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IL MERCATO IN MATERIA DI SICUREZZA
Globalmente, possiamo dire che si arrivi a poco a poco a incapsulare negli spazi di sicurezza delle
attività che possono essere definite a rischio, come le attività commerciali: a queste attività può
essere garantita sicurezza a patto che riescano ad essere inserite all'interno di luoghi precisi e
circoscritti (gallerie commerciali, grandi magazzini); oppure si riescono a collocare a distanza delle
attività che non possono essere situate in luoghi precisi ma che comunque lasciano una traccia,
come ad esempio una carta di credito.
Le risorse del mercato privato in materia di sicurezza si adattano bene ai bisogni delle imprese
commerciali, dei trasporti o delle collettività, purché esse possano garantire il costo di questa messa
in sicurezza.
Il singolo individuo, come utente, è indubbiamente sempre più sorvegliato, però, questo non vuol
dire che sia automaticamente meglio protetto. Grazie alle acquisizioni della tecnologia, si possono
limitare i rischi di furto all'interno delle applicazioni, però, il fatto di poter garantire una miglior
sorveglianza di determinate zone urbane, indica anche una sorta di ghetizzazione volontaria degli
abitanti di quel determinato quartiere, e tutto ciò contrasta con l'aspetto di mobilità che caratterizza
le nostre società.
Dunque la prevenzione situazionale può essere vista come una strategia ma solo con il presupposto
che i residenti siano disposti a collaborare con le forze di polizia. Nel corso degli ultimi decenni, la
preoccupazione della prevenzione ha avuto delle difficoltà causate dall'allarme violenza in
determinate zone urbane: la situazione è diventata più complessa perché la polizia è passata da un
modello preventivo ad un modello reattivo a causa dell'aumento della violenza, per poi ritornare a
soluzioni che riguardano il community policing. Anche il sistema giudiziario, dunque, tenta un
ripiegamento sulla dimensione locale (dettato dalla polizia di prossimità e dalla mediazione) anche
se si tratta di metodi che non influenzano in maniera decisiva il funzionamento della giustizia.
Gli apparati del controllo sociale riescono a nascondere piuttosto male la loro ambivalenza nei
confronti del concetto di prevenzione del crimine. Se è vero che esiste questo atteggiamento di
ambiguità, da dove ha origine? Da un lato, sicuramente le forze di polizia riconoscono l'importanza
della prevenzione, dall'altro l'attività preventiva viene riconosciuta come un'attività di polizia
debole. Se è fuori discussione l'importanza dell'azione repressiva nei confronti della criminalità ed
in particolare di quella organizzata, non si comprende come non debba essere presente anche
l'azione di prevenzione nei confronti della violenza quotidiana che si realizza nei contesti urbani. È
vero comunque, che se noi guardiamo ai delitti contro la proprietà che il tasso di autori ignoti per
reati quali il furto, esso è veramente alto, come se questo tipo di delitti avessero acquisito una sorta
di immunità nei confronti dell'azione repressiva. È altrettanto vero che, di fronte alle violenze
urbane, le soluzioni penali abituali sembrano abbastanza fuori luogo (una delle ragioni per cui è
difficile combattere la violenza urbana è che per un lungo periodo si è ritenuto che combattere
terrorismo, traffico di stupefacenti ed il problema dell'immigrazione clandestina servisse a far
diminuire anche i problemi di sicurezza urbana). Abbiamo dunque la necessità di fare ricorso a
nuove strategie per riuscire a fronteggiare una criminalità urbana che si realizza nella quotidianità
che richiede altre forme di intervento. Intanto, la nozione di prevenzione non è sicuramente
univoco, in quanto spesso le vengono attribuiti due significati: in una accezione più ampia, la
prevenzione comprende tutte le politiche e tutto quell'insieme di interventi che contribuiscono a far
diminuire la criminalità (questo concetto arriva ad inglobare indagini, arresto, punizione in modo
tale che il concetto di repressione risulti inglobato in quello di prevenzione, perdendo però la
specificità del concetto in questione); la seconda accezione è più specifica e vede la prevenzione del
crimine come l'insieme delle azioni non penali su quelle che possono definirsi le cause prossime del
crimine allo scopo di ridurne la gravità.
Le azioni preventive condotte dalla polizia appartengono a due categorie: innanzitutto le misure
espressamente riconosciute come rientranti nel concetto di prevenzione, abbiamo poi le azioni la cui
finalità preventiva è implicita.
Le misure che fanno riferimento alla prima categoria, sono le conferenze fatte dalla stessa polizia, le
varie campagne di sensibilizzazione, la partecipazione della polizia ai progetti di sorveglianza di un
determinato quartiere. Quelle appartenenti alla seconda categoria, sono invece le operazioni la cui
funzione preventiva non è immediatamente visibile, per esempio la sorveglianza di determinati
luoghi, l'attività di pattuglia, il fatto che la polizia risponda alle chiamate che vengono fatte dai
cittadini. Il senso comune ci fa dire che la semplice presenza della polizia, dovrebbe sollecitare le
persone a comportarsi bene, arrivando a prevenire la commissione di delitti.
È possibile valutare dal punto di vista scientifico un progetto di prevenzione? Perché l'efficacia
delle misure preventive resta tutto sommato sconosciuta, in quanto risulta essere molto difficile
misurarne gli effetti; di conseguenza non si sa se gli sforzi hanno portato il frutto che ci si aspettava
da queste misure, senza avere la possibilità di correggere il tiro e di fare il punto della situazione.
La difficoltà nel misurare l'efficacia della prevenzione caratterizzava un recente passato, la
situazione è migliorata nel momento in cui i ricercatori hanno iniziato ad accumulare dati relativi a
ricerche condotte su questo settore specifico della prevenzione. Le fonti principali sono due:
soprattutto le ricerche del Nord America hanno messo in evidenza che sia possibile pervenire a
valutazioni scientifiche circa i servizi di pattuglia, circa le risposte fornite dalla polizia alle richieste
provenienti dai cittadini, circa le azioni compiute contro gli episodi di civiltà per il mantenimento
dell'ordine, circa la polizia di prossimità. La seconda fonte raccoglie comunque le ricerche che
riguardano la valutazione dei progetti di prevenzione situazionale, che sono realizzati in
collaborazione con le forze dell'ordine.
La prevenzione situazionale serve a designare tutto quell'insieme di misure non penali il cui scopo è
quello di ridurre la probabilità o la gravità del passaggio all'atto, intervenendo per modificare le
circostanze particolari in cui verosimilmente potranno essere commessi dei delitti. Lo specialista di
questo tipo di prevenzione prende per obiettivo una categoria specifica di violazione, ad esempio le
rapine ai danni di una gioielleria, e cerca di modificare la situazione in cui la rapina è portata a
compimento, in modo tale da renderla così difficoltosa e rischiosa che i potenziali rapinatori
decideranno di non portarla a compimento. Tutta la strategia, quindi, ruota intorno al presupposto
che il delinquente potenziale sia un soggetto razionale che calcola i costi ed i benefici che
provengono dalla sua azione. Però, questa prevenzione non si riduce soltanto a mera tecnologia e
può esser concepita come una teoria idonea ad anticipare le azioni del delinquente, la quale non
postula quindi né una grande intelligenza, né una grande capacità di previsione da parte del
potenziale delinquente.
Tra le azioni condotte quotidianamente dalle forze di polizia, ci possiamo chiedere quali
contribuiscano alla prevenzione del crimine ed a quali condizioni, considerando tre categorie: la
sorveglianza svolta dalla polizia, le risposte date alle chiamate dei cittadini, il mantenimento
dell'ordine. Varie ricerche, per quanto riguarda il primo aspetto, hanno messo in evidenza che
quando i servizi di pattuglia in una determinata città sono soppressi per una qualche ragione,
aumenta la criminalità, e questa è stata presa come dimostrazione del fatto che la presenza della
polizia previene il crimine. Ma, quando la quantità di sorveglianza aumenta non produce delle
variazioni corrispondenti nei tassi di criminalità, cioè un livello minimo di presenza della polizia in
una città previene numerosi crimini ma se questa presenza diventa più consistente, ciò non si
traduce automaticamente in variazioni corrispondenti dei tassi di criminalità. Gli studi criminologici
ci dicono che la maggior parte delle violazioni sono commesse quando si è abbastanza sicuri di
essere al di fuori degli sguardi, in particolare della polizia. L'efficacia dei servizi svolti può
comunque essere migliorata attraverso l'individuazione dei punti caldi del crimine: un principio
generale deriva da queste affermazioni “la sorveglianza della polizia sarà più efficace se si
concentrerà se i crimini sono frequenti, piuttosto che in zone a basso rischio”, dunque la
sorveglianza mirata dovrebbe aumentare l'efficacia preventiva, anche se questa presuppone un
obiettivo noto e localizzato. È qui che l'analisi criminologica deve individuare i punti caldi del
crimine e, attraverso questa, dovrebbero essere posti in evidenza i problemi che affliggono quella
determinata zona. Questa analisi deve necessariamente avvalersi di un'interazione con
l'amministrazione locale ma anche con le vittime. Ovviamente, il luogo deve poter essere ben
sorvegliato, ad esempio migliorando l'illuminazione o grazie ai sistemi di videosorveglianza, che
possono estendere la presenza dell'uomo amplificando l'effetto di dissuasione situazionale.
Nella definizione di prevenzione che abbiamo dato, l'obiettivo che ci si pone è quello di agire per
ridurre la frequenza dei crimini: quello che allora ci chiediamo è se l'intervento della polizia nei
conflitti che si verificano tra le persone possa riuscire a prevenire l'escalation della violenza.
Quando la polizia risponde alle chiamate dei cittadini, questa attività ha valore di prevenzione? O
meglio, se la polizia non intervenisse, alcuni conflitti avrebbero la possibilità di sfociare in eventi di
maggiore gravità? Per verificare quest'ipotesi è necessario rispondere a questi due quesiti, e
vediamo che sulla base di queste due domande e di ricerche condotte in vari contesti, possiamo
arrivare a dire che dalla polizia non ci si può attendere che il conflitto venga risolto una volta per
tutte, ma spesso hanno la capa