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4. LA SCUOLA CLASSICA DI DIRITTO PENALE
Come l'utilitarismo, sostiene che gli uomini siano razionali e dotati di libera volontà, e perciò
calcolano vantaggi e svantaggi di ogni azione scegliendo liberamente quelle che provocano
vantaggi maggiori. Le diversità principali le troviamo nelle situazioni, cioè nelle ricompense e nei
danni che si possono ragionevolmente prevedere; la scuola classica ci fornisce il prototipo di una
teoria del controllo della motivazione in cui il ruolo decisivo è rappresentato da controlli esterni,
cioè da quelli sulla situazione.
Carrara, massimo esponente di questa scuola, sostiene che l'uomo è libero nella scelta delle proprie
azioni ed è responsabile di ciò che fa, quindi la pena deve avere un valore etico-retributivo
proporzionata al danno arrecato.
Quindi ricapitolando i punti fondamentali della scuola classica:
libero arbitrio: volontà consapevole dell'autore indipendentemente dai condizionamenti
– sociali;
imputabilità al fine della punibilità: per cui il reo sia in grado di comprendere il valore delle
– sue azioni e di autodeterminarsi;
retribuzione della pena: proporzionalità, determinatezza, iderogabilità → cd sistema
– tariffario.
La scuola classica inoltre ha ispirato sia il primo codice penale italiano, Zanardelli, sia l'attuale
Rocco.
5. PRECURSORI E CONTEMPORANEI DELLA SCUOLA POSITIVA
In contrasto con la Scuola Classica dell'800 nascono nuove correnti di pensiero, fra cui la Scuola
Francese o Scuola di Lione in Francia, il cui fondatore è Lacassagne, che va a contrasto con
Lombroso il quale sostiene la teoria del delinquente nato, a contrario di Lacassagne che pone
l'accento sull'ambiente sociale. L inoltre sostiene che “l'ambiente sociale è il brodo di cultura della
criminalità” e “ogni società ha i criminali che si merita”.
A questa scuola appartiene anche il tedesco Von Liszt che sostiene che il reato va considerato su
base deterministica.
Nacquero poi due discipline: la fisiognomica e la frenologia:
fisiognomica: deve cogliere i tratti distintivi dell'uomo considerato “degenerato”,
– individuandoli nei comportamenti o nei tratti somatici. Lombroso sostiene che ogni
criminale abbia dei segni particolari intrinseci nel proprio animo, tipo il colore della pelle, o
altre caratteristiche specifiche, che lui infatti chiama “criminale per natura”.
Frenologia: è lo studio del cervello. Lombroso analizzò le relazioni fra cranio, cervello,
– funzioni psichiche e comportamento sociale, tanto da provocare un certo interesse nel
mondo scientifico e fu ripresa da alcuni fautori del naziosmo per sostenere la superiorità
della razza ariana.
Dalla scuola frenologica hanno poi inizio gli studi specie sull'antropologia criminale.
Furono importanti gli studi di uno studioso, Gall che fece delle ricerche sul sistema nervoso
e fondò la teoria delle localizzazioni cerebrali: studiò la corteccia cerebrale e sostenne che
studiando i criminali, la loro condotta fosse stata provocata da un eccessivo sviluppo avuto
nei centri dell'aggressività o dell'istinto di proprietà, ma anche dovuto anche ad una scarsa
educazione, per cui spesso molti uomini ignorano quale sia il comportamento più adatto da
tenere in una società e quindi ci si affida alla necessità → ad esempio un barbone per vivere
si affida alla necessità di rubare. Quindi per questa ragione per Gall ogni uomo poteva essere
un potenziale delinquente.
Enuncia la teoria della probabilità: ogni società ha racchiuso in se stessa tutti i probabili
germi che servono a commettere atti criminali.
Inoltre fu introdotta un'altra scuola, la Scuola Statistica istituita da Quetelet → studia il delitto come
fenomeno sociale ed è dell'idea che la teoria della probabilità debba essere applicata anche alle
scienze sociali perchè anch'esse sono sottoposte a leggi.
Secondo Quetelet con il termine “penchant au crime” si va ad indicare la probabilità statistica che in
un dato luogo, e in un determinato periodo di tempo un certo numero di soggetti appartenenti ad un
certo contesto o gruppo sociale avrebbe commesso un certo reato.
6. IL POSITIVISMO E LA SCUOLA POSITIVA
Con la rivoluzione industriale il mondo sociale comincia a cambiare: questa rivoluzione porta ad
una crisi intellettuale a livello europeo → si mette in dubbio l'esistenza dell'uomo e delle società, e
gli interrogativi sulla natura dell'uomo vengono affrontati con una certa obbiettività scientifica.
In questo contesto nasce il positivismo → metodo basato sull'osservazione scientifica dei fatti, sulla
comparazione e sulla sperimentazione.
Con il positivismo in introduce l'idea che i comportamenti umani siano il frutto di influenze esterne
(cioè di fattori culturali, sociali, biologici): l'uomo non è più libero di agire secondo la propria
volontà, la libertà è solamente un'illusione e il controllo di tutto questo si può ottenere solo con
misure individuali e adatte al contesto sociale in cui l'uomo si trova.
6.1 CESARE LOMBROSO
Uno degli esponenti del Postivismo è Cesare Lombroso, che riformulò la sua posizione positivista
che considerava “i fatti come cose” riprendendo Durkheim.
Lombroso descrisse il “delinquente nato”, parlando di atavismo: secondo lui i criminali
possedevano delle caratteristiche tipiche di uno stadio primitivo, prima della vera evoluzione
biologica della razza, infatti sostiene che: “i criminali appartengono ad una forma di vita inferiore,
più simile ad animali che ad esseri umani.
La prima intuizione sulla personalità di un criminale la ebbe studiando i soldati dell'esercito
piemontese e si soprese nel notare l'abbondanza dei tatuaggi di un uomo disonesto, rispetto ad uno
onesto.
Fece un altro esperimento aprendo il cranio del brigante Vilella nel quale notò nell'occipite una
fossetta: da qui nasce la speigazione dell'atavismo, che produce le cd “stimmate criminali” che sono
dei tratti distintivi tipici di una personalità primitiva e arretrata rispetto alla scala dell'evoluzione
Darwiniana.
Questo contributo che diede Lombroso fu uno dei più importanti in quanto dimostrò per la prima
volta di studiare la criminalità con il metodo dell'osservazione scientifica e quindi gli consentì di
affrontare il rapporto fra il comportamento e la struttura corporea → per questo dobbiamo
considerarlo padre fondatore dell'antropologia criminale.
Alcune caratteristiche considerate primitve da Lombroso: mascella prorompente, arti superiori
lunghi, grandi denti canini, orecchie a sventola, labbra carnose, ecc..
Inoltre Lombroso avviò una campagna per istituire il “manicomio criminale” proprio sulla
considerazione che “un uomo che fosse considerato diverso dagli altri nel modo di pensare, dovesse
essere diversamente dagli altri, responsabile delle proprie azioni”. La volontà di istituire questo
manicomio inoltre nasceva anche dalla necessità di considerare la pena non più come una vendetta
ma come una necessità di difesa.
Nel corso degli anni vennero mosse diverse critiche a Lombroso, in quanto fu accusato di non aver
rilevato il profilo della donna delinquente. Questo spiegò che non l'aveva fatto in quanto
l'equivalente donna dell'uomo delinquente lo troviamo nelle prostitute, che veniva spesso
considerata una potenziale criminale, in quanto considerata il più grasso gradino dell'umanità. La
donna prostituta oltre ad essere diversa fisicamente dall'uomo, era anche di natura perversa in
quanto non riusciva a “sfogare” i propri istinti nella maternità.
6.2 ORIGINE DELLA POLIZIA SCIENTIFICA IN ITALIA
I discorsi di Lombroso non hanno una validità scientifica, ma vengono tenuti molto in
considerazione in quanto è stato il primo ad interessarsi all'uomo delinquente infatti grazie a lui
nacque la prima scuola di Polizia Scientifica fondata da Ottolenghi, uno dei suoi allievi → oltre
all'idea fondamentale della conoscenza dell'uomo, introdusse quella che l'osservazione doveva
basarsi su un ragionamento induttivo: introdusse il “ritratto parlato” di Bertillion, come metodo
descrittivo, il “cartellino segnaletico” che conteneva i quattro metodi di segnalamento (descrittivo,
fotografico, antropometrico, dattiloscopico).
Infine sulla base degli studi positivisti sull'uomo delinquente si chiese se si potesse giudicare sulla
capacità di delinquere, sulla gravità del reato, senza conoscere a fondo il delinquente → introdusse
una “cartella biografica” composta da 4 parti:
1. composta dai dati raccolti nel “cartellino segnaletico”
2. (e 3) suddivise in due settori:
A. relativo alle notizie sui reati, e al loro modus operandi; gravità del danno inflitto,
eventuali caratteri speciali, eventuali elementi utili rilevati nell'applicazione delle misure di
sicurezza che ci aiutano a capire la personalità del delinquente.
B. relativo alle notizie sulla personalità del delinquente (famiglia, eventuali vizi, lavoro,
ecc..)
4. giudizi periodici desunti dai fatti.
6.3 ENRICO FERRI E RAFFAELE GAROFALO
La sociologia criminale si preoccupò fin dall'inizio oltre che di studiare i delinquenti, anche di
definire il crimine.
Enrico Ferri definisce il crimine come una serie di azioni punibili, determinate da un movente
antisociale che turbano le condizioni di vita di un determinato popolo in un determinato momento.
Ed ancora definisce la criminologia (o sociologia criminale) → scienza avente per oggetto lo studio
del delinquente, dei delitti e dei mezzi di repressione e prevenzione.
In seguito proseguì la carriera di giurista, scrivendo una tesi di laurea dove contestava la teoria del
libero arbitrio di Carrara; possiamo considerarlo un discepolo di Lombroso, che abbracciava le
teorie Marxiste e così fonderà il giornale “l'avanti”.
Il suo scopo è quello di voler applicare le teorie sociologiche al diritto e per questo possiamo
considerarlo il vero padre fondatore della sociologia criminale: la difesa alla criminalità viene vista
come un meccanismo di difesa di cui necessità la società per provvedere alla propria conservazione.
E' autore dello stesso codice Ferri che però non verrà mai applicato, secondo cui la pena va inflitta
in base alla pericolosità sociale dell'autore e non relativa al danno in se. In base alla pericolosità si
stabilisce la sanzione.
In seguito v