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IL LEGISLATORE

La legge umana dovrebbe essere fatta e prodotta dall’ UNIVERSITAS CIVIUM o dalla

sua parte prevalente.

Universitas civium: il popolo secondo Marsilio inteso come unità organica. Il popolo

quindi, seguendo la formazione della legge secondo Marsilio da Padova, avrebbe il

compito di approvare o respingere le leggi, stese invece da un gruppo ristretto di colti.

Questo, pensa, non andrebbe ad interferire con le attività lavorative del ceto medio, in

quanto la società di quell’ epoca non aveva l’ esigenza di produrre leggi in maniera

continuativa, quindi le riunioni per approvare o respingere le leggi sarebbero state

rare.

Con popolo si intendono tutti i cittadini maschi, compresi naturalmente i ceti meno

abbienti come artigiani, mercanti, contadini.

Parte prevalente: si intende un gruppo ristretto, un comune organizzato in maniera

democratica o un comune organizzato in maniera aristocratica.

IL GOVERNO pars

Marsilio apre una distinzione tra potere legislativo e potere esecutivo, che chiama

principans. Il governo diversamente dall’attività legislativa è una funzione che per

Marsilio non ammette interruzioni, deve essere una funzione esercitata

continuamente, sempre all’opera e per tanto il governo deve essere affidato a poche

persone, un gruppo ristretto al limite anche una sola, cosa conta è che il potere

esecutivo venga eletto dal potere legislativo.

Parte 2 in questa seconda sezione Marsilio non descrive la Chiesa come è ma,

come secondo lui, dovrebbe essere. Egli inizia dalle origini, quindi dalla venuta di Gesù

e si chiede quale messaggio egli sia venuto a comunicare agli uomini e se, coloro che

devono trasmettere il messaggio di Gesù, lo fanno davvero. Marsilio continua,

riportando il messaggio di Gesù il quale dice che esiste un regno nell’ altro mondo e gli

uomini su questa Terra devono mirare a raggiungere, disprezzando il potere e la

ricchezza. Da questo Marsilio trae la conclusione che la Chiesa non sta realmente

seguendo il messaggio conferito da Dio, anzi la Chiesa è eretica in quanto predicatori

non accurati del messaggio di Gesù. Marsilio inoltre si chiede se realmente Gesù abbia

trasmesso un potere coercitivo ai suoi seguaci, se davvero egli abbia comandato la

diffusione del suo messaggio. La risposta è negativa, il che rende la Chiesa eretica.

La chiesa per Marsilio dovrebbe essere unì istituzione come lo Stato, con una struttura

di tipo democratico e cariche elettive che vanno ad eleggere gli amministratori e

coordinatori della Chiesa stessa. Il Papa dovrebbe essere anch’ egli un coordinatore,

una guida spirituale, senza potere temporale e senza potere politico.

Il popolo quindi può essere scomunicato solo se l’eresia viola una legge dello Stato.

Marsilio opera una netta distinzione tra Chiesa e Stato (essenza e competenza), ed si

può quindi ritenere come pensatore laico. Agli estremi della laicità troviamo la

teocrazia e il cesaropapismo:

Teocrazia: potere di Dio, il quale governa con le sue leggi. Il potere religioso

 detiene il potere politico., tramite un gruppo di persone che governa lo Stato (ad

esempio l’ Iran)

Cesaropapismo: il potere politico detiene il potere religioso. Ad esempio quando

 il Papa diventa eretico per lo Stato e l’imperatore può deporlo. È chiara quindi

un’ interferenza tra imperatore (stato) e papa (chiesa) e Marsilio viene

considerato cesaropapista una volta che dice che l’imperatore può deporre il

potere religioso.

Machiavelli e il suo pensiero politico

Gli insegnamenti di Machiavelli sono principalmente:

1. Il male minore: tra i 2 mali, scegliere il male di minore identità in quanto

astenersi dal male è impossibile.

2. I fini ultimi sono irriducibili l’uno all’altro: non esiste un mondo dove tutti i valori

coesistono (pace, uguaglianza, amore, fraternità).

3. Le intenzioni in politica non contano quasi nulla: quello che conta invece

l’efficacia infatti un’ azione posta in essere con un fine disastroso è un’ azione

inefficace.

4. La fortuna: è indipendente dalla nostra volontà, anzi ci condiziona al 50%

Contesto storico età in cui si affermano le monarchie assolute in Europa. Questo

fatto ha un incidenza enorme nella vita di machiavelli, in quanto vive in un paese

(Stato Assoluto) diviso in migliaia di staterelli.

Si formano gli stati nazionali, con violenta e monopolio del diritto e della forza.

Impongono un ordine che ha fondato una legislazione sempre più uniforme su un

centro che comanda, soprattutto su un esercito proprio (la maggior parte degli

staterelli erano formati da eserciti mercenari)

Machiavelli nasce a Firenze nel 1469, quando al potere sale Lorenzo il Magnifico, e

muore nel 1527, anno del sacco di Roma. Lo stato nazionale (principati e signorie) e la

repubblica saranno i suoi riferimenti. Dal 1498 al 1512 entra attivamente in politica

come diplomatico (ambasciatore) e questo tipo di attività è centrale nella vita di

machiavelli perché: l’ Italia è divisa in tanti staterelli, l’ Italia non ha un esercito

nazionale e, quando si reca in Germania e Francia nota uno stato nazionale unito, con

un potere politico e un unico diritto di stato e un esercito nazionale.

Teoria politica è tutta ricavata dalla realtà ed è frutto di una realtà vera. 1512

cade la seconda repubblica, tornano i medici al potere e machiavelli viene inviato fuori

da Firenze perché parte di un complotto e torturato come cittadino esiliato.

Il Principe Discorsi Sopra La

In questi anni scrive le sue due opere principali: 1513 e i

Prima Deca Di Tito Livio 1513-1519.

punto di vista

Il suo è quello di realista politico, opposto dell’ utopista. Per capire il

significato dobbiamo capire la natura dell’uomo:

a) La visione pessimistica della natura umana tende a una visione politica

autoritaria, nel senso che se l’uomo è dominato dalle passioni è

tendenzialmente incapace di autogoverno e se questo accade serve un ordine

forte e razionale che imponga il controllo;

b) La visione ottimistica della natura umana tende a dire che l’uomo sa

autogovernarsi e il governo può lasciare più spazio all’uomo.

Machiavelli tende alla visione pessimistica, e pensa che gli uomini siano mossi da

passioni e che lasciati a loro stessi tendono a creare una situazione di guerre e guerre

civili. Dunque, è necessario che ci sia un principio di ordine che in qualche misura

deve essere imposto dall’esterno necessario quindi un ordine politico come lo

è

Stato, che imponga un’ autorità.

Machiavelli non è pessimista, è realista infatti dice semplicemente come sono gli

uomini, li descrive. Secondo Machiavelli ci sono due realtà (o società) politiche

possibili: - CORROTTA, quella della sua Firenze che è compromessa e che ha

bisogno di ordine dato da un governo assoluto;

- INTEGRA, che da un sentimento di libertà ai cittadini e che ha un regime

migliore, come la Repubblica.

Machiavelli non è un pensatore autoritario, preferisce il regime liberale ma essendo

realista sostiene che il governo assoluto sia l’opzione ottimale.

IL PRINCIPE opera breve, scritto d’occasione.

Il Principe teorizza il principato come forma assoluta di governo, ed inizia con una

frase che fa capire la modernità di Machiavelli rispetto al tempo in cui viveva.

o o

Il primo passo, introduzione, condotto sulla disgiunzione ( una cosa l’altra),

Machiavelli sostiene che lo Stato sia un dominio politico che ha il monopolio della forza

su un determinato territorio e che sia una comunità sovrana indipendente. Per fa si

monopolio della forza

che lo Stato sia realmente stato quindi, occorre che si sia un .

due tipi di governo

Per Machiavelli inoltre ci sono solo , o Principato (governo

assoluto, di cui tratta nel principe) oppure Repubblica (come era a Firenze pochi anni

prima). base al potere ereditari o

Gli Stati si differenziano quindi in , e in base al loro essere

nuovi. E questi stati si mantengono o si conquistano o con eserciti propri nazionali

oppure con eserciti mercenari, che si mantengono o conquistano con la virtù

(capacità di controllare un evento) o con la fortuna. Alcune virtù sono prettamente

politiche le quali non hanno nulla a che vedere con la morale e con la poetica. Fino a

machiavelli la maggior parte dei trattati politici ribadivano il fatto che la morale e la

politica non potevano essere due cose distinte, la morale è inscindibile dalla politica.

Machiavelli sostiene il contrario.

TEMI de Il Principe, considerata opera di politica moderna in quanto tratta il principato

nuovo, stato nuovo.

- capp. 15-18: Trattano il problema del principato nuovo e come deve fare un principe

a prendere il potere. Il fine ultimo della politica è per Machiavelli, quello di conquistare

il potere o tenerlo se già lo ha. Quindi ciò che conta per la politica di Machiavelli è il

potere.

- Cap. 8: si chiede se si possono utilizzare le crudeltà in politica. In questo caso

dipende, in quanto vi sono crudeltà bene utilizzate e male utilizzate e la sola

distinzione sta nell’efficacia. Posto che il male sia sempre male (sul piano morale esso

è sempre male, ecco perché usa il termine crudeltà), il problema sta nel male minore,

nel fare il necessario. ‘’il fine giustifica i mezzi’’ è una frase attribuita a Machiavelli non

in quanto scritta letteralmente nell’ opera, ma in quanto concetto che si può

estrapolare. Il principe non deve giustificarsi in quello che fa e deve apparire come gli

altri vogliono che egli appaia, indipendentemente dal suo vero essere. Principe nella

politica analogo ad un attore in una scena: egli deve recitare ed indossare una

maschera in quanto la realtà sta in quella che si vede non in quello che si nasconde.

Inoltre, secondo Machiavelli, quando si legge la realtà non si deve confondere con i

desideri e la realtà è quello che è, non si deve indagare verso l’immaginazione.

La politica, secondo Machiavelli, si fonda su sè stessa, non sulla morale, su Dio o sui

codici, ma su sé stessa. E secondo questo principio, all’epoca di Machiavelli, si va

contrariamente ai credi del tempo.

Stando al Principe e alla sua visione del politico, siccome generalmente gli uomini

sono malvagi, il voler comportarsi da uomini in tutte le occasioni è essere

politicamente malvagi. Il politico deve sì usare la bontà, ma ci sono altri casi in cui

deve usare la cattiveria secondo necessità (morale ridotta all’utile).

Machiavelli quindi si chiede e chiede ai lettori:

E&r

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Publisher
A.A. 2018-2019
20 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher naomi-anselmi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Berti Francesco.