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“IV
politica. La Filippica” segue quasi subito la III: sostiene gli stessi argomenti
portati nella III orazione e in più propone una nuova alleanza con i Persiani in funzione
anti-macedone.
Egli riteneva che la pace del 346 a.C., di cui fu firmatario e che sanciva la fine della III
GS, fosse solamente una momento di transizione, un momento atto ad allestire un
migliore attacco contro Filippo II. Ma Filippo correva ai ripari: nel 342 a.C. aveva
posto un suo cognato nell’Epìro, mentre nel Peloponneso era riuscito a vincere l’azione
corrosiva di Demòstene. L’Oratore greco provò in tutti i modi a riunire una Lega anti-
macedone; era riuscito a organizzare un movimento di póleis greche che nutrivano gli
stessi sentimenti. Nel 340 a.C. Demòstene trasse dalla parte di Atene Corinto, Mègara,
Eubea, l’Acarnania l’Acaia
e ma non sarebbe stato abbastanza, perché una Lega anti-
macedone forte e compatta non si formò mai. A Filippo non rimase che oliare gli
ingranaggi dell’Anfizionia delfica, meccanismo che sarebbe stato fatto scattare negli
anni subito successivi con la IV GS. a incrinare l’idilliaca tela tessuta
Però Demòstene era riuscito in qualcosa. Era riuscito
da Filippo, ormai da molte parti si levavano voci discordi. Il sovrano macedone
pertanto non poté continuare la sua parata trionfale senza dover scendere in campo per
combattere contro quei Paesi che voleva tanto ardentemente dalla sua parte. Si
avvicinava la battaglia di Cheronèa, ma prima ci furono altri attriti che l’avrebbero
preparata, la IV GS.
come l’ultimo e più grande difensore della democrazia
Demòstene godette di grande
fortuna per molti secoli (due secoli dopo lo scandalo di Àrpalo, che eclissò la fortuna
dell’oratore greco, Cicerone lo avrebbe rilanciato come modello eccelso. Tra l’altro
Cicerone si riconosceva in Demòstene, infatti i due oratori ebbero una sorte
sorprendentemente simile: entrambi difesero gli antichi valori della libertà, entrambi
furono sommersi dalla caduta del vecchio e glorioso sistema), almeno fino a Droysen
(XIX secolo). Droysen ritenne che Demòstene non avesse fatto davvero gli interessi
della sua città, perché era cieco al fatto che la democrazia fosse ormai decadente e il
vecchio sistema irrecuperabile e perché destinò Atene alla grave sconfitta di Cheronèa,
in cui si verificarono tutte le paure del grande oratore. Oggi però su Demòstene si hanno
idee più ponderate e meno pregiudizievoli. Le si hanno anche sulla stessa democrazia
dopo Cheronèa. In realtà la battaglia di Cheronèa non mise, totalmente, una croce sulla
democrazia greca .
[vedi infra, quando parlo della battaglia di Cheronèa]
La IV GS o guerra di Anfìssa (340-338 a.C.): storia di un amore non corrisposto.
Filippo aveva una preferenza speciale per Atene, nonostante nutrisse anche sentimenti
di unione panellenica. Eppure, nel caso delle città egemoni, sapeva che prima o poi
l’altra:
avrebbe dovuto fare una scelta, parteggiare per una città e sacrificare avrebbe
scelto Tebe o Atene? Infatti sarebbe stato arduo riunire entrambe le due póleis sotto lo
stesso tetto. Filippo, però, non aveva dubbi: avrebbe scelto Atene, se avesse potuto.
Anche perché Tebe era di sentimenti politici diversi: da sempre era stata filo-persiana.
E come si sarebbe visto subito dopo la IV GS, quando Filippo si risolse per una guerra
contro i Persiani, Tebe fu posta sotto stretta guarnigione macedone e dovette accettare
un’oligarchia imposta dall’alto (contro i principi fondanti della Lega corinzia) –
Alessandro non seguì la politica del padre nei confronti di Tebe (ma molto più
duramente). Intanto Èschine, forse su consiglio di Filippo, cercò di sfruttare la solida
amicizia tra Anfìssa (città nella Lòcride Ozolia) e Tebe per soddisfare il desiderio del
sovrano macedone di avere Atene come sua alleata. La leva tra Anfìssa e Tebe avrebbe
dovuto essere il presupposto per guadagnare Atene a Filippo, ma grazie al genio di
Demòstene le cose andarono diversamente (ma per Atene si sarebbe rivelato molto
peggio). del durante una seduta dell’anfizionìa
Vediamo il casus belli. Nell’autunno 340 a.C.,
delfica, i Locresi accusarono Atene di illegalità per essersi alleata coi Focesi, ancora
di aver offerto dell’oro al tempio delfico
sacrileghi dalla fine della III GS (346 a.C.) e
non ancora riconsacrato: bastava ciò a mettere Atene contro Tebe, perché i Tebani
erano nemici dei Focesi ma saldamente alleati al capoluogo locrese Anfìssa. Ma
l’oratore Èschine aggiunse olio sul fuoco: denunciò Anfìssa per avere ridato vigore a
Cirra (l’antica Crisa) costruendovi il porto, nonostante il divieto di edificare e coltivare
un effetto scontato sarebbe dunque stato l’appoggio della
decretato alla fine della I GS: l’alleanza,
socia Tebe ad Anfìssa. Quando però Filippo chiese ad Atene si fecero sentire
diretti dell’azione di Demòstene sul Macedone,
gli effetti perché gli Ateniesi non
accettarono! Demòstene li convinse a non partecipare al sinedrio in cui di lì a poco si
perché l’iniziativa di Filippo aveva
sarebbe votata la guerra di sanzione contro Anfìssa,
l’aria di essere stata concertata al fine di riaprire le ostilità in Grecia,
tutta che infatti si
riaprirono. Mentre gli anfizioni si riunivano, Tebe e Atene non si presentarono al
sinedrio e in particolare Tebe, che si schierò naturalmente con Anfìssa, occupò la
l’inizio
locrese Nicea cacciandone la guarnigione macedone di stanza. Era delle
ostilità, aperte ufficialmente per punire Anfìssa, la cui apertura del porto di Cirra era
un pretesto più che sufficiente: l’annosa questione di Cirra era diventato una sorta di
appetibile bonus da usare in situazioni di questo tipo.
Ma Atene rimaneva ancora alleata dei Focesi, cosa che a Filippo non dovette piacere.
Filippo II riuscì a ottenere il comando delle operazioni grazie ai voti dei Tessali in
sinedrio. Ricapitolando: Filippo e i Tessali erano in guerra contro i Locresi e i Tebani;
invece i Focesi, nemici di tutti, erano alleati ad Atene. Il Macedone, ottenuto dagli
Anfissei il rifiuto del pagamento della multa imposta, si mosse e conquistò la focese
Elatèa; poi suscitando la sorpresa di tutti diede ai Focesi dei privilegi sospettosamente
benevoli: la possibilità di ricostituire la Lega focese e una forte riduzione della multa
dei 60 talenti annui (la multa era stata loro posta al termine della III GS). Filippo si
alleava coi Focesi, cui si erano alleati gli Ateniesi al principio di questa guerra: il
sovrano stava facendo di tutto per conquistarsi l’alleanza di Atene! Però egli,
evidentemente, voleva anche dare un chiaro messaggio alle città greche e ad Atene.
infatti
Quest’evento mise in agitazione Atene e molte altre póleis greche. Sembrava
una storia d’amore non corrisposto: Demòstene in qualità di ambasciatore chiese
l’alleanza a Tebe, introdotta nel fronte di opposizione anti-macedone; e al contempo
‘hghemòn
Atene riconobbe a Tebe lo status di della Lega beota! Atene riconobbe a
Tebe il comando via terra e metà di quello via mare. Ateniesi e Tebani, 2 delle 3 vecchie
egemoni che si erano alleate contro il nemico comune Filippo, si spostarono in Focide.
Carète forte di un esercito mercenario batté Filippo per 2 volte al Cefìso (presso
Anfìssa); Filippo da parte sua batté Carète e il tebano Pròsseno. Filippo si dedicò infine
alla missione ufficiale per rimanere nella sfera del legittimo. Nella primavera del 338
a.C. Filippo assediò e conquistò Anfìssa, mettendo fine alla IV GS. Le mura della città
furono abbattute e i maggiori responsabili furono esiliati. A ogni modo Ateniesi e
Tebani continuarono a rimanere nel mirino di Filippo II.
Secondo la prospettiva macedone, la IV GS era stata inutile, non solo perché aveva
reso impossibile per il sovrano macedone prendere il controllo della Grecia in modo
pacifico, ma anche perché Atene non era dalla sua parte. Tuttavia è anche vero che
l’ultima fase del
questa guerra catalizzò molto velocemente lento ma deciso processo
di espansione macedone in Grecia cominciato vent’anni prima. Ormai l’esercito di
Filippo II era stato riformato ampiamente (non sappiamo di preciso quando le riforme
militari furono attuate, ma è certo che al momento di Cheronèa Filippo vantava già da
parecchi anni la posizione di Stato più forte).
La battaglia di Cheronèa (agosto del 338 a.C.)
La IV GS era terminata, ma le sue dirette conseguenze provocarono una nuova e
alla fine dell’estate,
definitiva battaglia. Così, Filippo inseguiva i suoi nemici in Focide,
da cui peraltro si erano allontanati per ritirarsi in Beozia, tra le alture di Cheronèa e il
fiume Cefìso. La battaglia aveva inizio.
L’esercito greco. La coalizione Atene-Tebe presentava un esercito numericamente
inferiore rispetto a quello macedone. L’esercito alleato era all’ala sx
così costituito:
c’era il nerbo dell’esercito alleato, gli 8000 Ateniesi guidati dai 3 strateghi Carète,
al centro i Corinzi e gli Achei; all’ala dx
Lìside e Stràtocle; Teàgene guidava i 6/7000
in cui c’era il leggendario battaglione sacro tebano (come
Beoti, si vede, rispetto a
Lèuttra e Mantinèa, il battaglione sacro non era disposto nell’ala sx e non costituiva
certo la metà dell’esercito intero. Anzi componeva il nucleo numerico originario della
ai lati dell’esercito era dislocata
banda sacra pre-pelopidea: 300 uomini); la cavalleria.
L’esercito alleato, stanziato in una posizione di poco superiore, era disposto verso nord-
ovest rispetto ai Macedoni, che invece erano rivolti verso sud-est.
L’esercito macedone. Era composto grosso modo da 30000 fanti e 2000 Cavalieri. Il
sx degli eserciti di
lato dx, tradizionalmente quello d'onore (rispetto all’ala Pelòpida e
grosso dell’esercito,
di Epaminonda), era guidato da Filippo; il centro era costituito dal
la falange, formata per la maggior parte dai pezetèri, i formidabili fanti pesanti; il lato
sx era guidato dal diciottenne Alessandro il quale, molto probabilmente, conduceva la
L’esercito
cavalleria sx. macedone presentava un avanzamento asimmetrico dell'ala dx
sx negli
(quasi come quello analogo dell’ala