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La teoria della profezia che si auto adempie e il comportamento deviante

Merton poi riprende certi concetti nella profezia che si auto adempie: il singolo si riflette come immagine coerente del mondo in cui vive grazie ai dati a lui trasmessi dal gruppo. Sempre della stessa scuola McKay e Shaw che rilevarono che il comportamento deviante era dovuto dalle condizione ecologiche urbane. Il modello delle aree si deve ai fondatori della Scuola di Chicago, Park, Burgess e McKenzie, importante il libro La città. Elaborano il modello delle aree concentriche e studiano i tassi di criminalità in rapporto alle diverse aree, trovando tassi più alti nelle zone di transizione e una certa persistenza dei tassi a seconda delle zone cosa che confutò la convinzione che determinate minoranze fossero più dedite alla criminalità di altre. Quindi si schierano contro l'atavismo (Scuola Positiva), la regressione degenerativa dovuta a tare psichiche, a favore della struttura socio-ambientale come causa criminis. Introducono il concetto di.

ecologia umana e trasmissione culturale nelle aree con alti tassi di disorganizzazione. La teoria della tensione pone l'accento sul fatto che per la società occidentale è importante il successo che si traduce in ricchezze e possesso di beni e che come mito, nel "sogno americano" è raggiungibile da tutti i cittadini. Questo sforzo per raggiungere il successo crea tensione, rabbia e frustrazione.

Durkheim parla di anomia (assenza di norme) come di condizione di confusione ideologica dovuta ai rapidi cambiamenti della società. Indica nel suicidio anomico la condizione di atto di autarchia che deriva dalla caduta delle regole sociali in seguito a crisi economica o politico-istituzionale.

Merton indica l'anomia come risultato della non integrazione tra mete prescritte (successo economico, materiale nella società Usa) e disponibilità di mezzi legittimi per raggiungerle.

Le tipologie di adattamento sono 5:

  • conformità, il soggetto
accetta i mezzi e le mete per raggiungerli- rinuncia è la risposta deviante di chi abbandona la partita e rifiuta mete e mezzi (vagabondaggio, suicidio, uso alcool e droghe…) - ribellione, gruppi rivoluzionari che vogliono cambiare la società - innovazione, teoria dei mezzi e dei fini, il sogg rifiuta i mezzi legittimi ma non le mete e i mezzi illegittimi per raggiungerle - ritualismo, il sogg fallisce nel raggiungere la meta e abbandona così la partita, manca di aspirazioni e non vuole fare battaglie La teoria di Merton non spiega però il comportamento criminale di chi ha i mezzi legittimi per raggiungere il successo. Sempre espressione della Scuola di Chicago è la teoria delle associazioni differenziali di Sutherland per cui l'idea criminosa viene appresa per trasmissione culturale preferibilmente di una subcultura criminale. Vi è una sorta di alfabetizzazione verso il crimine e si punta anche sul carisma del delinquente. La teoria ha

però come limite la non dimostrabilità empirica e non spiega neppure perché debba esservi una cultura criminale. Per S. il crimine è appreso attraverso un processo di comunicazione, all'interno di relazioni intime e la persona ritiene più favorevole delinquere che non farlo. A corollario c'è la teoria dell'associazione-rinforzo differenziale di Akers, la teoria delle identificazioni differenziali di Glaser. Con Sellin abbiamo la teoria dei conflitti culturali che si discosta da quanto affermato dalla Scuola di Chicago. Per quest'ultima infatti lo sradicamento culturale, l'inserimento in un nuovo ambiente sono una perdita dei valori culturali di origine. Per Sellin il conflitto tra culture è un contrasto tra norme, fenomeno di frontiera ed effetto di colonizzazione, per cui la cultura importata viene imposta a persone con cultura differente: il conflitto di cultura tra singoli può generare

Criminalità. Cohen è autore di uno degli studi più importanti sulla subcultura delinquenziale. Studia la cultura delle gang giovanili della lower class e vi vede il tentativo di assomigliare alla middle class che poi viene frustrato e che li porta a una risposta delinquenziale. La sua teoria non spiega però bene l'origine delle altre gang. Sykes e Matza negano ad esempio che vengano rifiutati tutti i valori della classe media e parlano di tecniche di neutralizzazione per cui l'atto criminale viene preceduto da razionalizzazioni e auto giustificazioni per cui si nega la responsabilità, il danno provocato, la vittima (se lo meritava), gli altri (giudicano perché sono ipocriti), gli ideali alti (devo farlo per la Patria) o modelli sociali comuni (passo col rosso perché lo fanno tutti). Queste tecniche sono utilizzate anche dai giovani di classe media e superiore. Cloward e Ohlin, con la teoria delle opportunità differenziali,

Sostengono che le classi inferiori accettano le mete della classe media ma oggettivamente per loro è impossibile raggiungere quelle mete a causa di ingiustizia economica e quindi se hanno opportunità devianti possono scegliere mezzi illegittimi per raggiungere mete culturali condivise. Ci sono tre tipi di bande delinquenziali: criminale (i modelli vengono accettati nel loro ambiente), conflittuale (episodici atti di violenza ma non c'è istituzione criminale nell'ambiente) e astensionista (doppio fallimento nella vita legale e illegale e quindi devianza si esplicita nell'abuso di droga e alcool).

Per Miller (in completo disaccordo con Cohen) invece la devianza non nasce dal rifiuto dei valori della classe superiore ma dalla stessa cultura della classe inferiore che possiede e mantiene un proprio sistema di valori che è diverso e indipendente da quello della classe dominante. Una conferma della prospettiva viene da Lewis e la sua cultura della povertà.

Per cui i valori dei poveri sono diversi da quelli della maggior parte della società. La teoria della sottocultura della violenza di Ferracuti e Wolfgang studia i fenomeni di comportamento criminale in Sardegna e Colombia, due zone isolate dove la sottocultura si esprime. Per gli autori il ricorso all'omicidio ha alta frequenza in determinati gruppi sociali dove il considerare poco importante la vita umana e le condizioni infime socio-economiche può far apparire normale dirimere le situazioni conflittuali in modo aggressivo e definitivo.

Capitolo 7

Teorie sociologiche: controllo sociale, conflitto, etichettamento

La teoria del controllo sociale si sviluppa negli anni '50 e assume che tutti siano per natura devianti rispetto alle regole. Tutti vorremmo commettere reati ma non lo facciamo.

I primi studi sul controllo sono di Durkheim che sosteneva che l'anomia fosse l'effetto di un controllo insufficiente.

Per Nye la famiglia è uno specifico agente di controllo sociale.

Abbiamo diversi tipi di controllo: interno, indiretto, diretto, soddisfazione dei bisogni legittimi. La teoria dei contenitori di Reckless indica nei contenitori appunto i fattori che favoriscono il contenimento della condotta nell'ambito della legalità e occupano un ruolo centrale tra le pressioni e le influenze ambientali e gli stimoli interiori. Se i contenitori sono deboli prevalgono pressioni e stimoli che favoriscono il comportamento deviante. Limite della teoria il peso eccessivo dell'autostima in grado di isolare dalla delinquenza anche vivendo in un ambiente criminale. Per Hirschi tutti delinquerebbero se non fosse per il legame tra individuo e società. Il comportamento criminale per lui dipende dal vincolo che abbiamo con la società che si esplica in: - attaccamento – nei confronti di altri significativi (famiglia, amici, scuola...) - coinvolgimento – negli scopi approvati dalla società - impegno – in attività.

conformiste- convinzione – nel credere nei valori sociali

La teoria del basso autocontrollo di Hirschi e Gottfredson dice che tutti hanno le stesse motivazioni, ciò che varia è la capacità di controllare i propri comportamenti. I tratti individuali dell'autocontrollo si apprendono da bambini e quindi è importantissimo il modello educativo, occorre incidere sulla famiglia.

La teoria del conflitto trova spazio negli anni 60. Criminalità e violenza sono presenti in tutte le classi sociali ma quelle inferiori vengono definite criminali e devianti con più facilità perché sono prive di potere.

Il primo teorico del conflitto è Marx che vede la realtà sociale in termini di lotta di classe tra i detentori dei mezzi di produzione e i lavoratori (classe del proletariato). La povertà aliena l'uomo e non gli lascia altra scelta che morire o rubare per sopravvivere.

Il diritto è espressione della classe dominante.

Ogni classe è spinta verso l'egoismo da influenze specifiche: classe ricca dall'istruzione e dalle opportunità, la media dalla lotta per la sopravvivenza e il proletariato dalle privazioni. Accanto ai marxisti ci sono i teorici del conflitto non marxisti come Coser che parla del "carpo espiatorio" come nemico interno in grado di destabilizzare la società retta. Goffman parla di macchie, stigma che determinate categorie si portano addosso (malati mentali, prostitute, handicappati) e che impedisce loro di sfuggire al ruolo di vittima sacrificale. Per Quinney e la sua teoria sulla realtà sociale del crimine, l'unica soluzione è il superamento della società capitalistica verso quella socialista. Pone l'accento su una ideologia del crimine determinata dalla classe dominante e basata su alcuni assunti per cui il crimine viene imputato alle classi basse che vengono più facilmente perseguitate, arrestate e trattate.più severamente dall'agiustizia penale. Alla fine degli anni '60, soprattutto nella cultura anglosassone, vi è una lettura del controllo delle classi alte sulle basse per mezzo delle leggi. Ergo la legge non è uguale per tutti. Per Spitzer, il problema del pluslavoro rende le classi basse come potenzialmente pericolose se escono dalla loro gabbia di "spazzatura sociale". In questo senso, importante è il lavoro della Scuola di Criminologia di Berkeley che dà origine al movimento della new left. In particolare, Platt punta il dito sui cosiddetti movimenti per la salvaguardia dei minori che in realtà nascondono, dietro apparenti motivazioni filantropiche, una gestione discutibile del disagio e della devianza giovanili. Tra gli orientamenti radicali vi è anche la criminologia anarchica che ha lo scopo di opporsi ad ogni forma di gerarchia. Le autorità per loro hanno il solo scopo di servire i gruppi di potere. I teorici radicali si sono mossi.dunque lungo due direttrici: - elaborazione critica di una sociologia giuridica di tipo storico (proteggere la proprietà privata, ades
Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
24 pagine
9 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/12 Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e sociologia della devianza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Marotta Gemma.