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CONTROLLO SOCIALE E PENALE. L'ETICHETTAMENTO

Secondo il paradigma costruzionista, la realtà è una costruzione sociale. Ciò significa che la realtà è soggetta a relatività. La realtà fa riferimento ai fenomeni esterni all'individuo però deriva dall'interazione tra l'individuo e la società. La realtà è qualcosa che l'individuo percepisce come esterno ma al contempo il prodotto della sua interazione con gli altri. In questo senso si parla di senso comune che nella percezione dell'individuo ha un livello di oggettività. Il paradigma costruzionista applicato alla sociologia sottolinea che ciò che percepiamo come reale varia da società a società, da cultura a cultura. La sociologia indaga su quei processi che producono, modificano, trasmettono i significati della realtà. I processi in questione sono i processi di socializzazione, i processi di etichettamento, ecc.

istituzionalizzazione (si trasmettono le norme che sono caratteristiche di un determinato contesto istituzionale), quello di interpretazione, consuetudinario. Analizzando la devianza e il crimine, il paradigma costruzionista opera uno stravolgimento nell'interpretazione di crimine e devianza perché sposta l'attenzione dal comportamento deviante o criminale alla reazione a questo comportamento. Gli approcci tradizionali sono quasi ossessionati dalla ricerca delle cause del crimine per intervenire e correggere quei fattori, mentre il paradigma costruzionista sposta l'attenzione dalle cause alla reazione sociale. In questo senso il paradigma costruzionista dice che è il controllo (sociale o penale) a creare la devianza e la criminalità. L'etichettamento trae origine dall'interazionismo simbolico. La microsociologia studia la società a partire dal basso (interazioni faccia a faccia o per piccoli gruppi); la macrosociologia studia la attraverso le sue strutture sociali. L' è un approccio microsociologico che dice che gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose sulla base dei significati che queste hanno per loro. I significati nascono attraverso l'interazione. L'approccio sociologico fa capire che i significati nascono, si trasmettono e si modificano attraverso l'interazione. Tutto ciò si traduce poi nella . L'interazione su cui si focalizza la teoria dell'etichettamento è quella tra chi è definito deviante o criminale e chi ha il potere di etichettare. I processi di criminalizzazione vedono due fasi: 1) individuazione del comportamento definito come criminale (processo di criminalizzazione primaria); 2) individualizzazione dei soggetti a cui applicare quell'etichetta (processo di criminalizzazione secondaria). La selezione dei comportamenti ad opera del legislatore chiama anche

in causa i criteri di generalità ed astrattezza della norma ma è altresì evidente che nell'individuare i comportamenti lo stesso legislatore può avere in mente categorie sociali. Sul piano giuridico si hanno diversi attori che esercitano il controllo sociale formale. Nell'ambito sociale esiste un controllo sociale informale che è la società nel suo complesso ad esercitare. Un approccio giuridico in senso tecnico è corretto (il giudice si limita ad applicare una norma che è stata scritta da un altro attore) e verso questa idea si colloca Ferraioli; un approccio socio-giuridico per esempio fa riferimento all'uso di categorizzazioni all'interno di un tribunale, ossia nell'applicare una norma il giudice dispone dell'interpretazione ma più in generale fa riferimento a categorie di senso comune che in un qualche misura derivano dal fatto di vivere all'interno di un contesto sociale. Il nucleo

deviante o criminale a causa di processi di definizione sociale. Questi processi di etichettamento possono essere influenzati da vari fattori, come il potere, la reputazione, la percezione pubblica e le dinamiche sociali. Nel campo della criminalità, ad esempio, sono alcuni attori, come la polizia, il sistema giudiziario e i media, che hanno il potere di etichettare una persona come criminale. Questo avviene attraverso una serie di processi, come l'arresto, l'accusa, il processo e la condanna. Tuttavia, non tutti coloro che commettono reati vengono etichettati come criminali. C'è una selettività nel processo di etichettamento, in cui solo alcune persone vengono identificate come devianti o criminali. Questo può dipendere da vari fattori, come la gravità del reato, la visibilità sociale dell'individuo, la sua posizione sociale e il suo status. L'etichettamento come deviante o criminale può avere conseguenze significative per la persona coinvolta. Può portare a stigmatizzazione, discriminazione e marginalizzazione sociale. Inoltre, può influenzare la percezione che gli altri hanno di quella persona e le opportunità che gli vengono offerte nella società. In conclusione, l'etichettamento come deviante o criminale è il risultato di processi di definizione sociale che coinvolgono vari attori e fattori. Questi processi possono essere selettivi e hanno conseguenze significative per la persona etichettata.

deviante e si auto-percepisce come deviante. La scoperta dell'atto da parte degli altri determina il passaggio. Rimanere nell'invisibilità implica che non ci sia il passaggio nella devianza secondaria. [I processi di stigmatizzazione iniziano ben prima della condanna]. Quando l'atto viene scoperto si può avere il passaggio dalla devianza primaria e secondaria. Tale passaggio non è casuale: bisogna tenere presente la selettività del controllo e come il controllo viene esercitato. Il controllo sociale non viene esercitato in maniera omogenea, c'è una selettività. Sottoporre alcune zone ad un maggior controllo implica scoprire un maggior numero di comportamenti che hanno violato le norme. All'interno della teoria dell'etichettamento, la relatività del crimine e della devianza fa sì che se non c'è una definizione di quel comportamento come criminale non c'è devianza o criminalità.

Il passaggio non è qualcosa di oggettivo: da un lato vi è la questione delle risorse (personali, economiche) per contrastare i processi di criminalizzazione ma a monte c'è una sorte di rischio di determinismo in questa lettura dell'etichettamento, cioè chi viene scoperto in maniera supina e automatica accetta la definizione di deviante o criminale. In realtà questi stessi soggetti in una qualche misura partecipano a quei processi di costruzione dei significati. Ci sono dei processi di negoziazione dei significati: la persona che viene etichettata come deviante o criminale può cercare di smentire questa definizione, fornendo una rappresentazione diversa e lo fa attraverso le tecniche di neutralizzazione (Matza). Le tecniche di neutralizzazione sono delle giustificazioni del comportamento. Esse consentono di sospendere temporaneamente in alcuni contesti la fedeltà ai valori dominanti e in questo modo si apre la possibilità per.violazioni delle norme e delle tecniche di neutralizzazione utilizzate per giustificarle. Le tecniche di neutralizzazione sono strategie che spostano la colpa su qualcosa di più lontano dalla volontà di trasgredire la norma. Alcune di queste tecniche sono: - Negazione della responsabilità: quando una persona sostiene di non essere stata in sé nel momento in cui ha commesso il comportamento vietato. Questo può avvenire durante un interrogatorio della polizia, un'intervista o di fronte all'opinione pubblica. - Negazione del danno: consiste nel minimizzare gli effetti negativi del comportamento vietato. - Negazione della vittima: ad esempio, giustificare una violenza sessuale basandosi sul fatto che la vittima in realtà fosse consenziente. - Condanna di chi ti condanna: si tratta di condannare coloro che giudicano e condannano il comportamento, cercando di delegittimare le loro opinioni. - Richiamo a più alte lealtà: ad esempio, giustificare atti di terrorismo di matrice religiosa per sovvertire il sistema o atti di disobbedienza civile. Le tecniche di neutralizzazione sono spesso utilizzate dalla criminalità dei colletti bianchi, in quanto il fattore potere gioca un ruolo importante. Emergono quindi questioni legate alle violazioni delle norme e alle giustificazioni utilizzate per giustificarle.

risorse: isoggetti che vengono etichettati dispongono di diversi livelli di risorse. Un limite dell'interazionismo simbolico, correlato al fatto che è una prospettiva micro, si concentra sulle interazioni micro (es. singolo poliziotto e singolo fermato) trascurando i processi più ampi (macro) all'interno dei quali queste relazioni si svolgono. La criminologia critica ha un grosso debito nei confronti dell'etichettamento perché ha segnato un punto di svolta nell'interpretazione della devianza ma la prospettiva critica si spinge a considerare i fattori più macro-strutturali, cioè quei fattori più sistemici che sono alla base dei processi di criminalizzazione entro cui poi operano i diversi attori. 10/10/2022

Eziologia e sociologia del crimine. Si può considerare criminale o deviante un fatto, una persona, un gruppo, la reazione sociale ecc. Nel far dialogare le varie teorie, la criminologia nasce con Lombroso, Garofalo ma ancor

prima con Beccaria e la scuola classica del diritto penale. scuolaclassica e scuola positiva sono i primi approcci teorici ad occuparsi di crimine nelsenso più vicino allo studio criminologico. Per parlare di sociologia del criminebisognerà aspettare ancora un po', tra i primi autori si ha Durkheim. Quando si parla diquesti primi approcci si è sempre nel paradigma eziologico (scuola classica, scuolapositiva, varie teorie sociologiche). Il crimine per la scuola classica è una sceltarazionale che sceglie valutando costi e benefici se mettere in atto un comportamentocriminale o meno. I costi del crimine sono le sanzioni a cui si va incontro. La grandedifferenza portata dalla scuola positiva rispetto a cos'è il crimine si ritrova nel venirmeno della scelta razionale dell'uomo. Koon dice che la conoscenza procede inmaniera progressiva nel senso che in ogni fase storica vi è un paradigma che èdominante: la conoscenza avviene

Per sviluppi. La maggioranza degli studiosi di quel tema concorda sull'interpretazione di quel fenomeno. Un paradigma entra in crisi e c'è un salto di paradigma quando si verificano delle anomalie, ossia quando il paradigma dominante non è più in grado di spiegare quel fenomeno. A un certo punto la scuola classica si è trovata di fronte all'impossibilità di spiegare alcune cose come la serialità dei crimini, i reati espressivi. L'attenzione si sposta dal reato al soggetto che compie il reato. Si ha lo sviluppo del positivismo che si concentra sull'individuo ma analizzando il crimine come esito di qualche forma di determinismo.

I deficit di carattere sociale (ciò che non ha funzionato nella socializzazione di un soggetto che ha messo in atto un crimine) sono il contesto economico, l'ambiente, i gruppi, il contesto familiare. Qui si sviluppano tutte le teorie del deficit a livello sociologico, cioè che fanno

come ad esempio la mancanza di infrastrutture adeguate o la carenza di risorse finanziarie. Inoltre, è importante sottolineare che i problemi di socializzazione alle norme possono essere causati da diversi fattori, come la mancanza di educazione o di modelli positivi da seguire. Pertanto, è fondamentale promuovere interventi mirati per favorire la socializzazione e garantire una corretta adesione alle norme da parte di tutti i membri della società.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
44 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/12 Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher saracondo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ronco Daniela.