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PROFILO VENTURIANO

L'analisi dello studio delle radici storico artistiche italiane è da qualche tempo in ripresa, gli studi su Adolfo Venturi sono cominciati alla fine del 1980. Egli si formò nella elefantiaca burocrazia post-unitaria delle Belle arti, e fu poi primo insegnante universitario di storia dell'arte a Roma. Egli fu uno studioso scomodo per varie ragioni:

  • perché pioniere del linguaggio moderno della critica artistica, condotta con apertura di metodo e rigore di ricerca;
  • per una sistemazione organica degli studi sull'arte con analisi accurate di fonti e documenti d'archivio;
  • perché propone sin da subito una forte riscoperta della cultura nazionale, togliendo terreno alla prosopopea di studi stranieri non sempre inappuntabili;
  • scomodo perché la lettura delle sue opere, pur talvolta ridondante nella prosa di un carducciano convinto, poi adattatosi al barocchismo dannunziano della Roma di fine secolo, oppone un'attualità.
scientificadell‟arte.Storia dell’arte italiana di venturi, nasce come un progetto di “manualeLad‟arte” cioè 7 volumi che dal tardo antico si esplicavano sino al XX secolo,ma Hoepli si impegnò in un progetto editoriale oneroso, per un amico estudioso di chiara fama (nel 1890 i suoi mentori erano Rodolfo Lanciani eGiosuè Carducci che lo sostenne al Consiglio Superiore della PubblicaIstruzione), che risultò difficilmente controllabile nei tempi dipubblicazione e di estensione.Hoepli non tenne conto del metodo venturi, che lo stesso Adolfosintetizzava con “vedere e rivedere” la cui coerenza metodologica era ilprincipio fondante, Pietro Toesca nel 1931 quando Adolfo abbandonòl‟insegnamento, in occasione della medaglia per omaggiarlo, disse che ilmotto “vedere e rivedere, più che indicare un metodo indicano unammonimento: vedere direttamente, e rivedere, controllare correggereL‟opera d‟arte non vaconsiderava un capolavoro del Rinascimento. La pubblicazione di Venturi hacontribuito a ridefinire la storia dell'arte italiana, mettendo in luce nuoveinterpretazioni e valorizzando opere e artisti spesso trascurati o sottovalutati.L'opera di Venturi rappresenta ancora oggi un punto di riferimento fondamentaleper gli studiosi e gli appassionati d'arte, offrendo una panoramica completa esaggiata della produzione artistica italiana dal Medioevo al Rinascimento.

ascriveva al 1460‟. Adolfo Venturi era figlio dello scaglioni sta Gaetano, lui stesso fudecoratore, come il fratello Amilcare, e vinse un secondo premio perl‟ornato all‟Accademia di belle arti di Modena, la città ove nacque la sua“La Regia Galleria Estense in Modena” prima importante opera pubblicatain dispense quindicinali dal 1882. Già in questa prima prova Venturi simostra uno studioso attento e nella prefazione espone con autorevolezza lanecessità di unire i saggi critici ai documenti ritrovati, per non far perdere lacontinuità ai quadri e alle notizie.

Anni GiovaniliVenturi è inserito in un clima, quello dell‟Accademia modenese cheNegli anni 60 dell‟800 è già forte laè rinnovamento socio-politico.propensione verso il positivismo, mentre a livello europeo le ricerchesull‟evoluzione della specie di Darwin si ripercuotono in ogni ambitoculturale.In questo contesto Venturi coniuga una certa indole di ribelle

rivoluzionarioad un‟opera di traduzione e adattamento delle istanze conservative, sitrattava di utilizzare i lati positivi della tradizione rappresentata da L.Muratori, il fondatore della moderna storiografia su basi scientifiche edocumentare, e coniugarla al regime passato di Carlo Malmusi, archeologoe studioso d‟arte.L‟eredità muratoriana viene raccolta ed elaborata dai marchesi Campori,Giuseppe e Matteo, soprattutto Giuseppe che ammirerà Adolfo venturi, eglipoliticamente è un liberale moderato e dopo l‟unità sarà sindaco di Modena.Giuseppe è anche studioso che tenta di superare i limiti dell‟erudizione cheimpantanavano gli studi d‟arte italiana, scrisse due opere importanti, in“Raccolta di cataloghi ed inventari inediti” (1870), ove critica leapprossimazione commesse dalla catalogazione esistente, e fissa delleregole per la moderna catalogazione, la novità critica per la catalogazionedi G. Campori è

colta subito da Venturi che la ripete nella sua Regia Galleria Estense del 1882. L'accoglimento di tali novità da parte di Venturi, va di pari passo con la conoscenza di Giosuè Carducci incontrato nel 1872, il quale sarà determinante nella carriere universitaria del modenese, e che contribuirà alla formazione dei giovani ribelli rivoluzionari nell'approccio alla storia dell'arte contemporanea. La Regia Galleria Estense in Modena si configura come un laboratorio importante per l'evoluzione editoriale delle pubblicazioni d'arte, non solo di Venturi. Oltre all'acquisizione documentaria, Venturi si occupa anche della veste tipografica. Egli sarà inoltre uno strenuo difensore della fotografia come documentazione suppletiva, nel 1887 scrive, ammonendo gli italiani: "I tedeschi corrono l'Europa su e giù per i Musei, con rotoli di fotografie, e gli italiani sono diventati sedentari, e poco uso fanno della fotografia che rafforza la reminescenza. Gli italiani dovrebbero imparare dai tedeschi l'uso della fotografia come mezzo di studio e di documentazione."italiani, tuttavia, sembrano essere restii nell'utilizzare la fotografia come strumento di studio. Nessuna biblioteca italiana sembra essere interessata ad accogliere i primi documenti della storia artistica, ovvero le fotografie, che rappresentano una traduzione fedele dei nostri capolavori per l'Europa. Per Venturi, invece, la fotografia è uno strumento indispensabile e diffuso, fondamentale per uno studio corretto e sicuro. Nel suo libro "La Galleria Estense", Venturi inserisce 131 immagini delle opere più significative conservate nella galleria. Tuttavia, invece di affidarsi esclusivamente alla fotografia, Venturi incarica gli artisti dell'Accademia di Belle Arti di Modena di riprodurre le opere attraverso disegni interpretativi. Questa scelta prudente di Venturi può essere giustificata dalla tecnica fotografica dell'epoca, che non era ancora sufficientemente evoluta per riprodurre fedelmente un quadro a colori. Infatti, una minore differenziazione dei toni poteva essere accettabile per la scultura e l'architettura, ma non per la pittura.realizzarono ben 131 tavole di disegni originali, e tra gli artisti troviamo Adeodato Malatesta, Augusto Vallo, Cirillo Manicardi, Giovanni Muzzioli che realizzò anche il frontespizio del libro. L'antiporta (pagina che precede quella del frontespizio nei libri del Seicento e Settecento. Può essere una tavola incisa o una pagina senza fregi che contiene al centro il titolo abbreviato dell'opera o un motto) secondo antichi dettami, la composizione grafica è elaborata da entrambi, e maggior spazio viene dato all'effige di Francesco I d'Este (il cui busto berniniano è tra i più importanti della collezione) a fianco c'è il predecessore Borso, di profilo, come metafora della rettitudine e allusione alla collezione di medaglie; poi l'allegoria della pittura con pennelli e tavolozza su di un drappo bianco chiude lo stemma estense. Poi dopo l'epistolario fittissimo della collaborazione tra Venturi e Muzzioli per questa antiporta.Muzzioli abbandona per i tanti rifiuti e perfezionamenti voluti da Adolfo, così ricommissiona l'antiporta ad una zincografia di Vienna. Anche nel 1898 Venturi si occupa della veste tipografica, per il suo primo "L'Arte", numero della rivista affidando la decorazione della copertina al pittore romano d'area dannunziana Giuseppe Cellini. Cellini era già noto quando Venturi giunse a Roma nel 1888 con il primo incarico da Ispettore ministeriale. Cellini aveva realizzato la copertina con il frontespizio e gli ornamenti dell'Isaotta di Dannunzio, curava inoltre la veste grafica del quindicinale prestigioso "Cronaca Bizantina" cui collaboravano molti grandi letterati. Cellini realizzò la copertina dell'Arte osservando i motivi ornati delle miniature del 500, e doveva lanciare la rivista mostrandone tutta la novità, anche grafica (notizie per studiosi, differenziazioni grafiche tra gli articoli principali e quelli ancillari, uso misto di fotografia.

Illustrazione, disegno e fototipie). Cellini continuerà ad occuparsi delle successive annate della rivista e realizzerà per Venturi la copertina della sua opera sull'iconografia marina "La Madonna, Svolgimento artistico delle rappresentazioni della Vergine", dove si ispira all'arte bizantina con motivi 500eschi, dove si inserisce il riquadro con Maria ripresa da un'opera di Filippino Lippi a Prato (nel Tabernacolo del Canto dei Mercatali). Lo stesso artista si occuperà dei frontespizi dei primi volumi della Storia dell'Arte italiana con decorazioni a tralci di vite riprese dal Mausoleo di Santa Costanza, o con rievocazioni dell'albero della vita, tema caro all'arte romanica, usato dall'Antelami nel Battistero parmense.

Nel 1900 Venturi pubblica il libro sulla Madonna, che emerge tra tutte le pubblicazioni di questo periodo (Storia arte italiana 1901; volume sulla collezione dell'industriale Benigno Crespi 1900) per la novità tipologica.

Il testo si configura come un catalogo con innumerevoli riproduzioni fotografiche di un preciso tema iconografico, decretando un successo editoriale senza precedenti, tanto vasto da stimolare l'interesse della ditta fotografica fiorentina degli Alinari (che indisse un concorso di pittura sul tema della Vergine che sarà vinto da Roberto Ferruzzi la cui Madonna sarà tra i più famosi santini del 900). Conclusioni saggio, profilo venturiano Venturi tende quindi ad essere presente con insistenza in tutte le fasi estetiche delle sue pubblicazioni, e come studioso si cura delle sue creazioni scientifiche. UN TESTO PROGRAMMATICO Articolo pubblicato nel 1887 su Rivista Storica Italiana è del 1887. Venturi ha 31 anni, ha già accumulato esperienze in Musei e Gallerie; nell'articolo affronta tematiche in un campo pieno di sovrappo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
34 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Critica storico-artistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Valeri Stefano.