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RAMI COLLATERALI:
◦ RAMI SETTALI: stacca numerosi rami settali che si impegnano nello spessore del setto
interventricolare, andandone a vascolarizzarne i 2/3 anteriori.
◦ ARTERIE DIAGONALI: si staccano ad angolo acuto dall’arteria interventricolare
anteriore e si portano con andamento obliquo sulla faccia anteriore del ventricolo
sinistro, fino a raggiungere l’apice. Queste arterie diagonali sono da 2 a 9 e la prima può
rappresentare in 1/3 della popolazione il terzo ramo (quindi quello intermedio) di
triforcazione della coronaria di sinistra. Per la sua posizione questa prima è chiamata
ARTERIA INTERMEDIA.
◦ Dalla parte destra l’arteria interventricolare anteriore stacca anche dei brevi rami
destinati ad un sottile striscia della parete anteriore del ventricolo destro, situata in
prossimità del solco interventricolare anteriore. Fra questi si ricorda il primo,
l’ARTERIA DEL CONO SINISTRO, che insieme all’arteria del cono destro forma
l’anello di Viesseaux.
• ARTERIA CIRCONFLESSA: alla sua origine è coperta in parte dall’auricola sinistra.
Decorre con andamento trasversale nella metà sinistra del solco coronario (faccia sterno-
costale), raggiunge il margine ottuso, lo oltrepassa e si spinge (sulla faccia diaframmatica)
per qualche cm nella metà sinistra solco coronario, fino a raggiungere la terminazione della
coronaria destra. I rami dell’arteria circonflessa sono rami atriali ventricolari anteriori e
posteriore. Nel 45% dei casi dalla circonflessa si può originare l’ARTERIA DEL NODO 23
SENOATRIALE.
◦ RAMI ATRIALI: brevi rami. Per l’atrio sinistro l’arteria obliqua dell’atrio sinistro.
◦ RAMI VENTRICOLARI: ricordiamo i 2 vasi principali, che decorrono quasi paralleli
fra di loro. Sono l’ARTERIA DEL MARGINE OTTUSO e l’ARTERIA
VENTRICOLARE POSTERIORE DI SINISTRA, destinato alla faccia posteriore del
ventricolo sinistro. ARTERIA ATRIOVENTRICOLARE POSTERIORE NON è LA
CONTINUAZIONE DELLA CORONARIA DESTRA COME DICE L’ANASTASI MA
è UNO DEI SUOI PRINCIPALI VASI.
CIRCOLAZIONE VENOSA
La circolazione venosa reflua fa capo a 3 SINSTEMI VENOSI: il 75% del sangue venoso
proveniente dalle pareti cardiache fa capo al SENO CORONARIO e tramite questo raggiunge
l’atrio destro del cuore. Altre vene, cioè le VENE CARDIACHE ANTERIORI e le VENE DI
TEBESIO, si aprono nella parete anteriore e mediale dell’atrio destro indipendentemente dal seno
coronario. Vene che si aprono nell’ESTREMITà SINISTRA del SENO CORONARIO: La VENA
CARDIACA MAGNA risale dall’apice del cuore lungo il solco interventricolare anteriore. Quando
raggiunge il solco coronario piega e decorre nella metà sinistra del solco, raggiunge il margine
ottuso, lo oltrepassa e si apre nell’estremità sinistra del seno coronario. A livello dell’estremità
sinistra del solco si aprono altre due vene provenienti dall’atrio sinistro: VENA OBLIQUA
DELL’ATRIO SINISTRO: si origina proprio fra le vene polmonari di sinistra. La si vede meglio
sulla faccia diaframmatica. VENA DEL MARGINE OTTUSO: dal basso risale lungo il margine
ottuso, aprendosi nell’estremità sinistra del seno coronario. Vene che si aprono nel TERZO MEDIO
del SENO CORONARIO: La VENA POSTERIORE DEL VENTRICOLO SINISTRO, che risale la
faccia omonima. Vene che si aprono nell’ESTREMITà DESTRA DEL SENO CORONARIO:
VENA CARDIACA MEDIA: decorre lungo il solco interventricolare posteriore VENA PICCOLA
CARDIACA (PARVA): piccola e non sempre presente, che si origina a livello del margine acuto del
cuore, decorre nella metà destra del solco coronario e si apre nell’estremità destra del seno
coronario. Il seno coronario si apre nell’atrio destro con un orifizio che presenta la VALVOLA DI
TEBESIO. Una parte del sangue venoso si apre direttamente nell’atrio destro tramite le vene
cardiache anteriori e le vene di Tebesio. VENE CARDIACHE ANTERIORI: sono 3 o 4. Sono rami
che raccolgono il sangue dalla faccia anteriore del ventricolo destro, oltrepassano il solco coronario
e l’arteria coronaria destra e si impegnano al di sotto dell’auricola destra per aprirsi soprattutto nella
parete anteriore dell’atrio destro. Fra queste vene si ricorda la più lunga, che risale lungo il margine
acuto del cuore, la VENA PICCOLA CORONARIA o DI GALENO. Spesso (non sempre) questa
piccola vena rappresenta la radice di origine della vena cardiaca parva. VENE MINIME o DI
TEBESIO: si originano dalla parte anteriore e mediale dell’atrio destro. Si chiamano “minime”
poiché il loro calibro è di 1.5/2 mm. Si chiamano anche INTRAMURALI poiché originano dalla
parete dell’atrio destro, e lì terminano, essendo molto brevi. CIRCOLAZIONE FETALE o
placentare Si sviluppa dal feto nel momento in cui si forma la placenta, cioè nella seconda metà
della vita intrauterina, dal quarto mese. Il feto riceve l’ossigeno tramite il sangue ossigenato che
arriva dalla placenta e dal cordone ombelicale (che collega la placenta alla parete addominale
anteriore del feto). A livello della placenta avverranno gli scambi gassosi che dopo la nascita
avverranno con la circolazione polmonare. Nella placenta si trovano i CAPILLARI DEI VILLI
CORIALI, i quali sono immersi all’interno di lacune in cui è presente il sangue materno. In queste
lacune sono immerse i villi coriali all’interno dei quali troviamo i capillari, a livello dei quali
avvengono gli scambi nutritizi e gassosi. Il sangue ossigenato raggiunge il feto tramite una VENA
OMBELLICALE, una vena altamente propulsiva che decorre nel cordone ombelicale, la quale porta
il sangue ossigenato dalla placenta fino al livello dell’ombelico del feto. Penetra all’interno della
cavità addominale del feto, dove troverà subito dietro l’ombelico il fegato, che nel feto è più
sviluppato di quanto sarà dopo la nascita. La vena ombelicale decorre lungo la faccia infero- 24
posteriore o viscerale del fegato fino a raggiungere all’incirca al centro di questa faccia l’ILO DEL
FEGATO. L’ilo di un organo rappresenta il punto di ingresso e di uscita dei vasi e dei nervi; in
quello del fegato passa anche il suo condotto escretore, il CONDOTTO EPATICO. Il sangue della
vena ombelicale in piccola parte entrerà nel fegato tramite il ramo sinistro della VENA PORTA e
tramite i capillari raggiunge la VENA CAVA INFERIORE posteriormente (che è attaccata alla
faccia posteriore del fegato). Gran parte del sangue della vena ombelicale invece non entra nel
fegato, ma al livello dell’ilo prosegue posteriormente, tramite un tratto venoso anastomotico (cioè di
collegamento) che è il CONDOTTO VENOSO DI ARANZIO. Anche questo condotto raggiunge la
VENA CAVA INFERIORE, che quindi non ha sangue completamente ossigenato come la vena
ombelicale, poiché riceve anche il sangue refluo dalla metà inferiore del corpo del fegato. Quindi il
sangue a questo livello è prevalentemente ma non completamente ossigenato. La vena cava risale
fino ad aprirsi nella parte inferiore dell’atrio destro, con un orifizio che presenta un dispositivo
valvolare, la VALVOLA DI EUSTAPIO, particolarmente sviluppata nella circolazione fetale. La
presenza di questa valvola è importante; data la sua forma semilunare con concavità rivolta verso il
setto interatriale, ha la funzione di indirizzare il sangue della vena cava inferiore verso il setto
interatriale. Questo setto in questa fase prenatale è aperto, poiché presenta il FORO DI BOTALLO.
Quindi il sangue tramite il foro di Botallo arriva nell’atrio sinistro, scende nel ventricolo sinistro e
poi, tramite l’aorta, va a tutti i distretti corporei del feto attraverso la circolazione sistemica.
Nell’atrio destro però, oltre al sangue quasi del tutto ossigenato proveniente dalla vena cava
inferiore, arriva anche il sangue refluo della metà sopradiaframmatica del feto, tramite la VENA
CAVA SUPERIORE. Questo sangue passa direttamente nel ventricolo destro, tramite l’orifizio
atrioventricolare destro. Quindi nell’atrio destro non c’è mescolanza, se non in piccola parte, fra il
sangue della vena cava inferiore (prevalentemente ossigenato) e quello della vena cava superiore
(non ossigenato). Questo perché l’orifizio della vena cava superiore si trova sullo stesso asse
dell’orifizio atrioventricolare e il flusso attraversa entrambi, con pochissima mescolanza nell’atrio
destro, passando direttamente al ventricolo destro. Nel ventricolo destro come sappiamo si origina
la circolazione polmonare. Nel feto però i vasi polmonari sono chiusi, non essendo ancora presente
la respirazione, quindi il sangue non può arrivare ai polmoni. Il sangue deossigenato che entra
nell’arteria polmonare, non potendo arrivare ai polmoni, viene deviato nell’AORTA
DISCENDENTE tramite il CONDOTTO ARTERIOSO DI BOTALLO, presente sono in fase fetale.
Questo condotto si origina proprio nel punto di biforcazione dell’arteria polmonare in ramo destro e
sinistro e va a terminare sull’aorta nel punto in cui termina l’arco aortico (cioè l’aorta discendente).
Nel tratto discendente dell’aorta c’è quindi sangue misto, avendo ricevuto il sangue venoso
dell’arteria polmonare (proveniente dalla vena cava superiore). Il maggiore sviluppo della metà
sopradiaframmatica del feto (testa molto grande ad esempio) si ha perché riceve tramite i rami
dell’arto aortico un sangue più ossigenato rispetto alla parte inferiore, che riceve dall’aorta
discendente un sangue misto. I tre rami dell’arco aortico sono: ARTERIA BRANCOCEFALICA:
destinata all’arto superiore e alla testa ARTERIA CAROTIDE COMUNE DI SINISTRA: destinata
alla parte sinistra di collo e testa. ARTERIA SUCCLAVIA DI SINISTRA: destinata all’arto
superiore sinistro. L’AORTA DISCENDENTE termina al livello della 4° vertebra lombare, dando
due rami, le ARTERIE ILIACHE COMUNI di destra e di sinistra. Da ogni arteria iliaca si origina
l’ARTERIA ILIACA ESTERNA (che sono quindi 2 e sono destinate ad arti inferiori) e l’ARTERIA
ILIACA INTERNA (più profonda che decorre nella cavità addominale). Dall’iliaca interna si
originano 2 ARTERIE OMBELICALI, che si portano in basso e in avanti verso la parete postero-
superiore della vescica. Raggiunta la vescica risalgono sulla parete addominale anteriore fino
all’altezza dell’ombelico. A livello dell’ombelico le arterie entrano nel cordone ombelicale
spiralizzandosi intorno alla vena ombelicale; raggiungono così la placenta, dove andranno a
capillarizzarsi nei villi coriali nelle lacune, dove avvengono gli scambi gassosi. La circolazione
fetale interessa la seconda metà dello sviluppo intrauterino e presenta 4 strutture tipiche, c