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La disposizione dei vari atomi non è casuale. Al centro si pone il crimine (fatto criminale) che è il nucleo della molecola. Attratti dalla sua forza ruotano gli altri atomi. Nella nostra molecola criminale identifichiamo un'ulteriore importante componente detta S che è la società, lo stato e l'ordinamento sociale e giuridico che queste due entità esprimono.

L'idea di un'immersione delle componenti atomiche in uno specifico contesto evoca anche la problematica corrispondenza o distanza tra la dimensione empirica e quella normativa. L'immagine si presta ad altre evocazioni, ad esempio il fatto che l'area S è delimitata da una circonferenza che tocca il nucleo C mentre R, V e A sono dentro la società ben precisa, il crimine-reato non è veramente ma nasce da un giudizio che la società esprime sulla interazione di reo, agenzie e vittime. La circonferenza è dunque la

realtà empirica del fenomeno criminale, ciò che vi è racchiuso è il prodotto di una definizione normativa delle predette entità umane. Un ultimo interessante profilo della statica molecolare è l’articolazione di due diversi campi, chiaro e scuro, con i quali si identifica il dato che la criminologia è in grado di conoscere solo una parte della realtà criminale e ciò che si sottrae è il campo oscuro. Oltre agli atomi sono poi importanti i legami da cui essi sono uniti, da immaginare in modo dinamico che traggono origine da ciascun atomo ma portano anche a ciascun atomo linee bidirezionali. Es. linea tra R e C effetti che il reo produce sul crimine ma anche effetti che il crimine produce sul reo. Il tentativo di rendere il più possibile graficamente il dinamismo della molecola criminale mira a configurare tali forze anche nel senso che ciascun atomo subisca modificazioni, sia cioè diverso rispetto allo

stato che gli era proprio prima di esercitare o subire gli influssi provenienti dagli altri atomi. Potremmo dire quindi che nessuno degli atomi che compongono la molecola ha un'identità indipendente dagli effetti che su di essa esercitano gli altri atomi. L'applicazione del diagramma molecolare può offrire una guida importante lungo il quale indirizzare l'indagine.

2- DEFINIZIONI E SPIEGAZIONI DEL CRIMINE

Il crimine e il reato per il chiarimento di un concetto criminologico può essere illuminante collocarsi dapprima nella prospettiva del diritto penale. Ernst Beling non usa il termine criminologia ma si riferisce alle due scienze l'antropologia e la sociologia criminali, attorno alle quali nella sua epoca tende a raccogliersi lo studio empirico del crimine. Egli parla innanzi tutto della inafferrabilità del concetto di reato secondo l'antropologia: "nessun antropologo ci ha mai detto che cosa intendaper reato" e constata

Che questa figura di scienziato non sia interessata a un problema che tanto affatica i giuristi, quello dellatipicità. Esulano dal campo di osservazione ampi settori del penalmente rilevante. Il divario tra il concetto giuridico di reato e il fatto umanodi cui si interessa l'antropologo risulta ancora più chiaro ove si prendano in considerazione le condizioni di punibilità. Analogheconsiderazioni vengono espresse nei riguardi della sociologia. In senso sociologico il reato è l'azione socialmente pericolosa o dannosa. È chiaro anche qui che tipicità, antigiuridicità e colpevolezza sono indifferenti alla prospettiva empirica. È evidente che queste parole costituiscono la rappresentazione da parte del giurista di una criminologia giunta a uno stadio di sviluppo ancora seminale o ancorainconsapevole dell'inestricabile intreccio tra norma ed empiria che caratterizza oggi gli orizzonti conoscitivi di questa

disciplina.Beling due alternative fra le quali la difficile ricerca da parte della criminologia del proprio oggetto avrebbe dovuto muoversi: da una→parte rilevava i gravi equivoci derivanti dall'opinione che il concetto giuridico di reato fosse identico a quello proprio dell'antropologia edella sociologia criminali e che dunque ravvisava una sovrapposizione tra i campi investiti dalla prospettiva penalistica sociologica eantropologica. Allo stesso tempo però Beling irrideva il più vecchio orientamento dell'antropologia criminale che riteneva possibile dividerenettamente gli esseri umani in due categorie i criminali e i non criminali sulla base di connotati naturalistici in rado di definire la speciedegli autori di delitti. In realtà il concetto naturale di crimine che si aveva presente implicava soltanto la selezione arbitraria di certi gruppiumani che tuttavia di per sé non sono ancora dei criminali e peraltro lasciava fuori numerosi

autori di crimini. A fronte di tale manifestascorrettezza lo stesso Beling metteva in luce però l'inconfutabilità metodologica del compito di rendere utilizzabili per il diritto penale leconoscenze generali dell'antropologia. La criminologia è una disciplina dibattuta tra una pressante sollecitazione a corrispondere alleistanze del diritto nella definizione dei suoi concetti e negli apporti delle sue ricerche. Può emergere apparentemente nominalistico circa ladifferenza di significato tra i termini crimine e reato. Una prima differenza sembrerebbe risiedere proprio nella qualificazione del fatto comepenalmente rilevante da parte dell'ordinamento giuridico, ossia nella previsione di una sanzione punitiva di tipo propriamente penale comeconseguenza della sua commissione da parte di un certo soggetto. Per pura esclusione potrebbe dunque assumersi convenzionalmenteche oggetto del diritto penale sia una siffatta entità, definita appunto

reati e le contravvenzioni, i reati sono considerati più gravi e portano a pene più severe, come la morte, l'ergastolo, la reclusione o la multa. Le contravvenzioni, invece, sono punite con l'arresto o l'ammenda. La criminologia, invece, si occupa dello studio scientifico del crimine, cercando di comprendere le cause, le dinamiche e le conseguenze dei comportamenti criminali. Nonostante la definizione precisa del crimine possa ancora essere indefinita, è importante distinguere tra il contesto giuridico e quello empirico quando si utilizzano i termini "reato" e "crimine". In conclusione, il termine "reato" è utilizzato nel contesto giuridico per indicare un comportamento che viola la legge e che è punito con una pena, mentre il termine "crimine" può evocare un senso di gravità o disvalore del fatto. La criminologia si occupa dello studio scientifico del crimine, cercando di comprendere le sue caratteristiche e le sue implicazioni.criminologi si parla di delinquenza. Attenendosi all'accezione comune, la questione dell'oggetto della criminologia e la differenziazione di questo rispetto alla nozione di reato del diritto penale, segnala una estensione eccessiva di quest'ultimo. L'immagine del campo di ricerca criminologico del crimine tenderebbe invece a coincidere con il concetto sostanziale di reato. La conclusione è allora che all'accezione corrente del termine crimine non ci si possa affidare per un chiarimento del concetto che la criminologia pone oggi al centro del proprio campo di ricerca. La tendenza è di allargare il proprio oggetto. L'esistenza del crimine. Il caso Sutherland considerando la concezione di Beling traspare la caratteristica che alle scienze criminologiche per cui si ha la consapevolezza dell'irriducibilità del crimine a un mero sostrato naturale. Anche vari criminologi mettono in discussione l'esistenza del crimine. Quali sonole manifestazioni che ci dimostrano la sua esistenza? Una ricerca empirica avrebbe non poche difficoltà. Quella della variabilità dei diritti penali nel tempo e nello spazio è una consapevolezza che richiama il problema della dipendenza culturale delle qualificazioni penali. Per il criminologo rimane ineludibile la presa d'atto che ciò che è reato oggi potrebbe non esserlo domani e viceversa relatività del reato. Di qui la sostituzione del concetto di crimine come oggetto di studio e spiegazione con quello di criminalizzazione come processo di attribuzione dello status criminale agli individui da cui consegue la produzione della criminalità. Le insoddisfazioni ontologiche che le legislazioni moderne possono suscitare allo scienziato empirico scaturiscono dall'operazione mentale con cui la qualifica di criminale viene attribuita a dati del reale. Ciò perché il procedimento mentale è diverso, iter della

La sussunzione è il processo attraverso il quale il giudice riconduce un fatto concreto alla fattispecie astratta. Non si limita a descrivere una realtà ma in qualche modo la costruisce. L'accertamento della responsabilità è dunque propriamente una imputazione di responsabilità condotta su criteri normativi che distaccano l'oggetto definito dal piano meramente naturalistico. Il criminologo si trova impossibilitato a definire il proprio oggetto in termini naturalistici dovendo appoggiarsi a un criterio normativo: l'operazione mentale sarà simile alla sussunzione praticata dal giurista. Anche lo scienziato empirico-sociale intento a maneggiare l'esplosiva miscela fattuale-normativa del crimine chiamerà in vita una realtà che prima non esisteva o almeno esisteva solo in parte. Su questa peculiarità dell'oggetto criminologico si innesta il problema di quali siano i criteri da adottare per operarne una stabile definizione.

È emersa anche la questione del ruolo da attribuire allo statuto giuridico di quella entità che si dice crimine, nonché alle conseguenze degli inevitabili mutamenti cui tale statuto andrà soggetto per le scelte compiute dai legislatori e giudici. Le alternative sembrano impraticabili. Non è raro trovare nella manualistica asserzioni che cercano di smorzare l'impatto di questo dilemma sulle fondamenta stesse della ricerca criminologica. Si afferma così che per lo studio del reato è un punto di partenza e si precisa che il lavoro criminologico per essere sensato non può fare a meno di appoggiarsi all'ordinamento penale, pur non dovendo assolutamente trovare in questo una delimitazione del proprio oggetto. La conclusione è che solo la definizione legale del reato come fatto tipico antigiuridico e colpevole previsto da una fattispecie penale può offrire certezza sulla portata e il contenuto del diritto criminale vigente.

Il problema definitorio deve trovare in criminologia un assetto variabile a seconda del tipo di ricerca. Più che all'interrogativo circa l'essere della criminologia si deve pensare al suo fare. Vicenda emblematica è quella di Sutherland, padre della scienza criminologica. 1984 10 anni di lavoro e 20 anni di studio della criminalità dei colletti bianchi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
33 pagine
3 download
SSD Scienze giuridiche IUS/17 Diritto penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Novadelia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze giuridiche Prof.