVIII

secolo. A parte l’Hokkedo, tutti gli altri padiglioni, il Daibutsuden e le pagode furono rasi al suolo,

prima dai Taira nel 1180, per avere il tempio appoggiato dai loro rivali Minamoto, poi ricostruiti

sotto la direzione dell’abate Chogen e distrutti una seconda volta nel 1567. Il Kaidan’in invece andò

a fuoco ben tre volte e l’attuale è del 1731.

Unkei e Kaikei (due N yo

), 1203, legno, h 836,3 e 842,3 cm

Gli Nyo sono i guardiani dei templi, sono grandi figure minacciose e potenti sempre presenti in

difesa del luogo sacro e del Buddha. Sono posti a destra e a sinistra all’interno del grande portale

meridionale, il Nandaimon, furono realizzati dai due famosi scultori della scuola Kei, Unkei e

Kaikei, nel 1203.

Descrizione:

• Occhi spalancati e in agguato, ma non ostili;

• Muscolatura molto intensa con pieghe acute

• Mani in piena tensione;

• Le vesti si arrotolano così da dare movimento alla figura;

• Bocca serrata o spalancata (yin e yang):

• Ahgyo —> bocca aperta —> energia che esce;

• Ungyo —> bocca serrata (mmm —> Ohm indiano) —> energia trattenuta (tenuta dentro), indica le

forze vitali.

Ahgyo

La posizione della bocca è spalancata e lascia scoperti i denti come a emettere un urlo.

Il corpo è muscoloso e teso. Tutto, il movimento delle braccia e delle gambe e la torsione delle

mani, è dinamico ed emana potenza e calma nello stesso tempo.

Ungyo

Lo sguardo è tenebroso e accigliato, con grandi occhi incastonati che incutono terrore. La posizione

della bocca è chiusa a trattenere la forza.

Hokkedo (o Sangatsudo)

Noto come sala del Loto o sala del Terzo Mese, che era il periodo in cui veniva recitato il Sutra del

Loto, e situato a nord-est della sala del Grande Buddha, esso è l’unico edificio giuntoci nella sua

forma originale risalente all’VIII secolo.

La forma particolare del tetti deriva dall’aggiunta fatta nel XIII secolo di un’anticamera nella parte

meridionale, che portò all’ampliamento del tetto per coprire quest’ulteriore spazio. All’interno sono

custoditi tesori di epoca Nara di stili diversi.

All’interno dell’Hokkedo troviamo:

• Shitenno (4 re guardiani);

• Kongo Rikishi;

• Fukukenjaku Kannon;

• Nikko e Gakko.

- Shitenno

Sono i 4 re guardiani scolpiti in argilla su una struttura lignea aventi applicazioni di pigmenti

colorati.

Gli abiti sono di stile cinese con protezioni sul corpo, sono in posizioni di forza e violenza e sono in

piedi su dei demoni che simboleggiano il male.

I 4 guardiani sono:

• Zochoten (guardiano del Sud);

• Komokuten (guardiano dell’Ovest);

• Bishamonten o Tamonten (guardiano del Nord);

• Jikokuten (guardiano dell’Est).

Gli oggetti tenuti tra le mani sono simboli che hanno diversi significati:

• Le spade di Jikokuten e Zochoten simboleggiano il potere intellettuale della dottrina buddhista,

ma la spada di Zochoten è andata perduta;

• Komokuten ha in mano un rotolo e un pennello che simboleggiano la saggezza e il potere dei

sutra (scritture buddiste);

• Tamonten ha in mano una stupa che contiene le reliquie del Buddha cremato che è l’amuleto più

potente perché difende la direzione più insidiosa.

Posizione:

• Zochoten ha la bocca spalancata e le braccia alzate verso l’alto, come Tomonten e Komokuten;

• Jikokuten ha la bocca serrata e comprime la rabbia, trattiene l’energia e simboleggia la forza vitale,

le sue braccia sono protese verso il basso.

—> I guardiani oltre che guardare nelle 4 direzioni dei punti cardinali, controllano anche le 2

direzioni di alto e basso.

- Kongo Rikishi

Sono le due figure guardiane a protezione dell’altare, le vesti e armature sono di stile cinese.

Sono in una posizione di movimento simile a quella della danza Tribanga, le fasce del tessuto

svolazzano.

Sono figure secondarie a margine dell’altare e sono coeve alla costruzione del primo padiglione

(733-750).

Questi due guardiani sono i Vajradharas (coloro che tengono i vajras —> termine sanscrito che

significa sia fulmine che diamante, identificazione di natura del reale con il concetto di vuoto),

chiamati Shukongoshin in Giappone.

Ahgyo —> bocca aperta —> energia che esce, realizzato con la tecnica della lacca svuotata.

Shitsukongo-shin —> occhi e bocca spalancati, volto contrito, molta energia.

Il guardiano è pronto a scagliare la lancia che tiene nella mano dx, mentre la mano sx è a forma di

pugno e in tensione, si trattiene. Realizzato in argilla ricoperta da pigmenti colorati e applicazione

di foglia d’oro, armatura decorata con motivi floreali. Simile ai due nyo per il volto spaventoso.

- Fukukenjaku Kannon

Risale alla prima metà dell’VIII secolo, colore e oro su lacca secca, h 3,60 m.

Il bodhisattva oggi custodito nella Sala del Loto era probabilmente appartenuto al vecchio tempio

Kinshoji. Essa rappresenta una delle 33 forme che Kannon può assumere. E’ realizzato con la

preziosa e rara tecnica della lacca secca, allora una novità, simile nella lavorazione alla cartapesta

ed è stato ricoperto con foglia d’oro. La lacca, più resistente e leggera dell’argilla, iniziò a sostituire

il bronzo esaurito per la costruzione del Grande Buddha.

La grande aureola alle spalle della statua è di ferro lavorato al traforo (o a giorno) realizzata da 3

cerchi tubolari con fiammelle applicate e richiama i raggi del sole e le fiamme, mentre sulla ricca

corona incastonata con pietre preziose e di metallo lavorato a giorno vi è una statuetta di Amida in

argento (tipico di Kannon). Al centro della fronte ha il 3° occhio in rilievo, così che possa vedere

oltre.

Il bosatsu ha quattro paia di braccia (8 braccia in totale) e tra le mani tiene diversi oggetti simbolici:

• Scettro;

• Laccio per salvare

Dettagli
A.A. 2014-2015
204 pagine
8 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/23 Storia dell'asia orientale e sud-orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beatricebianca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte dell'Asia orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Menegazzo Rossella.