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La definizione sociale della devianza secondo Matza
Per Matza, la definizione sociale della devianza discende dal conflitto fra il senso attribuito all'atto deviante dai devianti e il senso dato allo stesso atto dagli altri soggetti. Nel suo studio sui giovani delinquenti, Matza vede nel deviante un individuo che partecipa al sistema dei valori legittimo e pone il problema di spiegare perché il deviante è tale, pur conoscendo e condividendo le regole di comportamento degli altri membri della società. In un contesto in cui i valori e le norme rappresentano delle guide per l'azione di carattere flessibile, il deviante può elaborare delle giustificazioni della propria azione, adducendo motivazioni che legittimano dal suo punto di vista la sospensione di una norma morale o legale e gli consentono di sentirsi autorizzato a trasgredire. In quest'ottica, l'ingresso nella devianza non implica l'interiorizzazione dei valori di una sottocultura contrapposta all'ordine sociale dominante.
mal'apprendimento delle "tecniche di neutralizzazione" che consentono all'individuo di continuare a considerare legittime le regole che sta violando. Le tecniche di neutralizzazione individuate sono cinque: la negazione della responsabilità, la negazione del danno, la negazione della vittima, la condanna di chi condanna e il richiamo a lealtà di ordine più elevato. Un individuo compie un reato quando i vincoli che lo legano alla società perdono di forza e di efficacia nel trattenerlo dal seguire le proprie inclinazioni e i propri interessi. I legami sociali sono costituiti da quattro elementi: l'attaccamento, il coinvolgimento, l'impegno e la convinzione. L'attaccamento è dato dalla forza dei legami verso altri significativi (i genitori, gli amici, i modelli di ruolo) o verso le istituzioni (la scuola, l'associazione); il coinvolgimento è espresso dal tempo e dalle risorse dedicate alla partecipazione ad.attività convenzionali (tantopiù tempo è dedicato allo studio, allo svago, ecc. tanto meno ne resta per compiere atti devianti); l'impegno è costituito dall'investimento sotto forma di istruzione, reputazione, posizione economica; la convinzione, infine, consiste nel riconoscimento della validità delle norme vigenti.
La libertà di adottare comportamenti devianti si riduce o si estende a seconda della presenza e dell'intensità degli elementi costitutivi dei legami sociali.
La teoria del controllo sociale pone, dunque, in relazione l'aumento dei comportamenti devianti con l'indebolimento della coesione sociale.
Una versione più recente della teoria del controllo sociale è stata elaborata da Gottfredson e Hirschi (1990) con la denominazione di teoria generale della criminalità o teoria del basso autocontrollo. Il crimine non nasce da motivazioni o bisogni specifici ma dalle pulsioni di tipo egoistico.
quando vi è un basso grado di autocontrollo. I tratti della personalità individuale - come l'impulsività, l'insensibilità, l'egocentrismo e le capacità intellettive - assunti in età precoce durante il processo di socializzazione influenzano la capacità di autocontrollo degli individui. Se le caratteristiche potenzialmente criminali sono parte costitutiva della natura umana, la possibilità di intraprendere una carriera deviante viene a dipendere dal successo o dal fallimento del processo di socializzazione. All'interno della loro teoria gli autori ricomprendono anche gli assunti di altre correnti teoriche; l'atto deviante, da un lato, è compiuto dal soggetto sulla base di un'aspettativa di gratificazione e del calcolo dei costi e dei benefici che ne scaturiscono, che configurano una disposizione razionale da parte del deviante, e, dall'altro, presuppone delle condizioni favorevoli esterne e interne al soggetto.soggetto. La Scuola di Chicago: la grande città e la devianza
Negli anni Venti ed in quelli immediatamente successivi la crescita brutalmente rapida delle città rappresenta per gli Stati Uniti d'America il nodo sociale e politico dalla cui risoluzione dipende la stabilità del quadro societario complessivo. Un buon esempio è offerto dall'ingigantimento di Chicago, di gruppi etnici, di nazionalità e di classi sociali differenti; la grande città è il punto di arrivo agognato di un flusso migratorio di vasta consistenza proveniente dall'Europa, ma pure dalle piccole città e dalle innumerevoli comunità rurali dell'America del tempo. La Chicago degli anni Venti e Trenta diventa così il laboratorio di ricerca ideale per chi si occupa dei fenomeni di patologia urbana. La disoccupazione, la mancanza di alloggio, il vizio, il crimine e la devianza caratterizzano la vita di questi giganteschi agglomerati di folle.
Inquiete ed in continuo movimento. La Scuola ecologica di Chicago avvia delle ricerche sulla sociologia del comportamento deviante. Gli ecologi urbani propongono il termine disorganizzazione sociale perché la loro impostazione collega la devianza ad un processo di disgregazione sociale che ha nella città la sua matrice fondamentale. L'allentarsi dei vincoli che legavano un individuo ad un determinato spazio ove si esauriva la sua vita di essere sociale e l'indebolirsi dell'influenza dei gruppi primari incoraggiano l'aumento della disorganizzazione sociale, della devianza e del crimine che non solo si intensificano ma acquistano una connotazione marcatamente urbana. "La natura generale di questi mutamenti è indicata dal fatto che lo sviluppo delle città è stato accompagnato dalla sostituzione di relazioni indirette e 'secondarie' alle relazioni dirette, immediate e 'primarie' nelle associazioni degli individui nella comunità."
Sotto le influenze disgregatrici della vita cittadina, la maggior parte delle nostre istituzioni tradizionali - la chiesa, la scuola e la famiglia - si sono notevolmente modificate. Insieme alla dissoluzione progressiva di questo tipo di relazioni sociali e delle istituzioni fondamentali assistiamo all'indebolimento ed alla scomparsa graduale di quell'ordine morale tradizionale che su quel tipo di relazioni si fondava. Sono dunque alterate le condizioni che garantivano un certo tipo di controllo sociale. Park, infatti, definisce "regioni morali" quelle zone della città "ove prevale un codice morale deviante". Nell'ambito della Scuola di Chicago la teoria dell'interazionismo simbolico costituisce un riferimento essenziale per la comprensione della devianza. Il comportamento umano viene concettualizzato come 'relativo' in quanto prodotto dagli scambi simbolici fra individui. La definizione di sé stessi e degli altri da parte deiIl soggetto avviene attraverso il processo comunicativo, o di simbolizzazione. La devianza è definita, quindi, come il risultato della percezione che le persone hanno le une delle altre. Ciò fa sì che il comportamento ritenuto normale dagli appartenenti ad un gruppo possa essere definito deviante dall'esterno. L'attribuzione della devianza avviene non nel contesto specifico dell'azione ma con riferimento all'assetto sociale complessivo. La devianza può sorgere, inoltre, dal fraintendimento della situazione da parte degli individui. A partire dal contributo offerto dalla Scuola di Chicago, si svilupperà, negli anni Sessanta, la teoria dell'etichettamento. Agli ecologi si devono i primi studi sistematici sulle bande giovanili, sui vagabondi e sulle diverse forme di criminalità organizzata. Gli atti criminali vengono localizzati su una mappa di Chicago insieme al luogo di residenza dell'attore deviante; questi dati vengono correlati,
ad esempio, al tasso di densità della popolazione e/o altassodi età della popolazione e si evidenzia che il tasso del comportamento delinquente è inversamente proporzionale alla distanza dal centro della città. L'area criminogena registra le quote più alte di suicidi, di malattie mentali, di casi di prostituzione e si sovrappone con una zona di transizione contrassegnata da forte marginalità e da profondo degrado morale. Alla Scuola di Chicago va poi anche riconosciuto il merito di avere impostato una descrizione dell'universo eterogeneo della devianza ricostruendo in maniera straordinariamente efficace, grazie a delle tecniche di rilevazione originalissime, l'ambiente di insorgenza della devianza ma pure lo stile e la carriera degli attori devianti. La labelling theory Questo nuovo modo di guardare la devianza riesce a combinare prospettive teoriche diverse in un'unica tesi: lo studio della devianza deve spostare il suo fuoco.dall'attore e dall'atto verso l'opinione pubblica. La società inventa la devianza nel senso che i gruppi sociali stabiliscono cosa è devianza, definendo le norme la cui infrazione comporta l'attribuzione della qualifica deviante. L'attore deviante è una persona particolare che viene etichettato come outsider. La devianza non è un'azione qualificata intrinsecamente come tale, ma piuttosto l'effetto dell'applicazione di certe regole e delle sanzioni correlate da parte di alcuni (gli etichettatori) a danno di altri (i trasgressori). Viene individuato con nomi diversi: teoria interazionista, transazionale, della reazione sociale ma il più delle volte con l'espressione fortunata di labelling theory. Sotto il profilo metodologico l'innovazione sta proprio in uno spostamento di attenzione dal comportamento alla reazione sociale. L'ottica è innovativa perché si sostiene che non è ladeviante può essere etichettato come deviante e subire conseguenze sociali come l'emarginazione o la punizione. Questo processo è chiamato devianza secondaria. La teoria dell'etichettamento sostiene che la devianza non sia intrinseca all'individuo o al suo comportamento, ma sia il risultato delle etichette e delle sanzioni sociali applicate da altri. In altre parole, la devianza è una costruzione sociale. L'etichettamento di un individuo come deviante può avere effetti duraturi sulla sua identità e sul suo status sociale. Può portare a una spirale di devianza, in cui l'individuo etichettato come deviante si identifica sempre di più con questa etichetta e adotta comportamenti sempre più devianti. La distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria è importante per comprendere come la società reagisce alla devianza. La devianza primaria si riferisce a comportamenti devianti che non vengono censurati o che non comportano una ridefinizione dello status sociale dell'individuo. La devianza secondaria, invece, si verifica quando il comportamento deviante diventa visibile e scatena una reazione sociale. In conclusione, la devianza è il risultato dell'applicazione di norme e sanzioni sociali da parte degli altri. L'etichettamento di un individuo come deviante può avere conseguenze significative sulla sua vita e sulla sua identità. La teoria dell'etichettamento e la distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria sono concetti chiave per comprendere il fenomeno della devianza sociale.ggio alla devianza secondaria è un processo attraverso il quale un individuo o un gruppo adotta comportamenti devianti come risposta alle etichette sociali che gli vengono attribuite. Questo passaggio avviene quando l'individuo o il gruppo inizia a identificarsi con l'etichetta di devianti e a conformarsi alle aspettative sociali ad essa associate. In questo modo, la devianza diventa parte integrante dell'identità dell'individuo o del gruppo, influenzando il loro comportamento futuro.