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E’ il sutra delle vite passate e presenti del Buddha. E’ un
formato pittorico piuttosto nuovo per il Giappone, ossia
quello orizzontale su rotolo, quello che nell’arcipelago si
chiama emaki; è molto comodo perché può essere
arrotolato a cilindro e riposto. In Cina è uno dei formati
preferiti sia per scrittura e pittura; questo eingakyou era
composto da otto rotoli, ma ne sono rimasti solo quattro.
Il rotolo si svolge da destra a sinistra e rappresenta la vita del Buddha storico, dalla vita a palazzo fino
all’illuminazione; oltre ci sono anche alcuni episodi delle sue incarnazioni nelle vite precedenti. Rimangono
frammenti di autori diversi riconoscibili come differenti dallo stile impiegato. In questo caso le immagini e il
testo che è dipinto sotto sono correlati strettamente: immagine-descrizione. Il fatto che le immagini siano
tutte sopra e sotto ci siano le scritte non è molto usuale nei rotoli successivi, di solito erano alternati
disegno-scritte. Lo spazio è dedicato a degli episodi, ciascuna illustrazione è separata da parti che
rappresentano forme vegetali e paesaggistiche, formando delle cellette con dentro i racconti a figure.
Alcune figure vengono ripetute diverse volte in diverse celle, la rappresentazione è molto fresca, di
atteggiamento semplice verso gli insegnamenti del buddhismo.
-Shin Yakushiji Il nome deriva dal kanji di “nuovo” ma l’intenzione dei monaci che costruirono
questo tempio era quello di “miracoloso”, per cui sarebbe “lo yakushiji miracoloso”.
E’ un tempio di epoca Nara, costruito negli anni 40 del settecento, costituito
anch’esso dagli usuali edifici, come ad esempio il Kondo, all’interno del quale c’è un
particolare gruppo di sculture, in cui si vede come il Buddha sia circondato e
affiancato da molteplici figure di guardiani. La figura principale è il Buddha Yakushi,
circondato dalle figure di dodici generali celesti, altra schiera di protettori, abbigliati come gli Shitenno, in
posizioni diverse e con attributi diversi ma praticamente con la stessa identica funzione. Una in particolare
è molto famosa, Basara Taisho, sia per l’abbigliamento, con le maniche a sbuffo e una spada, che per la
capigliatura composta a ciuffi sparati all’indietro. Incarna come al solito la difesa del Buddhismoe la potenza
dei guardiani.
-Yakushi nyorai (Shin Yakushiji, tardo periodo Nara)
E’ la scultura attorniata dai dodici generali celesti, in mano regge l’ampollina
medica della guarigione, non solo fisica ma soprattutto da ciclo dellle rinascite
che intrappola gli esseri umani In questo caso, l’iconografia abbastanza canonica,
pieno influsso cinese, busto ampio, spalle larghe, veste che ricade sul corpo
visibile, mano destra in Abaya Mudra… la particolarità oltre all’ampolla (Ruuri
Yakko, contenitore dei lapislazzuli) conservata è la mandorla molto elaborata alle
spalle, con le classiche sette rappresentazioni del Buddha passato, con delle
fiamme dorate che si avvolgono e dipanano quasi come dei fiori. Interessante
anche il contrasto volutamente creato tra l’elaborazione della mandorla e
l’aspetto liscio e semplice dell’abito. Le sopracciglia sono molto lunghe e arcuate,
arrivano quasi alle orecchie, sono unite al naso (tipico della scultura Nara). Non si
nota quasi mai ma il Buddha ha i baffetti disegnati o scolpiti e lo sguardo che
punta in basso verso il fedele.
Periodo Heian (794-894)
Il cosiddetto “periodo della pace” ha inizio dopo la morte dell’imperatore Shomu; la figlia dell’imperatore si
era affidata ad un monaco dimostrando una grande leggerezza negli affari dello stato: ciò dimostra quanto
fosse forze l’attività e l’influenza delle scuole buddhiste. La famiglia reggente decise di spostare la capitale a
Nagaoka, ma la scelta si rivelò poco propizia e infausta secondo la geomanzia cinese: si scelse quindi una
zona diversa che fosse servita anche dalle vie d’acqua. Infine nel 794 la capitale divenne Heiankyo, la città
della pace e della tranquillità. Divenne un po’ la Firenze del Giappone, con grandissime attività culturali e
religiose. Rimane infatti capitale di centri di cultura fino al 1868; Heian fu costruita molto similmente al
modello di Nara, con vie definite e in una conca racchiusa da colline e attraversata da due fiumi. Il palazzo
imperiale è posto a nord, protetto dalle colline. L’imperatore decise che non era opportuno che il potere
imperiale fosse così influenzato dalle scuole Buddhiste, così
all’interno dei confini della città vengono ammessi solamente due
templi: a protezione del lato meridionale il Saiji e il Toji, il tempio
orientale.
Sul monte Hiei, viene costruito il più importante tempio della zona,
l’Enryakuji, particolarmente venerato per la sua posizione
geografica (nord est) a protezione della zona infausta. La scelta del
luogo dove edificare Heian è precisa, perché in questo periodo si
sta sviluppando una nuova scuola di buddhismo in contrasto con
quelle nate a Nara; proviene dalla Cina, è di ispirazione indiana ed è
una forma cosiddetta esoterica (un tipo di insegnamento per adepti, con regole piuttosto complesse). Le
personalità che in Giappone si occupano di diffondere questa nuova corrente sono due monaci, Saicho
(Dengyo Daishi) e Kukai (Kobo Daishi), fondatori di diversi templi. L’imperatore fonda questa nuova capitale
e i costruttori mantengono la stessa struttura di Nara, a sua volta basata sulla capitale cinese; al momento
dell’edificazione della capitale, l’Eryakuji non rappresentava assolutamente un problema per la corte, ma i
monaci erano piuttosto bellicosi e i rapporti tra le due parti degenerano molto rapidamente, mettendo così
in luce nuovamente il problema della relazione tra religione e stato. Quando la corte ritira il porprio
sostegno economico ai templi di Nara questi diminuiscono bruscamente la propria attività e inizi< un
periodo di grande declino; molti degli rtisti e degli artigiani che erano sostenuti dalla corte imperiale,
furono costretti a chiudere le attività e a vagare alla ricerca di incarichi diversi visto che non potevano più
operare nella capitale. In questo modo lo stile di Nara, che fosse architettonico, scultoreo, pittorico, si
diffonde in tutte le province anche quelle più lontane, come quelle dell’Hokkaido. E’ chiaro che in questo
modo l’arte diventa un’esperienza individuale e gli artisti sono obbligati a rifornirsi di materiali più modesti
e facilmente reperibili: utilizzano quindi lacca secca e legno, disponibili un po’ ovunque soprattutto il
secondo che diventa il materiale predominante.
Il secondo personaggio più influente dell’epoca è il monaco Kukai che assieme a Saicho è uno dei grandi
riformatori della spiritualità, tanto che lotta contro la corruzione che aveva portato al declino del clero di
Nara. Anche lui studia in Cina, il punto fondamentale di diffusione della dottrina è un nuovo modo di
concepire la filosofia Buddhista: porta in Giappone la dottrina Mikkyo, la fase esoterica del Buddhismo
Mahayana. Considera l’universo intero come la manifestazione di energia che viene emanata dalla divinità
centrale che è il Buddha Dainichi (Maha Vairocana), ritenuto presente ovunque –un po’ kami style. Tutti i
Buddha e i boddhisatva sono considerati parte di questa figura. Il Buddhismo esoterico Mikkyo è la parte
più occulta di tutte le scuole del buddhismo ed è denominato così perché i suoi insegnamenti vengono
rivelati solo a coloro che sono iniziati ai segreti di questa dottrina; comprende quindi una liturgia complessa
ed elaborata. Il punto cardine è che l’illuminazione può essere raggiunta sulla terra se l’individuo si
sottopone a dei rituali predeterminati svolti in piccole stanze buie. L’architettura poi si adatterà a questi
insegnamenti. Questa dottrina attira molto perché evidentemente faceva leva su un aspetto importante
della tradizione: univa la promessa di felicità in terra ad un’accezione misteriosa e segreta. Kukai si spinge
fino in india e pare che abbia studiato il sanscrito e probabilmente proprio per questo si dice che grazie a
questa conoscenza sarebbe da attribuire l’invenzione dell’alfabeto fonetico giapponese (hiragana e
katakana), cosa che in Cina non esisteva. Era un poeta, uno scultore e gli sono attribuite la maggior parte
delle sculture più importanti del Tooji, ribattezzato Kyoogokokuji (tempio protettore della nazione
consigliera del re); apporta anche moltissime innovazioni dal punto di vista filosofico: pone un centro di
influenza sul monte Koya opposto a quello di Hiei, dove si trovava Saicho.
-Muroji
Un esempio interessante dell’architettura legata all’aspetto esoterico
del Buddhismo di primo periodo Heina è senz’altro il Muroji, tempio
in provincia di Nara, dedicato al Buddhismo Shingon. Si trova in una
posizione straordinaria, perché è lontano da qualsiasi centro abitato,
immerso in una foresta e ancora oggi è una meta assai curiosa e di
pellegrinaggi. L’accesso avviene attraverso una stradina tortuosa che
costeggia il fiume Muroo; non segue la struttura rettangolare, ma
tutti gli edifici sono sparsi sul pendio della montagna. Fonde lo stile
buddhista a quello scintoista, non solo per l’architettura ma anche per la scultura;
sono presenti i soliti edifici tipici del tempio, quindi il Kondo, la pagoda –posta dietro
il Kondo- ricordata come la più piccola del Giappone: è alta infatti solo 16 metri.
Quella di oggi è una ricostruzione. Il tempio originale durante il periodo Nara, ma
durante il periodo Heian acquisisce sempre più importante anche per via del fatto
che i pellegrinaggi al Muroji erano considerati propiziatori contro la siccità e la
mancanza di piogge. All’interno della sala d’oro sono ospitati degli splendidi esempi
di scultura Heian. Nell’architettura c’è una commistione tra elementi Buddhisti e
shintoisti, successivamente vengono aggiunti altri edifici. La base della pagoda è su
una struttura di pietra, ma l’edificio è totalmente in legno, le travature sono
estremamente elaborate e complesse.
-Mirokudo
L’edificio espressione della commistione tra architettura Biddhista e
Shintoista è il Mirokudo, che esibisce la predilezione per i materiali
naturali e semplici, come legno, corteccia e paglia in un’immersione
totale nella natura. Le dimensioni degli edifici sono molto piccole, in
rispetto della superficie collinosa, poco profonde e strette anche per
rispettare il bisogno di svolgere i ritiin piccoli ambienti scuri. I tetti sono
tipici e associati al Buddhismo Mik