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Nel 1952 la Rivoluzione nazionalista in Egitto e la nascita del panarabismo dal quale si creò la
volontà che la comunità araba sia unificata, soltanto la colonizzazione ha definito frontiere artificiali
che in prospettiva andranno rimosse per dare maggior respiro ai punti di giunzione fra cui
l’appartenenza religiosa oltre che culturale e linguistica.
Questo deve avvenire con un rifiuto di appartenenza a entrambi i blocchi della guerra fredda e vuole
una modernizzazione sul piano industriale occidentale e una visione socialista su base egualitaria (no
rif. comunismo) socialismo arabo. Dopo Suez
La presenza di Nasser sta alla base della crisi dell’indipendenza regionale/coloniale e la crisi di Suez
segnerà la fine della presenza coloniale.
La vittoria politica è di Nasser perché rafforza la posizione di leader del mondo arabo e dei Paesi
decolonizzati e gli Israeliani registrano una seconda vittoria militare, distruggendo importanti risorse
militari egiziane. Il ruolo centrale militare fa sì che nel sistema politico israeliano assuma un ruolo
fondamentale in quanto il ricorso alla forza sarà lo strumento di politica estere per Israele.
Da tutti ciò l’Urss lucra un grande beneficio politico e gli Usa si trovano sempre più coinvolti e
l’ONU si schiererà per separare l’Egitto e Israele. Il tentativo di evitare la corsa agli armamenti negli
anni ‘50 fallisce miseramente. La fornitura e ricerca di armamenti diventa fondamentale per lo
sviluppo delle relazioni tra Paesi (chi ne possiede di più diventa leader regionale); Israele dal 1960
decide, a fronte della superiorità numerica araba, di procurarsi l’arma nucleare.
Il mondo arabo nella guerra fredda e la guerra fredda araba
La Siria e l’Egitto diventano capofila della componente del mondo arabo che guarda all’Urss. Nel
1957 la Siria passa nella sfera dell’Urss che fornisce sostegno economico e militare; nel 1958 con un
colpo di stato viene abbattuto il regime filo-occidentale e si instaura un governo “socialista” con forti
legami militari per essere liberi nel ruolo occidentale.
Nello stesso anno c’è la nascita della RAU (Repubblica Araba Unita), primo passo al panarabismo.
Qui si manifesta la volontà egiziana di egemonia che dimostrerà riluttanza siriana e si scioglierà dopo
tre anni.
Arabia saudita e Giordania (punto d’appoggio fondamentale per l’occidente) e le piccole monarchie
del golfo sono tutte filo-occidentali e fondamentali per ragioni energetiche (petrolio) non solo per basi
geopolitiche. Nel 1958 ci sarà un’operazione anglo-americana in Libano e Giordania; con la dottrina
Eisenhower ci si impegna stabilmente a garantire aiuto in caso un Paese Medio Orientale venga
attaccato. L’intervento in Libano è colpa delle manovre siriane e si teme per l’instabilità del governo
giordano, attraverso uno sbarco. Da qui si può parlare di guerra fredda araba perché i Paesi sono
conflittualmente divisi anche nelle forme di governo e le repubbliche socialiste invocano una
riunificazione araba aprendo una rivalità con le monarchie; si manifesterà nella guerra in Yemen
(1962-1967) per cinque anni ove l’Egitto sostiene un movimento socialista e i Sauditi esprimono
posizioni antagoniste.
Rispetto a Israele tutti si allineano alle linee che non riconosce lo Stato, rafforzando i governi degli
altri Paesi perché l'opinione pubblica è disposta a sacrificarsi e ritardare lo sviluppo per la guerra, ma
si capirà che fu una trappola. Il tema del rapporto con Israele ha una valenza interna fortissima. I Paesi
arabi non hanno tutti lo stesso sentimento verso Israele; la Giordania collaborerà molto perché
condividono l’interesse di reprimere la resistenza in Cisgiordania e allo sfruttamento delle acque del
fiume Giordano. L’Egitto è il paese che soffre di più durante le guerre pur apparendo come capofila
dell'opposizione e della ricerca, dunque, di un accomodamento cercando di creare difficoltà a Israele
con le vie di comunicazione (vietato il transito nel Canale alle navi dirette a Suez) e si farà protettore
dei Palestinesi e della loro causa , promuovendone il riconoscimento internazionale nel 1964, della
Palestina come entità separata. Il passaggio terminologico racchiude significati culturali e politici.
Nel 1964 nasce l’OLP (Organizzazione Liberazione Palestina) riconoscendo i vari gruppi con il
medesimo obiettivo. (Al Fatah)
Per i Paesi arabi, la Palestina sono una risorsa perché dai territori di confine conducono operazioni
militari ma rappresentano un problema perché non sono controllabili nelle collaborazioni, innalzando
il livello di scontro e Israele esplode.
C’è una forte rivalità fra Siria-Egitto per determinare il vero sostenitore della Palestina e che possiede
più armamenti; ci saranno anche momenti di riavvicinamento e nel 1966-67 c’è un patto di mutua
difesa egitto-siriano contro Israele che farà esplodere la guerra dei sei giorni. Israele nasce come
Paese socialista tanto che la società si mostra con forti legami di collettivismo (es. fattorie condivise),
con il partito Mapai; tuttavia negli anni ‘60 c’è l'avanzata di partiti conservatori e più religiosi
(importante) perché nel Mapai il sentimenti di radici religiose e di territorio non sono così presenti.
La questione d’Israele assume sempre più religiosità anche con le forze armate, con progressivo
spostamento interno fondamentale per comprendere la politica estera Israeliana.
Guerra dei Sei giorni 1967
L’obiettivo della lega araba, nel 1964, è di eliminare Israele, deviare le acque del Giordano e formare
l’Olp.
Nel maggio 1967, si attuano delle misure egizio-giordane che chiederanno all’ONU di ritirare le forze
al confine e nel giro di una settimane verranno ritirare. Israele si sente lasciato solo dalla comunità
internazionale e teme un attacco immediato da parte dell’Egitto. L’Urss fornisce informazioni di
spostamenti ai confini e Israele teme la guerra ecco perché attua la guerra preventiva contro l’Egitto e
si decide di estendere anche alla Siria e Giordania; una guerra velocissima grazie alla maggior qualità
di armamenti israeliani arrivando a una vittoria Israeliana estendendo la propria occupazione su
quattro terreni: Sinai, Stretto di Tiran (accesso da Sud), Striscia di Gaza, Alture del Golan
(sorgenti del Giordano) da dove i siriani avevano posizionato i cannoni contro Israele, Cisgiordania,
Gerusalemme Est.
Israele avrà una forte posizione strategica geopolitica e di confine nei confronti dei paesi limitrofi; i
territori occupati serviranno per negoziare accordi di pace che riconoscano il diritti di esistere come
Stato e consentano rapporti pacifici (terra in cambio di pace). Con l’apertura dei negoziati sul piano
internazionale, vanno di pari passo con il prosieguo della guerra d’attrito con attentati ed attacchi
(1967-1973).
I tre NO della lega araba: no recognition, no negotiation, no peace with Israel, gettano le basi per la
prima pace con l’Egitto nel 1978-79 (primo Paese arabo), dopo dieci anni di continue guerre.
Africa
Il processo non è istantaneo ma relativamente rapido, alla fine degli anni ‘40-’50 si pensava servisse
ancora mezzo secolo per l’indipendenza. Gli africanisti si preoccupano della nascita dello Stato
indipendente come imposizione esterna ed multietnicità. Per la storia delle relazioni internazionali
analizziamo l’arrivo all’indipendenza: azione nazionalista, neo-colonialismo, decolonizzazione.
1. Importanza indiscutibile con la gestione della violenza e far accettare il ruolo delle nuovi
élites con l’obiettivo di rendere permanente la colonizzazione tuttavia hanno voluto tenere
collaborazioni e legami con i paesi colonizzatori;
2. L’idea della totale continuità, negli anni ‘70 la cosiddetta dependency dove nella sostanza non
cambiava il rapporto ma solo nella forma;
3. Non sempre facile da stabilire un confine tra le due perché i casi sono molto variabili
4. ma accomuna una convergenza di poteri;
Il problema che si presenterà sarà la mancanza delle istituzioni, la presenza di forze sociali medie e il
sostentamento economico. Esempio ne è il Congo, la cui indipendenza arriva improvvisamente
trovando il paese impreparato a reagire a livello nazionale, politico ed economico; in Ghana, perla
della GB e primo esportatore mondiale di cacao, rappresenta un caso eccezionale perché le
piantagioni erano di proprietà dei ghanesi e non della madrepatria. Si produrrà molto per il mercato
internazionale ma molto sarà importato e i paesi africani non sono in grado di influenzare la
formazione del prezzo; infatti con l’arrivo dell’indipendenza il prezzo del cacao crolla generando una
forte crisi. Il Ghana rimane tuttavia un grande esempio di indipendenza dalla madrepatria. Così che la
GB pensa di importare il modello politico inglese con assemblee elettive con l’obiettivo di
africanizzare il sistema e l’amministrazione avviando una transizione politica che tuteli ancora gli
interessi britannici formulando delle Costituzioni ma quello che porterà all’indipendenza sarà
richieste progressive fino a che nel 1957 la richiesta piena sarà ineludibile. (meccanismo di
contrattazione con minaccia di disordine fino allo scopo).
L’America Latina
Dalla fine degli anni ’50, queste aree subordinate andranno a condividere alcune tematiche
economiche del vecchio continente.
L’America latina non è un continente coloniale, ma un continente con un processo di
industrializzazione con dei governi pienamente sovrani. Alcune economie sono avanzate come
Venezuela e Cile, produttrici di ricchezza per le molte risorse presenti. L’argentina fu infatti una
grande fonte di sostentamento per l’Italia dopo la guerra. Negli anni ’30, i rapporti con gli USA
evolvono soprattutto dopo l’arrivo di Roosevelt, con la politica del buon vicinato. Sulla carta si vuole
mettere fine ad una certa pressione sui territori del Sud America. Questa fase porta ad una distensione
in questi territori. Durante la seconda guerra il continente latino ne rimane fuori sebbene tutti i paesi
aderiranno alle Nazioni Unite al di fuori dell’Argentina. Questi paesi durante gli anni di guerra
progrediranno nella produzione di beni industriali e primari.
Vi sono comunque delle tensioni politiche nel periodo fra le due guerre per la forte presenza
statunitense, inglese (presenza informale ed economica), tedesca, italiana. Si cerca di fare leva sulle
economie latine per non arrivare ad una egemonia statunitense su tutta l’America Latina.
Dopo la seconda guerra, il declino economico europeo s