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Paralogismi della ragione pura

Un paralogismo è un ragionamento errato che ha l'aspetto di un sillogismo ma che è in realtà illusorio, questo tipo di giudizio considera la nozione di io penso come sostanza invece che come concetto. Se si assume l'esistenza dell'io penso come un condizionato, allora se ne si deve considerare l'intera serie delle condizioni, ovvero l'idea di poter pensare l'io come entità metafisica (non soltanto trascendentale-operativa). L'io penso diventa così natura sostanziale del soggetto, l'anima.

Ma l'io penso è soltanto il veicolo di tutti i concetti, ciò che permette di presentare i concetti come appartenenti ad un'unica coscienza e di distinguere noi stessi come soggetto trascendentale da tutti gli altri corpi. Non bisogna però reificare i termini del confronto, da una parte i corpi e dall'altra l'io come altra entità, come ente.

pensante. Infatti se lo si pensa come ente, ossia se lo si sottopone alle categorie lo si trasforma surrettiziamente in anima: che è sostanza (io penso sotto la categoria della relazione), semplice (categoria della qualità), numericamente identica (quantità), in relazione con possibili oggetti nello spazio (modalità).

Determinando l'io penso come oggetto di possibile intuizione, si possono immaginare delle sue proprietà pure, sviluppando le indicazioni categoriali si trova anche che l'io penso è immateriale, incorruttibile e dotato di personalità; inoltre immaterialità, incorruttibilità, spiritualità, personalità possono essere assunte a e in quanto interno a noi possiamo pensare che sia in rapporto con il corpo e costituisca il principio della vita nella materia, l'anima. Ossia l'identità sintetica.

Tutto si fonda dunque sull'ignorare dell'io, quest'ultimo non è

soggetto e la sua identità analitica (io=io) va intesa in senso procedurale, non esiste io al di fuori dell'attività sintetica. Ma questo processo di deduzione è molto complesso e viene naturale alla ragione forzare l'intelletto e riferirsi all'io-penso come fosse una cosa sostanziale. L'io penso invece non è una sostanza né una rappresentazione né un concetto, è una coscienza, una forma delle rappresentazioni. L'errore sta quindi nello scambiare la condizione del rappresentare con la rappresentazione. Dell'io-penso non abbiamo intuizione è solo il prodotto di un'analisi concettuale. Kant procede dunque a smontare i quattro paralogismi derivanti dell'applicazione delle categorie all'io-penso: 1. L'io-penso ha funzione determinante rispetto al rappresentare, è soggetto logico di rappresentazione e non oggetto determinabile in modo rappresentativo. Il suo essere soggetto non

può essere reificato, per applicare la categoria di sostanza c'è bisogno di un'intuizione, ma dell'io-penso non ne abbiamo2. Non posso applicare la qualità di sostanza, l'io-penso non è semplice perché non è un oggetto, l'io è un soggetto logicamente semplice (proprietà analitica), ma non è una sostanza semplice (proposizione sintetica). È unità nel senso di condizione dell'unità delle rappresentazioni, ma non è una sostanza a cui si possa attribuire un predicato come quello della semplicità3. L'io non può dirsi numericamente identico, le affermazioni empiriche di questo tipo, come la personalità, possono attribuirsi a una persona, ma non a ciò che non può avere determinazioni empiriche.4. L'io penso non può essere associato all'esistenza. Attraverso l'analisi della coscienza non si giunge a risultati.

che l'ente pensante esiste solo come soggetto, cioè anche come sostanza.

“io come soggetto pensante non esisto altrimenti che come sostanza” perché quello che vale a livello di intuizione non vale se riferito a qualcosa di cui non ho intuizione. La conclusione dunque non è valida.

Alla base della psicologia razionale, che tenta di sostanzializzare l’io c’è quindi unequivoco: l’unità della coscienza viene scambiata per oggetto di una possibile intuizione.

ANTINOMIA DELLA RAGIONE PURA

SISTEMA DELLE IDEE COSMOLOGICHE

Queste antinomie non riguardano più il soggetto, ma il modo con cui la ragione si riferisce al mondo delle apparenze. La contraddizione si rivelerà nelle cose. Kant continua la trattazione ricapitolando alcuni punti essenziali: solo l’intelletto produce concetti, la ragione libera i concetti dell’intelletto dalle limitazioni dell’esperienza possibile estendendoli oltre l’empirico ma rimanendo in connessione con esso, le idee trascendentali non sono che le

categorie (la cui sintesi costituisce una serie) estese sino all'incondizionato, la sintesi delle condizioni può essere regressiva o progressiva, le idee trascendentali si occupano solo della totalità della serie regressiva. Kant si pone dunque il problema di costruire una tavola delle idee in conformità con quella delle categorie, a partire dai qualia originari di ogni intuizione, ossia, dal tempo e dallo spazio. Il tempo è infatti una struttura sequenziale condizione formale di tutte le altre serie. Già a questo livello elementare interviene la ragione, l'istante, infatti, avendo come condizione tutto il tempo passato, viene da noi sempre percepito come costituito da una serie ascendente. Il tempo è dunque il primo elemento formale su cui si basa la ragione. Nello spazio, invece, non esiste distinzione fra pregresso e regresso, poiché è solo un aggregato, non una serie. Si può parlare solo delle limitazioni dello spazio,

lo spazio è sempre delimitato e misurabile ed esiste sempre una delimitazione più estesa, questo gioco di delimitazioni costituisce un regresso. Al di là della spazialità concreta è sempre inevitabile per noi pensare ad uno spazio più ampio fino ad arrivare all'idea di uno spazio assoluto oltre al quale non si può andare. Si passa poi alla materia, la materia genera la serie verso l'infinitamente piccolo attraverso una serie infinita di suddivisioni, arrivando al paradosso di far sparire la materia nel nulla o di postulare l'esistenza di una monade semplice. La categoria di causalità rimanda alla serie delle cause fino alla causa prima. Le categorie modali sono più complesse, il possibile, il reale e il necessario non portano a una serie, se non in quanto il contingente deve sempre essere considerato come condizionato ed accenna ad una condizione che si deve riferire a una condizione più alta fino ad.incontrare la necessità incondizionata. Si può dunque proporre una tavola delle idee cosmologiche in base a spazio, tempo, causalità e possibilità/necessità. L'incondizionato si può pensare in due modi: come consistente dell'intera serie, i cui termini sono tutti condizionati e che soltanto nella sua totalità si può considerare incondizionata (regresso infinito); come serie nella quale solo una parte sia incondizionata e la parte rimanente sia a essa subordinata. Dunque l'incondizionato può consistere o nella totalità della serie o nel termine primo. Si delinea dunque lo schema dell'antinomia, poiché riguardo alla natura del tempo, dello spazio, delle cause e della necessità, continuando il regresso all'infinito potranno risultare valide sia conclusioni che postulino un termine primo sia quelle che considerino la serie infinita. Le antinomie si dividono in matematiche e dinamiche, le

Le prime riguardano le apparenze e la totalità della loro sintesi da un punto di vista quantitativo nel mondo; le seconde riguardano l'interconnessione di tutti i fenomeni della natura, antitetica della ragion pura.

In questa sezione si analizzano 4 tesi prive di contraddizioni e le relative antitesi, dimostrando come esse non siano verificabili.

Prima antinomia cosmologica

Tesi: il mondo ha un inizio nel tempo ed è racchiuso da limiti spaziali.

Dimostrazione: procede per assurdo, se il mondo non avesse avuto un inizio, allora per ogni istante si produrrebbe una serie infinita (aperta), che non può dunque essere completata mediante sintesi. Però ogni stato, per essere determinato, ha necessità di questa sintesi per formare la serie determinata progressiva degli istanti. Riguardo allo spazio non possiamo pensarlo indeterminato, parlare di mondo o di universo è già determinare, fosse infinito non potremmo parlare di un universo o di totalità (che

è una categoria)Antitesi: il mondo non ha inizio e non ha limiti nello spazio

Dimostrazione: procede per assurdo, se il mondo ha avuto un inzizio significa che c’è stato un tempo che ha preceduto la sua esistenza, ma da un tempo vuoto non può sorgere nulla. Allo stesso modo se lo spazio avesse dei limit significherebbe che il mondo sia galleggiante nel nulla, in relazione con esso, ma non ci può essere una relazione senza un oggetto.

Osservazioni: questa antinomia presenta i nervi scoperti del pensiero filosofico, il problema della creazione ex nihilo è ancora rilevante, sia in ambito scientifico che teologico, inoltre le culture divergono su una concezione lineare o su una circolare del tempo. In una vicenda scientifica Kant vede dunque una vicenda trascendentale

Seconda antinomia cosmologica

Tesi: ogni sostanza composta consta di parti semplici, non esiste altro se non il semplice ociò che ne è composto

Dimostrazione: se eliminiamo il

; composta da atomi o molecole. La composizione è la disposizione degli elementi costitutivi di una sostanza e determina le sue proprietà fisiche e chimiche. Ad esempio, l'acqua è composta da due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno, mentre il cloruro di sodio è composto da un atomo di sodio e un atomo di cloro. La composizione di una sostanza può essere rappresentata mediante una formula chimica, che indica il tipo e il numero di atomi presenti. La conoscenza della composizione di una sostanza è fondamentale per comprendere il suo comportamento e le sue interazioni con altre sostanze.
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Publisher
A.A. 2019-2020
21 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher samu8899 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Nunziante Antonio.