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PASCOLI
Nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna, frequentò il collegio ad Urbino (scrive l’aquilone)dove compì
studi classici. Nel 1867 il padre fu ucciso con un colpo di fucile. Compie degli studi letterari a Bologna
(infatti è professore a Massa e a Livorno). Partecipa a numerosi concorsi e si trasferisca a Castelvecchio di
Barga dove visse con la sorella poiché non si sposò mai. Dopo aver insegnato anche a Bologna, nel 1912
muore nella sua casa a Castelvecchio. E’ uno dei più grandi decadentisti italiani. Per capire la sua poetica
bisogna rifarsi al saggio”il fanciullino” scritto nel 1897. la dimensione fanciullesca della vita è una
dimensione che ci permette di avere un approccio magico non razionale. Anche nell’uomo adulto, resta
nascosta una parte fanciullesca e il ruolo del poeta è quello di parlare a questa parte e di risvegliarla per farle
provare emozioni diverse (sindrome di peter-pan: non cresce mai). Il poeta diventa così veggente, colui che
sa spingersi nell’ignoto. Alla teoria del fanciullo è legata la novità del linguaggio pascoliano che evoca
suggerisce e non rappresenta o descrive. Coglie la bellezza nascosta delle piccole cose, di ricordi, consola,
concilia…
ELITARISMO: solo Pascoli è in grado di risvegliare il fanciullo (superiorità)
Verga descrive la realtà, Pascoli la suggerisce in maniera non precisa con suggestione e sensazioni non
logiche.
Pascoli è stato un’attivista socialista (è stato in prigione).
La sua prima raccolte è “Myricae” (1891) tamerici in latino pinta sul lungomare, cespuglio (titolo in
latino:era un prof e uno dei più grandi latinisti d’Europa; tamerici:piante modeste anticipa l’argomento
della raccolta)
TEMI PRINCIPALI:
- temi campestri (di campagna)
- gusto impressionistico (non interessa produrre la realtà)
- aspetti nascosti e in afferrati
- la sua infanzia legata ai morti (lutti famigliari)
- tema del nido rimpianto di aver perso la famiglia e vuole ricostruirla (vive con la sorella)
- ruoli centrali della natura
LAVANDARE (tratto da Myricae)
È un canto triste in cui dominano la solitudine e un senso di abbandono. Vengono descritte le impressioni di
una presentazione di un quadretto naturale: su uno sfondo autunnale in un campo si intravede un aratro
“abbandonato” e si sente il canto delle lavandare che sciacquano i panni. Soffia il vento e cadono le foglie, la
donna si sente sola e abbandonata. Non c’è una narrazione ma una semplice presentazione di scene. Sono
presenti parole onomatopeiche (che riproducono i suoni come “sciabordare” e “tonfi”). Il canto delle
lavandare non è introdotto. Vi è un paragone tra l’aratro e la situazione della donna. Scopriamo così che
l’aratro è simboli di solitudine anche se nella nostra mente si era creata una percezione di solitudine.
Il simbolismo attraverso l’uso di immagini, di colori e suoni parla “alla nostra parte non razionale”, ed è una
caratteristica del decadentismo. Non sappiamo se veramente le lavandare cantano, ciò non è importante ai
fini di quello che vuole farci capire Pascoli.
L’ASSIULO (1897)
È un uccello notturno simile alla civetta. Pascoli ambienta questa poesia di sera ma vi è qualcosa che turba
l’atmosfera e la rende densa di mistero. E’ il suono dell’assiulo a cui anche il cuore associa la sua agonia, un
sentimento di morte. E’una poesia ricca di sensazioni visive e uditive. La poesia inizia con una domanda:
“dov’è la luna?” alla fine di ogni strofa è presente il “chiù” cioè il canto dell’assiuolo che nella prima strofa è
una voce proveniente dai campi, nella seconda un singhiozzo, nella terza un pianto di morte tutta la terza
strofa ha un valore simbolico: intorno a noi il mistero della natura, della vita, della morte e l’ignoto che
riempie il nostro cuore di angoscia.
Pascoli non ci da risposte sulla morte ma pone il problema “c’è qualcosa dopo l morte?” (lutti famigliari)
CANTI DI CASTELVECCHIO (1903)
Sono canti più lunghi ed elaborati ed hanno le stesse tematiche di Myricae.
GELSOMINO NOTTURNO (1901)
E’ scritta per celebrare le nozze dell’amico briganti, anche questa poesia è ambientata di sera, l profumo di
gelsomino vaga nell’aria sulle ombre del crepuscolo; volano le falene e c’è silenzio, si sente solo un bisbiglio
in una casa dove 2 sposi trascorrono la prima notte di nozze mentre l’erba cresce sopra le tombe (la vita che
continua), nell’ultima parte un’ape tardiva torna all’alveare già occupato, mentre il cielo è pieno di stelle
(pigolio di stellesinestesi: cioè un accostamento di2 parole che fanno parte di sensi diversi), la luce nella
casa si spegne e il poeta è ora solo. E’ l’alba e il gelsomino si chiude, la sposa dorme ora serena e si attende
una nuova vita (nascita di un bambino)
D’ANNUNZIO
Nasce nel 1863 a Pescara. Effettuò degli studi privati a Prato e si trasferì a Roma e collaborò con molti
giornali. Nel 1897 fu eletto deputato dell’estrema destra e nel 1910 si trasferì in Francia per sfuggire ai
debitori. Essendo un estata la sua vita fu un’opera d’arte cioè lussuosa raffinata, ebbe molte donne, e compì
imprese coraggiose: partecipò alla prima guerra mondiale e si distinse nel 1918 per la BEFFA DI BUCARI
( parte con un motoscafo e affonda 2 navi austriache in croazia) e IL VOLO SU VIENNA (sparge volantini
in volo sulla città) dopo la prima guerra mondiale (1920)si occupa della QUESTIONE FIUMANA).la sua
politica nazionalista lo avvicinò sempre più al nascente Partito Fascista, ma Mussolini, timoroso, lo emarginò
nella splendida villa(casa-museo) sul Lago di Garda, dove visse gli ultimi anni della sua vita. Morì nel 1938.
Nella sua vita conobbe anche Nietzche da cui prende il discorso del superamento della morale (amorale=
nessuna morale per giustificare la sua vita sfrenata) e dell’idea del superuomo (lui stesso pensava di essere
un superuomo).
Usa la tecnica dello scandalo per farsi pubblicità (da cui la piccola borghesia, dopo una fase di scandalo, sarà
sempre + attratta oggi= giornali di gossip). D’annunzio non è soltato un poeta, ma anche scrittore,
drammaturco, cinematografo, pubblicitario, e romanziere.
Nei confronti della letteratura è una persona molto recettiva nei confronti delle nuove culture straniere che fa
proprie, le rielabora, e rivoluziona il LINGUAGGIO POETICO ITALIANO.
Insieme a Pascoli è considerato il più grande poeta DECADENTISTA italiano.
Gia dalle prime opere che essendo giovanili non possono essere ancora originali emergono alcune di quelle
che saranno le caratteristiche del D’Annunzio maturo. “Primo vere” 1879 è una raccolta di poesie giovanili
che segue i modelli dei grandi del tempo come Carducci. Venne molto criticata per la forte sensualità e una
forte libertà stilistica. Queste caratteristiche si ritrovano anche in “Canto novo” (1882). Sul modello delle
novelle veriste D’Annunzio scrive “Terra vergine”(novelle della Pescara), sono novelle regionali ambientate
in Abruzzo che parlano di gente umile e di fatti verosimili (verismo) però emergono l’attenzione al morboso,
al sangue e all’erotismo (anticipa il decadentismo pur rimanendo negli schemi veristi). Nel 1883 pubblica
“Intermezzo di rime” raccolta di poesie decadenti anche se l’opera per l’eccellenza è il “Piacere”. Tra il 1889
e 1890 si dedica al tema della purezza e della bontà d’animo, caratteristica di Tolstoj e Dostoevskij. Nel 1892
incontra Nientzsche che segnò l’applicamento della teoria del superio alle scritture del poeta rendendolo
svincolato da ogni idea morale (“Il trionfo della morte”, “Le vergini delle rocce” e “Il fuoco”).
Si dedica anche a drammi teatrali nei quali mette in scena il culto del superuomo e passioni sensuali. Il più
importante è “La figlia di Iorio” (1904) ambientato in Abruzzo.
PENSIERO E POETICA
Risente dell’influenza verista.
È un dandi, esteta aristocramente distaccato dalla società di massa(elitarismo), eroe decadente, raffinato e
amante del bello estetismo francese e inglese (Huysmans e Wilde). Ciò lo porta a tenere un linguaggio
musicale ricercato ed evocativo, suggestivo e prezioso, sempre teso al coinvolgimento dei sensi del lettore
(panismo pan era una divinità dei boschi ma vuol dire anche “tutto” cioè sensazione di fusione con la
realtà naturale che lo circonda, è una sensazione estetica e non mistico religiosa).
IL PIACERE
La vicenda è ambientata nella Roma di fine secolo. Andrea Sperelli (nobile) è un esteta. Quando la sua
amante lo abbandona egli cerca di confortarsi con altri amori finché un amante tradito lo ferisce in duello. Si
rifugia dalla cugine e qui incontra Maria, tra i 2 inizia una relazione platonica, ma quando in una notte
d’amore l’uomo raggiunge l’amplesso si lascia sfuggire il nome di Elena, e Maria scappa.
Le aspirazioni di Andrea coincidono con quelle di D’Annunzio perciò sono la stessa persona. D’Annunzio
insiste sugli stati d’animo del protagonista in rapporto alle sue esperienze erotiche (narcisismo esasperato).
Il piacere non ha una conclusione che chiuda la vicenda, essa è una narrazione che si può comporre di altre
vicende senza arrivare ad una conclusione. D’Annunzio fornisce un’ideale autoritratto in una sorta di
egotismo(concentrazione sul proprio ioego)
LE LAUDI
È la più importante raccolta poetica. Nel progetto iniziale si prevedeva la divisione in 7 libri tante quante
sono le stelle + importanti della costellazione delle pleiadi, ma D’Annunzio ne scrive solo alcuni ( Maia,
Elettra, Alcione, Merope). Il libro più importante è Alcione il più rivoluzionario dal punto di vista metrico,
comprende 88 liriche disposte secondo un ordine che va dall’estate fino all’autunno scritte tra il 1899/1903; è
un espressione della contemplazione della natura dal quale il poeta prende l’energia per rinnovarsi e fondervi
con essa (fusione dell’uomo con la natura o panismo). Dal punto di vista metrico usa il verso libero.
Tematiche:
panismo, estetismo nella descrizione della natura, musicalità creata dal verso libero e enjambement (ritmo
particolare). Non conta tanto la storia narrata ma a evocare e a dare emozioni (Pascoli)
LA PIOGGIA NEL PINETOALCYONE (1902)
È una